La Fiom risponde alla Cgil: “In piazza il 28 marzo così come nelle linee del Comitato direttivo della Cgil | Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org”

Sullo scontro tra Cgil e Fiom in merito al progetto di coalizione sociale formulato dal sindacaato dei metalmeccanici c’è una risposta della segreteria della Fiom alla nota della Cgil in cui si prendevano le distanze dalle tute blu. Oggi è previsto un incontro. Questo il testo del comunicato:

La scelta operata dall’Assemblea nazionale delle delegate e dei delegati della Fiom-Cgil, svolta a Cervia il 27 e 28 febbraio u.s., di assegnare il mandato alla Segreteria nazionale di attivarsi per riunificare le lotte per il lavoro e costruire una coalizione sociale con le associazioni, i movimenti e le personalità che in questi anni si sono battuti per affermare i valori e i principi della nostra Carta costituzionale e per un’Europa sociale dei diritti, è del tutto legittima e rispettosa dello Statuto della Fiom e della Cgil.
La stessa nota della Segreteria nazionale della Cgil considera la proposta della coalizione sociale una risposta possibile. La Fiom-Cgil è contraria a che qualsiasi struttura della nostra Organizzazione, tantomeno la Confederazione, promuova formazioni politiche o sostenga questa o quella componente politica o
di partito. Un’autonoma e indipendente soggettività politica della nostra Organizzazione deve concretizzarsi in un progetto generale e un’azione contrattuale nei luoghi di lavoro e di carattere sociale nei territori che – seguendo la nostra storia confederale – superi la semplice associazione di interessi, anche attraverso una reale interlocuzione con associazioni di volontariato, sociali, culturali e personalità su obiettivi comuni e condivisi che puntino alla trasformazione democratica della società e alla affermazione dei diritti sul lavoro.
Del resto, la coalizione sociale proposta dalla Fiom-Cgil non si configura in alternativa a un processo di unità con Cisl e Uil (in ogni caso non certo facile, date le profonde divergenze in essere) né tanto meno in contrasto alle forze politiche esistenti. Pensiamo che per tutte queste ragioni sarebbe utile che la Cgil, insieme alla Fiom, si attivasse per costruire una tale coalizione sociale a partire dall’interesse e dalla disponibilità espressa da tutti i partecipanti ad una prima discussione sviluppatasi lo scorso sabato 14 marzo. Anche perché la proposta della coalizione sociale non prevede la presenza delle forze politiche ma non intende escludere nessuno, anzi, in un pieno e rinnovato spirito confederale includere sulla base di obiettivi e campagne condivise.
Tale scelta della Fiom-Cgil è avvenuta dopo mesi di discussione e si è conclusa con il voto dell’Assemblea nazionale a Cervia a cui ha partecipato ed è intervenuta la Segreteria nazionale Cgil, senza tra l’altro sollevare alcuna obiezione di merito né di metodo. Inoltre la Fiom-Cgil è pienamente impegnata nel rinnovo delle Rsu, tra l’altro con successi crescenti, al fine di realizzare e rafforzare la nostra rappresentanza democratica in tutti i luoghi di lavoro.

L’Assemblea nazionale ha deciso di proseguire la mobilitazione che ha portato allo sciopero generale della Cgil e della Uil dello scorso 12 dicembre per contrastare e cambiare i provvedimenti del Governo, per avviare una nuova fase di politiche industriali, sociali e per l’occupazione e per riconquistare un vero Contratto Nazionale di Lavoro, proclamando per il 28 marzo 2015 a Roma una manifestazione nazionale in Piazza del Popolo.
Ciò a partire dalle decisioni assunte dal Comitato direttivo della Cgil del 18 febbraio 2015 in cui è presente la proposta di un nuovo Statuto dei lavoratori e si prevede anche la possibilità di una consultazione straordinaria degli iscritti per decidere una coerente azione referendaria per abrogare le leggi in materia di lavoro e di contrattazione.

