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Lettera del Prof. Gabriele Centineo indirizzata al Coordinatore Regionale Sicilia Ottavio Terranova sugli eventi dell’ANPI Catania
A Ottavio Terranova
ANPI Coordinamento Regionale
ANPI Segreteria Nazionale
ANPI Comitato Provinciale Catania
Caro Ottavio,
Nel corso dell’ultima riunione del Comitato Provinciale dell’ANPI ho letto la fitta corrispondenza tra te, Nicola e l’ANPI catanese e nazionale. Non la conoscevo perché non ho ancora imparato l’uso di internet, non posseggo un computer e sono ancora legato ai vecchi metodi di comunicazione. Ma al di là delle tecniche vedo in te qualche nostalgia dell’antico. Nello stile delle tue lettere risuona un eco familiare delle vecchie circolari del comintern di quel centralismo burocratico che richiede il concitato imperio ed il celere ubbidire, così l’ANPI di Catania è confusa ed incapace di una linea unitaria, per fortuna tu puoi indicarla: una linea che scende dai rami di una implacabile gerarchia che da te promana.
Noi, io, ci chiediamo chi sia mai tu per giudicare o meno dell’esistenza di una linea unitaria e per imporla a partire a quanto pare da un rapporto personale tra te e Nicola di cui assumi le tesi.
Neppure il centralismo più autoritario può fare a meno di un confronto negli organismi ed imporre che la opinione minoritaria di un compagno possa diventare quella prevalente. Né basta l’autorevolezza di chi coordinatore regionale, è chiamato appunto a coordinare, non a giudicare, a comporre divisioni non ad acuirle.
Sulle basi di queste considerazioni ho scelto di scriverti personalmente ed sconsigliare un documento di dura risposta , in quest’ultimo caso, sia pur in negativo, ti avremo riconosciuto un’autorità che, a norma di statuto, non ti compete.
Torniamo però alle opinioni che si sono confrontate nei comitati provinciali e che hanno dato luogo alla corrispondenza. Prima ancora chiediamoci se sia lecito ed opportuno che una opinione non condivisa decida comunque di procedere, usando il logo dell’ANPI, ad organizzare a Mascalcia, dove non esiste alcuna nostra sezione, e per conto del comune, una iniziativa che vuole avere addirittura una valenza nazionale.
Sono stati infatti inviatati, ognuno ha i suoi gusti, il Presidente della Regione, quello della Repubblica, i rappresentanti dei Bersaglieri in quel momento compagni d’armi dei nazisti e l’Ambasciata Germanica. Si sono accontentati di un sottosegretario alla giustizia, ad ognuno il suo.
Comunque nel comitato provinciale si sono confrontate due opinioni:
1- Moltiplicare le iniziative locali con le amministrazioni comunali di tutta la zona pedemontana. Il ricordo delle stragi naziste e le insorgenze cittadine sarebbe servito a rafforzare la tesi che la resistenza sia nata in Sicilia, ed infatti nel documento a firma di Nicola Musumarra ( logo ANPI e logo Comune di Mascalcia) si scrive testualmente: “ Valorizzare il contributo dei siciliani combattendo in Sicilia il nazifascismo prima e dopo lo sbarco delle truppe della “ grande alleanza nazifascista”. “Se ancora l’ANPI continua a sostenere che ….la Resistenza iniziarono dopo l’otto settembre del 1943…. Perde una occasione per diventare un’organizzazione nazionale” .
2- Concentrare tutte le forze e le relazioni per una iniziativa in autunno che riflettesse sugli avvenimenti che dagli scioperi operai del ’43 all’otto settembre avevano costituito le basi sociali, politiche ed ideali della lotta di popolo che sarà a fondamento della Costituzione Repubblicana.
I fatti di Sicilia avrebbero naturalmente avuto il ruolo che loro spetta. Musumarra sostiene la prima tesi e nel tentativo di arruolare nuove forze, per sostenere il primato siculo,cita perfino i sabotaggi dei gruppi legati ad Antonio Canepa, fondatore dell’EVIS. Un tentativo di allargare lo schieramento antifascista a tutti, scecchi e picciriddi, anche a chi al separatismo fa riferimento: Lombardo e l’MPA. Non a caso il sindaco di Mascalcia, Leonardi, da quella esperienza proviene.
