Assenteismo, 14 avvisi di garanzia Il sindaco: “Un plauso ai militari” di Laura Distefano da: livesiciliacatania

Giovedì 14 Marzo 2013 – 19:32

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14 dipendenti del Comune di Maletto sono indagati dalla guardia di Finanza e dai carabinieri per truffa. Secondo gli inquirenti si sarebbero assentatati per diverse ore dal loro posto di lavoro nonostante avessero timbrato il cartellino. Gli accertamenti riguardano il periodo compreso tra novembre 2010 e marzo 2012.

MALETTO – Una scure si abbatte sul piccolo comune di Maletto. 14 avvisi di garanzia sono stati notificati dai carabinieri di Randazzo ad altrettanti dipendenti dell’ente per il reato di truffa aggravata ai danni dello stesso Ente. Si assentavano dal posto di lavoro e timbravano il cartellino al posto dei colleghi. I 14 dipendenti sono stati inchiodati dalle telecamere nascoste poste dai militari che hanno svolto indagini da novembre 2010 fino a marzo 2011. Inoltre ci sono scatti fotografici che mostrano gli indagati nell’orario di lavoro impegnati in altre faccende, ben lontane dal loro ruolo e dalle loro mansioni. Le fiamme gialle di Bronte e i militari dell’Arma hanno anche utilizzato la strumentazione Gps per monitorare e localizzare i cellulari dei dipendenti coinvolti nell’inchiesta durate le ore d’ufficio. Le attività info-investigative condotte dalla Guardia di Finanza di Bronte e dai Carabinieri hanno permesso di sorprendere alcuni indagati a casa invece che in ufficio, altri impegnati in alcuni lavori nei fondi agricoli di proprietà e alcuni addirittura a fare la spesa al supermercato. Qualcuno si è limitato solamente ad accompagnare i figli a scuola.Alcuni colleghi si occupavano di strisciare il badge registrando l’uscita dell’assenteista al termine dell’orario lavorativo, nonostante il dipendente non avesse mai messo piede nella sede comunale.

Le ore contestate ai dipendenti variano da un minimo di 3 ore fino a un massimo di 30 ore. Lasso di tempo calcolato nei sei mesi di indagine. Oggi i carabinieri si sono presentati al palazzo di città e hanno notificato l’informazione di garanzia a conclusione delle indagini preliminari coordinate dalla procura di Catania. La notizia in poche ore si è diffusa nel piccolo comune alle falde dell’Etna. Il sindaco Giuseppe De Luca, affranto per quanto accaduto, dichiara a LiveSiciliaCatania: “Sono sicuramente dispiaciuto del fatto che il Comune che amministro da dieci anni sia stato coinvolto in questo scandalo, ma alla Finanza e ai Carabinieri va il mio plauso in quanto è giusto che le regole e le leggi vengano rispettati da tutti, soprattutto da chi lavora nella Pubblica Amministrazione e il suo stipendio è frutto dei tributi di tutti i cittadini”.

SOLIDALI COI PERQUISITI – IL 30/3 SIAMO TUTTI NO MUOS da: Cobas Confederazione dei Comitati di Base

La Confederazione Cobas  è solidale con le/i perquisiti e denuncia in ogni sede questo ulteriore vigliacco atto intimidatorio , da parte di un governo dimissionario che opera in chiave autoritaria e questurina,ledendo i più elementari diritti costituzionali.Il governo Monti è l’ennesimo al servizio della superpotenza Usa , che utilizza il nostro Paese – nello specifico la terra siciliana- a suo arbitrio e piacimento; inutile osservare che in altri Paesi di lunga tradizione democratica, la sovranità popolare è rispettata e/o quantomeno i cittadini non vengono trattati da nemici.La Confederazione Cobas per ragioni etiche,antimilitariste,salutiste :- è contraria all’installazione della stazione radar Muos di Niscemi ;- sostiene le popolazioni e il coordinamento regionale che vi si oppongono ;- partecipa alla manifestazione del 30 marzo, facendo a sua volta appello ai lavoratori iscritti e non di fare il massimo possibile per prendere parte a questa importante giornata.
Roma 14.3.13                  Confederazione  Cobas

