Autore: franco astengo “Pensioni, il bluff propagandistico di Renzi è palese”. Intervento di Franco Astengo da: controlacrisi.org

 

Sono solo proposte avanzate verbalmente, neppure sulla carta di progetti legislativi, ma quanto è stato discusso tra Governo e Sindacati sul terreno delicatissimo delle pensioni è già oggetto da parte degli organi d’informazione di una vera e propria campagna di mistificazione.La realtà viene nascosta da titoli devianti rispetto alla realtà che nascondono i diversi progetti di provvedimento.

Prendiamo ad esempio, ma soltanto come esempio, le due pagine che Repubblica dedica all’argomento.

Il titolo in alto recita : Pensioni a 63 anni e minime più alte. Governo e sindacati firmano l’accordo”. E il catenaccio: “Sei miliardi alla previdenza in un triennio. No tax area, tutele per i lavoratori precoci”.

Qual è la realtà di partenza, tanto per cominciare?

L’età media all’incasso del primo assegno Inps, in particolare, è aumentata di tre anni per le pensioni di vecchiaia (dai 62,5 del 2009 ai 65,6 del 2014) e di quasi un anno per quelle di anzianità (dai 59 anni ai 59,9 anni).

Il bilancio sociale 2014 presentato da Tito Boeri mostra la difficile situazione in cui si trovano molti pensionati. Quasi un pensionato su due, il 42,5%, pari a circa 6,5 milioni d’individui, percepisce un reddito pensionistico medio inferiore a mille euro mensili. Tra questi, il 12,1% non arriva a 500 euro al mese. E le sorprese non finiscono qui perché l’Inps ha comunque il bilancio ancora in rosso. Il saldo tra entrate e uscite evidenzia un disavanzo complessivo di 7 miliardi, benché nel 2014 abbia erogato 20.920.255 pensioni, tra cui 17.188.629 pensioni previdenziali, ossia invalidità, vecchiaia e superstiti, per circa 243,514 miliardi di euro e 3.731.626 pensioni assistenziali. Il reddito medio più basso è dei pensionati residenti al Sud: 1.151 euro; al Nord si sale a 1.396 euro, mentre al Centro si arriva a 1.418 euro.

Questa dunque sommariamente la situazione di partenza.

Entriamo ora nel dettaglio dell’attualità.

Sotto il titolo “L’anticipo pensionistico, via dal lavoro prima con il prestito” è presentata l’APE : punto d’intesa, del resto, che rimane ancora del tutto aperto.

A parte i lavoratori che le aziende mettono fuori per ristrutturazioni o riorganizzazioni (accollandosi però anche il costo dell’Ape) e quelli che rientrano nell’Ape sociale, tutti gli altri – la stragrande maggioranza dei 350 mila potenziali italiani interessati all’Anticipo pensionistico – dovranno pagare di tasca propria la possibilità di ritirarsi sino a tre anni prima. Quanto? Secondo alcune simulazioni, come quelle di Progetica, anche un quarto del futuro assegno previdenziale (quello che s’incassa dal compimento dei 66 anni e 7 mesi, il requisito di legge per andare in pensione). Con una postilla non da poco: la metà della futura rata andrà a ripagare banche e assicurazioni, dunque il sistema finanziario che di fatto rende fattibile l’intera operazione, altrimenti impossibile alla nostra finanza pubblica.

L’ipotesi più probabile è quella di una ridottissima funzione dell’APE in quanto pochissimi potranno usufruirne restando in possesso di un assegno degno di questo nome.

Così com’è accaduto per la previdenza complementare.

In Italia la partecipazione alla previdenza complementare appare ancora limitata. A fine 2015 gli iscritti ammontavano a circa 7,3 milioni e le risorse destinate alle prestazioni avevano raggiunto i 139 miliardi di euro; si tratta di un valore pari a circa l’8,1% del Pil e il 3,3% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Il tasso di adesione risulta pari al 25,6% rispetto alla forza lavoro e al 29,5% rispetto agli occupati. Per i dipendenti del settore privato il tasso di adesione supera il 33%, con valori diversificati per dimensione aziendale. Si stima un valore prossimo al 50% nelle imprese con almeno 50 addetti che scende al 20% nelle imprese di minore dimensione.

Su questo elemento risiede un altro punto di mistificazione giornalistica: il titolo è “Sgravi fiscali sull’assegno integrativo”.

Ma, come abbiamo visto, questo riguarda soltanto una parte molto limitata della platea interessata all’universo pensionistico.

Addirittura si prevede che chi richiede l’APE potrà affiancare questa richiesta con l’anticipo dell’altra pensione, quella integrativa usufruendo di una “riduzione” non precisata sul piano fiscale. Tassazione che, nel frattempo, il governo Renzi ha innalzato dall’11,5 % al 20%.

Terzo passaggio: una mensilità in più per 3,3 milioni (sempre seguendo il titolo di Repubblica)

La famosa “quattordicesima”.

Per chi si colloca al di sotto dei 750 euro mensili non ci sarà il raddoppio dei 40 euro, bensì, come ha fatto intendere il sottosegretario Nannicini il 30% di aumento, quindi 12 euro in più, che per fare “sciato” saranno versati in unica soluzione.

Nella sostanza gli assegni in più, versati a luglio, corrisponderanno (su pensioni collocate tra i 750 e i 1000 euro al mese) a una fascia di 446 euro (15 anni di contributi), 546 (25 anni), 655 (più di 25 anni).

Infine,la questione della “no tax area” che salirà fino agli 8.125 euro annui (625 euro al mese) soltanto per gli “over 74”: una platea molto limitata, se andiamo a vedere le cifre complessive delle pensioni al di sotto della soglia.