Ma se Nicola vede bene assieme separatisti e partigiani, allontana da noi compagni che da lungo tempo hanno collaborato, anche a partire da specifiche competenze storiografiche, alle attività non piccole né irrilevanti, dell’ANPI catanese.
Rosario Mangiameli, docente di storia contemporanea all’Università di Catania, così risponde all’invito di Musumarra: “ Non ho voglia di venire e partecipare a una riunione in cui si dica che i separatisti e i partigiani erano la stessa cosa… i separatisti erano quelli che volevano impedire che il vento del nord, ovvero i progetti e lo spirito della Resistenza arrivassero in Sicilia”.
Quindi non un incertezza di linea politica, ma l’affermazione netta che in Sicilia non si possa parlare di Resistenza e che ad essa assimilare le stragi naziste e le insorgenze in alcuni paesi non fa altro che diminuire la prima e non cogliere le ragioni, certo da celebrare, delle altre.
Questo sosteniamo. Se fosse un semplice dibattito storiografico potremmo anche affrontarlo con la tua presenza, uguale tra gli uguali, umile tra gli umili. Sarebbe un contributo gradito, assai meno gradito il ruolo che hai assunto tu e Ficarra presenziando ad iniziative che l’ANPI provinciale non ha promosso , liberi certamente di aderire a qualsiasi sciocchezza ma rigorosamente a titolo individuale, come forse avrai compreso non si tratta di decidere dove e quando è nata la resistenza.
Basta consultare il “Dizionario sulla Resistenza” 2 volumi Einaudi 2001, anche se siamo aperti a qualsiasi revisionismo storiografico alla Musumarra.
In ogni caso si tratta di difendere questa nostra Rivoluzione dall’uso strumentale che istituzioni comunali possono farne accomunando vinti e vincitori, tedeschi ed americani, in una qualche riconciliazione nazionale che in Sicilia potrebbe trovare il suo terreno ideale proprio perché la Resistenza non c’è stata.
Qualcosa di simile sembra essere avvenuto a Mascalcia con l’invito all’ambasciata germanica e la “Ideale partecipazione” dell’innominabile (Grasso, Boldrini) Presidente della Repubblica che da custode della Costituzione si appresta a divenirne il carnefice.
Gabriele Centineo
Del Comitato Provinciale dell’ANPI Catania
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COMUNICATO contro OMOFOBIA e TRANSFOBIA dell’ARCIGAY COMITATO TERRITORIALE DI CATANIA ENNA CALTANISSETTA
La Commissione Giustizia della Camera dei deputati ha terminato la discussione e licenziato il testo base per la discussione alla camera.
Il testo base che è uscito dalla commissione giustizia, pur mantenendo l’inserimento del reato di omofobia e transfobia, ha perso dalla formulazione originaria una parte fondamentale, ovvero la piena equiparazione con le altre discriminazioni tutelate dalla legge Reale – Mancino (n.205/93) nella parte delle sanzioni accessorie (o aggravanti) ex art.3 della medesima.
Questo testo base è in se paradossale, atteso che mentre dovrebbe essere una legge antidiscriminatoria , in realtà contiene al suo interno una discriminazione di fondo, trattando le discriminazioni per orientamento sessuale ed identità di genere in maniera più leggera rispetto alle altre di cui si occupa.
È, altresì, da evidenziare che la nuova formulazione della legge, ove non si provvedesse adeguatamente e con chiarezza a fornire una esatta definizione della fattispecie “omofobia e transfobia” indicando, quindi, espressamente la dicitura “orientamento sessuale” e identità di genere”, oltre a mantenere l’elemento discriminatorio nel suo seno, renderebbe la legge stessa non applicabile, configurandosi, pertanto, come una scatola vuota del reale contenuto che da anni tutte e tutti noi ci aspettiamo e che le tante vittime, numerose vittime, si aspettano legittimamente.