Fiat, per gli Rls può presentare liste anche la Fiom Autore: redazione da: controlacrisi.org

“Grazie alla Fiom, ai lavoratori della Fiat è restituita la possibilità di eleggere liberamente e democraticamente i propri Rappresentanti per la salute e sicurezza (Rls).” Così Michele De Palma, Coordinatore nazionale per la Fiom-Cgil del gruppo Fiat, dopo che nella tarda serata di ieri è stata raggiunta un’intesa tra tutti i sindacati presenti in Fca e Cnh sulle elezioni degli Rls, senza nessuna esclusione di alcuna organizzazione sindacale. “Finalmente, la battaglia della Fiom per tenere elezioni a cui tutti possano partecipare, almeno per gli Rls, è stata vinta”, aggiunge De Palma.
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che puntava a ripristinare le libertà sindacali nel gruppo Fiat ed eliminare le discriminazioni, i metalmeccanici Cgil avevano presentato una “carta rivendicativa” per chiedere subito elezioni delle Rappresentanze sindacali aziendali (Rsa), secondo le procedure del Testo Unico firmato da tutte le Confederazioni. Fim, Uilm, Uglm, Fismic e Associazione quadri Fiat avevano risposto che ciò sarebbe stato possibile solo firmando un accordo per accettare il sistema di relazioni sindacali e di sanzioni già previsto dal “Contratto Fiat”.

“La Fiom e i suoi delegati hanno pagato un prezzo alto per garantire la libertà negoziale dei lavoratori in questi anni: il nostro obiettivo era e rimane quello di riportare la piena democrazia in Fca e Cnh”, sottolinea De Palma. E quindi avverte: “Se per le Rsa ogni organizzazione procederà autonomamente alla loro nomina – la Fiom farà votare i suoi rappresentanti non contestualmente alle altre organizzazioni -, le elezioni degli Rls saranno le prime vere elezioni in Fca e Cnh in cui i lavoratori saranno liberi di poter scegliere quale sindacato e quale delegato votare.”

Un risultato che si deve anche alla legge che regola le elezioni degli Rls. “Proprio per questo, come Fiom torniamo a chiedere al Parlamento di arrivare ad una legge sulla rappresentanza – conclude De Palma – che ripristini in Fiat, ma non solo, la libertà dei lavoratori di scegliere i propri rappresentanti, così da evitare che un accordo sindacale possa portare alla discriminazione del dissenso.”

Merloni: Cgil Umbria e Fiom Perugia, 2.000 famiglie sul lastrico | Fonte: rassegna

“Con l’esaurimento della cassa integrazione per circa 1400 operai della Antonio Merloni di Umbria e Marche si apre da oggi una fase di ulteriore drammatizzazione di una delle crisi più antiche e dolorose del nostro territorio e dell’intero centro Italia”. E’ quanto affermano in una nota Mario Bravi, segretario generale della Cgil dell’Umbria e Simone Pampanelli, segretario della Fiom Cgil di Perugia che hanno preso parte oggi, 13 ottobre, alla riunione convocata d’urgenza presso la Regione Marche, ad Ancona, con il presidente Gian Mario Spacca, l’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Umbria Vincenzo Riommi, l’imprenditore Giovanni Porcarelli (titolare della Jp Industries, subentrata in parte nelle attività della Antonio Merloni dopo il fallimento) e i sindacati Cgil, Cisl e Uil di Umbria e Marche, insieme alle categorie Fiom, Fim e Uilm delle province di Perugia e Ancona.

“La drammaticità della situazione è ormai sotto gli occhi di tutti – affermano Bravi e Pampanelli – con circa 2000 persone (oltre ai licenziati ci sono infatti i lavoratori riassunti dalla Jp, fermi anche loro e con la cassa integrazione bloccata per mesi, ndr) nella fascia appenninica umbro-marchigiana che sono letteralmente sul lastrico. L’imprenditore Porcarelli – proseguono – arrivato al terzo anno del suo progetto quadriennale è fermo, in attesa dello sblocco della vicenda giudiziaria, mentre sul fronte dell’accordo di programma che doveva lanciare nuove attività sul territorio per creare occupazione siamo a zero”.