Senza dimenticare la questione degli esodati: siamo ormai all’ottava salvaguardia che così si configura:

1) 1.542 esodati con una contribuzione insufficiente per il diritto alla pensione;

2) 1.779 sprovvisti di una delle condizioni accessorie previste dai singoli provvedimenti;

3) 14.010 non ammessi alle precedenti tutele per via del fatto che maturano tardivamente il diritto all’assegno previdenziale. Si tratta di: 3.099 con decorrenza fra il 7 gennaio 2017 e il 2018 e ulteriori 10mila che maturano l’assegno fra il 2018 e il 2045. Ammontano a circa una decina i lavoratori che hanno decorrenza oltre il 2030, la maggioranza infatti (si parla di 9mila esodati) l’ha entro il 2025.

Per quel che riguarda gli esodati il tema della decorrenza della pensione costituisce una questione centrale

Proprio su questo aspetto il nuovo intervento di ottava salvaguardia dovrebbe allungare la rete. Il disegno di legge presentato alla Camera, e come detto ora in attesa in commissione Lavoro, prevede di tutelare all’incirca 32mila esodati, quelli che maturano la pensione entro il 2019, nonostante la decorrenza dell’assegno sia successiva a questa stessa data.

Si ricorda inoltre che la liquidazione del trattamento pensionistico è stata completata nell’estate appena trascorsa per la seconda salvaguardia .

Questo quadro, fatto di piccole cifre per chi ci vive a stento e per di più presi in giro da chi calcola il proprio guiderdone nell’ordine delle migliaia di euro immessi nella cerchia del “sempre meglio che lavorare” si colloca in una situazione generale così composta:

Disoccupazione giovanile. 37,9% in Italia, in Europa la media è del 22%
In generale : a luglio il tasso di disoccupazione all’11,4%,
Nel 2015 il dato di povertà assoluta ha coinvolto il 6,1% delle famiglie.

Inoltre e davvero infine

Il rapporto realizzato dall’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha mostrato come nella maggior parte dei Paesi la disuguaglianza di reddito abbia raggiunto livelli record.

Secondo il rapporto, nei 34 Paesi membri dell’Ocse il dieci per cento più ricco della popolazione ha un reddito corrispondente a 9.6 volte quello del 10 per cento più povero.

In Italia il 21 per cento più ricco della popolazione detiene il 60 per cento della ricchezza del Paese, mentre il 40 per cento più povero ne controlla solamente il 4.9 per cento.

Una differenza, stando ai dati, accentuata soprattutto dalla crisi economica: tra il 2007 e il 2011, il 10 per cento più povero degli italiani ha perso il 4 per cento della ricchezza, contro l’1 per cento perso dal 10 per cento più ricco.

Le disuguaglianze del reddito non riflettono tanto il tasso di disoccupazione, quanto piuttosto la dispersione salariale, ovvero la differenza di salario tra persone che svolgono simili impieghi.

Dati che non richiedono commento di sorta.

Intanto ci si balocca con le favole del turismo, del cibo, del ponte sullo Stretto, delle Olimpiadi in un Paese privo di piano industriale, incapace di una seria politica di intervento pubblico.

Un paese dove l’evasione fiscale si situa a livello stratosferici: secondo il Rapporto sull’evasione fiscale 2014 pubblicato ministero dell’Economia basato su dati Istat, l’entità del sommerso nazionale nel 2008 oscillava tra i 255 e i 275 miliardi di euro, cifre che in percentuali rappresentano il 16,3% e il 17,5% del PIL.

Un paese dove Cantone proibisce di parlare di corruzione e invece: Nella ventunesima edizione del CPI, l’Italia si classifica al 61° posto nel mondo, così l’Italia rimane ancora in fondo alla classifica europea, seguita solamente dalla Bulgaria e dietro altri Paesi generalmente considerati molto corrotti come Romania e Grecia, entrambi in 58° posizione con un punteggio di 46.

Un Paese nel quale la presenza della criminalità organizzata appare evidente: mafia, n’drangheta, camorra, sacra corona unita così come l’allargamento delle attività economiche coperte da parte di queste organizzazioni ben al di fuori dei territori di riferimento tradizionale.

In realtà, tornando al tema pensionistico, ci sarà un trascinamento propagandistico che arriverà al 4 Dicembre, data del referendum, poi il tutto si dileguerà come neve al sole com’è stato nel caso del Job Act, senza dimenticare il fallimento dell’operazione anticipo del TFR in busta paga.

Autore: fabrizio salvatori Calais, Sans-papiers in corteo sabato primo ottobre. “Migranti usati come arma di distrazione di massa” da: controlacrisi.org

Oltre 10.000 persone sono trattenute a Calais, gabbia nel cuore della “fortezza Europa”, grazie al trattato di Le Touquet, firmato nel 2003 tra la Francia e l’Inghilterra. Un trattato che di fatto ha trasformato la vita di donne e uomini, perché migranti, in un vero inferno nell’indifferenza totale. Proprio queste donne e questi uomini, fuggiti da guerre geopolitiche ed economiche, “sono diventati il capro espiatorio di una crisi economica che nell’eurozona ha prodotto oltre 20 milioni di senza lavoro di ogni età, come riportano recenti dati Eurostat”.Per questo la Coalizione Internazionale Sans-papiers, Migranti, Rifugiati e Richiedenti asilo (CISPM), manifesterà sabato 1 ottobre a Calais, con un corteo che partirà alle ore 14.00 dalla “Giungla”.

“Abbiamo deciso di manifestare proprio là dove il fallimento dell’Unione Europea si vive con violenza, con muri e fili spinati, sul corpo di donne e uomini che pagano il fatto di essere diversi per la loro provenienza geografica”, spiega Aboubakar Soumahoro, portavoce della CISPM.

