cominicato stampia ANPI CATANIA: Omofobia e fascismo contro la sede di Arcigay Catania

 

L’ANPI di Catania denuncia “lo stupido” e becero atto contro la sede dell’Arcigay di Via Vittorio Emanuele 245, che ha divelto l’insegna dell’Arcigay e la bandiera dell’ANPI ( Associazione Nazionale Partigiani d’Italia)  che sventolava dal balcone. L’associazione ANPI trova qui ospitalità per lo svolgimento della propria attività.
L’omofobia è parte integrante del pensiero fascista, per cui qualsiasi atto contro i gay è anche un atto contro la nostra associazione che è schierata nella difesa dei diritti di tutti come prevede la nostra Costituzione.
Oggi, in un periodo di revisionismo storico, il fascismo è assolto da molti, e quindi  autorizza gli “stupidi” a degli atteggiamenti provocatori nei confronti di chi lotta per i propri diritti e per la libertà.
L’ANPI continuerà a svolgere la sua attività nella sede dell’Arcigay  e ripristinerà la bandiera.
La Presidente ANPI Santina Sconza
 

CATANIA: Atto vandalico alla sede dell’Arcigay Staccate l’insegna e una bandiera dell’Anpi da Ctzen

 

 

Amara sorpresa per gli attivisti dell’associazione che stamattina non hanno potuto fare altro che constatare i danni alla sede di via Vittorio Emanuele, in pieno centro. «Un atto becero», come lo definisce il presidente Giovanni Caloggero, da collegare probabilmente all’intenso impegno delle ultime settimane per la giornata contro l’omofobia

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Un’insegna divelta e una bandiera dell’Associazione partigiani staccata dalla sua asta. Attorno, una lunga scia di quella che probabilmente è urina. Questo lo spettacolo che ha accolto gli attivisti dell’Arcigay di Catania al loro arrivo nella sede di via Vittorio Emanuele 245. «Un atto becero», lo definisce Giovanni Caloggero, presidente dell’associazione. Inaspettato, ma forse non troppo: «E’ la prima volta che accade una cosa del genere», spiega Caloggero che collega quanto successo con l’intenso impegno dell’Arcigay nelle ultime settimane per la giornata mondiale del 17 maggio contro l’omofobia. «La visibilità, purtroppo, può portare anche queste conseguenze».

 

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«Qualcuno ha staccato e rotto l’insegna rainbow sopra la porta d’ingresso e ha tirato la bandiera dell’Anpi che pendeva da un balcone», racconta il responsabile che adesso si rivolgerà alle forze dell’ordine. «Andremo alla Digos per denunciare quanto accaduto», anticipa.

 

Attraverso un comunicato stampa, l’associazione fa sapere di non considerare l’evento una minaccia: «Non è certo un’insegna rotta che ci impedirà di proseguire le nostre lotte e i nostri percorsi di costruzione di una politica differente e di una cultura dell’alterità – scrivono – e di avere uno spazio di libertà, di affermazione, di testimonianza, dove ciascuno di noi possa partecipare attivamente, ideare, programmare e confrontarsi». E concludono: «Sostituiremo l’insegna con una ancora più bella e ripristineremo la bandiera dei compagni e delle compagne dell’Anpi».

LETTERA D’AMORE A DARIO da: altritalia di Franca Rame.


L’ultimo commovente post che Franca Rame ha scritto sul suo blog nel gennaio 2013, pochi mesi prima di morire: un testamento leggero, una lettera d’amore a Dario Fo.