Continuano i tentativi di intimidazione nei confronti dei comitati No Muos. Il coordinamento regionale dei comitati No Muos esprime profonda indignazione per ciò che in questi giorni ed in queste ore, sta accadendo a Niscemi ad opera delle forze dell’ordine. Dopo gli attacchi violenti della polizia nei confronti delle donne del comitato Mamme No Muos e degli attivisti del presidio che cercavano di bloccare l’ingresso di operai nella base, oggi intorno alle 13 sono state eseguite perquisizioni nelle case di una decina di attivisti. Perquisizioni avvenute senza alcun mandato, giustificate dalla ricerca di armi o esplosivo. La crescente attività repressiva nei confronti del movimento, avviene all’indomani dell’incontro tra Monti e Crocetta, in cui si registra un gravissimo passo indietro del Presidente della regione, rispetto alle decisioni di revocare le autorizzazioni alla costruzione dell’impianto satellitare, assunte durante l’ultima campagna elettorale. Sappiamo chiaramente che la mossa di oggi rientra nel disegno di attaccare e danneggiare un movimento, che in pochi mesi ha acquisito una grandissima forza ed una larga partecipazione popolare, riuscendo ad ottenere importanti risultati e facendo comprendere a tutti la forza delle proprie ragioni. I comitati non cederanno il passo alla paura e non si lasceranno intimidire da questi metodi, ormai conosciuti, ma anzi proseguiranno sempre più determinati nella lotta contro il Muos e le antenne Nrtf, veri strumenti di distruzione e di morte.Nonostante questi ridicoli tentativi di sabotare la manifestazione nazionale del 30 marzo, il coordinamento regionale dei comitati rilancia con ancora più forza l’appello a tutti/e a partecipare al corteo.No al MUOS Ora e Sempre                                                                                                      Coordinamento regionale dei comitati NoMUOSComunicato stampa del 14 marzo 2013http://www.nomuos.info/intimidazione-ai-comitati-nomuos/

APPELLO per la manifestazione del 30 marzo a Niscemi contro il MUOS

Il 15 febbraio scorso, il console degli Stati Uniti d’America a Napoli ha reso nota la decisione delle autorità militari statunitensi di “sospendere” il trasporto di materiali e operai nel cantiere di contrada Ulmo dove è in corso l’installazione di uno dei quattro terminali terrestri del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare della Marina Usa. Se si è però pervenuti finalmente al blocco dei lavori, richiesto unanimemente dalla popolazione siciliana e da decine di enti locali, da quattro consigli provinciali e dall’Assemblea regionale siciliana, è solo perché centinaia di donne, giovani e attivisti No MUOS hanno messo in atto per più di tre mesi la “revoca dal basso”, impedendo con i propri corpi che si portasse a conclusione il progetto di guerra globale e di devastazione del territorio ignorando colpevolmente  i gravi danni arrecati alla salute ed all’ambiente.
L’azione concreta e diretta di blocco dei lavori da parte dei Comitati resterà ancora la pratica fondamentale di opposizione al MUOS, accanto alle cento iniziative di mobilitazione e solidarietà che si svilupperanno in tutto il territorio italiano. E questo sino a quando il nuovo Governo e il Parlamento eletto a fine febbraio, prendendo atto della volontà popolare, non deliberino l’annullamento di ogni autorizzazione all’installazione in Sicilia del nuovo progetto di morte, imponendo contestualmente alla Marina militare Usa di smantellare i tralicci e le infrastrutture MUOS già realizzati in dispregio delle normative ambientali e paesaggistiche relative alla riserva naturale orientata “Sughereta” di Niscemi.
Ribadiamo ancora una volta che il Muos è uno degli strumenti chiave per assicurare il funzionamento dei sistemi di guerra di distruzione di massa, ad uso esclusivo delle forze armate Usa. Esso s’inquadra nel vasto programma di militarizzazione del territorio siciliano che vede in particolare la trasformazione della stazione aeronavale di Sigonella in “capitale mondiale” dei droni, i famigerati velivoli senza pilota che USA, NATO e forze armate italiane utilizzano quotidianamente negli scenari di guerra africani e mediorientali per uccidere a distanza, impunemente e indiscriminatamente. Si tratta altresì di un impianto assai nocivo per la salute dei siciliani; nel breve e medio periodo l’esposizione alle sue microonde provocherà gravissime patologie: tumori di vario tipo quali leucemie infantili, melanomi, linfomi; infarti, malformazioni fetali, sterilità, aborti, mutazioni del sistema immunitario. Esso grava inoltre su un territorio già devastato dal Petrolchimico di Gela e dalle 46 antenne della base della marina militare USA NRTF, operanti anch’esse all’interno della Sughereta, le cui emissioni elettromagnetiche violano sistematicamente, dal 1991, i limiti previsti dalla legge.
Il MUOS è capace di interferire con le strumentazioni tecnologiche dei voli civili sull’aeroporto di Fontanarossa (già sottoposto a servitù militare dalla vicina base di Sigonella); è verosimilmente la causa della mancata apertura dell’aeroporto di Comiso; è un ingombrante ostacolo per il rilancio dell’economia territoriale; è, soprattutto, uno strumento di guerra e di morte.
Noi, Coordinamento regionale dei Comitati NO MUOS :

