Biancavilla “Storiea di Donne” il lavoro La Famiglia discriminazione sociale 8 marzo 2013 ore 16.30

Locand

In Afghanistan i droni uccidono sempre più civili di Antonio Mazzeo

Nel 2012 le forze armate Usa e la Cia hanno accresciuto notevolmente il numero di attacchi in Afghanistan mediante l’utilizzo di aerei senza pilota, uccidendo molti più civili dell’anno prima. Secondo quanto rilevato dalla Missione delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA), lo scorso anno sono stati lanciati con i droni 506 bombardamenti, il 72% in più di quanto verificatosi nel 2011 quando gli attacchi furono 294. L’escalation è stata confermata dal Comando centrale dell’U.S. Air Force che ha specificato come nel 2012 i droni sono stati utilizzati nel 12% degli attacchi aerei, mentre l’anno precedente ciò era avvenuto solo nel 5% dei casi.

Nell’ultimo rapporto annuale sui morti civili nel conflitto afgano, le Nazioni Unite hanno accertato perlomeno cinque incidenti in cui è stata coinvolta la popolazione civile con il tragico bilancio di 16 morti e 3 feriti. In buona parte dei casi, la popolazione civile è stata colpita dai droni “per errore” durante gli attacchi lanciati contro le milizie insorgenti. Il rapporto delle Nazioni Unite segnala in particolare tre gravi “incidenti”. Il primo è accaduto a fine luglio scorso nella provincia orientale di Nuristan, quando un insegnante afgano a bordo di un SUV, fu colpito a morte da un drone subito dopo essere stato fermato ad posto di blocco dai Talebani. Nell’attacco rimasero uccisi anche tre miliziani mentre furono feriti gli altri due passeggeri del SUV, uno dei quali minorenne. Il 22 ottobre 2012, nella provincia di Logar, morirono invece quattro ragazzi per le esplosioni delle bombe di un Predator Usa teleguidato verso un’area a un paio di miglia di distanza dove era in corso uno scontro a fuoco tra i reparti governativi afgani e i Talebani. Infine, il 23 settembre, nella provincia di Kunar, l’attacco “selettivo” di un drone contro due comandanti talebani ha causato pure la morte del sedicenne Bacha Zarina. Provata dalle autorità locali l’assoluta estraneità del giovane all’organizzazione insorgente, il Comando militare Usa ha deciso di “indennizzare” il padre della vittima con 2.000 dollari.

Sino ad oggi l’incidente più grave causato in Afghanistan dal bombardamento di un velivolo senza pilota resta quello avvenuto nel 2010 nella provincia di Oruzgan, quando morirono 24 civili scambianti dalle telecamere spia per Talebani.

Mentre i portavoce delle forze armate Usa a Kabul non hanno voluto spiegare le ragioni del sempre più intensivo utilizzo di droni nel conflitto afgano, per The Associated Press si tratta di un chiaro segnale che il Pentagono intende “esemplificare” la lotta contro i ribelli mentre si sta preparando a ritirare o ridurre drasticamente le truppe Usa nei prossimi due anni. “L’esorbitante aumento nel numero delle operazioni dei droni accresce la possibilità che le forze armate statunitensi diventino ancora più dipendenti da essi nella lotta ad al-Qaida, via via che si avvicina la fine del 2014”, scrive l’agenzia stampa. L’inarrestabile e mortale escalation ha spinto Georgette Gagnon, responsabile dell’ufficio per i diritti umani di UNAMA, a lanciare un appello perché vengano riviste le scelte tattiche e gli obiettivi delle operazioni aeree “in modo da assicurare il rispetto delle leggi umanitarie internazionali”.

