Alleanza militare aerea tra Italia e Israele di Antonio Mazzeo

 

 

 

 

 

Giochi di guerra nel deserto del Negev per i cacciabombardieri dell’aeronautica militare italiana. Lo scorso 16 dicembre si è conclusa l’esercitazione “Desert Dusk 2011” a cui hanno partecipato venticinque velivoli da guerra delle forze aeree italiane ed israeliane. Due settimane di duelli, inseguimenti e lanci di missili e bombe, protagonisti gli “Eurofighter” e i “Tornado” dell’Ami e gli F-15 ed F-16 israeliani schierati per l’occasione nello scalo meridionale di Uvda, utilizzato dai charter che trasportano i turisti diretti a Eilat (mar Rosso). L’esercitazione rientra nel programma di collaborazione e coordinamento tra le due aeronautiche finalizzato ad affinare le procedure e le tecniche di azione in missioni di controllo delle crisi (Crisis Response Operations). In Israele sono stati impegnati 150 militari italiani, mentre i cacciabombardieri dell’Ami hanno svolto più di un centinaio di missioni di volo. Alle operazioni hanno pure partecipato alcuni velivoli KC-767A del 14° Stormo di Pratica di Mare (Roma) e C130J della 46ª Brigata Aerea di Pisa.

A fine ottobre erano stati i cacciabombardieri israeliani a sorvolare i grandi poligoni della Sardegna nell’ambito dell’esercitazione “Vega 2011”, a cui hanno partecipato pure le aeronautiche militari di Italia, Germania e Olanda. Per l’occasione, due squadroni con F-15 ed F-16 ed un velivolo radar di nuova produzione “Eitam” erano stati trasferiti dalle basi aeree di Nevatim e Tel Nof allo scalo di Decimomannu (Cagliari), centro di comando e coordinamento dell’intero ciclo addestrativo. “Gli obiettivi delle attività di Vega 2011 sono stati il rafforzamento dell’interoperabilità dei reparti impegnati, il miglioramento della capacità di cooperazione e lo svolgimento di attività tattiche grazie ad operazioni in aree di media scala in un ambiente ad alta minaccia”, hanno riferito le autorità italiane. L’esercitazione in Sardegna è stata seguita con particolare interesse dalla stampa di Tel Aviv: le spericolate missioni di volo sarebbero state finalizzate infatti a simulare un attacco agli impianti nucleari iraniani. Secondo quanto pubblicato dal sito JewPI.com, “Vega 2011” avrebbe comportato una condanna a sette giorni di carcere e un anno di sospensione dal volo per un pilota del 106° squadrone della IAF (Israeli Air Force) reo di aver compiuto senza autorizzazione un’evoluzione pericolosissima a bassa quota (una rotazione del velivolo di 360°).

Oltre alle recentissime esercitazioni, nel corso di quest’anno si sono registrati importanti incontri tra i massimi responsabili delle forze aeree d’Italia ed Israele. Il 7 e l’8 febbraio, il sottocapo di Stato maggiore della IAF, generale Nimrod Sheffer, ha incontrato a Roma l’omologo italiano, generale Maurizio Lodovisi, per “approfondire i processi di trasformazione in atto nelle due aeronautiche, le esperienze maturate nei rispettivi teatri di operazione e le future attività addestrative”. Il successivo 14 giugno, è stato il comandante delle forze israeliane, generale Ido Nehushtan, a giungere in Italia in missione ufficiale. Dopo aver incontrato il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Giuseppe Bernardis, Nehushtan ha raggiunto gli aeroporti di Pratica di Mare, Lecce e Grosseto per una “visita” ai reparti militari ospitati.