  • Vogliamo che si revochi immediatamente l’installazione del MUOS e che si smantellino le 46 antenne NRTF;
  • Vogliamo la smilitarizzazione della base americana di Sigonella, da riconvertire in aeroporto civile internazionale;
  • Vogliamo che il governo, che taglia le spese sociali aumentando ogni genere di tasse e imposte per salvare il capitale finanziario e il debito delle banche, tagli invece le spese militari;
  • Vogliamo che la Sicilia sia una culla di Pace al centro di un Mediterraneo mare di incontro, di convivenza e di cooperazione tra i popoli.

Facciamo appello per una grande manifestazione nazionale su questi temi da tenersi a Niscemi sabato 30 marzo con concentramento alle ore 14,30 presso SP10 (Niscemi-Caltagirone) contrada APA, da dove un corteo sfilerà fino all’ingresso principale della base americana Muos e NRTF. In serata ore 19,30 corteo in città con concerto ed interventi.

Strattoni- Strappo No Mous-Niscemi continua la tensione

Niscemi, continua la tensione al presidio Perquisizioni nelle case di militanti No Muos da: ctzen di Carmen Valisano

Uomini della polizia hanno effettuato controlli nelle abitazioni di alcuni attivisti nel piccolo paese in provincia di Caltanissetta. Una decina le persone coinvolte, con esito negativo. Prosegue, dunque, il muro contro muro tra manifestanti e forze dell’ordine che da settimane si fronteggiano quotidianamente davanti ai cancelli della base militare. I lavori dell’impianto satellitare Usa sono ancora bloccati da un’ordinanza della Regione

Il movimento No Muos non cede terreno e continua a controllare che all’interno della base militare in contrada Ulmo a Niscemi non proseguano i lavori di costruzione dell’impianto realizzati dal governo degli Stati Uniti. Operazioni che la Regione ha momentaneamente sospeso, ma la tensione negli ultimi tempi subisce improvvisi picchi, come quello scatenato qualche ora fa quando la polizia ha effettuato delle perquisizioni all’interno delle abitazioni di alcuni membri del movimento alla ricerca di armi e materiale pericoloso. Come riferiscono dal commissariato niscemese, nella serata di ieri un’auto civetta è stata colpita da una sassaiola e da un bengala. A mettere in allarme i militari era stato un movimento sospetto nelle campagne che circondano il paese. L’episodio ha portato la polizia a credere che vi fossero motivi sussistenti per effettuare un controllo tra le persone presenti in contrada Ulmo ieri e quelle più vicine al movimento. Una decina gli attivisti coinvolti, con esito negativo. Solo un soggetto è stato denunciato perché «trovato in possesso di modeste quantità di marijuana».

Intanto al presidio si susseguono i blocchi effettuati davanti ai cancelli. Sono scene di vita quotidiana: in direzione della struttura vengono intercettati camion o furgoni con materiali e operai prontamente fermati. L’ultimo momento di frizione risale a ieri, quando in pochi attimi il tentativo degli agenti di forzare il sit in ha portato a qualche tensione e all’identificazione dei presenti. Uno degli uomini delle servizio d’ordine ha provato a calmare gli animi, cercando di convincere i manifestanti a terminare il presidio: «Non è che per una protesta gli americani si fermano», ha detto. «Lo Stato, che siete anche voi, non ci sta tutelando», hanno risposto dal canto loro gli attivisti del movimento No Muos. Il presidio è animato negli ultimi tempi soprattutto dalle donne, le mamme di Niscemi. Sostenendosi l’un l’altra hanno urlato: «Non abbiamo fatto niente, siamo qua per i diritti dei nostri figli». «Non è un gioco», ha affermato un poliziotto. «Lo viene a dire a noi che non è un gioco?», ha ribattuto una delle donne che da settimane presidia l’ingresso della base.