CHI È DI SCENA.
Sono nata nel 1929.
Quando ero piccola, sette, otto anni, mi veniva in testa un pensiero che mi esaltava: morire.
Quando morirò?
Com’è quando si muore?
Come mi vestirò da morta?
Forse mamma mi metterà quel bel vestito che m’ha cucito lei di taffetà lilla pallido orlato da un bordino di pizzo d’oro.
“Sembri un angelo! Quanto è bella la mia bimba che compie gli anni!” mi diceva.
A volte mi stendevo sul lettone di mamma: vestito, calze, scarpe, velo bianco in testa, una corona del rosario tra le mani poste sul petto (tutta roba della Cresima), felice come una pasqua aspettavo che qualcuno mi venisse a cercare e si spaventasse.scoppiando in singhiozzi. “E’ mortaaa! Franchina è mortaaaaa?!” E tutti a corrermi intorno piangendo. arrivavano i vicini, il prete e tutti rosariavano in coro.
Arrivasse un cane di un cane. Nessuno spuntava.
Nell’attesa mi addormentavo.
Al risveglio ero incazzata nera.
“La prossima volta vi faccio vedere io!” bisbigliavo minacciosa.
Poi mi sgridavo: “Cattiva, sei cattiva!!! Dare un dolore così grande alla tua mamma. Vergognati! Con tutti il bene che ti vuole.”
“Ascoltami Franchina. – mi diceva mamma – ci sono delle regole nella vita che vanno rispettate, ogni giorno: non poltrire nel letto, la prima cosa che devi fare, come apri gli occhi è sorridere. Perché? Perché porta bene. La seconda correre in bagno, lavarti con l’acqua tiepida, orecchie comprese, velocemente, vestirti. Far colazione e via di corsa a scuola. Salutare con un sorriso le persone che conosci, se aggiungi al sorriso un ciao-ciao con la manina è ancora più gentile. Non dare confidenza ai maschi. Tenerli a rispettosa distanza. Non accettare dolci o regali da nessuno.specie se uomini. Non parlare mai con gli estranei. Mi raccomando bimba, non prendere freddo, d’inverno sempre la cuffietta di lana all’uncinetto con i pom-pom rosa che ti ha regalato la zia Ida.gli stivaletti rossi di Pia (mia sorella maggiore) che non le entrano più. Ti voglio bene-bene-bene.” Lo ripeteva tre volte con ardore perché mi si inculcasse bene nel cervello. “Fai attenzione a tutto. come attraversi la strada.guai se vai sotto a una macchina. Ti rompi tutta.ricordati che ci ho messo nove mesi a farti!”
Me ne andavo felice.Un po’ soprappensiero per quei nove mesi di lavoro per la mia mamma a farmi. E’ stata impegnata per un bel po’ di tempo.tutti quei mesi!
La vedevo intenta a mettere insieme i pezzi.
Ma dove li prendeva?
Forse c’eran dei negozi nascosti che li vendevano: “Vorrei due gambette con i piedini, due braccine con le manine, un corpicino, la testolina no.ho una bellissima bambola lenci di quando ero piccola.ci metto quella. “Chiederò a mamma, quando sarò più grande che mi spieghi come ha fatto a confezionarmi.
Ora siamo nel 2013. Da allora sono passati molti anni. Sono arrivata agli 84 il 18 luglio. Faremo una bella festa tutti insieme.
Quando Jacopo era piccolo, a Natale arrivavano regali da ogni parte.più i nostri.
Li posavamo tutti sul tavolone della sala da pranzo. Come il bimbo si svegliava lo si portava tenendolo in braccio davanti a tutto quello che aveva portato il Bambin Gesù. Ci si incantava a guardarlo.
Meraviglia, felicità, grida, risate. “Grazie Bambin Gesù.grazie!!!” gridava guardando verso il soffitto come fosse il cielo.poi seduto sul tappeto a scoprire e godersi i suoi giochi.
All’arrivo della torta con le candeline, non riuscivamo a convincerlo a soffiare per spegnerle.
“Lo devi fare! Soffia!!”
“Perché?”
“Perché cresci più in fretta! Soffia!”
Era un bimbo molto curioso e pensoso. Chiedeva sempre: e cosa vuol dire questo e perché no.Una volta sui 5 anni, stava appoggiato al davanzale del balcone su di una sedia con un filo in mano che agitava. “Che fai Jacopino?”
“Do da mangiare al vento.”
Ero un po’ preoccupata.
Mi diverto molto con le mie nipotine. Quando Mattea (la figlia di Jacopo) era piccola, sui sei anni e veniva a trovarci a Sala di Cesenatico a passare l’estate con noi, le preparavo una festa alla grande. Compravo al mercato di tutto.non che spendessi tanto. Nascondevo i regalini spargendoli nel giardino tra alberi e cespugli e via con il gioco del “freddo e caldo”: si girava di qua e di là.davo segnali dei nascondigli dicendo “fredddo. freddo. tiepidino caldino. caldo, caldissimo. oddio brucia!” Mattea infilava la manina nel cespuglio, trovava il pacchetto, si sedeva su prato e lo scartava mandando grida di gioia.
Una mia cara amica, Annamaria Annicelli aveva un grande negozio dove vendeva di tutto e mi regalò per Mattea un mare di Barbie con fidanzato Ken. Cartoncini con guardaroba completo: abiti per tutte le occasioni.
Come ogni estate per anni, arrivò la mia dolce bimba più bella che mai. Le sbatto un uovo con zucchero e cacao – la rusumàta si chiama a Milano – che le piace tanto. Se la mangia leccandosi i baffi.
“Vieni, andiamo a fare il gioco del caldo-freddo.”
Lancia un urlo di felicità.
Le avevo preparata una festa alla grande. E via che si parte: freddo. freddo. tiepidino. caldo. caldissimo! E dal cespuglio estrae una Barbie.poi un’altra.poi il fidanzato Ken, cartelle con abiti.ad un certo punto si lascia andare sull’erba sfinita: “E’ troppo nonna. è troppo!” Quando Jacopo, dopo tre mesi, veniva a prenderla era un momento triste per tutte e due. Ce ne stavamo abbracciate e silenziose in attesa della partenza. Saliva in macchina. La salutavo con la mano e mi scendevano le lacrime.pure lei piangeva. Cercavamo tutte e due di sorridere. ma si faceva fatica.
Una gran fatica.
Una volta, quando eravamo più giovani Dario ed io ci si faceva festa ai compleanni. Festa? Una festicciola.nulla di speciale. La torta, le candeline.dell’anno prima, qualche amica, amici.Ricordo invece un fantastico compleanno, il mio settantesimo a Sala di Cesenatico. Non mi aspettavo nulla di speciale. Invece.