“L’Unione Europea, insieme ai suoi Stati Membri, ha deciso di usare i migranti come arma di distrazione di massa per nascondere e insabbiare le proprie responsabilità politiche dirette e indirette. Cioè promuovendo misure e scelte politiche come il Regolamento Dublino III – precisa Soumahoro – che condannano e disumanizzano i migranti, come vediamo a Calais, a Ventimiglia, a Chiasso e nelle varie frontiere. La costruzione del muro e la militarizzazione del confine tra la Francia e l’Inghilterra, con un costo di 2,7 milioni, è la dimostrazione di questa barbarie politica e umana dell’UE, che dal 2.000 al 2015 ha speso 13 miliardi di euro per contrastare la libertà di movimento delle persone”.

“L’Italia, a sua volta, condivide la stessa politica – denuncia il portavoce CISPM – costringendo i migranti e i profughi a vivere in una ghettizzazione sociale e lavorativa. Ragion per cui una delegazione dall’Italia raggiungerà il corteo di Calais, per unirsi al coro di denuncia contro quella che è diventata una vera caccia alle streghe, alimentata anche in Italia da parte del governo di Matteo Renzi e da certe forze politiche per l’affermazione sul piano elettorale”.

“Questo appuntamento porterà alla condivisione e alla partecipazione della CISPM allo sciopero generale del 21 ottobre e alla manifestazione nazionale del 22 ottobre a Roma – conclude Soumahoro – perché la ricerca della convergenza passa attraverso i bisogni materiali, come il diritto al lavoro, all’abitare e contro ogni forma di razzismo e fascismo”.

Fonte: il manifestoAutore: Ivan Cavicchi La Sanità ceduta ai privati

 

In attesa della nota di aggiornamento al Def, mi sono letto il rapporto n° 3 sul monitoraggio della spesa sanitaria 2016 del dipartimento della ragioneria generale dello Stato.Il dati politicamente importanti sono di due tipi, strutturali e funzionali. Quelli strutturali riguardano la tenuta finanziaria del sistema e sono i seguenti:1) il sistema sanitario pubblico nel suo complesso risulta in disavanzo di 1 miliardo e 200 milioni. Nel 2015, la spesa sanitaria è risultata pari a 111,185 miliardi (a fronte di un finanziamento del Ssn di 109,7 mld), con un tasso di incremento dello 0,3% rispetto al 2014; 2) tale disavanzo è compensato prevalentemente da nuove tasse, nuovi ticket, uso di altre risorse regionali e aumento delle aliquote locali; 3) nel 2015 il disavanzo riguarda ben 12 regioni su 21, le quali per non andare in regime di commissariamento hanno coperto i loro disavanzi con tasse e altre risorse.

I dati funzionali riguardano invece l’assistenza, la sua qualità, il grado di copertura della tutela e sono i seguenti: cala drammaticamente la spesa per il personale (dal 2010 e 2014 si è avuto un calo di 25 mila unità), la farmaceutica convenzionata che si riduce dal 9,9% nel 2010 al 7,4% nel 2015, quindi con un meno 1,2 % rispetto al 2014, e la spesa per i medici di famiglia, dove si è passati da un incremento medio annuo del 2,8% nel periodo 2006-2010 a un incremento dello 0,2% nel periodo 2011-2015. E altri dati che per brevità non menziono.

A fronte di tutto ciò cresce come è ovvio l’assistenza privata.

Questi numeri sono la misura dei nostri allarmi e delle nostre ripetute denunce: il sistema nel suo complesso è davvero a rischio di tenuta, il definanziamento della sanità che il governo Renzi persegue fin dal 2014 crea una flessione nelle capacità e nella qualità del sistema pubblico, quindi induce nuova tassazione che a sua volta crea abbandono sociale (i famosi 11 milioni di italiani che rinunciano a curarsi per ragioni economiche).

Tutto questo favorisce la crescita del ricorso al privato, vale a dire che il privato, per chi può, sta assumendo un ruolo sempre meno complementare e sempre più vicariante. Questo mutamento di ruolo è la premessa necessaria per fare il passo contro-riformatore decisivo: ridimensionare la natura solidaristica e universalistica del sistema superando il diritto alla salute per tutelare tutti allo stesso modo, sostituendo il diritto con il reddito, per tutelare ognuno secondo le proprie possibilità.

Cioè i dati ci dicono che il sistema pubblico sta viaggiando inesorabilmente verso il declino e quindi verso la sua privatizzazione.

Siccome il grado crescente di privatizzazione è funzione del volume dei disavanzi regionali, questo processo ormai riguarda almeno la metà delle regioni. Cioè la metà del sistema nel suo complesso. Si comprende così quanto sia ignobile e oscurantista il tentativo interamente speculativo di far fuori la sanità pubblica vicariandola con mutue e assicurazioni. La gente che può si rivolge al privato non perché preferisce il privato al pubblico, ma perché spesso è l’unica cosa disponibile in tempi ragionevoli per supplire ad un pubblico carente, non perché incapace ma perché definanziato, cioè messo nell’impossibilità di operare e di operare bene.

Rispetto a questo scenario anziché cambiare politiche, cioè trovare altri modi per rendere compossibili i diritti con i limiti finanziari, il governo (a parte i proclami di Renzi ieri al S.Raffaele: «basta con i tagli lineari abbiamo tagliato troppo») sicuramente a partire dalla prossima nota di aggiornamento del Def, ridurrà ancora di più il finanziamento alla sanità. Rammento che con la nota del 2015 per il 2017 a legislazione corrente per la sanità era stimato un fabbisogno di almeno 115 miliardi e 500 milioni e che la discussione oggi oscilla intorno ai 113 miliardi. Ditemi voi se questo non è un taglio lineare.