MUOS, una questione di sovranità nazionale da: argo catania

Il MUOS? Una questione di sovranità nazionale più che di salute pubblica o di difesa dell’ambiente. A dirlo, con naturalezza e decisione non è un esaltato anti-americanista, ma il generale Fabio Mini, che ha ricoperto importanti  incarichi militari in Italia e all’estero, compreso quello di capo di stato maggiore della NATO nel sud Europa e che è intervenuto alla presentazione del suo libro, “Mediterraneo in guerra“, il 13 febbraio,  alla CGIL di Catania.

Sul Muos, a suo parere, bisogna alzare il tiro e impostare la lotta ad alto livello politico, “là dove la responsabilità della sovranità risiede”, la Regione Siciliana, la presidenza del Consiglio, le autorità da cui sono state date le concessioni per questa istallazione. Molto probabilmente, afferma Mini, non c’è stato nessun accordo particolare.

Esiste, infatti, un accordo quadro bilaterale tra USA e Italia (in cui la Nato non c’entra niente), segreto, firmato in piena guerra fredda, nel 1953. Contiene un elenco delle basi americane autorizzate sul nostro territorio e una postilla in cui si prevede che gli aggiornamenti tecnologici e tecnici [facciano parte di “addenda” e] possano essere introdotti automaticamente. Si tratta di un accordo tra governi di cui il Parlamento italiano non è mai stato investito.

E allora, proprio a Niscemi, dove già esiste una base di comunicazione americana in cui da trenta anni sono attive 36 antenne ad alta frequenza, perchè dovrebbe essere un problema introdurre le parabole del MUOS, considerate solo un adeguamento tecnologico?

“Possiamo solo immaginare lo sconcerto dei tecnici americani -dichiara Mini- che non capiscono come si possa rifiutare una tecnologia nuova, addirittura meno invasiva della precedente, visto che il raggio di espansione delle onde non si allarga verso terra ma si concentra verso l’alto, in direzione del satellite. Non meravigliamoci se avranno pensato che gli italiani sono dei coglioni”.

Eppure il passaggio dalle antenne alle parabole potrebbe essere messo in discussione dagli studi di Zucchetti e Coraddu che sembrano dimostrare l’interferenza delle onde emesse dal MUOS con i sistemi di navigazione aerea. A questo punto, la natura del MUOS smetterebbe di essere solo quella di impianto di telecomunicazione per divenire quella di sistema d’arma.

La posizione del generale sul Muos è emersa durante il dibattito, dopo la presentazione da parte di Mario Forgione, la relazione di Federico Cresti, che è entrato nel vivo del contenuto e della struttura del libro, e gli interventi di Antonio Mazzeo e Peppe Cannella, attivisti No Muos.

ascolta le registrazioni audio

Non a caso il libro di Mini ha come sottotitolo Atlante politico di un mare strategico e contiene delle schede sui paesi che ruotano attorno al Mediterraneo, un Mediterraneo non geografico, ma allargato in senso strategico militare, che ingloba quindi aree che vanno dall’Iran al Corno d’Africa.

Gli interessi presenti nell’area sono soprattutto quelli della politica statunitense, da tempo attenta ai mutamenti che avvengono intorno a questo mare, tanto che la CIA ha fatto studi anche di tipo demografico, individuando l’importanza della crescita della popolazione e quindi dei giovani nel Nord Africa, in opposizione ad un’Europa che invecchia.

Questo boom della popolazione è stato visto però come un rischio, capace di creare “conflitti arginabili solo con la forza delle armi”.

Una visione miope che ha impedito di capire che il cambiamento in questi paesi non sarebbe stato solo quantitativo ma qualitativo, con conseguente ricerca del cambiamento e della democrazia in loco, laddove noi continuiamo a temere la “invasione scalza” che ci minaccia, la massa di diseredati che vuole portarci via il lavoro.

Ecco perchè -afferma Mini- continuiamo a considerare il Mediterraneo un elemento di divisione, nonostante la storia ci dica il contrario. Non è del resto un caso che la nostra Marina militare sia, per quantità e qualità di mezzi, una delle più grandi del mondo e continui ad esserlo nonostante la proclamata necessità della razionalizzazione.

Una razionalizzazione che è mancata anche negli altri paesi europei e negli USA, a causa della pressione di interessi economici e politici che inducono ad acquistare armi che in realtà non servono. Contro chi infatti dovremmo usarle?