Quella mattina mi svegliai un po’ tardi, Jacopo venne a prendermi in camera dicendomi che Dario aveva bisogno di me.Neanche la mattina del mio compleanno posso restare disoccupata.scendo le scale, esco in veranda, e lì mi trovo una folla con i musicisti che suonavano, clown e maschere e tanta gente, amici venuti da ogni parte, ci saranno state cento persone, tutti a cantare tanti auguri a te.Mi sono messa ad abbracciare tutti uno per uno.Erano veramente tanti, che a un certo punto mi sono dovuta sedere.Anche per l’emozione. Poi siamo andati a mangiare fuori, sul porto canale di Cesenatico, e anche lì c’erano parecchi amici che erano venuti a festeggiarmi. Ogni tanto mi stupisco di quanta gente mi voglia bene. È proprio una grande fortuna.
UNA STELLA SUL LETTO?!
Una volta mi piaceva guardare il cielo di notte. Specie in inverno. Sottozero il blu è più intenso. Le stelle spiccano come brillanti.
Preziose.
Ieri notte niente. Ce ne erano poche ma una ha attirato la mia attenzione era una stella senza luce, piatta come fosse di plastica opaca.
“Vieni qui” le ho detto. hai dei problemi? Ti vedo giù..” In un attimo eccola sul mio letto, senza nemmeno rompere i vetri della finestra.
La guardo incredula. non so come comportarmi.
UNA STELLA SUL LETTO?!
L’astro si rizza su una punta. prendendo colore lentamente.
Una luce iridescente illumina la mia stanza.ma non smargiassa di chi vuol strafare.appena appena per farsi notare.
“E’ così facile avere una stella vera in casa? Basta chiamarla?” penso. “E’ facile per forza. – mi risponde – sono te.”
“Sono una stella?” – dico senza meraviglia, anzi un po’seccata – mi stai prendendo per il sedere?” Avrei detto volentieri culo, ma non volevo darle confidenza.
“Dì pure culo cara, non mi scandalizzo.” e fa una risata a piena gola.
Una stella che dice culo e mi sghignazza dietro!
Ero scandalizzata! Non c’è più religione!
“Bigottona! Son qui per aiutarti. sono te, quindi la tua più grande amica. Sei giù di morale.hai pensieri fissi che ti fan dormire male. Perché vuoi ammazzarti?”
Mi manca il respiro. Un qualcosa mi sale lento dallo stomaco alla gola: un magone che mi soffoca.
“Lasciati andare. non trattenere le lacrime.ci sono io vicino a te.sono scesa apposta da lassù.tutta per te!”
Le lacrime non si fanno pregare, si rincorrono sulle mie guance una dopo l’altra. I singhiozzi escono strazianti anche se in realtà non si sentono.
Allunga una punta, quella di sinistra e mi fa una carezza.
Ma dai.sto sognando.la stella sul letto in punta di stella che mi accarezza con la sinistra.una stella mancina.Mio dio.ha pure 5 punte!
Una stella delle Brigate Rosse!
“Non stai sognando.conosco la ragione della tua voglia di morire ma solo se ne parli, se svisceriamo il problema insieme, lo risolviamo. Parola di Stella!”
Respiro profondamente. Sto per dire qualcosa che mi costa.
“Sono tanto triste perché sono disoccupata. Ho perso il mio lavoro.”
“Come hai perso il tuo lavoro? Sei dalla mattina alla sera al computer.scrivi, scrivi, scrivi senza alzare nemmeno gli occhi.”
“Sì lo so, ma questo non è il mio lavoro. Sono nata il teatro, a 8 giorni ero già in scena.ho sempre recitato. Da 8 giorni a 81 anni. avevamo in scena “L’anomalo bicefalo” una satira su Berlusconi. Ci divertivamo un sacco! Ma eravamo nell”83. quanti anni son passati?”
“Ti stai dimenticando di Mistero buffo,..L’avete fatto tanto.”
“Sì hai ragione.ma ora non si fa più nemmeno quello.
Poi uno spettacolo ogni morte di vescovo, che ne muoiono pochissimi.
Sono felice di aiutare Dario che è il MIO TUTTO, curare i suoi testi, prepararli per la stampa, ma mi manca qualcosa. quel qualcosa che non mi fa amare più la vita.
È per questo che voglio morire.
Ma non so come fare.
Immersa nella vasca da bagno e tagliarmi le vene?
Poi penso allo spavento di chi mi trova in tutto quel rosso.
Buttarmi dalla finestra, ma sotto ci sono gli alberi e finisce che mi rompo tutta senza morire: ingessata dalla testa ai piedi.
Avvelenarmi con sonniferi.ci ho già provato una volta.tre, quattro pastiglie e acqua. avanti così per un po’ e mi sono addormentata con la testa sul tavolo.
Insomma, morire è difficilissimo!
A parte che mi ferma anche il dolore che darei a Dario a Jacopo alla mia famiglia, Nora, Mattea, Jaele (la più bella della famiglia) e tutto il parentado.alle amiche, amici.
Penso anche al mio funerale e qui, sorrido. Donne, tante donne, tutte quelle che ho aiutato, che mi sono state vicino, amiche e anche nemiche. vestite di rosso che cantano “bella ciao”.
Che tristezza essere disoccupata. “Hai messo in scena molti spettacoli che hanno avuto gran successo ed eri sola – prosegue la Stella.Tutta casa letto e chiesa, Parliamo di Donne, Sesso? Grazie tanto per gradire, Legami pure che tanto spacco tutto lo stesso, Il funerale del padrone, Il pupazzo giapponese, Michele ‘Lu Lanzone e altri ancora che non mi ricordo. dovrei andare su internet ma non ne ho voglia.
Perché non ne rimetti uno in scena?”
Ma.sono abituata con Dario.
L’ho conosciuto in palcoscenico nel ’51. abbiam fatto tourné, avuto successo. anche troppo. Dopo anni di fermo abbiam debuttato per due soli spettacoli in settembre del 2012 con “Picasso desnudo”.
E adesssssso? Ci metto sei S per sottolinearti bene il concetto. Adesso nulla! Nessun programma futuro. Deglutisco per mandar giù il magone
Dovresti aiutarmi tu Stella, dammi la forza. la voglia.
“Che piagnona! – mi urla, mi hai proprio rotto i.No, non lo posso dire perché lassù si incaz.Mamma mia solo parolacce mi vengono.è perché sono scesa in terra.qui ci si sporca!
Potresti mettere in scena un testo da recitarti tutto da sola.hai un mare di materiale a disposizione. Li conosco tutti i tuoi monologhi mai rappresentati.”
“Ma smettila, conosci i miei monologhi..”
“Certo, sono te!”
“Ah sì.Hai ragione.Sì, potrei farlo.ma poi penso a Dario la sera sperduto davanti alla tv. che se ne va a letto senza chiudere né tapparelle, né porta. Lo sento che si gira e rigira tra le lenzuola pensandomi.preoccupandosi e.quindi sto qui, accanto a lui. Lo amo tantissimo.ma sono proprio triste. infelice.ciao me ne vado.”
“Ma dove vai? Ti vuoi nascondere a piangere? Piangi qui piccola.tra le mie braccia.”All’improvviso si ingrandisce a vista d’occhio si trasforma in una coperta di lana morbida lucente e mi avvolge tutta. Un brivido di piacere attraversa il mio corpo. mi sento via via rilassata e sulla bocca mi spunta un sorriso.il più dolce della mia vita
Caro Dario tutto quanto ho scritto è per dirti che se non torno in teatro muoio di malinconia. Un bacio grande.