In tutto questo, sottolinea la Cgil, manca clamorosamente un intervento del governo nazionale: “Tutte le parti presenti al tavolo di oggi hanno concordato sull’assoluta necessità di un intervento immediato del premier Renzi in prima persona – concludono Bravi e Pampanelli – per scongiurare l’esplosione di una bomba sociale di proporzioni inaudite. O questo governo comincia davvero a prendere di petto l’emergenza industriale del paese, oppure il fallimento sarà totale e irreversibile”.

A sostegno della richiesta di intervento immediato su questa ennesima emergenza del lavoro, Cgil, Cisl e Uil di Umbria e Marche, insieme alle categorie dei metalmeccanici, hanno indetto una manifestazione unitaria a Fabriano (Ancona) per il prossimo 7 novembre.

Nokia, mobilitazione dei lavoratori contro i licenziamenti Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

I lavoratori della Nokia di Cassina de Pecchi si mobilitano contro i licenziamenti decisi dalla multinazionale finlandese Nokia nella sede nell’hinterland di Milano. Nokia, informa la Fiom Cgil di Milano, “non sente ragioni. Dopo aver distrutto, nell’arco di pochi anni, 2.500 posti di lavoro in Italia e aver comunicato nell’incontro che si è svolto al Ministero del Lavoro la propria indisponibilità a ricercare un accordo per scongiurare ulteriori esuberi, è passata ai fatti, inviando 115 lettere di licenziamento”.Per la Fiom “è sempre più evidente la volontà della multinazionale di dismettere qualunque attività nel nostro paese. Per rispondere
all’ennesimo atto unilaterale dell’impresa, questa mattina le lavoratrici e i lavoratori del sito di Cassina de Pecchi sono scesi in
sciopero e organizzato un presidio”.

Mercoledì i lavoratori Nokia apriranno il corteo di protesta contro il summit europeo che partirà alle nove e trenta da piazzale Lotto.

Art. 18, di nuovo scontro tra Cgil e Fiom: “La scelta del 18 ottobre è intempestiva e irrispettosa”Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

Sulla risposta da dare al Governo la Fiom, anticipando la manifestazione al 18 ottobre spariglia le carte in tavola, riaprendo di fatto lo scontro con la Cgil, che intanto andava tessendo una complicatissima e delicatissima manifestazione unitaria in cui, ancora ieri, lo sciopero “è una delle possibilità”. Con la nuova data anche Cgil, Cisl e Uil dovranno fare i conti.

All’inizio della prossima settimana dovrebbe tenersi una riunione tra i tre leader di Cgil, Cisl e Uil. Anche le sigle del pubblico impiego, ben 14 in tutto dalla scuola alla sanita’, hanno deciso di scendere in piazza, con un appuntamento fissato per l’8 novembre contro il blocco della contrattazione. Che la temperatura tra Landini e Camusso stia di nuovo salendo lo si capisce da una dichiarazione del coordinatore della siderurgia, Gianni Venturi, che di fatto rappresenta la segreteria Cgil in Fiom. “La scelta della segreteria della Fiom – ha detto Venturi – non solo non rispettosa delle decisioni assunte nella riunione della direzione nazionale, ma intempestiva”. Cosi’, aggiunge, “si rischia di indebolire ulteriormente la ricerca e la prospettiva di una mobilitazione unitaria”.
“Le scelte di queste ore del Governo in materia di mercato del lavoro e di Statuto dei Lavoratori, mettono tutti di fronte alla responsabilita’ di costruire una risposta all’altezza della sfida che viene portata, non solo e non tanto ai sindacati, ma alla ‘civilta’ del lavoro’ di questo Paese”, spiega il sindacalista.Per la Fiom pero’ non c’e’ piu’ tempo e bisogna agire, perche’ il rischio e’ il “ritorno all’800”. Per Maurizio Landini sembra anche svanire il feeling con il premier: “sull’art. 18 Renzi deve dimostrare quanto e’ ‘figo’ all’Europa”, mentre bolla il contratto a tutele progressive a “una presa per il c…”.
L’Assemblea nazionale delle delegate e dei delegati Fiom-Cgil – che si terrà il 26 e 27 settembre a Cervia – deciderà in dettaglio le modalità della manifestazion del 18, pronta a rilanciare anche su tutta la piattaforma di politica industriale chiesta dai metalmeccanici.