Secondo quanto riportato dal sito specializzato Dedalo News, i colloqui al vertice “hanno riguardato i principali programmi di cooperazione tra i due paesi, con particolare riferimento all’uso degli UAV (velivoli a pilotaggio remoto), alla gestione logistica integrata del velivolo Joint Strike Fighter (JSF), di futura introduzione, e al velivolo d’addestramento M-346, nei confronti del quale l’aeronautica israeliana ha manifestato un certo interesse in previsione della sostituzione degli A-4 Skyhawk attualmente in linea”. L’interesse all’acquisto dei nuovi mezzi prodotti da Alenia Aermacchi è stato confermato dai principali quotidiani di Tel Aviv. Haaretz, in particolare, ha riferito che l’impresa del gruppo Finmeccanica avrebbe già firmato un accordo preliminare, a cui dovrebbe seguire presto la fornitura all’Italia di velivoli senza pilota e aerei radar di produzione israeliana.

“PRINCE CALLING” periodico di informazione studentesca del liceo “Principe Umberto” di Catania

 

 

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On-line i nomi dei 23.826 italiani deportati per motivi politici nei lager nazisti

 

 


Dal 27 gennaio al 30 gennaio sul sito della casa editrice Mursia si possono trovare nomi dei 23.826 italiani deportati per motivi politici nei lager nazisti.
Il 27 gennaio, Giorno della memoria delle vittime della Shoah e delle persecuzioni nazifasciste,  Mursia mette on line sul proprio sito http://www.mursia.com<http://www.mursia.com/>  i  i nomi e  i dati anagrafici di 23.826 italiani (22.204 uomini e 1.514 donne) che furono deportati nei lager nazisti per motivi politici. Di questi 10.129 non tornarono.
I nomi sono contenuti nel primo volume (in tre tomi) de IL LIBRO DEI DEPORTATI (Mursia, pag. 2554, euro 120 euro) risultato di una ricerca promossa dall’Aned, Associazione Nazionale Ex Deportati,  diretta da Nicola Tranfaglia e Brunello Mantelli e svolta dai   ricercatori del Dipartimento di Storia dell’Università di Torino (Francesco Cassata, Giovanna D’Amico, Giovanni Villari) che hanno lavorato  sugli archivi ufficiali  dei campi di concentramento, dei ministeri dell’Interno di Austria e Germania e della Croce Rossa incrociando le informazioni con gli elenchi dei deportati che in questi decenni sono stati ricostruiti e conservati sia da singoli deportati e dalle loro associazioni, sia da istituti storici locali.
Antifascisti della prima ora, partigiani, prigionieri di guerra ma anche criminali abituali detenuti nelle carceri italiane e consegnati dalla Repubblica di Salò ai tedeschi, asociali, politici ebrei, lavoratori civili emigrati in Germania, cattolici: per ciascuna di queste categorie nei campi di sterminio c’era una sigla di identificazione.
11.432 furono designati  come ‘Schutzhaftling’ (deportati per motivi di sicurezza), 3.723  come ‘Politisch’ (in buona parte già presenti nel Casellario  politico centrale dell’Italia fascista), 801 erano AZR, abbreviazione di “Arbeitszwang Reich”, ovvero ‘asociali’, categoria di solito attribuita ai criminali comuni e in alcuni casi a soldati imprigionati dopo l’8 settembre. KGF, “Kriegsgefangene” erano i prigionieri di guerra; BV, “Berufsverbrecher”, criminali comuni; altri ZA, “Zivilarbeit”, lavoratori civili; “Geistlicher”, religiosi; “Pol Jude” o “Schutz Jude” erano gli ebrei considerati anche oppositori politici.
Diversa la classificazione ma uguale il destino: schiavi del Terzo Reich, manodopera per le esigenze della macchina bellica di Hitler. Le morti furono, sul totale, 10.129, una percentuale vicina  al 50%, che arrivò al 55% nel lager di Mauthausen. Fu tuttavia  Dachau, con 9.311 persone, il luogo con il maggior numero di  deportati politici; a seguire, Mauthausen con 6.615, Buchenwald  con 2.123, Flossenburg con 1.798, Auschwitz con 847 e via via  gli altri campi. Dall’incrocio dei dati, balza evidente il fatto che oltre il 25%  dei deportati  fu catturato in operazioni di rastrellamento: in  716 di queste – di cui si conosce la composizione dei reparti – ben 224 (il 31,3%) furono condotte unità militari o di polizia  di Salò.
Il libro sui deportati politici – nato dalla  volontà di due ex deportati, Bruno Vasari, sopravvissuto a Mauthausen e per anni presidente dell’Aned di Torino, che ha ideato il progetto di ricerca e da Italo Tibaldi che come responsabile della “Sezione ricerche” dell’Aned  ha promosso  il censimento dei deportati e la predisposizione del  primo archivio – prosegue il lavoro che Mursia ha iniziato con IL LIBRO DELLA MEMORIA di Liliana Picciotto del Cdec, Centro di documentazione ebraica contemporanea,  l’elenco con dati biografici di 8000 ebrei deportati dall’Italia e dal Dodecaneso. I nomi degli ebrei italiani vittime della Shoah sono da oggi on line sul sito http://www.inomidellashoah.it<http://www.inomidellashoah.it/>  promosso dal Cdec.