Franca Rame (Parabiago, 18 luglio 1929Milano, 29 maggio 2013)

I 23 giorni della città di Alba( Daniele Biacchessi & GanG

CARABINIERI. INIZIA LO SCIOGLIMENTO DELL’ARMA, SARA’ SOSTITUITA DALL’EUROGENDFOR

 

l’Arma dei carabinieri, in osservanza del trattato di Velsen procede a tappe forzate al proprio smantellamento con la chiusura di numerosi reparti, sino all’inevitabile scioglimento dell’Arma.

 

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La legge n.84 del 12 giugno 2010 riguarda direttamente l’Arma dei Carabinieri, che verrà assorbita nella Polizia di Stato, e questa degradata a polizia locale di secondo livello. Allo stesso tempo, l’art.4 della medesima legge introduce i compiti dell’Eurogendfor

Entro il 30 aprile quindi, nel quadro dei provvedimenti di razionalizzazione operati dal Comando Generale conseguentemente ai tagli imposti dal contenimento della spesa, saranno soppresse le aliquote Artificieri antisabotaggio dei comandi provinciali di Latina, Messina, Caltanissetta e Brindisi, nonché del Gruppo Operativo Calabria e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sardegna.

 

http://www.articolotre.com/2013/04/carabinieri-inizia-lo-scioglimento-dellarma/164319

Fonte: terrarealtime.blogspot.it

 

Che cosa e’ l’Eurogendfor?

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Si chiama Eurogendfor, Forza di Gendarmeria Europea, risponde solo ad un comitato interministeriale, gode di totale immunità internazionale, e da quest’anno soppianta la Polizia di Stato, relegata ad un ruolo secondario su base locale, mescolata alla bassa forza (sottufficiali) dell’Arma. Torno  sul tema dopo due anni per via della grande disattenzione sul controllo militare a carattere generale in atto nel vecchio  continente.

 

Addio Europa sotto lo zio Sam. “Occorre smettere di considerare la pace come una specie di diritto acquisito, garantito dall’articolo 11 della Costituzione, ma di fatto delegato ad altri. Occorre considerare le Forze Armate come strumenti di guerra anziché come mezzi indispensabili per qualsiasi pace possibile” parola del generale Carlo Jean, che nel 2003, a capo della Sogin, pretendeva di realizzare illegalmente a Scanzano Jonico il deposito unico di scorie atomiche. Detto e fatto, grazie alla legge 84 del 14 maggio 2010, andata poi in vigore il 12 giugno 2010, votata anche dall’opposizione, e praticamente all’unanimità, ecco Eurogendfor (European Gendarmerie Force – EGF), ovvero, la  Forza di Gendarmeria Europea, svincolata dal controllo parlamentare e giudiziario.

 

Usa Ue.

 

Ora soppianta la Polizia di Stato, relegata ad un ruolo secondario su base locale, mescolata alla bassa forza (sottufficiali) dell’Arma. ’Fedeli nei secoli’ i sottufficiali e la truppa confluiranno nella PS, ormai degradata a polizia regionale di secondo livello. L’accordo, in base al Trattato di Velsen, è stato reso esecutivo dai Paesi che sono dotati di Polizie militari: Francia (Gendarmerie), Spagna (Guardia Civil), Portogallo (Guardia nacional), Olanda (Marechaussée) e per l’Italia, i Carabinieri. Romania e Lituania aderiranno a breve.

 

European Gendarmerie Force – All’articolo 3 si legge: «la forza di polizia multinazionale a statuto militare composta dal Quartier Generale permanente multinazionale, modulare e proiettabile con sede a Vicenza (Italia). Il ruolo e la struttura del QG permanente, nonché il suo coinvolgimento nelle operazioni saranno approvati dal CIMIN -ovvero- l’Alto Comitato Interministeriale. Costituisce l’organo decisionale che governa EUROGENDFOR».

Le caratteristiche portanti -definite dall’articolo 1- configurano la EGF come «una Forza di Gendarmeria Europea operativa, pre-organizzata, forte e spiegabile in tempi rapidi al fine di eseguire tutti i compiti di polizia nell’ambito delle operazioni di gestione delle crisi». Al servizio di chi? L’articolo 5 recita: «EUROGENDFOR potrà essere messa a disposizione dell’Unione Europea (UE), delle Nazioni Unite (ONU), dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e di altre organizzazioni internazionali o coalizioni specifiche».

 

La Nato, vale a dire gli Usa, hanno voce in capitolo nell’ordinare le «missioni» per Eurogendfor. A chi risponde? Un comitato interministeriale (CIMIN) con sede a Vicenza nella caserma carabinieri “Chinotto”, composto dai rappresentanti ministeriali dei Paesi aderenti (Difesa ed Esteri), esercita in esclusiva il «controllo politico» sulla nuova Polizia militare e decide di volta in volta le condizioni di ingaggio. L’EGF dipende solo dal CIMIN. In altri termini: l’European Gendarmerie Force non risponde ad alcun Parlamento, nè nazionale nè europeo.

 

Super polizia sovranazionale – Gode anche di una sorta di totale immunità internazionale. Missioni e compiti? L’articolo 4 illustra un ampio spettro di attività: «EGF potrà essere utilizzato al fine di: condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico; monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni, ivi comprese l’attività di indagine penale; assolvere a compiti di sorveglianza pubblica, gestione del traffico, controllo delle frontiere e attività generale d’intelligence; svolgere attività investigativa in campo penale, individuare i reati, rintracciare i colpevoli e tradurli davanti alle autorità giudiziarie competenti; proteggere le persone e i beni e mantenere l’ordine in caso di disordini pubblici; formare gli operatori di polizia secondo gli standard internazionali: formare gli istruttori, in particolare attraverso programmi di cooperazione».