Sulla Cgil, c’è il giudizio molto critico di Gianni Rinaldini, esponente di punta di Democrazia e Lavoro, la corrente di opposizione in Cgil. “In Cgil siamo in situazione di stato confusionale”, ha detto Rinaldini nel corso del suo intervento all’ultimo Direttivo nazionale. Secondo Rinaldini si conferma una situazione interna bloccata, specie a seguito delle dichiarazioni di Susanna Camusso relative ad una manifestazione il 10 ottobre. “Ci si inventa la piattaforma unitaria su fisco e pensioni – ha proseguito Rinaldini – come documento su cui costruire iniziative. Gli esecutivi unitari non si sono riuniti. Non ci sono state assemblee nei luoghi di lavoro. L’attenzione si è spostata su altro. Abbiamo una totale sfasatura tra le dinamiche sociali e le rivendicazioni su fisco e pensioni. Volutamente unitarie con cisl e

Lavoro, Fiom in piazza e sciopero di otto ore. La Cgil si accontenta della passeggiata con Cisl e Uil Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

Al momento sono due le manifestazioni annunciate, una dal segretario generale di corso d’Italia, Susanna Camusso, e una dal leader dei metalmeccanici Maurizio Landini, entrambe di sabato: quella della Cgil nella prima decina di ottobre e quella della Fiom il 25 ottobre (accompagnata da un pacchetto di 8 ore di sciopero da mettere in campo in un momento diverso). Due iniziative che “non sono contrapposte”, si affretta comunque a spiegare Landini. La Cgil, che chiedera’ a Cisl e Uil di unirsi nella manifestazione nazionale, sostiene modifiche allo Statuto dei lavoratori ma per dare diritti a chi non li ha: “Proporremo una piazza per il lavoro”, spiega Camusso. Il direttivo della Cgil previsto per mercoledi’ 17 settembre esaminera’ la proposta della segreteria, ma è chiaro che non ci sarà alcuno sciopero. Del resto è quello che ha preteso Bonanni, il segretario della Cisl.

Le richieste della Fiom vanno dal rilancio della politica industriale alla lotta alla precarieta’, alla difesa dei diritti. “Il Jobs Act deve cambiare, perche’ quanto letto finora non ci convince”, aggiunge Landini. L’idea, ha spiegato Landini a margine di un’evento alla Festa dell’Unita’ di Firenze, e’ quella di mettere l’iniziativa “a sostegno di una serie di richieste che riguardano la politica industriale, gli investimenti, l’incentivazione dell’uso dei contratti di solidarieta’ e delle riduzioni d’orario per impedire i licenziamenti, e di una serie di proposte per riformare davvero il mercato del lavoro in un’ottica che difenda il lavoro, combatta la precarieta’, e si
ponga il problema di fare ripartire gli investimenti nel nostro Paese”.
La manifestazione, ha aggiunto il leader della Fiom-Cgil, “sara’ rivolta a tutti i metalmeccanici ma anche a tutti i giovani, i precari, i soggetti che pensano sia necessario rimettere al centro il lavoro, e cambiare le politiche economiche che in questi anni sono state realizzate, e anche per dire che le ricette della Confindustria di cancellare i diritti, cancellare i contratti nazionali, non ci sembra la strada da percorrere, e quindi noi proponiamo un altro percorso”.
Intanto sulla riforma del lavoro, con il nodo che riguarda in particolare l’intervento sull’articolo 18, e sulla riforma degli ammortizzatori sociali l’attenzione e il dibattito tengono banco, in attesa che giovedi’ riprenda l’esame in commissione Lavoro del Senato, dove l’obiettivo e’ portare il testo in Aula l’ultima settimana di settembre.

L’accordo tra Indesit e Whirlpool non piace alla Fiom: “Rischioso” Fonte: rassegna

L’accordo tra Indesit e Whirlpool non piace alla Fiom. “Sono due aziende speculari, producono entrambe nel nostro Paese prodotti per un mercato gia’ in crisi: il rischio di sovrapposizione è forte. Whirlpool si ritrova ora con 8 mila dipendenti e 3 mila ‘colletti bianchi’ che fanno elettrodomestici omologhi”, ha affermato il segretario regionale della Fiom Cgil delle Marche Giuseppe Ciarrocchi.