Per informazioni: ufficio stampa Mursia             02 67378502       – email : press@mursia.com

AL «Principe Umberto di Savoia» GIORNO 30 GIONATA DELLA MEMORIA

 

 

Al liceo scientifico e linguistico Statale «Principe Umberto di Savoia» lunedì 30 gennaio, a partire dalle ore 9,15, nella sede centrale, si svolgerà un’assemblea d’istituto-dibattito, alla quale parteciperanno: Stefano Di Mauro, Rabbino della Comunità ebraica di Siracusa; Santina Sconza, Presidente della sezione provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia; Salvatore Di Stefano, docente di Storia e Filosofia e Presidente dell’Associazione Etnea Studi Storico-Filosofici. Durante l’Assemblea verrà inoltre proiettato, nell’aula magna dell’istituto, il celebre capolavoro sulle tematiche della Shoah «Il pianista» del regista polacco Roman Polanski.

31 gennaio riunione comitato provinciale ANPI

LA SEGRETERIA ANPI HA CONVOCATO PERI IL 31 GENNAIO ORE17,30 PRESSO SALONE CGIL LA RIUNIONE DEL COMITATO PROVINCIALE”’
O.D.G.
PREPARAZIONE ASSEMBLEA ANNUALE DEGLI ISCRITTI
DISCUSSIONE SUL NUOVO REGOLAMENTO ANPI
PROGAMMAZIONE ATTIVITA’NELLE SCUOLE
PROGRAMMAZIONE 25 APRILE
VARIE ED EVENTUALI

 

 

La riunione è aperta a tutti gli iscritti dell’ANPI.

 

 

 

USA e Israele alle grandi manovre, obiettivo Teheran di Antonio Mazzeo

 

 

 

 

 

Saranno le esercitazioni più imponenti della storia dell’alleanza militare tra Stati Uniti d’America ed Israele e vedranno schierati decine di batterie missilistiche, cacciabombardieri, tank, sistemi radar, unità navali e migliaia di soldati provenienti dai reparti d’élite dei due paesi. Da fine gennaio in poi, ogni giorno potrebbe essere quello buono per l’avvio di Austere Challenge 12, il war game che rischia d’inasprire ulteriormente le tensioni politiche nella regione mediorientale. L’annuncio arriva una decina di giorni dopo le grandi manovre navali iraniane nello Stretto di Hormuz, conclusesi con il lancio sperimentale di tre missili a breve e medio raggio; Washington e Tel Aviv negano però, con non poca ambiguità, che l’esercitazione congiunta sia indirizzata contro Teheran. “Lo scenario comprenderà aventi simulati e addestramenti nel campo e non è una risposta ad alcuna situazione odierna”, ha spiegato un portavoce militare israeliano all’agenzia France Press. “Il comando delle forze armate USA in Europa, Eucom, e le forze armate israeliane conducono periodicamente esercitazioni in Israele, nel quadro di una lunga e stabile partnership strategica, finalizzate a migliorare i loro sistemi difensivi”.