A quali crisi si fa riferimento? Si allude cripticamente a quelle inquadrate «nel quadro della dichiarazione di Petersberg». Scarne righe ufficiali avvertono che «Il Consiglio ministeriale della UEO, riunito a Petersberg, presso Bonn, approvò, il 19 giugno 1992, una Dichiarazione che individuava una serie di compiti, precedentemente attribuiti alla stessa UEO, da assegnare all’Unione Europea; le cosiddette ‘missioni di Petersberg’ sono le seguenti: missioni umanitarie o di evacuazione, missioni intese al mantenimento della pace, nonché le missioni costituite da forze di combattimento per la gestione di crisi, ivi comprese operazioni di ripristino della pace».

 

Prerogative – Nel trattato di Velsen si scopre che l’EGF gode di una totale immunità: articolo 21) «Inviolabilità dei locali, degli edifici e degli archivi»; articolo 22) «Le proprietà e i capitali di EGF e i beni che sono stati messi a disposizione per scopi ufficiali, indipendentemente dalla loro ubicazione e dal loro detentore, saranno immuni da qualsiasi provvedimento esecutivo in vigore nel territorio delle Parti»; articolo 23) «Le comunicazioni indirizzate ad EGF o da queste ricevute non possono essere oggetto di intercettazioni o interferenza»; articolo 28) «i Paesi firmatari rinunciano a chiedere un indennizzo per danni procurati alle proprietà nel corso della preparazione o esecuzione delle operazioni. L’indennizzo non verrà richiesto neanche in caso di ferimento o decesso del personale di Eurogendfor»; articolo 29) «gli appartenenti ad Eurogendfor non potranno subire procedimenti a loro carico a seguito di una sentenza emanata contro di loro, sia nello Stato ospitante che nel ricevente, in uno specifico caso collegato all’adempimento del loro servizio». Per gli ufficiali, l’Arma aumenta il suo potere: dovrà rispondere solo al CIMIN (ovvero a ufficiali e rappresentanti del Ministero Esteri e Ministero Difesa); manterrà i suoi poteri in Italia e nel mondo godendo di privilegi impensabili in uno Stato di diritto, fino ad una totale immunità e insindacabilità.

 

Sotto il profilo operativo, l’attività di EGF è assicurata dal comandante, attualmente il colonnello Jeorge Esteves. EGF ha un bacino di capacità ad alta prontezza operativa, variabile a seconda dell’esigenza, che consente la possibile attivazione di 800 uomini e 2.300 di riserva entro 30 giorni. L’EGF potrà operare in qualsiasi parte del globo terrestre, sostituirsi alle forze di Polizia locali, agire nella più totale immunità giudiziaria e al termine dell’ingaggio, dovrà rispondere delle sue azioni al solo comitato interno.

 

Nel 2010 la Camera ha approvato la «Ratifica ed esecuzione della Dichiarazione di intenti tra i Ministri della difesa di Francia, Italia, Olanda, Portogallo e Spagna relativa alla creazione di una Forza di gendarmeria europea, con Allegati, firmata a Noordwijk il 17 settembre 2004, e del Trattato tra il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica portoghese per l’istituzione della Forza di gendarmeria europea, Eurogendfo, firmato a Velsen il 18 ottobre 2007». Presenti 443, Votanti 442, Astenuti 1, Maggioranza 222. Hanno votato sì 442. Nello stesso anno, anche il Senato ha approvato senza colpo ferire. Per caso, qualche parlamentare ha letto i 47 articoli del Trattato?

 

Anomalie – Innanzitutto la pregressa operatività. La legge di ratifica risale al 14 maggio di due anni fa, mentre il quartiere generale è stato insediato a Vicenza nel 2006. Anzi secondo il Ministero della Difesa “La EGF rappresenta un’iniziativa joint, nata nel 2003 in seno all’Unione Europea”. In effetti il bimestrale ufficiale del dicastero bellicco denominato Informazioni Della Difesa (nel n° 3 del 2010) attesta che “il 18 gennaio, la Presidenza del CIMIN ha incaricato il QGP di Vicenza di studiare un piano finanziario relativo alla potenziale missione. Il 2 febbraio il CIMIN ha proposto l’uso della forza in ambito MINUSTAH – Missions des Nationes Unies pour Stabilisation en Haiti. L’8 febbraio, il CIMIN, con procedura elettronica, ha approvato la partecipazione della EGF alla missione”.

 

Seconda incongruenza: la sede scelta per EGF: la caserma dei carabinieri ‘Generale Chinotto’, a Vicenza. La medesima città è occupata dalla grande base militare Usa -in fase di ampliamento (Dal Molin) multiforme fuori e dentro l’area urbana- a disposizione soltanto del Pentagono, che vi mantiene un buon numero di testate nucleari (Site Pluto nel comune di Longare), “con i carabinieri di grado inferiore  ignari dei pericoli ambientali e sanitari- usati alla stregua di cani da guardia” come affermano alcune fonti. Dubbi e perplessità, ma anche considerazioni poco rassicuranti sulla Forza di Gendarmeria Europea sono stati espressi sia da addetti ai lavori, a cominciare dal Sindacato della Polizia, oltre che da storici e analisti.

 

Fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/

Tratto da: terrarealtime.blogspot.it

La diaspora M5S partirà in Sicilia di Piero Messina da: l’espresso

«E’ tutto pronto, ho già contattato diversi parlamentari a Roma. L’obiettivo è un nuovo movimento senza Grillo e Casaleggio, più libero e di sinistra». Parla Antonio Venturino, vicepresidente dell’assemblea regionale a Palermo, cacciato un mese fa

(29 maggio 2013)

C’è una data precisa per il day after a Cinque stelle: il 9 e il 10 giugno prossimi, quando si eleggeranno sindaci e consiglieri di 141 comuni in Sicilia. La diaspora del Movimento fondato da Grillo e Casaleggio inizierà a lì.