Il definanziamento programmato da Renzi prevede che la sanità possa crescere solo a partire dal 2025 (nota 2014). Questo è semplicemente pazzesco perché significa che la sanità deve stare alla gogna ancora per quasi un decennio. Il definanziamento quindi deve essere fermato al più presto. Per quello che mi riguarda per fermarlo non basta semplicemente rivendicare il rifinanziamento a sistema invariante, o parlare genericamente di prevenzione e di territorio o di contratti. Tra definanziamento e rifinanziamento tout court pongo con forza la questione del cambiamento. Il sistema pubblico a valori etico-sociali invarianti va ripensato nei suoi modelli che ormai fanno acqua da tutte le parti per accrescerne le utilità e diminuirne i costi. Altrimenti la partita è persa.

Dopo la nota di aggiornamento al Def riprenderemo il discorso.

SEGUI SUL MANIFESTO

newsletter | 27 settembre 2016 | micromega.net

PRIMO PIANO

La verità sul referendum
di Raniero La Valle
Il referendum è uno svelamento della vera lotta che si sta svolgendo nel mondo e della posta che è in gioco. Votare No per difendere la Costituzione è l’unica speranza per tenere aperta l’alternativa e non dare per compiuto e irreversibile il passaggio dalla libertà della democrazia costituzionale alla schiavitù del mercato globale.

Lorenzin, dimissioni! Contro il “Fertility Day”
di Angelo d’Orsi
La campagna per il “Fertility Day” è una manifestazione di fascismo come non si era mai vista nell’Italia repubblicana. Solo i regimi totalitari pretendono di dettare, in un modo o nell’altro, ai loro cittadini se debbano o meno procreare e come debbano farlo, minacciando sanzioni sociali o censure morali verso chi non si adegua. Il ministro della Salute deve dimettersi.
RUGGERI Il ministro Lorenzin e il “prestigio sociale della maternità”

FILOSOFIA – IL RASOIO DI OCCAM

Carlo Antoni, un filosofo liberista di Francesco Postorino
Pubblichiamo alcuni paragrafi del primo capitolo (dal titolo “Estetica”) del volume “Carlo Antoni. Un filosofo liberista” di Francesco Postorino (Rubbettino editore).
ARTICOLI
La finanza internazionale e la controriforma costituzionale  di Guglielmo Forges Davanzati
Perché Renzi investe tutto il suo capitale politico per una riforma che alla gran parte dei cittadini non interessa? La Renzi-Boschi costituisce uno scambio politico fra questo Governo e la finanza sovranazionale. Gli obiettivi? Un assetto istituzionale più favorevole ai mercati e il salvataggio del sistema bancario italiano, in particolare di MPS.
Un sorriso sarcastico. Caricatura e satira al Museo di Roma  di Mariasole Garacci
C’è ancora tempo fino al 2 ottobre per visitare una divertente e nutrita mostra al Museo di Roma sulla caricatura tra XVII e XIX secolo, che propone una distinzione tra il ritratto caricato di matrice carraccesca e berininiana, ironico ma indulgente, e le vignette politiche dei primi giornali satirici.
Rodotà: “Solo la battaglia per la dignità può salvare la democrazia”  di Simonetta Fiori
Dal lavoro al web, dalla famiglia al fine vita Stefano Rodotà analizza una delle parole chiave della nostra contemporaneità: “Le leggi devono proteggerla, è ciò che ci rende umani”.
Alain Badiou: “Nonni e nipoti salveranno il mondo”  di Anais Ginori
“La promessa di un capitalismo dal volto umano ha fallito. La mia generazione può tramandare l’idea del possibile”. Il filosofo francese va oltre il pessimismo e pubblica un saggio col quale spera di convincere i ragazzi a cercare “la vera vita”, rifiutando “i sentieri tracciati, l’ordine costituito, l’obbedienza cieca”.
La tragedia di Abdelsalam e il lavoro al tempo del Jobs Act  di Domenico Tambasco
La triste vicenda del lavoratore egiziano morto a Piacenza è la plastica rappresentazione del lavoro contemporaneo che, sotto un’ipocrita neolingua, cela un mondo vecchio come “i padroni delle ferriere”, dominato da un crudele darwinismo sociale.
Cattiva scuola, colpa dei genitori o della politica?  di Angelo Cannatà
Il decalogo del preside di Bologna è fuorviante. Sposta l’attenzione dai veri mali della scuola – problemi gravi, strutturali, che implicano scelte e decisioni politiche – alle responsabilità (ingigantite) dei genitori.
La Moneta Fiscale per uscire dalla crisi. Appello a Renzi  di Enrico Grazzini
L’emissione gratuita di Moneta Fiscale è l’unica soluzione per riprendere il controllo della politica monetaria e fiscale, dentro le regole dell’euro ma oltre l’euro, e far ripartire rapidamente l’economia italiana, i redditi e l’occupazione con manovre fortemente espansive, senza produrre nuovo debito.
Le polveri killer dell’Ilva, una strage da fermare. Subito  di Antonia Battaglia
La morte di un altro operaio. Migliaia di tonnellate di fumi industriali che sfuggono alle centraline. Gli allarmanti dati sanitari. A Taranto è sempre più emergenza per la popolazione, anche dopo i decreti salva-Ilva. Non c’è più tempo da perdere: bonifica dello stabilimento oppure chiusura, adesso.

Eutanasia neonatale: qualche parola di verità di Eduard Verhagen
Qual è la differenza morale tra l’eutanasia e la sospensione di idratazione e nutrizione artificiale? Nei casi di bambini nati con gravissime malformazioni, in cui ogni ora e ogni giorno rappresentano uno strazio per loro e per i loro genitori, perché l’eutanasia non dovrebbe rappresentare il percorso più umano? A queste domande prova a rispondere il pediatra che in Olanda, nel 2005, ha messo a punto il primo protocollo per l’eutanasia neonatale.