Nel corso di Austere Challenge 12 sarà testato il funzionamento di “sistemi multipli di difesa aerea contro l’arrivo di missili e razzi” e, secondo il Jerusalem Post (che ha citato il generale USA Frank Gorenc, comandante del Third Air Force), più che di un’esercitazione si tratterà di un vero e proprio “dislocamento” di reparti e unità navali statunitensi in Israele. “Mentre le truppe USA stazioneranno nel paese per un tempo non specificato, personale militare israeliano sarà distaccato in Germania presso il Comando delle forze armate USA in Europa”, aggiunge il quotidiano .

Nel 2009 fu tenuta in Israele un’altra importante esercitazione (Jupiter Cobra 10) che aveva visto la partecipazione, tra gli altri, del 5th Battalion, 7th Air Defense Artillery dell’US Army con base a Kaiserslautern, unità di pronto intervento specializzata nella difesa aerea e missilistica in ambito NATO ed extra-NATO. Fu simulato un attacco missilistico nucleare iraniano combinato al lancio di missili a corto raggio dal territorio siriano e libanese e i reparti specializzati statunitensi ed israeliani riuscirono ad abbattere in volo un vettore balistico.

Tel Aviv è impegnata da diverso tempo nello sviluppo e nell’implementazione di un articolato “scudo” anti-missile e anti-aereo con il supporto USA. Elemento chiave dell’alleanza strategico-industriale è il sistema Arrow che dovrebbe intercettare e distruggere i missili balistici “nella stratosfera e lontano da Israele”, come spiegano i manager della holding industriale Boeing, prime contractor del programma. L’Arrow nasce a partire del 2002 dalla ricerca congiunta dell’agenzia missilistica militare USA e del ministero della difesa israeliano. Il sistema d’arma è composto da un centro di comando e di lancio, da un radar di controllo e dal missile-intercettore che distrugge i target con una testata a frammentazione. Assemblato in Israele dall’industria aerospaziale IAI (Israel Aerospace Industries), l’Arrow è stato sperimentato “con successo” la prima volta nel 2007 e successivamente nell’aprile 2009 e nel febbraio 2011. In quest’ultima occasione, il vettore avrebbe individuato, intercettato e distrutto un missile lanciato da una piattaforma off shore della US Navy, nella costa californiana. Attualmente, Boeing e IAI stanno sviluppando un intercettore tecnologicamente più sofisticato e di gittata maggiore, l’ Arrow 3. Al programma partecipano pure altre aziende USA: General Dynamics, L3 Ordinance, GW Lisk e Honeywell.

A partire della primavera del 2011, le forze armate israeliane hanno pure dispiegato l’Iron Dome, un sistema d’arma mobile per la “difesa contro i razzi d’artiglieria a corto raggio” di infrastrutture militari e piccole città. L’Iron Dome sarebbe in grado di “rispondere a molteplici minacce simultaneamente e in tutte le condizioni meteo”, intercettando fino a 70 km di distanza vettori di media velocità e proiettili di artiglieria da 155 e 180 mm. Il sistema si basa su tre distinte componenti: un radar per il rilevamento e l’inseguimento del target; il centro di controllo e gestione del campo di battaglia; le unità di fuoco mobili dotate di missili intercettori “Tamir”, con sensori elettro-ottici e dal costo record di 50.000 dollari l’uno. “Si utilizza un unico intercettore con una speciale testata che distrugge in aria ogni obiettivo in pochi secondi, in aree neutrali, in modo da ridurre i danni collaterali in zone protette”, spiegano i militari israeliani.