Intervenendo recentemente al Congresso, il sen. Lindsey Graham (repubblicano eletto nella Carolina del Sud) ha denunciato che gli attacchi dei droni in Afghanistan, Pakistan e Yemen hanno causato dal loro avvio con l’amministrazione di George W. Bush ad oggi, più di 4.700 morti. Per le Nazioni Unite le vittime sarebbero 3.000 circa, di cui non meno di 500 “non combattenti” (donne, minori, anziani). “Con l’uso dei droni vengono messi a rischio cinquant’anni di diritto internazionale”, ha dichiarato l’avvocato sudafricano Christof Heyns, relatore speciale ONU sui temi del controterrorismo e delle esecuzioni extragiudiziali. “Gli omicidi mirati, così come sono stati definiti dai comandi militari, eseguiti con gli aerei senza pilota, sono la più grande sfida al sistema del diritto internazionale dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ci sono stati attacchi secondari di droni sui soccorritori che portano aiuto ai feriti: questi sono crimini di guerra”.

“Il termine omicidio mirato è sbagliato, perché suggerisce l’implicazione di un ruolo marginale della violenza”, aggiunge Philip Alston, altro relatore speciale delle Nazioni Unite. “Il danno collaterale può essere minore rispetto a un bombardamento aereo, ma poiché si elimina il rischio di perdite militari, il loro uso può diventare smodato”. Per Alston, la gestione dei droni da parte di operatori che si trovano a migliaia di chilometri dalle aree dei conflitti rischia di creare una “mentalità da playstation” dove si uccide come se si stesse giocando un videogame. “La Cia, in particolare, coordina le operazioni militari dei velivoli comandati a distanza in maniera poco trasparente, non ponendo l’enfasi appropriata sulle regole e sui limiti imposti dal diritto umanitario internazionale”, ha aggiunto il funzionario ONU.

Nel 2012, durante le operazioni belliche in Afghanistan, sono stati assassinati complessivamente 2.754 civili, contro i 3.131 del 2011. È la prima volta negli ultimi sei anni che il numero di vittime “non combattenti” registra una riduzione. La missione delle Nazioni Unite in Afghanistan rileva tuttavia che la maggior parte delle uccisioni e dei ferimenti è avvenuta nel secondo semestre dell’anno, con un aumento in percentuale del 13% relativamente allo stesso periodo del 2011. I civili uccisi dalle forze armate Usa e NATO sono stati 316 (tra cui 51 bambini) con una riduzione del 46% rispetto al 2011, mentre i feriti sono stati 271. Sono i Talibani e gli altri gruppi insorgenti – secondo l’ONU – ad aver causato l’81% dei fatti di sangue che hanno colpito i civili afgani, con 2.179 morti e 3.952 feriti. Quasi 700 persone sono state assassinate durante “attacchi mirati” a impiegati e funzionari governativi, specie nelle regioni meridionali ed orientali dell’Afghanistan.

COMUNICATO STAMPA: sdegno per lezione fascista a Cesano. Basta falsificazioni, l’Esercito condanni l’accaduto pubblicata da Anpi Roma Ufficio Stampa il giorno Martedì 5 marzo 2013 alle ore 16.41 ·

 

Anpi Roma: sdegnati per la lezione fascista alla scuola di fanteria di Cesano. Basta falsificazioni della Storia, l’Esercito condanni l’accaduto

 

 

 

“E’ con incredulità e sdegno che apprendiamo dalla stampa che alla scuola di fanteria di Cesano, ad un convegno sulla seconda guerra mondiale, sia stato invitato a tenere una lezione Mario Merlino, un fascista e terrorista amico del capitano delle SS Erich Priebke, che ha sempre rivendicato la sua appartenenza ideologica all’estrema destra”, ha dichiarato Vito Francesco Polcaro, presidente dell’Anpi di Roma. “Condanniamo con la massima fermezza questo episodio, poiché attuato davanti a giovani reclute da una istituzione repubblicana come l’Esercito, che fra i suoi compiti ha quelli di ispirarsi e salvaguardare i valori democratici nati dalla Resistenza e dalla lotta di liberazione dal nazifascismo.”