Eutanasia, il problema non è l’età ma la qualità di quella vita di Umberto Veronesi
Nei Paesi che hanno sviluppato una cultura civile e giuridica sui temi del rifiuto dell’eccesso di cure e del rispetto della volontà di dire basta a una vita resa insopportabile da una malattia incurabile, l’atto di porre fine anticipatamente alla vita di un bambino straziata dal dolore, è oggetto di dibattito approfondito e di riflessione politica.

Se il Senato sponsorizza la medicina antiscientifica di Silvia Ciampoli
Organizzato a Palazzo Madama dal senatore Paolo Romani un convegno su “Medicine Tradizionali, Complementari e Non Convenzionali” per favorire l’introduzione nel Ssn di omeopatia, ayurveda e chiropratica. Il Cicap: “Irresponsabile che le più alte istituzioni pubbliche promuovano eventi antiscientifici”.
India, echi di una strage di Roberto Fagnani
Qual è la causa dell’aumento dei suicidi tra gli agricoltori indiani negli ultimi decenni? Dati alla mano, il fenomeno risulta correlato all’operato di multinazionali come Monsanto e alla diffusione dei pesticidi chimici e dei semi OGM.
IN EDICOLA

Patria Indipendente News n. 16 del 23 settembre 2016

Newsletter di patriaindipendente.it
periodico online dell’ANPI nazionale
http://www.patriaindipendente.it

 IN QUESTO NUMERO:
REFERENDUM – LA RIFORMA? UN MOSTRICIATTOLO
INTERVISTA AL PROFESSOR ALESSANDRO BIANCHI
EDITORIALE – QUESTO PAESE È UN RING
ANDREA LIPAROTO
SUICIDI, VIOLENZE E MEDIA DIGITALI
INTERVISTA ALLA RICERCATRICE SIMONA TIROCCHI
L’8 SETTEMBRE: SCRIVONO PRIMO DE LAZZARI, CESARE DE SIMONE,
TONI ROVATTI, GIOVANNI DE LUNA
“COM’È DIFFICILE CANTARE QUANDO DEVO CANTARE L’ORRORE”
RICORDANDO VICTOR JARA, DI CHIARA FERRARI
LA COPERTINA

LA RIFORMA? UN MOSTRICIATTOLO
Natalia Marino
Alessandro Bianchi: “In un sistema democratico ciò che conta principalmente è la rappresentanza parlamentare. E non si può sacrificare in nome della governabilità”
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/idee/copertine/la-riforma-un-mostriciattolo/
L’EDITORIALE
Questo Paese è un ring
Andrea Liparoto
Una riforma costituzionale che ha diviso il Paese, con l’inedita aggravante della sollecitazione di tifoserie senza limiti, senza remore, senza storia verrebbe da dire
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/idee/editoriali/questo-paese-e-un-ring/

IN PRIMO PIANO
SERVIZI –  Ermanno Rea, il napoletano critico e appassionato Antonio Frattasi
Scrittore, giornalista, uomo di cultura. Una vita come osservatore della realtà partenopea e italiana. Da “Mistero napoletano”, premio Viareggio nel 1996, al postumo “Nostalgia”. Novant’anni, fedele agli ideali della giovinezza
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/ermanno-rea-il-napoletano-critico-e-appassionato/
SERVIZI – Rassegnazione e silenzio o avvio della riscossa? Giovanni De Luna
Il problema della scelta dopo il crollo dell’impalcatura burocratico-militare dello Stato. “In mezzo alla fuga del re, all’ignavia dei generali, alla protervia dei nazisti, ognuno fu costretto a riappropriarsi di quella pienezza della sovranità individuale alla quale si rinuncia ogni volta che si sottoscrive un patto di cittadinanza”
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/rassegnazione-e-silenzio-o-avvio-della-riscossa/

L’EMAIL
Il dramma della scuola italiana Tomaso Bozzalla Cassione
In questi mesi il Governo ne sta combinando una dietro l’altra e a farne le spese sono, al momento, la maggior parte dei professori. Tutto questo sta causando dei danni molto gravi alla scuola italiana, ma purtroppo nessuno ne parla
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/idee/lemail/il-dramma-della-scuola-italiana/

SERVIZI
Smuraglia-Renzi: il testa a testa di Bologna
Gianfranco Pagliarulo
La sera del 15 settembre quasi due ore di confronto sul referendum. Il presidente dell’ANPI: “Noi riteniamo che sia stravolto il testo della Carta”. Il presidente del Consiglio: “Abbiamo applicato l’articolo 138 e non c’è nessun attacco alla democrazia”
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/smuraglia-renzi-il-testa-a-testa-di-bologna/

IN PUNTA DI PENNA – Filastrocca dell’ingerenza Zazie
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/idee/in-punta-di-penna/filastrocca-dellingerenza/

UE: come (ma non sempre bene) si contrasta il terrore Filippo Giuffrida
Nell’Unione strumenti operativi, ma ancora insufficienti. Il pericolo del “ritorno” dei “foreign fighters”. La propaganda jihadista sui social. Meglio un’Europa mediatrice che belligerante
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/ue-come-ma-non-sempre-bene-si-contrasta-il-terrore/

INTERVISTE – Suicidi, violenze e media digitali Antonella De Biasi
Intervista con Simona Tirocchi, ricercatrice dell’Università di Torino. Cosa hanno in comune le ragazze che filmano abusi su una loro amica e poi li mettono su WhatsApp e la giovane donna che si suicida per la gogna mediatica sul video hard. Il problema della mancanza di educazione ai media digitali
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/interviste/suicidi-violenze-e-media-digitali/

Uno sconcertante articolo sull’Unità online Valerio Strinati
“Chi invita a votare No sceglie di tradire il coraggio e lo spirito dei padri costituenti che in periodo post-bellico, all’indomani della fine del ventennio fascista, hanno disegnato una prima parte della Costituzione che è la più bella del mondo, consegnando alle future generazioni (cioè a noi) il compito di aggiornare la seconda parte, frutto in quella precisa fase storica di un compromesso tra le forze politiche finalizzato alla non decisionalità del sistema”
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/uno-sconcertante-articolo-dellunita-online/