Già ora la legge Mancino-Reale risulta poco applicata essendo stata di fatto svuotata dal governo Berlusconi nel 2005 solo per salvare Bossi dai procedimenti penali a suo carico in corso presso la Procura di Verona.
L’attuale testo, poi, così come licenziato, verrebbe a costituire un ulteriore depotenziamento per quanto riguarda le persone transessuali e omosessuali, venendosi a configurare un doppio binario dove i reati per orientamento sessuale e identità di genere sarebbero certamente meno gravi di quelli commessi per questioni etniche, nazionali, razziali e religiose.
Non sono né pensabili né tantomeno accettabili discriminazioni di serie A e discriminazioni di serie B, essendo ogni e qualunque forma di discriminazione parimenti grave e parimenti sanzionabile, come, peraltro, ben previsto dalla nostra Carta Costituzionale che espressamente sancisce la piena parità di tutti i cittadini e la tutela della loro dignità e diritto davanti alla legge, essendo compito dello Stato “rimuovere gli ostacolo di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (art.3 della Costituzione).
In definitiva questa proposta di legge, senza l’emendamento che reintroduca le aggravanti e le necessarie indispensabili definizioni dei concetti di orientamento sessuale e identità di genere al posto di omofobia e transfobia rischia di essere null’altro che uno spot elettorale che non risponde alle promesse fatte in campagna elettorale e soprattutto non costituisce uno strumento adeguato per rispondere ai bisogno di gay, lesbiche, bisessuali, trans e transgender che vivono in un paese che ancora li disprezza, li insulta, li aggredisce e li uccide.
Noi non possiamo credere che qualcuno intenda ancora l’omofobia come un fatto inesistente o peggio ancora legittimato da credenze personali. Su questo è utile, oltre al buon senso, ricordare che“Il diritto alla libera manifestazione del pensiero, tutelato dall’art. 21 cost., non può essere esteso fino alla giustificazione di atti o comportamenti che, pur estrinsecandosi in un’esternazione delle proprie convinzioni, ledono tuttavia altri principi di rilevanza costituzionale ed i valori tutelati dall’ordinamento giuridico interno e internazionale” come affermato dalla Corte di Cassazione (Cass. pen., sez. I, 28 febbraio 2001, n. 341, in Foro it. 2001, II, 457).
SIGNORI L’OMOFOBIA E LA TRANSFOBIA NON SONO UNA OPINIONE MA REATI PENALI, FACCIAMOCENE UNA RAGIONE!
I nostri diritti non sono in vendita, chiediamo l’estensione integrale della legge Mancino alle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, aggravanti incluse, atteso che la libertà di opinione non è e non può essere libertà di insulto, ingiuria, istigazione all’odio, nei confronti delle minoranze e delle persone lesbiche, gay, bisessuali e trans.
Questa legge, nella integralità del suo spirito e assunto coerente alla Carta Costituzionale costituirebbe davvero il PRIMO PASSO MINIMO per provare a mettere l’Italia sulla giusta via e noi e Voi non possiamo permettere che sia un PASSO FALSO, pena le rispettive credibilità.
Chiediamo, pertanto, alle Sigg. Loro Ill.me di volersi attivare con qualunque mezzo a Loro disposizione, dalle dichiarazioni pubbliche, alle Vostre attività nei rispettivi incarichi istituzionali, sino ai Vostri contatti affinchè le istanze di questo segmento della popolazione che Voi gestite e anche rappresentate, ognuno per la propria competenza, non siano ancora una volta disattese e beffate da una legge che sicuramente apparirebbe come frutto dell’ennesimo inciucio, ribadendo noi anche e ancora in questo contesto che I NOSTRI DIRITTI NON SONO IN VENDITA!