La previsione è di Antonio Venturino, il vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana, cacciato un mese fa dal movimento di Grillo dopo un’intervista a ‘l’Espresso’.

«Anche in Sicilia saremo sconfitti, o forse dovrei dire saranno, visto che sono stato epurato», prevede Venturino, «perché si continua con una sequela infinita di errori. In nessun comune siciliano il Movimento ha raggiunto alcun apparentamento con i partiti tradizionali e con le liste civiche locali, dove spesso si trovano persone perbene che hanno programmi analoghi a quelli dei Cinque stelle. La legge elettorale penalizzerà il movimento che ancora una volta dimostra di non saper passare dalla protesta alla proposta».

Grillo l’ha definito un “pezzo di merda”, ma Venturino non si scompone e ribatte: «I meriti di Grillo non sono in discussione. Ma il modello Sicilia non è merito del mio ex leader. Il modello Sicilia era nato per la capacità di quindici parlamentari eletti di dettare i tempi dell’agenda politica al governo Crocetta. In poche settimane abbiamo portato a casa risultati importanti, prima fra tutti l’abolizione delle province in Sicilia. Poi, Grillo e Casaleggio hanno pensato di avere in mano dei pupi, dei pupi siciliani. Ma non era così. La dialettica interna, l’opposizione al modus operandi di Grillo non è tollerata. Così io sono stato epurato, ma è il momento di ripartire».

Infatti, dopo il voto alle amministrative in Sicilia prenderà corpo il progetto di scissione, con la nascita di un movimento che prenderà la stura dal programma dei Cinque Stelle. Sottotraccia Venturino è al lavoro da alcune settimane: «Non punto a fare il leader di niente e nessuno, ma in questi giorni ho raccolto le voci della base. Molti hanno condiviso il mio punto di vista».

Il vicepresidente siciliano non fa i nomi, ma sostiene che al suo progetto è pronta ad aderire una pattuglia di deputati e senatori grillini. Anche esponenti di altri partiti sarebbero sul punto di saltare il fosso e passare a quella che definisce nuova “rivoluzione civile”. L’occhiolino al gruppo capeggiato da Antonio Ingroia? «Non è proprio così, ma non è una novità confermare il nostro radicamento nell’area di sinistra».  Per Venturino, «ci dovremo organizzare con una struttura che ricalchi i partiti, altrimenti sprecheremo l’ennesima chance».

Al vicepresidente del parlamento siciliano tocca dare conto anche delle polemiche sull’indennità che non avrebbe restituito, violando così il regolamento del movimento: «Non avendo argomenti da opporre alla mia richiesta di concretezza, hanno voluto concentrarsi su un fatto che non esiste. Prima di tutto, da mesi sostengo che dobbiamo avere il coraggio di dire che le indennità dei parlamentari non possono essere ridotte in quella misura così drastica. Con 2.500 euro al mese non si può fare politica. Altro nodo spinoso è la rendicontazione pubblica e online: è il modo perfetto per smettere di lavorare e pensare solo a litigare sul web su 100 o 200 euro spesi in più o in meno».

Quanto alla sua indennità di deputato regionale, circa quindicimila euro al mese, dice: «Ogni mese ne verserò più della metà per iniziative di solidarietà di cui lascerò traccia contabile».

Sin dal loro insediamento, i quindici deputati grillini eletti al ‘parlamento’ siciliano avevano deciso di conferire la parte eccedente ai 2.500 euro fissati come tetto massimo per lo stipendio in un fondo regionale per il microcredito. Che fine hanno fatto quei soldi? Con la legge regionale di bilancio è stato creato un capitolo di spesa, ma le somme versate sino ad oggi sono ancora bloccate nei conti correnti dell’Assemblea regionale siciliana. Serve un regolamento che il parlamento deve ancora licenziare.

Secondo Venturino, «abbiamo raccolto qualche centinaia di migliaia di euro, una somma marginale che non avrà alcun impatto sulle sorti delle piccole e medie imprese siciliana. Insomma, un buco nell’acqua che è stato reso meno ridicolo dalla sensibilità dell’assessore regionale all’Economia Luca Bianchi che ha convinto il governo siciliano a versare 1,5 milioni di euro su quel capitolo di spesa destinato ad aiutare le imprese. E’ la dimostrazione lampante di come la politica, se fatta bene, valga più di mille rendicontazioni online che creano polemiche e mettono a nudo la vita privata dei cittadini».

ANPI di Catania ricorda Fanca Rame_Addio Franca,grazie per il tuo impegno e per tutto quello che hai dato a noi donne! Franca Rame-Monologo ” lo Strupo”

Femminicidio Corigliano Calabro Fabiana uccisa perché donna- UDI

Le ragioni del femminicidio sono  profondamente radicate nella cultura politica, anche quella Italiana.

Lo scavo ossessivo nei pareri tecnici e nella genesi di ogni singolo gesto, finiscono per far perdere di vista la dimensione vera del processo che include il femminicidio tra gli elementi di mantenimento dei rapporti di potere tra donne e uomini, nonché tra poteri.

 

Il giovane assassino di Fabiana avrà avuto mille motivi per desiderare di ucciderla, ma infine ha scelto e l’ha uccisa esibendo il suo  diritto a dominare. Questo il movente, il retaggio di un diritto tramandato senza essere detto, respirato  nell’aria,  così certo da rendere   inutile ogni comandamento.