Ad oggi, sarebbero già operative tre postazioni Iron Dome: due vicine alla Striscia di Gaza, nei pressi delle città di Ashkelon e Be’erSheva; la terza nella città meridionale di Ashdod. L’aeronautica militare israeliana ha però annunciato di voler installare una quarta batteria nei primi mesi del 2012, mentre entro la fine dell’anno potrebbero essere consegnati altri tre sistemi anti-missile. Crisi economica permettendo, si punterebbe ad installare non meno di una dozzina di postazioni ai confini settentrionali e meridionali del paese. L’Iron Dome è interamente prodotto da industrie nazionali: prime contractor la Rafael Advanced Defense Systems Ltd., mentre radar e componenti elettroniche sono appannaggio di Elta Systems, l’azienda che ha fornito alla Guardia di finanza i famigerati radar anti-migranti in via d’installazione nelle coste di Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna.

Altro segmento strategico per lo “scudo” israeliano è il radar di produzione statunitense “X-Band”, entrato in funzione recentemente nella base aerea di Nevatim, nel deserto del Negev. Il sistema, installato e gestito da un centinaio di militari USA, consente di “raddoppiare o anche triplicare il raggio di azione con cui Israele può individuare, inseguire e infine intercettare i missili iraniani, sino ad una distanza di 2.900 miglia ”. Grazie al supporto operativo e finanziario del Genio dell’esercito USA, Nevatim si è trasformata nella più grande e moderna base militare israeliana: nel 2010 sono stati spesi più di 50 milioni di dollari per realizzare il quartier generale delle forze aeree più una serie di hangar protetti per i cacciabombardieri. Il Genio militare statunitense ha inoltre stanziato 40 milioni di dollari per contribuire ai lavori di ammodernamento e ampliamento del porto di Haifa e 20 milioni per installare impianti elettronici e di guida elicotteri nella base aerea di Ramon.

Washington sta infine contribuendo alla costruzione di diversi hangar nella base aerea di Palmachim (nei pressi di Rishon LeZion e Yavne), già utilizzata per i lanci dei missili Arrow e destinata ad ospitare alcuni dei più grandi velivoli senza pilota UAV esistenti al mondo, gli Eitan (14 metri di lunghezza, 26 di larghezza, 5,5 tonnellate di peso). Noti anche con il nome di Heron TP, i velivoli possono volare ininterrottamente per oltre 36 ore a medie altitudini, con un raggio operativo superiore ai 4.000 km. Prodotti dalle industrie aerospaziali IAI, gli Eitan sono in grado di trasportare apparecchiature elettroniche per un ampio spettro di missioni operative e d’intelligence (sensori elettro-ottici, antenne radar per la sorveglianza terrestre, visori laser, relè radio, ecc.). I primi UAV sono divenuti operativi ne dicembre 2010 nella base aerea di Tel Nof.

Catania 27 gennaio 2012 ricordato il giorno della memoria

 

 

 

 

 

 

giorno della memoria

Un mese di mobilitazione per dire NO ai caccia F-35


Il mese di Febbraio 2012 sarà caratterizzato dalle azioni della campagna che culmineranno con una manifestazione a Roma di “consegna delle firme” al Governo

Dal 7 febbraio associazioni e gruppi locali si attiveranno a sostegno della campagna “Taglia le ali alle armi” promossa da Sbilanciamoci!, Tavola della Pace e Rete Italiana per il Disarmo con il sostegno di Unimondo, GrilloNews e Science for Peace per chiedere al nostro Governo di non procedere all’acquisto di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighter F-35.

La data di inizio di questa nuova fase della campagna, che è attiva del 2009 e già ha raccolto oltre 45.000 adesioni, non è scelta a caso: “In quello stesso giorno nel 2007 il sottosegretario Forcieri firmava l’accordo per la partecipazione alla seconda fase del programma – sottolinea Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo – in cui si mettevano le basi anche per il successivo acquisto. Ma senza prevedere, come recentemente è stato dimostrato, alcuna penale prima della firma di un nuovo contratto: qualcosa che non è mai avvenuto e che ci permetterebbe ancora un dietro-front”.