E in chiusura conveniamo con il Circolo Mario Mieli nel rivolgere a tutte e tutti voi il seguente appello:
·Se sei una cittadina o un cittadino che crede che la democrazia sia fondata anche sulla difesa e sulla promozione dei valori della diversità, della tutela delle minoranze e dei diritti civili e umani,
·se sei un’elettrice o un elettore del Centro Sinistra , del Partito Democratico o di SEL che credi che queste forze debbano trovare finalmente coraggio e coerenza di portare avanti con determinazione la battaglia dei diritti civili per tutte e tutti e dei diritti per le persone omosessuali e trans in particolare,
·se sei un’elettrice o un elettore del Movimento 5 Stelle che credi che sui diritti civili si possa fare la differenza superando gli steccati tra maggioranza e opposizione,
·se sei un’elettrice o un elettore di Centro Destra o di Centro, che non pensi che questo voglia dire necessariamente essere omofobi e razzisti, ma può far rima con l’allargamento dei diritti civili e umani,
soprattutto, SE SEI LESBICA, GAY, BISESSUALE, TRANS, INTERSESSUALE, QUEER e sei STUFO di una POLITICA IMMOBILE e INCAPACE DI OFFRIRE RISPOSTE VERE ED EFFICACI. SE PENSI CHE SIA GIUNTO IL MOMENTO DI FARE APPROVARE LE LEGGI GIUSTE, solo perché SONO GIUSTE, e non perché conviene. SE PENSI CHE I NOSTRI DIRITTI NON POSSONO ESSERE MESSI IN VENDITA, fa sentire LA TUA VOCE
ARCIGAY COMITATO TERRITORIALE DI CATANIA ENNA CALTANISSETTA
giovanni caloggero
presidente
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No Muos, Niscemi in marcia il 9 agosto | Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org
Il prossimo 9 agosto, Niscemi marcerà contro il Muos, da contrada Vituso conduce fino ai cancelli della base militare statunitense. La decisione è emersa al termina di un’assemblea cittadina svoltasi fino a tarda sera ieri nella piazza principale antistante il municipio dopo il ritiro dello stop ai lavori da parte della Regione Sicilia. Intanto, mentre prosegue l’occupazione del municipio, e’ stato annunciato che per il momento non ci saranno ne’ blocchi, ne’ manifestazioni. Il primo cittadino, Francesco La Rosa ha lanciato un appello, affinché tutti i comuni del circondario si mobilitano per condurre insieme a Niscemi la battaglia per bloccare la ripresa dei lavori della stazione satellitare di comunicazione statunitense. “Quella che condurremo per il momento – ha spiegato il primo cittadino – sarà solo una battaglia giudiziaria. Ho già dato mandato ai miei legali di andare a ripescare un ricorso risalente al 2011 e che giace al Tar con il quale il Comune di Niscemi chiedeva il blocco dei lavori”.
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Imagine-John Lenon
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All’ombra del Fuhrer-La Grande Storia
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Val di Susa, venti sindaci firmano un documento per lo stop alla Tav | Autore: RedAzione da: controlacrisi.org
Venti sindaci valsusini, il vicesindaco di Rivoli e il presidente della Comunita’ montana valle Susa firmano un documento per chiedere la “sospensione immediata dei lavori preparatori del Tav per frenare lo spreco di denaro pubblico e le tensioni, sempre piu’ preoccupanti nel contesto attuale di grave crisi economica, sociale e politica”. Avigliana, Sant’Ambrogio, Villardora, Chiusa San Michele, Vaie, Villarfocchiardo, San Giorio, San Didero, Chianocco, Bussoleno, Mompantero, Venaus, Caprie, Giaglione, Oulx, Caselette, Bruzolo, Mattie, Rivalta e Moncenisio sono i comuni i cui primi cittadini hanno sottoscritto questo documento, che sara’ inviato al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e ai presidenti delle due Camere. Dichiara Angelo Patrizio, sindaco di Avigliana: “La presenza dei sindaci c’e’ e c’e’ sempre stata seguendo i percorsi istituzionali ma comunque all’interno della lotta alla Torino-Lione.