La morte di Fabiana non è stata frutto di un gesto folle, è stata uccisa perché la sua vita, il suo essere umana non è un valore più forte del suo essere proprietà di qualcuno. La violenza sulle donne, il femminicidio è considerato qualcosa di meno che un reato contro la persona. Chi uccide non è folle, se non in una insignificante percentuale, chi uccide lo fa perché non attribuisce una vera qualità umana alla sua vittima, la considera un oggetto, una sottospecie che non può mostrarsi né riottosa né incline a prendere decisioni per sé. Chi uccide una donna vuole confermare il suo ruolo di capobranco, anche se quel branco è la sua sola vittima. Questa non è una malattia né una condizionamento al quale non si può disobbedire

Chi uccide una donna sa che potrebbe pagare molto poco:  il gioco vale la candela. Chi uccide calcola.

Questa che non è una malattia, questa che è una scelta calcolata, è la reificazione di un’idea colpevole e diffusa. Come diffusa è la responsabilità di ogni singolo gesto. Secondo la logica malata del nostro sistema, la responsabilità non si concretizza in risarcimento e riparazione, in prevenzione concreta, bensì nel perdonismo verso gli esecutori del femminicidio,  col pretesto di spiegare e capire. Ma spiegare e capire sono cose molto serie, e la solidarietà non è perdonismo.

Il momento di massima attenzione mediatica a questo tipo di reati convive con il disorientamento politico e sociale generato da una crisi economica che ha spinto allo scoperto tutta l’incapacità dei governi a rispondere e ad agire sul piano dei diritti umani. Chi scrive sui giornali e che parla attraverso il mezzo televisivo e che sceglie i titoli, sa di orientare e sa che l’orientamento è più stringente se chi legge ed ascolta ha meno tempo per elaborare i messaggi.

La famiglia di Fabiana, si legge, non intende parlare, eppure i titoli riportano che la madre considererebbe l’assassino una vittima, e che il padre parlerebbe della sua consapevolezza sulla pericolosità del “fidanzatino” della figlia.

Non è dato sapere quanto siano fondate queste affermazioni, ma sono diventate dei titoli.

Titoli che di fatto fanno pensare ad una vittima messa sullo stesso piano del suo assassino, e che fanno pensare ad una Fabiana pervicacemente orientata a farsi uccidere.

È già successo con Rosaria, rimasta viva, nonostante sia stata massacrata di botte dal marito, tanto da aver subito l’asportazione della milza, perché voleva partecipare ad un concorso di bellezza, che intervistata ha rilasciato una curiosa dichiarazione: “fuori lo perdono, ma dentro no”. Dietro quella curiosa dichiarazione c’è la pressione di avvocati, famiglie e media.

C’è un teorema che deve assolutamente essere dimostrato: le vittime non accusano i loro carnefici. Un teorema caro a chi orienta le opinioni.

Rosaria è menomata, Fabiana non c’è più: quello che è fatto e fatto, ora bisogna pensare ai carnefici, che con queste premesse torneranno a fare quel che fanno.

Chi dice di voler cambiare la cultura non fa nulla per cambiarla.

E i modi di cambiare ci sono, senza odio ma con grande serietà. Quel ragazzo che ha ucciso deve pagare, e capire, senza assurde attenuanti. Anche chi lo ha educato dovrebbe pagare qualcosa di più che non il patimento di un dolore che, per quanto atroce, può divenire e diverrà un ricordo.

La cultura si forma anche, se non soprattutto,  sulle regole che se in Italia queste sono vaghe e sconclusionate, pur sempre ci sono. I presidi e gli insegnanti, i padri e le madri, se sanno “possono” segnalare i loro sospetti al tribunale dei minori. I compagni di scuola “possono” parlare prima con l’autorità più vicina.

Fabiana è morta, bruciata viva come si fa in guerra e le sue sofferenze devono continuare a bruciare,  se davvero si vuole cambiare. Il perdono verrà dopo nella misura in cui l’assassino sarà capace di comprendere che una vita di donna cancellata è un buco fisico che va colmato con gesti riconoscibili e pubblici. Diversamente lui e gli

altri come lui saranno pietre dello scandalo che ne spargono altre.

Non si può scrivere di Fabiana senza dire che la legge contro le violenze in Italia è una  pura formalità, e che il parlamento deve intervenire presto e bene, in modo che tutti leggano nelle regole il loro obbligo di fermare chi vuole uccidere.

Ancora, chi scrive di Fabiana come chi scrive di Rosaria deve dire che le poche regole esistenti devono essere applicate. Abbandonare i teoremi sarebbe il primo segno di buona fede

Tra promesse ed esecrazioni, impegni presi il 25 novembre e soprattutto tanta insopportabile retorica nei primi cinque mesi del 2013 le morti di donna, conosciute, sono 34, nessuna era inevitabile e nessuna è stata evitata.

 

Stefania Cantatore (UDI)

Venerdì, 31 maggio – ore 17.00 Pinacoteca della Provincia di Catania – Piazza Manganelli UDi Catania presenta il libro da Annalisa Chirico: Condannati Preventivi

ANNALISA CHIRICO
CONDANNATI PREVENTIVI
LE MANETTE FACILI DI UNO STATO FUORILEGGE
INTERVENGONO
CARLA PECIS   Mediterranea UDI Catania
PAOLO GAROFALO  Ufficio Garante Detenuti Sicilia

MODERATORE

MAURIZIO GIADAMIDARO  Giornalista

sarà presente l’autrice

Poligono Sicilia per i Marines Usa di Sigonella di Antonio Mazzeo

 

I siciliani sono avvisati: quella del 2013 sarà una stagione estiva all’insegna dei giochi di guerra dei marines di Sigonella. L’ufficio stampa US Navy della grande stazione aeronavale fa sapere che a partire dalla fine di maggio, “in pieno coordinamento con il Ministero della difesa italiano”, alcuni aerei KC-130J Super Hercules e i convertiplani MV-22B Osprey del Corpo dei Marines saranno impegnati per l’estate in non meglio specificati “voli di addestramento” nei cieli dell’Isola. “In questo periodo, le popolazioni locali potranno aspettarsi un incremento dell’attività operativa di volo della NAS Americana”, aggiunge la nota a firma del vice responsabile per le relazioni pubbliche di Sigonella, Alberto Lunetta.