Proprio quanto chiedono le realtà promotrici della campagna, che sottolineano gli enormi costi che avrebbe per il nostro paese una tale decisione (almeno 15 miliardi per l’acquisto e circa il triplo considerando anche il successivo mantenimento) in una fase di crisi economica che impone grossi sacrifici a tutti gli italiani.

“In un momento di grave crisi per tutto il Paese troviamo fuori luogo che il Ministro-Ammiraglio Di Paola nei suoi monologhi televisivi continui imperterrito a difendere l’F-35, promettendo al massimo qualche sforbiciata – precisa a riguardo Massimo Paolicelli della Rete Italiana per il Disarmo – Parlare di un programma di elevato valore operativo, tecnologico e industriale vuol dire non tenere in considerazione i rilievi negativi dello stesso Pentagono ed i ripensamenti di molti paesi partner nel progetto”. Sono infatti diverse che denunciano il continuo lievitare dei costi a causa dei tempi di sviluppo e produzione che si allungano per mettere mano ai forti deficit qualitativi dell’aereo. Chi oggi dovesse firmare il contratto per l’acquisto dell’F-35 si assume la forte responsabilità di gettare al vento ingenti somme di denaro pubblico. “Che motivo abbiamo per farlo? Per la velleità di alcuni Generali di spacciare l’Italia per media potenza militare industriale, violando palesemente il dettato della nostra Costituzione”, conclude Paolicelli.
La campagna “Taglia le ali alle armi” è disponibile in qualunque sede ad un confronto con il Ministro Di Paola e i funzionari del Ministero della Difesa sui dati e sulle prospettive del programma F-35.

Gli stessi soldi stanziati per i caccia potrebbero essere impiegati in mille altri modi più utili sia economicamente che socialmente. “Con i 15 miliardi da spendere per gli F-35 potremmo costruire 45mila asili nido pubblici, creando oltre 200mila posti di lavoro – sottolinea Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci! – oppure mettere in sicurezza le oltre 13mila scuole italiane che non rispettano le norme antisismiche e quelle antincendio“; anche in questo caso il risultato sarebbe positivo anche sul fronte economico con nuove opportunità per moltissime imprese e decine di migliaia di posti di lavoro creati.

Le giornate di sostegno alla campagna (che si annunciano numerose e creative) culmineranno poi nella data del 25 febbraio, scelta come giornata delle “100 piazze d’Italia contro i caccia F-35”.

“Il primo obiettivo di questa nuova mobilitazione è spingere il Parlamento e ogni singolo parlamentare a discutere in modo aperto e trasparente sugli F-35. L’appello lanciato dalla Marcia Perugia-Assisi dello scorso 25 settembre non deve cadere nel vuoto – ricorda Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace – Il Parlamento deve impedire innanzitutto che si crei il fatto compiuto. L’Italia non può permettersi oggi di impegnare ulteriori 15 miliardi di euro, oltre ai quasi 3 già spesi, per l’acquisto e il mantenimento di questi bombardieri, senza che ci sia un chiaro e onesto dibattito pubblico sulle esigenze e le priorità a cui dobbiamo rispondere“.

In maniera simbolica l’avvio della mobilitazione è stato dato nel fine settimana a Verona, dal palco che ha ospitato la festa per il 50° anniversario del Movimento Nonviolento. “La costruzione di un avvenire di nonviolenza parte anche da scelte concrete di disarmo e riduzione delle spese militari – sottolinea Mao Valpiana presidente dell’associazione fondata da Aldo Capitini – ed è quindi naturale che chi lavora quotidianamente in questa prospettiva di costruzione della pace sia tra i primi a muoversi contro questo mastodontico progetto d’armamento costosissimo, contrario allo spirito della nostra Costituzione e forse anche inutile militarmente”.