“Opera inutile e dannosa”
Oggi in maniera piu’ forte che mai ci opponiamo a quest’opera che e’ inutile e dannosa”. Gli amministratori sottolineano che e’ necessario spostare l’attenzione dal problema di ordine pubblico al reale problema di opportunita’ di realizzazione del Tav. “Ci preoccupano gli episodi di violenza – prosegue Patrizio – ma se si dispongono gli agenti fuori dal cantiere significa che si vuole alzare la tensione. La colpa non sta solo da una parte ma e’ sicuramente figlia dell’assenza della politica”. Il documento chiede anche “la ripresa di un sereno confronto politico sui contenuti e sui dati tecnici del progetto, superato e non aggiornato alle esigenze di oggi” nonche’ “l’individuazione di un piano organico e complessivo per la valle non legato alle compensazioni per un danno ma alle vere ed urgenti esigenze”.
Il movimento è non violento”
Accanto alla richiesta di sospendere i lavori al cantiere Tav di Chiomonte, facendo “ritornare la parola alla politica”, i sindaci esaminano gli scontri della scorsa settimana e la prospettiva per la manifestazione popolare di sabato, che li vedra’ nuovamente presenti. “I sindaci non sono scomparsi e continuano a far parte del movimento – puntualizza Dario Fracchia, sindaco di Sant’Ambrogio – Noi non vogliamo gente che tira le pietre e chiediamo a chiunque voglia tirarle di tornare a casa, perche’ il movimento torni ad essere popolare e non-violento come e’ sempre stato. Ci siamo sempre stati e ci saremo anche sabato. Insieme rappresentiamo piu’ di centomila persone e chiediamo che le nostre richieste siano ascoltate”. In merito alla vicenda di Marta e delle presunte molestie subite da parte delle forze dell’ordine, il sindaco di San Didero, Loredana Bellone dice: “Sono una donna e come donna mi sento offesa per gli oltraggi a cui veniamo sottoposte, come quello avvenuto a Marta venerdi’ notte. Domani, alle 12, davanti al palagiustizia di Torino ci sara’ un presidio di solidarieta’ con Marta, che sara’ sentita dai Pm. Io ci saro’ come tante altre donne valsusine”
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Fassina fa il berlusconino. Camusso: “Evasione di sopravvivenza? Clamoroso errore politico” Fonte: liberazione.it | Autore: Dino Greco

E’ l’abito che fa il monacoDino Greco – liberazione.it del 25-07-2013
Ecco qua il Fassina che ormai ti aspetti, almeno da quando è entrato nella stanza dei bottoni. “La pressione fiscale è insostenibile” ha detto il viceministro al convegno di Confcommercio. E fin qui non ci piove, salvo che sarebbe stato utile precisare su chi, su quali soggetti sociali e fasce di reddito pesa questa overdose tributaria. Invece no. Tutti, per Fassina, egualmente tartassati e sull’orlo della bancarotta. Sul crollo della progressività dell’imposta, passata per l’aliquota massima dall’oltre 70% degli anni Settanta all’attuale 45%, neppure un accenno. Ricchi rentiers, padroni, manager, grand commis di stato, al pari dei pensionati e dei lavoratori dipendenti sarebbero egualmente rapinati da un fisco vorace. Indifferenziatamente. La bufala è madornale, ma ormai Fassina è lanciato e così prosegue: “C’è una relazione stretta tra la pressione fiscale, la spesa e l’evasione”. Immaginiamo la sorpresa e il plauso di una platea che rappresenta una delle categorie che si caratterizzano per la più alta, quasi compulsiva, tendenza all’evasione, sistematicamente rilevata ad ogni rilevazione statistica dall’Agenzia delle entrate. Fassina “scopre” che esiste ”un’evasione di sopravvivenza”. ”Senza voler strizzare l’occhio a nessuno – per carità!, ndr – e senza ambiguità nel contrastare l’evasione ci sono ragioni profonde e strutturali che spingono molti soggetti a comportamenti di cui farebbero volentieri a meno”. Povero Fassina: ora ha scoperto che i commercianti evadono sì, ma per necessità e, soprattutto, con un nodo alla gola per il rimorso. Ce n’è un altro, che prima di lu spiegava agli italiani come l’evasione fose uno “strumento di legittima difesa contro l’esosità del fisco”. Si chiama Silvio Berlusconi, faceva il presidente del consiglio e recentemente è stato condannato al carcere e all’interdizione dai pubblici uffici per gravi reati di frode fiscale. Dicono che non se la passi proprio male. ”Non è una questione di carattere prevalentemente morale”, conclude il viceministro, un tempo accreditato alla sinistra del Pd ed ora folgorato da amore irrefrenabile per le “larghe intese”. Non lo è, infatti. O, per lo meno, non è soltanto quello. E’ innanzitutto un dovere civile, un imperativo su cui si regge il patto comunitario, un elemento fondativo della coesione sociale. Fornire alibi a buon mercato al popolo fraudolento degli evasori, magari sperando di riscuotere qualche appannaggio elettorale, è il modo più diretto, e miserabile, per demolire le fondamenta della democrazia.