I velivoli militari appartengono al gruppo volo “U.S. Marine Medium Tiltrotor
Squadron 365 (VMM-365)” dell’Air Station New River (North Caroline), assegnato transitoriamente alla Special-Purpose Marine Air-Ground Task Force (SP MAGTF), l’unità di pronto intervento, combattimento aereo e terrestre, trasferita nei giorni scorsi in Sicilia dalla base spagnola di Moròn. Composta da 500 marines, la task force è stata ribattezzata
Unità Bengasi, in riferimento all’attentato avvenuto nella città libica l’11 settembre 2012 quando persero la vita quattro funzionari statunitensi tra cui l’ambasciatore in Libia, Christopher Stevens.

“Gli Stati Uniti hanno spostato un gruppo di Marines e marinai nella Naval Air Station (NAS) di Sigonella per intervenire rapidamente a supporto delle forze di sicurezza che proteggono le ambasciate Usa ubicate in Nord Africa e in Africa Occidentale e per condurre operazioni di evacuazione di non-combattenti (NEO), assistenza umanitaria, soccorso in caso di catastrofe o per il recupero di velivoli o personale”, spiega il Comando di US Navy. “NAS Sigonella continua ad essere  impegnata a fornire supporto logistico globale ai comandi americani EUCOM,  CENTCOM, AFRICOM ed alle unità della Quinta e Sesta flotta degli Stati Uniti, nonché alle forze della Nato nel Mediterraneo. In linea con questo impegno, e secondo modalità previste dagli accordi bilaterali con il governo italiano, la base continua a supportare la presenza di unità permanenti e temporanee schierate al suo interno”.

La “conformità” agli accordi bilaterali Italia-Usa dei nuovi marines in Sicilia è stata rivendicata dal ministro della difesa Mario Mauro. “Le attività condotte dal personale militare statunitense rientrano nelle misure assunte per garantire sicurezza al personale diplomatico e ai cittadini Usa presenti in Libia”, ha dichiarato Mauro in Parlamento. Peccato però che nei piani Usa il raggio di azione della task force si estenda a buona parte del continente africano. Stridenti contraddizioni pure sul numero dei militari effettivamente giunti a Sigonella. “Solo una parte del team di pronto intervento di circa 550 marines dislocato in Spagna è stato trasferito nella base siciliana”, la generica dichiarazione di Mauro. “Il rafforzamento Usa a Sigonella è stato prima di 75 e poi di 125 persone per un totale di 200”, ha precisato la ministra degli esteri Emma Bonino. “Per motivi di sicurezza operativa non è possibile fornire dettagli riguardanti il numero dei componenti della suddetta unità”, il laconico commento dell’ufficio stampa di US Navy.

Top secret pure il numero dei velivoli da guerra messi a disposizione dei marines di Sigonella. La Special-Purpose Marine Air-Ground Task Force conta normalmente su due mezzi da trasporto KC-130J “Super Hercules” del Marine Aerial Refueler Transport Squadron 252 e sei/otto Bell Boeing “CV-22 Osprey” della 26th Marine Expeditionary Unit di Camp Lejeune (North Carolina). L’“Osprey” (falco pescatore) è tecnicamente un convertiplano, cioè decolla come un elicottero e vola come un normale aereo. In grado di trasportare fino a 24 soldati completamente equipaggiati alla velocità massima di 509 Km all’ora, il falco pescatore è armato con mitragliere GAU-19/A da 12,7 mm prodotte da General-Dynamics. Nonostante le sue caratteristiche belliche, il velivolo è al centro di svariate critiche, sia per l’alto costo unitario (120 milioni di dollari contro i 49 preventivati), sia per il pesantissimo inquinamento acustico generato dai motori e sia per l’alto numero d’incidenti mortali che lo hanno visto protagonista (una trentina le vittime tra militari e tecnici).

“Non siamo in grado di poter fornire alcuna informazione sulle aree della Sicilia che verranno interessate dalle esercitazioni dei marines, non dipendendo essi dal Comando navale di Sigonella”, rispondono all’ufficio relazioni pubbliche della base siciliana. Nei mesi scorsi il territorio compreso tra i comuni di Corleone e Contessa Entellina (Palermo) è stato al centro di misteriose esercitazioni militari Usa. Formazioni di elicotteri d’assalto Sikorsky UH-60 “Black Hawk” hanno sorvolato ripetutamente le campagne suscitando timori e proteste tra la popolazione e gli amministratori locali. Dopo i raid e le ricognizioni aeree si è però passati agli aviosbarchi e in più occasioni coltivatori e allevatori sono stati testimoni di vere e proprie azioni di combattimento sul terreno. “Spesso gli americani piazzano a terra anche strumenti elettronici: forse apparati di trasmissione o sistemi di misurazione, che vengono smontati prima di ripartire”, hanno riferito i cronisti locali. “Gli elicotteri da guerra e i marines avvistati nelle campagne di Contessa Entellina e di Corleone stavano svolgendo regolari esercitazioni militari”, ha spiegato il colonnello dell’Aeronautica militare italiana, Achille Cazzaniga. “Li abbiamo autorizzati noi. Ci scusiamo con i cittadini e le autorità locali per gli inconvenienti. In futuro, se dovessero ripetersi altre attività nella zona, ci preoccuperemo di aprire un dialogo con i sindaci delle località interessate”. Bene. Ma chi ha autorizzato stavolta e dove i giochi di guerra estivi dei marines Usa destinati alle future guerre africane?