L’invito che la campagna lancia a tutti i gruppi locali impegnati su questi temi è quindi quello di organizzare momenti di informazione e raccolta firme, cercando anche di coinvolgere gli Enti Locali nell’approvazione di una mozione di sostegno alla mobilitazione.

Roma, 24 gennaio 2012

Tutte le informazioni sulla campagna si possono trovare sui siti delle organizzazioni promotrici:

www.perlapace.it (Tavola della Pace) – www.sbilanciamoci.org (Campagna Sbilanciamoci!) – www.disarmo.org (Rete Italiana per il Disarmo)

La petizione online (con i dettagli per la raccolta di firme cartacee) è invece raggiungibile all’indirizzo www.disarmo.org/nof35


MISTERBIANCO 27 Gennaio 2012 Giorno della Memoria

 

 

 
In occasione delle iniziative organizzate dall’ANPI di Catania per la celebrazione della Giornata della Memoria, l’ANPI partecipa a Misterbianco ad una manifestazione pubblica organizzata dalla sede locale della FIDAPA. Sarà proiettato il documentario “Uno specialista” che tratta del processo celebrato nel 1961 a Gerusalemme contro il nazista Adolf Eichman, responsabile di avere pianificato e gestito la “soluzione finale” per conto del Terzo Reich. Saranno presenti Claudio Longhitano del Comitato provinciale ANPI di Catania ed il prof. Tuccio Famoso, docente presso la Facoltà di lettere e Filosofia dell’Università di Catania. La manifestazione avrà inizio alle ore 17 presso il Teatro Comunale di Misterbianco in Via Giordano Bruno.

 

IL NATALE 1893 A LERCARA di elio camilleri

Erano quasi le quattro del pomeriggio e il pranzo di Natale del 1893 era finito appena da un po’, la mattina era trascorsa tranquilla, anche Gesù era nato a mezzanotte. Il giorno prima, nella piazza, una moltitudine di donne aveva guidato una manifestazione contro le tasse che esplose improvvisamente con l’assalto e la distruzione dei circoli che erano i luoghi di riunione, di svago dei notabili, dei potenti e dei prepotenti del paese.

La forza pubblica aveva tentato di contenere la folla, ma non era riuscita ad evitare il successivo assalto e la completa devastazione dei casotti daziari.

Erano quasi le quattro del pomeriggio del Natale del 1893 e le donne di Lercara con i loro uomini riempirono la piazza per assalire il Municipio, sventolavano stracci a mò di bandiere e volevano che si capisse che non era più tollerabile lo sfruttamento e la fame.

Il Prefetto ed il Procuratore del Regno si erano precipitati da Palermo e tentarono invano di calmare la folla, ma erano arrivati anche i rinforzi militari e fu la tragedia: i due schieramenti si trovarono uno di fronte all’altro e i militari intimarono ai manifestanti di disperdersi … attimi di silenzio, un colpo di arma da fuoco.

Dai balconi dei palazzotti prospicienti la piazza i notabili, padroni di Lercara, dei campi e delle miniere incitavano i carabinieri a compiere il massacro. Con la bocca ancora impastata dei buccellati e dei cannoli trangugiati a pranzo, nel loro pranzo di Natale, gridavano: “morte agli istigatori, morte ai sovversivi”.

Undici manifestanti furono uccisi nella cornice di cinica e turpe istigazione al massacro.

“non si sarebbe mai saputo chi avesse sparato per primo […] non è affatto da escludere che a sparare per primo fosse stato qualche campiere, qualche mammasantissima, appostato dietro l’angolo di qualche casa e incaricato di provocare la strage da una delle fazioni che si contendevano il potere in paese. Le carte tacciono in proposito”. (Mario Siragusa, Stragi e stragismo nell’età dei Fasci siciliani. In La Sicilia delle stragi. a cura di Giuseppe Carlo Marino. Newton Compton Editori Roma.2007. pag. 119)