Camusso a Fassina: “Evasione di sopravvivenza? Clamoroso errore politico”
Dino Greco – liberazione.it del 26-07-2013
Ingenuità? Equivoco?, come dice il segretario del Pd Guglielmo Epifani, acrobaticamente impegnato a correggere la stupefacente affermazione di Stefano Fassina, secondo il quale esisterebbe un’evasione “di sopravvivenza”, giustificata – e resa dunque più comprensibile – dalla troppo elevata imposizione fiscale? La Linea del Pd è ”quella che l’evasione si combatte”, taglia corto il segretario. Ma la frittata è fatta e, come sempre, vellicare gli istinti bestiali di settori sociali endemicamente votati all’egoismo, può provocare conseguenze gravi, in un tessuto civile già ampiamente sfibrato da comportamenti e pratiche illegali. Susanna Camusso, invece, non crede al rammendo con il quale Epifani ha (come al solito) cercato di salvare capre e cavoli. Per la segretaria della Cgil quello di Fassina è un clamoroso infortunio: ”Questa battuta non si può definire solo una battuta infelice – chiosa – ma un drammatico errore politico”. Il direttore delle entrate, Attilio Befera, aveva appena finito di lodare il recupero di 13 miliardi dalla lotta all’evasione, i tecnici di Confcommercio avevano suonato il campanello d’allarme per l’economia sommersa che viaggia ormai oltre i 272 miliardi di euro. Da parte sua, il presidente del consiglio Letta aveva solo 24 ore prima annunciato che “contro l’evasione sarà lotta senza quartiere”, aggiungendo che il ‘nero’ nel nostro Paese “è così alto da doversi combattere non con politiche di contrasto sanzionatorio, ma anche con interventi di contrasto di interessi”. Sembra invece che Fassina qualche “quartiere” franco lo veda, se pensa che vi sia – e proprio nel lavoro autonomo – chi è costretto a scegliere se evadere o perire. A questa logica perversa si sottrae anche il responsabile economico del Pd, Matteo Colaninno, per il quale “la fedeltà fiscale è una battaglia di civiltà”, per cui “se qui si pagano troppe tasse la colpa è anche di decenni di assuefazione a nero e sommerso che hanno prodotto danni incalcolabili a cittadini, imprenditori onesti e all’intero paese”. Fassina riesce a beccarsi anche la scudisciata della moderatissima Linda Lanzillotta, di Scelta civica (“Se Fassina la pensa come Berlusconi siamo all’allarme rosso”). Ma lo schiaffo più sonoro lo somministra a Fassina il capogruppo del Pdl Renato Brunetta che non si lascia sfuggire la ghiotta occasione per plaudire ironicamente alle parole del viceministro: “Pare di sentire quel Berlusconi che i compagni del suo partito azzannavano come complice degli evasori; benvenuto nel Popolo della libertà”. E Fassina? Lui non si scuote, ineffabile. E a Letta, che qualcosa deve avergli sussurrato all’orecchio, replica: “Ma quale chiarimento? Non c’è nulla che lo richieda!”. Auguri.
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Tunisia, ucciso leader dell’opposizione – comunicato della Sinistra Europea da: controlacrisi.org

Comunicato del Partito della Sinistra europea in seguito all’omicidio di Mohamed Brahmi in Tunisia:
Mohamed Brahmi, eletto alla Costituente dal popolo di Sidi Bouzid, è stato ucciso ieri davanti alla sua famiglia.