L’operazione prevede infatti la cessione della partecipazione di Fineldo in Indesit, e anche l’acquisto di azioni della famiglia Merloni pari al 60,4% del capitale (ossia il 66,8% dei diritti di voto) di Indesit Company. Il prezzo di acquisto è pari a 11 dollari per ogni azione di Indesit, per un prezzo totale di acquisto previsto pari a Euro 758 milioni di dollari. Per il resto delle azioni, la societa’ Usa lancera’ poi un’opa.

Il sindacato però manifesta preoccupazione . “Intanto – ricorda la Fiom – un anno fa avevamo ragione noi a sostenere che la famiglia Merloni stava vendendo Indesit, non cercando una partnership”. Poi, aggiunge, ‘non lascia di certo tranquilli quanto ha detto oggi il presidente e chief executive di Whirlpool Jeff Fettig: gli americani puntano a creare valore per gli azionisti, vorremmo capire come questo obiettivo si tradurraà in termini industriali, e sul versante dell’occupazione e della valorizzazione del patrimonio creato da Indesit nel territorio”.

‘Al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi – conclude Ciarrocchi – chiediamo di convocare un incontro urgente con Indesit e Whirlpool. Servono trasparenza e garanzie sull’applicazione dell’accordo di dicembre, faremo tutte la battaglie necessarie per difendere i contenuti dell’accordo e i posti di lavoro. La cultura del capitalismo Usa non è la nostra, e il rischio che le strategie aziendali di Indesit è reale”.

Fiat, dopo la rottura dei “firmatari” la Fiom pronta alle assemblee unitarie per discutere su tutto | Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

La Fiat umilia le tute blu con l’elemosina di quindici euro al mese di una tantum? La Fiom è pronta alle assemblee unitarie per ridiscutere tutto, anche perché a conti fatti “le buste paga di Marchionne sono più basse del contratto nazionale”. E quindi va aperta una vertenza che comprenda anche piano industriale e elezione dei delegati. Il segretario generale della Fiom Cgil, Maurizio Landini, nel pomeriggio ha tenuto una assemblea convocata in tutta fretta ieri di fronte alla rottura del tavolo di trattativa tra i sindacati firmatari e il Lingotto.

La notizia del raggiunto accordo sul reintegro dei 19 delegati di Pomigliano stempera appena i propositi belligeranti delle tute blu della Cgil.
La Fiom propone alle altre organizzazioni sindacali di avviare una campagna di assemblee unitarie nel gruppo Fiat per aprire una discussione sul piano industriale, discutere dei salari e andare alle elezioni dei delegati sindacali e dei rappresentanti alla sicurezza. La disponibilita’ a “mettere in atto tutte le azioni necessarie, comprese raccolta firme ed iniziative di sciopero” c’è tutta. Sulla rottura delle relazioni per l’una tantum, Landini rimarca che non solo l’azienda ma anche il governo si rendano conto delle esigenze dei lavoratori. “E’ necessario il confronto con tutti – ha dichiarato Landini – con il coinvolgimento della presidenza del Consiglio”; per avere garanzie sul piano industriale e certezze sul fatto che nessuno stabilimento chiuda e assicurazioni per la ricollocazione dei lavoratori di Termini Imerese e Irisbus. Secondo Michele De Palma, responsabile Fiat per la Fiom, le altre organizzazioni stanno facendo un negoziato “a carte coperte” e nessuno ha avuto un mandato per modificare anche le parti normative. “Vogliamo fare le assemblee – ha concluso Landini – per mettere tutti i lavoratori nelle condizioni di scegliere”.