 

 

 

Nella sua relazione Merlino ha anche utilizzato la presenza di una ex repubblichina del servizio femminile, con camicia nera e basco S.A.F., per sostenere le sue tesi di parificazione tra partigiani e repubblichini, esaltando gli anni del fascismo.

 

 

 

“E’ ora di finirla con queste falsificazioni della Storia, siamo in presenza di una palese apologia del fascismo. Chiediamo alle istituzioni competenti non solo di vigilare, ma di far valere le leggi Scelba e Mancino”, conclude Polcaro, aggiungendo che “è incredibile che in questo momento delicato della storia della Repubblica Italiana, dove populistiche semplificazioni rischiano di accendere micce pericolose, si debba ricordare non solo ai cittadini, ma alle istituzioni, che furono i partigiani del Corpo Volontari per la Libertà, assieme alle forze armate del Corpo Italiano di Liberazione ed agli alleati, a scacciare dall’Italia un terribile nemico che la occupava, combattendo anche contro i fascisti di Salò, persecutori degli ebrei, oppressori di ogni diversa opinione politica e alleati dei nazisti”.

 

 

 

L’Anpi proporrà al Coordinamento romano antifascista di tenere una manifestazione di protesta a Cesano e chiede alla direzione della scuola di fanteria di Cesano di organizzare un incontro tra l’Anpi e gli allievi, in modo che storici competenti possano spiegare chiaramente cosa sono stati per l’Italia il fascismo e la Repubblica di Salò.

 

 

 

Roma, 5 marzo 2013

 

 

Il “fascismo buono” della capogruppo grillina: ma cosa s’insegna nelle scuole? di Carlo Smuraglia

“A proposito delle affermazioni di una esponente del gruppo dei “grillini ” in Parlamento, Roberta Lombardi, rilevo ancora una volta che i pregiudizi, come quello del “fascismo buono “, sono duri a morire, anche quando confliggono con la realtà storica.”

Inizia così una dichiarazione  di Carlo Smuraglia, presidente nazionale ANPI, a commento delle dichiarazione della neo deputata del movimento cinque stelle, nonchè neo capogruppo alla Camera.

“Sarei curioso di sapere – sottolinea Smuraglia – in che modo e quando il fascismo avrebbe dimostrato un “altissimo senso dello Stato”; parimenti, sarei curioso di sapere quando sarebbe – sempre secondo l’On. Lombardi – cominciata le “degenerazione”, se prima o dopo gli incendi delle Case del popolo, le aggressioni, le botte e le purghe a chi veniva considerato antifascista, la marcia su Roma, la progettata occupazione del Parlamento, gli omicidi compiuti già prima che il fascismo salisse al potere; e, magari, se prima o dopo le leggi razziali. Se quella del “fascismo buono” può essere ancora considerata una tesi proponibile, c’è da chiedersi cosa si insegni nelle scuole e su quali fondamenta riposi la cultura di certi esponenti politici”

Concorsone Scuola, ecco i numeri regione per regione da: CONOSCENZA – ITALIA

Un vero e proprio concorsone guardando i numeri. Qui di seguito nel dettaglio il concorso a cattedra, regione per regione

REGIONE – AMMESSI – PRESENTI – AMMESSI CON RISERVA
Abruzzo – 3.417 – 2.839 – 208
Basilicata – 877 – 786 – 113
Calabria – 6.074 – 5.421 – 849
Campania – 22.872 – 20.779 – 3.186
Emilia Romagna – 9.294 – 7.520 – 374
Friuli V.G. – 707 – 649 – 31
Lazio – 17.842 – 13.900 – 1.053
Liguria – 1.837 – 1.552 – 65
Lombardia – 19.871 – 16.203 – 977
Marche – 2.557 – 2.227 – 93
Molise – 261 – 265 – 31
Piemonte – 8.601 – 6.754 – 288
Puglia – 12.858 – 10.087 – 1.028
Sardegna – 2.842 – 2.180 – 161
Sicilia – 20.422 – 17.238 – 2.202
Toscana – 13.440 – 10.567 – 598
Umbria – 1.170 – 1.075 – 68
Veneto – 8.223 – 6.454 – 275
TOTALE – 153.165 – 126.496 – 11.600
NORD – 48.533 – 39.132 – 2.010
CENTRO – 35.009 – 27.769 – 1.812
SUD E ISOLE – 69.623 – 59.595 – 7.778