Referendum: la CGIL invita a votare No Redazionale
“Ferma restando la libertà di posizioni individuali diverse di iscritti e dirigenti, trattandosi di questioni costituzionali, dopo questi mesi di discussione sul merito della riforma, l’Assemblea generale della CGIL invita a votare NO in occasione del prossimo Referendum costituzionale. L’Assemblea generale impegna tutte le strutture a diffondere queste valutazioni”
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/referendum-la-cgil-invita-a-votare-no/

Carlo Azeglio Ciampi, il Presidente e la Brigata Maiella
Carlo Smuraglia
“Ho saputo della sua morte con il dolore e il rimpianto per la perdita di una persona straordinaria, in cui la mitezza si univa alla fermezza ed in cui le scelte furono sempre ispirate alla più rigorosa coerenza”
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/carlo-azeglio-ciampi-il-presidente-e-la-brigata-maiella/

Dopo l’8 settembre Primo De Lazzari
Sbandamento, ma anche l’inizio della Resistenza. Donne e uomini di tutti i ceti sociali uniti contro l’occupazione
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/dopo-l8-settembre/

Roma: i tre giorni della rivolta Cesare De Simone
Dall’8 al 10 settembre 1943: la cronaca viva e palpitante della reazione all’occupazione tedesca, dai Martiti della Magliana alla battaglia di Porta San Paolo. Dal libro di Cesare De Simone “Roma città prigioniera – I 271 giorni dell’occupazione nazista (8 settembre 1943-4 giugno 1944)” editore Mursia, 1994
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/roma-i-tre-giorni-della-rivolta/

Dal caos alla scelta per salvare l’Italia Toni Rovatti
1943: 25 luglio, 8 settembre, inverno. La destituzione del duce. L’armistizio dell’8 settembre. Il problema della scelta. La dissoluzione dell’esercito. Le rivolte. L’occupazione tedesca. Lo sbarco degli alleati. La nascita della RSI
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/dal-caos-alla-scelta-per-salvare-litalia/

Stragi naziste e fasciste in Italia: le vittime e i carnefici
Isabella Insolvibile
Concluso il convegno di Milano sull’“Atlante delle stragi”. L’impegno di Italia e Germania. Il ruolo dell’ANPI e dell’INSMI. L’opportunità di una più ampia ricerca a livello europeo
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/stragi-naziste-e-fasciste-in-italia-le-vittime-e-i-carnefici/

TERZA PAGINA
PENTAGRAMMA – “Com’è difficile cantare quando devo cantare l’orrore”
Chiara Ferrari
Víctor Jara: la musica, la poesia, l’impegno politico e sociale. E poi il massacro da parte degli torturatori capeggiati da Pinochet. Data dell’assassinio: settembre 1973. Trentatré anni fa
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/pentagramma/difficile-cantare-devo-cantare-lorrore/

LIBRARSI – L’ANPI, la sua storia e la sua vita Daniele De Paolis
Federico De Angelis, “Per una storia dell’A.N.P.I. – Ricordare il passato, capire il presente, costruire il futuro”, Lampi di stampa (Milano, 2016) pag. 210, € 13,80
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/librarsi/lanpi-la-sua-storia-e-la-sua-vita/

LIBRARSI – La grande bugia del “sangue dei vinti” Irene Barichello
Mimmo Franzinelli, Nicola Graziano, Un’odissea partigiana – dalla Resistenza al manicomio, Feltrinelli 2015, pp. 224, euro 18.
Nel dopoguerra numerosi partigiani incarcerati o internati negli ospedali psichiatrici giudiziari per lunghi anni dopo processi civili per azioni di guerra. L’amnistia e un sistema giudiziario restato fascista. La ricostruzione delle storie di sette reclusi nel manicomio di Aversa
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/librarsi/la-grande-bugia-del-sangue-dei-vinti/

FORME – Guttuso: quando il pennello racconta Francesca Gentili
“I funerali di Togliatti”: nell’opera un grande evento del tempo dell’Autore, non una descrizione asettica ma la rappresentazione di desideri e speranze; nella folla, rigorosamente tracciata in bianco e nero, i grandi del comunismo internazionale
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/forme/guttuso-quando-il-pennello-racconta/

RED CARPET – Venezia: luci, ombre. E note stonate
Serena D’Arbela
Al festival del cinema, Leone d’Oro a “The woman who left”. Delusa l’attesa per i film italiani. Solo un premio a “Liberami” di Federica di Giacomo. Impressione finale: impari lotta tra obbiettivi industriali e istanze d’arte
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/red-carpet/venezia-luci-ombre-e-note-stonate/

ULTIME DA PATRIA
PROFILI PARTIGIANI –  Da contadino sardo a Maggiore dell’esercito jugoslavo
Maurizio Orrù
La lunga storia di Giovanni Cuccu “Ivo”. Al 3° battaglione “Isonzo” per punizione, prima rifiuta la tessera del Fascio, poi diventa partigiano in Jugoslavia, infine vicecomandante del IV Battaglione della Brigata “Sercer”
Leggi a http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/profili-partigiani/da-contadino-sardo-a-maggiore-dellesercito-jugoslavo/
… e poi puoi trovare tutti gli articoli delle uscite precedenti
cercandoli per:
 sezioni
 temi (i tag #)
 autori
su
www.patriaindipendente.it
La nostra lista si trova all’indirizzo

Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

Via degli Scipioni, 271

Roma, Lazio 00192

Italy

Autore: redazione Pomigliano d’Arco, la corte d’Appello ribalta la sentenza pro-Fiat: i cinque operai di Nola devono rientrare nel loro posto di lavoro da: controlacrisi.org