Il leader del Fronte Popolare tunisino, proveniente dalla regione in cui la rivolta ebbe inizio nel 2011, ha combattuto per le libertà individuali e collettive, la democrazia e lo sviluppo sociale.
Ci sono stati molti attacchi contro gli oppositori del regime islamico, sindacalisti, progressisti, le femministe e gli intellettuali. Questi crimini spesso sono rimasti impuniti, lasciando che gruppi vicini a Ennahdha seminassero il terrore. Il governo ha quindi la responsabilità politica degli omicidi di Chokri Belaïd e di Mohamed Brahmi. La giustizia e la sicurezza devono essere tempestivamente ripristinate in Tunisia
Il Partito della Sinistra Europea costruisce solidarietà politica con le forze progressiste nel Mediterraneo, tra cui la Tunisia. I progressisti tunisini denunciano l’islamismo politico al potere che riduce la democrazia a elezioni multipartitiche, senza riguardo per i diritti, le regole e lo spirito democratico.
Sosteniamo i movimenti popolari che vogliono far vivere un processo di transizione politica in Tunisia, per la democrazia e l’uguaglianza sociale ed economica dei suoi cittadini
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Appello – Giù le mani dalla Costituzione da: controlacrisi.org

E’ in atto una pericolosa manomissione della Costituzione :
*Il disegno di legge costituzionale 813 prevede nuove modalità di modifica costituzionale, in deroga all’art.138 della Costituzione, imponendo i modi, le forme e i tempi del dibattito parlamentare e ponendo di fatto il parlamento sotto ricatto e la Costituzione sotto scacco.
*All’art. 2 si parla di modifica della forma di Stato e di Governo: per affermare il mito del presidenzialismo e concentrare ulteriormente il potere, invece di diffonderlo.
*Si affidano compiti non chiari a Commissioni/Comitati senza che la pubblica opinione venga messa in condizioni di conoscere e discutere le proposte. Si blandisce l’opinione pubblica con la proposta di una consultazione telematica: è un’altra forzatura! La Costituzione non si cambia con la logica del sondaggio di gradimento.
*Ciò che emerge con chiarezza sono la fretta e l’improvvisazione, ma le modifiche costituzionali non possono essere piegate alle necessità politiche contingenti di uno spurio Governo di larghe intese
*Non viene affrontato il tema cruciale di una nuova legge elettorale, l’unica riforma davvero urgente e necessaria, che sia rispettosa della dignità dei cittadini elettori, privati da troppi anni della possibilità di veder rappresentate le proprie posizioni e soprattutto di intervenire nella scelta dei propri rappresentanti.
Chiediamo a tutte/i le/i parlamentari di opporsi pubblicamente a scelte che snaturano l’assetto previsto dalla nostra Carta sulla quale hanno giurato fedeltà, rigettando una legge grimaldello che fa saltare le garanzie e le regole che la Costituzione stessa ha eretto a sua difesa, e che finché sono in vigore vanno applicate.
Ricordiamo a tutte le istituzioni il loro ruolo di poteri costituiti e la necessità che il loro operato si svolga nelle forme e nei limiti della Costituzione e al Presidente della Repubblica il il suo ruolo super partes di garante di questa Costituzione.
primi firmatari: Gaetano Azzariti, Francesco Baicchi (Rete per la Costituzione), Giuliana Beltrame e Emmanuele Curti (ALBA), don Marcello Cozzi (Libera), Paolo Flores D’Arcais (Micromega) , Alessandro Gilioli, Roberto Lamacchia (Giuristi Democratici), Maurizio Landini, Massimo Malerba, Tomaso Montanari, Maso Notarianni, Edda Pando (Arci Todo Cambia) , Livio Pepino, Marco Revelli, Salvatore Settis, Cecilia Strada ( Emergency).
http://www.avaaz.org/it/petition/Appello_Giu_le_mani_dalla_Costituzione/?txveYeb
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