Scuola, a Trapani due precari vincono il ricorso e vengono risarciti | Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

Il giudice del lavoro di Trapani, Mauro Petrusa, ha condannato il ministero dell’Istruzione a risarcire due insegnanti precari – uno di Educazione fisica e l’altro di laboratorio di Elettronica – con 150mila euro al primo e quasi 170mila al secondo. E adesso viale Trastevere potrebbe trovarsi a fronteggiare un nuovo assalto da parte dei supplenti annuali che chiedono l’applicazione della normativa comunitaria in materia di abuso di contratti a tempo determinato. Se i 10mila supplenti annuali che in passato hanno ottenuto l’incarico fino al 31 agosto si rivolgessero ai giudici, il governo dovrebbe affrontare una spesa di circa un miliardo e mezzo di euro. La normativa europea è chiara: in mancanza di valide motivazioni, non è possibile abusare del contratto a tempo determinato. E questo vale anche per lo Stato italiano.

Fiat, Cassino ferma per cassa integrazione. Tagli al salario per 10.000 lavoratori.Fonte: rassegna da: controlacrisi.org

Si ferma per cassa integrazione, oggi, lo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano, vicino a Cassino. È il secondo giorno di stop nella fabbrica in provincia di Frosinone dopo quello di venerdì scorso. A quanto si apprende, la produzione resterà bloccata anche l’8, 11 e 15 marzo, poi una settimana intera dal 18 al 22 e ancora il 29. Fermo per cigs anche all’inizio di aprile, il 2 e il 5.

Nella fabbrica si va avanti con periodi di stop coi sindacati in allarme per le prospettive del sito industriale e i risvolti economici per i 3.900 lavoratori diretti (altri 6mila sono occupati nell’indotto) che vedono subire tagli del salario. Per invertire la tendenza e ridare certezze agli operai, la richiesta è di far partire subito la produzione di nuovi modelli in grado di dare slancio all’attività dello stabilimento dove oggi si producono Giulietta, Lancia e Bravo

Fiom diffida la Fiat: Reiterata discriminazione contro 19 operai Pomigliano Fonte: Controlacrisi.org

La Fiom ha diffidato la Fiat per “la continua e reiterata discriminazione nei confronti dei 19 lavoratori dello stabilimento di Pomigliano iscritti al sindacato”, che al momento sono gli unici dipendenti della ex newco, ad essere tornati in cig dopo il trasferimento di ramo d’azienda avvenuto lo scorso 1 marzo. I 19 lavoratori Fiom si sono presentati ai cancelli dello stabilimento chiedendo di lavorare o una comunicazione ufficiale sul futuro occupazionale. “Ai lavoratori è stato inibito di girare per lo stabilimento. Noi presentiamo una diffida per il comportamento aziendale che sarà consegnata anche alla procura” annuncia la Fiom di Napoli.

“È un’ingiustizia che dei lavoratori vengano retribuiti per stare a casa. La Fiat ha una concezione medievale dei rapporti di lavoro, un’idea legata al delirio di onnipotenza dell’amministratore delegato”. Così Giorgio Airaudo, ex segretario nazionale Fiom e oggi candidato alla Camera con Sel, commenta la decisione del Lingotto sui 19 lavoratori di Pomigliano. “Si vuole umiliare i lavoratori, non è questa la civiltà europea del lavoro”, ha aggiunto Airaudo. “Anche a Melfi era accaduto, ma in questo caso sono stati formati dei lavoratori per lasciarli a casa retribuiti. Un gesto discriminatorio e inutile”.