La corte di Appello del Tribunale di Napoli non ha dubbi: i 5 operai licenziati dalla Fiat di Pomigliano dovranno tutti rientrare la lavoro. Il loro licenziamento è stato dichiarato illegittimo dai giudici. Mimmo Mignano, Marco Cusano, Roberto Fabbricatore, Massimo Napolitano e Antonio Montella il 5 giugno del 2014 esposero davanti al reparto logistico Fiat di Nola un fantoccio impiccato a un patibolo, un fantoccio raffigurante il viso di Marchionne. Una protesta provocatoria – “satirica” secondo chi manifestava – attuata per manifestare contro i suicidi di due operai cassintregrati del reparto, Pino De Crescenzo e Maria Baratto. Subito dopo il licenziamento voluto dalla Fiat. Sulla vicenda si è pronunciato due volte il tribunale di Nola, che ha sempre dato ragione a Marchionne respingendo la richiesta di rientro dei cinque lavoratori. Ma l’Appello del tribunale civile di Napoli ha ribaltato la scena,. Mignano e compagni potevano manifestare anche in quel modo tanto discusso. Dovranno rientrare in fabbrica.

ANPInews n.216

 

Su questo numero di ANPInews (in allegato):

 

 

APPUNTAMENTI

 

 

”Le ragioni del NO”: il 29 settembre a Cinisello Balsamo iniziativa pubblica promossa dal locale Comitato per il NO alla riforma costituzionale. Interverranno, tra gli altri, Carlo Smuraglia e Armando Spataro, Procuratore capo di Torino

 

”Un NO di buone ragioni”: il 4 ottobre a Milano iniziativa pubblica promossa dalla CGIL. Interverranno, tra gli altri, Carlo Smuraglia e Alessandro Pace, Presidente del Comitato nazionale per il no alla riforma costituzionale.    

    

 

ARGOMENTI

 

Notazioni del Presidente Nazionale ANPI, Carlo Smuraglia:

 

“L’Atlante delle stragi naziste e fasciste” come strumento di memoria

 

A dicembre si vota

 

Il “NO” e la storiaanpinews-n-216-1

Convegno: Le ragioni del NO ANPI CATANIA E COMITATO PER IL NO CATANIA

Catania 8 Ottobre Via Crociferin.40
Siete tutte e tutti invitati a partecipare all’evento
ORE 17.30 Convegno: Le ragioni del NO con il professore Alessandro Pace Presidente del comitato per il NO intervistato dalla giornalista Roberta Fuschi.
ORE 20.00 FESTA con spettacolo di canzoni della Resistenza con la band ” Legendary Sounds” e letture sulla Costituzione a cura dii Aldo Toscano e Grazia Loria.
Cena locandina-evento

NOI ANPI al referendum confermativo contro le modifiche costituzionali del Senato votiamo NO

14358689_10205479464066384_7348460554576006588_n

Superstruttura criminale fra mafia e settori deviati della massoneria Mafia, Scarpinato: “Segmenti di classe dirigente ed élite insieme in cabine di regia decidono le leggi: è la ‘massomafia’” da: ilfattoquotidiano.it