Manca un calcolo delle forze reali necessarie per affrontare un pericolo realistico, forse perchè bisognerebbe ammettere la mancanza di reali minacce.

Il nemico può essere l’Iran? “Ma se, contro qualche missile di vecchia generazione lanciato eventualmente dall’Iran, non funzionasse il nostro costoso sistema antimissilistico, vorrebbe dire solo che abbiamo sprecato soldi” dichiara Mini, scettico anche sul pericolo rappresentato dalla Corea del Nord.

Certo ci sono altri ‘mediterranei’ che si vanno definendo, da quello cinese a quello artico, mari chiusi al centro di grossi interessi politici ed economici. Ma anche lì non è chiaro quale sia il nemico.

Nel ‘nostro’ Mediterraneo l’unico vero pericolo è rappresentato da Israele, un paese che teme per la sua sopravvivenza e si sente accerchiato, un paese che ha dei nemici (Siria, Gaza, i Fratelli Musulmani d’Egitto…) contro cui potrebbe decidere di usare le testate nucleari che possiede.

Di testate nucleari gli Usa ne hanno a disposizione 75000, tra cui i 25 ordigni presenti ancora nella base italiana di Aviano, un numero per noi inquietante, ma per gli americani assolutamente irrilevante.

In attesa di capire per quale nemico questo enorme arsenale militare sia stato pensato, neanche la crisi è riuscita a ridimensionare il potere dei militari. Le riforme strutturali di cui si sente parlare non toccano le forze armate, anche se Mini non perde la speranza del cambiamento e continua a scrivere i suoi libri perchè ritiene importante che le cose si sappiano e spera che la razionalità prima o poi prevalga.

FAIR PLAY”, il film contro la crisi. Disponibile online dal 21 marzo da: controlacrisi’org

Ultimato il montaggio di Fairplay, il primo film contro la crisi. A partire dal 21 marzo si potrà guardare e scaricare gratuitamente da http://www.fairplaymovie.org per organizzare proiezioni e dibattiti, parlare di crisi, lavoro e possibili soluzioni, per riflettere e condividere.

Un film realizzato senza soldi, grazie al lavoro volontario di un gruppo di attori e del regista Marco Reale, che racconta quattro storie italiane molto – troppo – simili alla realtà.

Un padre di famiglia che si ritrova in mano agli strozzini per pagare le tasse della sua azienda ormai fallita; una ragazza madre laureata che per non accettare stage e lavori sottopagati si ritrova alla Caritas; una mamma e moglie alle prese con un avviso di pignoramento e una fabbrica che non paga il marito causa crisi; due giovani autori che decidono di fare un film per lanciare un messaggio dimenticato e fondamentale: senza solidarietà, senza fair play, non si va avanti.

Sul sito internet, già attivo da alcuni giorni, stanno cominciando ad arrivare le prime testimonianze di persone che il FairPlay (letteralmente gioco-corretto) lo mettono in pratica tutti i giorni, per sopravvivere ora e vivere dignitosamente domani. Fair Play diventerà una piccola web-tv che offrirà interviste ad avvocati, commercialisti, artigiani, professionisti e tutti coloro che giocano corretto, che vogliono metterci la faccia, che vogliono dare il loro contributo.

Il sito www.fairplaymovie.org sarà non solo il luogo virtuale dove scaricare il film, ma anche una community, un piccolo punto di riferimento dal quale far partire proiezioni, incontri e tutte quelle iniziative online che potranno aiutarci, giocando corretto, a capire come costruire la strada che ci porterà fuori dalla crisi.

SPEZZONI IN ANTEPRIMA PER LA STAMPA
Il colloquio di lavoro http://www.youtube.com/watch?v=8esIfo8uPc8&
Pronto, Equitalia http://www.youtube.com/watch?v=jElxR5Zh0c4&
L’università http://www.youtube.com/watch?v=mvA0Ysoza84&

FAIRPLAY – Io gioco corretto e ci metto la faccia
Online dal 21 marzo 2013: un film scaricabile gratuitamente, una comunità a cui attingere e contribuire per ripartire tutti insieme.

Regia di Marco Reale, con Valentina Bruno, Giorgio Filonzi, Luca Loconsolo, Antonio Losito, Ludovica Di Donato, Marzia Mangiasciutto, Linda Rea, Suzy Suarez.


Info: press@fairplaymovie.org – oppure cerca la pagina pubblica su facebook: fair-play