Redazione
domenica 25 settembre 2016 19:07

Il procuratore generale di Palermo, parlando a Insolvenzfest, ha raccontato l’evoluzione del fenomeno: “Esaurito il carburante della spesa pubblica illimitata, l’organizzazione è diventata un’agenzia che offre sul mercato beni e servizi, dalla cocaina allo smaltimento illecito dei rifiuti, creando accettazione sociale. In più è emersa un’oligarchia che non si sporca le mani con la violenza ma tratta alla pari con i colletti bianchi dello Stato”. Gli strumenti di contrasto non hanno tenuto il passo e “c’è il pericolo di un progressivo disarmo” dello Stato. Davigo, presidente dell’Anm: “Chi critica gli indici di corruzione percepita di solito la corruzione ce l’ha in simpatia”
di Chiara Brusini.
Una mafia “a bassa intensità di violenza”, che si occupa soprattutto di “offrire beni e servizi – dalla cocaina alle prostitute allo smaltimento illecito dei rifiuti – a un mondo di cittadini normali e di imprese che li vuole” . E in questo modo “crea accettazione sociale” e rende inservibili le armi a disposizione del sistema giudiziario, creando il pericolo di un “disarmo progressivo”.
A un livello ancora più alto, “élite criminali” che affiancano “pezzi di classe dirigente” nelle “cabine di regia in cui si fanno leggi ad hoc e si decidono grandi affari, come le privatizzazioni dell’energia e dell’acqua”. E’ la “massomafia” della Terza Repubblica descritta da Roberto Scarpinato, procuratore generale di Palermo, a Insolvenzfest 2016 – Dialoghi interdisciplinari sull’insolvenza.
“Gli strumenti giuridici che abbiamo sono stati costruiti per la mafia dei brutti sporchi e cattivi. Ma i mafiosi non sono più così: stanno diventano persone che ci assomigliano sempre di più”, ha avvertito il magistrato. “Va a finire che non si sa più se abbiamo davanti il concorso esterno di amministratori pubblici negli affari sporchi della mafia o il concorso esterno dei mafiosi negli affari sporchi dei colletti bianchi.”.
Secondo Scarpinato la globalizzazione e il trasferimento del controllo sui bilanci pubblici europei dai governi nazionali a Bruxelles hanno cambiato alla radice anche l’universo mafioso. Che ha attraversato una vera e propria selezione della specie: dopo la firma dei trattati di Maastricht e il varo del fiscal compact le mafie tradizionali, cresciute in un’economia “drogata da una spesa pubblica potenzialmente illimitata, che alimentava il management del sottosviluppo”, hanno perso terreno in favore di quelle mercatiste. Che non si sporcano le mani con l’estorsione e altre attività criminali ad alto rischio – quelle le lasciano a una manovalanza usata come “carne da cannone” – ma pensano ad offrire al mercato tutto ciò che chiede, a prezzi concorrenziali.
“Hanno imparato la lezione di Lucky Luciano”, ha raccontato il magistrato che dal 2005 al 2010 ha diretto il dipartimento Mafia-economia della procura palermitana. “Gestiscono eroina, cocaina, tabacchi di contrabbando, prostituzione, gioco d’azzardo. Beni che tanti normali cittadini vogliono. In più al Nord la ‘ndrangheta offre sul mercato servizi richiesti da migliaia di imprese perché consentono di abbattere i costi di produzione e massimizzare i profitti: se devi costruire un grattacelo in centro a Milano ma prima occorre demolire una palazzina piena di amianto, il colletto bianco della mafia te lo propone a un costo di 40 contro i 100 del mercato legale”.
Un esempio? “Lungo la Milano-Desio abbiamo trovato una discarica di 65mila metri quadri: gli ‘ndranghetisti hanno acquistato i terreni agricoli a un prezzo superiore a quello di mercato, poi hanno proposto alle industrie del bergamasco di smaltire i loro rifiuti pericolosi risparmiando e li hanno sepolti in quei terreni, in buche profonde 9 metri. Dopo di che hanno ottenuto l’edificabilità e ci hanno costruito sopra delle case che hanno venduto sottocosto. Così sono tutti contesti, dai liberi professionisti coinvolti agli amministratori locali ai cittadini”.
Un modus operandi che, appunto, non crea opposizione ma accettazione sociale. “Non è paura: fanno leva sugli interessi personali. Il risultato è che i nostri strumenti di contrasto diventano inadeguati: una sezione della Cassazione, davanti a un caso di mafia al nord senza atti di violenza sul territorio, ha stabilito che si trattava di “mafia silente” e dunque non c’era reato, perché mancava il requisito dell’articolo sull’associazione mafiosa che dice che per configurarla ci vuole, appunto il metodo mafioso”. Un’altra sezione ha aggirato l’ostacolo appigliandosi al fatto che si trattava di “una cellula della casa madre calabrese, la quale in Calabria il metodo mafioso lo usa. Una giravolta giuridica, sintomo che il sistema di fronte a questa evoluzione è in sofferenza. Anche sequestro e confisca non funzionano più se la mafia non investe in palazzi ma in fondi e strumenti finanziari”.
In pratica “c’è un gap conoscitivo tra la nuova realtà della mafia e quello che l’opinione pubblica ma anche molti operatori di giustizia pensano. Ma se pensi che quando non ci sono una pistola puntata e una coppola storta non c’è mafia, c’è il pericolo di un disarmo progressivo”, avverte Scarpinato. “E’ un problema non solo da giuristi, ma criminologico, politico e sociale: occorre un ripensamento complessivo dell’intervento giuridico contro le mafie mercatiste, che tenga conto di questi confini sempre più sfumati”.
Ma c’è di più, c’è un terzo livello: “Nuove forme criminali che nascono dall’ibridazione di segmenti della classe dirigente che praticano in modo sistematico il crimine, per esempio attraverso la corruzione, e aristocrazie mafiose che confluiscono in nuove superstrutture, sistemi criminali, comunità di élite”.
E’ quella che Scarpinato definisce la “massomafia”.
“La ndrangheta non esiste più. Adesso fa parte della massoneria, è sotto ha pero le stesse regole”, dice un boss intercettato nell’ambito dell’inchiesta Mammasantissima.
 “Bisogna modernizzarsi: il mondo cambia e bisogna cambiare tutte le cose”. Si può chiamarla massomafia o “P4, P6, P9” e il canale che la alimenta è la corruzione, “diventata un fenomeno incontenibile e in crescita costante perché nel nostro Paese si è venuto a creare, di fatto, uno statuto impunitario“.
“In carcere a espiare pene per reati contro la pubblica amministrazione non c’è praticamente nessuno”, ha ricordato il procurato di Palermo, “perché ci sono leggi che hanno azzerato i rischi e il costo penale che paghi se vieni scoperto. La prescrizione massima è di sette anni e mezzo: in Sicilia si sta prescrivendo il processo per una delle maggiori truffe su fondi Ue per la formazione, il caso Ciapi. La riforma? Pannicelli caldi. Quest’anno io ho chiesto al ministro, per l’ennesima volta, di estendere il raddoppio dei termini di prescrizione che vale per i reati di mafia a quelli contro la pa. Ma non se ne fa mai nulla. Poi servono gli infiltrati. Ma anche di questo non si fa mai nulla. Così l’impunità è garantita”.
Sulla stessa linea, per quanto riguarda la necessità delle operazioni sotto copertura per combattere la corruzione, anche il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, che durante Insolvenzfest ha auspicato anche un sistema premiale molto più spinto – fino alla garanzia dell’impunità – per indurre a collaborare il pubblico ufficiale corrotto che viene scoperto. “Gli strumenti che abbiamo a disposizione oggi sono del tutto inefficaci”.
Quanto a “chi critica gli indici di corruzione percepita, di solito ha in simpatia la corruzione”, ha chiosato Davigo. “Per avere un’idea di quanto pesa sull’economia italiana basta guardare l’indice messo a punto dalla professoressa Miriam Golden e dal professor Lucio Picci: la misura in ragione del costo delle opere pubbliche dedotto l’indice orografico, che ovviamente su quel costo incide. Risultato: in Spagna l’alta velocità ferroviaria è costata circa 9,8 milioni al chilometro, in Francia 10,1. In Italia la Torino-Milano, che è tutta pianura, l’abbiamo pagata 77 milioni al chilometro”.