Infine, per Landini l’accordo su Pomigliano è ”un fatto importante e positivo: consideriamo risolto e concluso il contenzioso giudiziario”. Il reinserimento al lavoro avverra’ nelle prossime settimane e si concludera’ i primi di settembre. ”Per quanto ci riguarda vogliamo aprire un nuovo capitolo delle relazioni industriali in tutto il gruppo Fiat e superare le discriminazione che ancora sussistono visto che ci sono tavoli separati”, conclude Landini

La democrazia è un’inserzione contro Landini? | Fonte: Il Manifesto | Autore: Francesca Re David*, Mirco Rota**

Con un mes­sag­gio a paga­mento sull’ Unità del 31 marzo scorso — ma la cifra chie­sta è stata dav­vero con­cor­ren­ziale, spe­ci­fi­cano gli autori — si è voluto riba­dire che il segre­ta­rio gene­rale della Fiom Cgil nazio­nale, con le sue ripe­tute appa­ri­zioni tele­vi­sive e con le inter­vi­ste rila­sciate ai gior­na­li­sti, con­ti­nue­rebbe ad affer­mare — in modo asso­lu­ta­mente falso — una man­canza di demo­cra­zia in Cgil.

Nel docu­mento viene minu­zio­sa­mente rico­struito l’iter con­gres­suale della Cgil, tutt’ora in corso, forte di decine di migliaia di assem­blee nei luo­ghi di lavoro e tra i pen­sio­nati, in cui si discu­tono gli impor­tanti accordi inter­con­fe­de­rali su demo­cra­zia e rappresentanza.

Pec­cato che gli esten­sori del pezzo omet­tano due aspetti che sicu­ra­mente sono apparsi di det­ta­glio, anzi, non degni di nota per chi muove a Lan­dini la cri­titca di essere ingiu­sta­mente cri­tico nei con­fronti della con­fe­de­ra­zione: nei con­gressi non solo non esi­ste un ade­guato rap­porto tra i voti agli emen­da­menti e i dele­gati che li rap­pre­sen­tano, ma soprat­tutto ci si scorda che se gli accordi inter­con­fe­de­rali sono messi al voto è pro­prio gra­zie all’azione di chi oggi viene pesan­te­mente cri­ti­cato, e non di chi invece muove quelle accuse, che ha accet­tato solo in un secondo tempo la veri­fica da parte almeno degli iscritti. La demo­cra­zia sin­da­cale non ha facce che cam­biano a seconda di chi chiede che venga appli­cata, non assume aspetti diversi se la guardi da una cate­go­ria — che peral­tro ne ha fatto un ele­mento deci­sivo della pra­tica sin­da­cale — piut­to­sto che dalla con­fe­de­ra­zione (della quale anche Mau­ri­zio Lan­dini è diri­gente). La coe­renza non può diven­tare un valore solo quando la si pre­tende dagli altri.

Usare, a titolo gra­tuito, gli stru­menti di comu­ni­ca­zione per denun­ciare la tra­ge­dia in cui versa oggi il lavoro nel nostro paese ed espri­mere, in rela­zione a que­sto, opi­nioni diverse rispetto a quelle che paiono muo­vere l’azione della segre­ta­ria gene­rale della Cgil, assu­men­do­sene pub­bli­ca­mente la respon­sa­bi­lità — que­sta pare la colpa di Lan­dini — vuol dire inde­bo­lire la demo­cra­zia sin­da­cale? E quindi pagare una inser­zione per attac­care il segre­ta­rio della Fiom vuol dire essere fieri e con­vinti democratici?

Se si vuole cri­ti­care Lan­dini si pos­sono uti­liz­zare occa­sioni e stru­menti gra­tuiti, anche in con­si­de­ra­zione della deli­cata situa­zione eco­no­mica che molte Camere del Lavoro stanno attra­ver­sando… La scelta di pagare uno spa­zio per con­te­stare un diri­gente sin­da­cale è, se ci si riflette, l’aspetto più imba­raz­zante e tri­ste di que­sta vicenda, per il rispetto che sen­tiamo di dovere tutti alla Cgil di Di Vit­to­rio e di Tren­tin; ed è la dimo­stra­zione che oggi, al nostro interno, la voce di chi dis­sente non è più garan­tita, men­tre in pas­sato la stessa auto­re­vo­lezza del nostro sin­da­cato ha sem­pre assi­cu­rato la cir­co­la­zione delle idee e delle pro­po­ste, pure quando non imme­dia­ta­mente alli­neate alle deci­sioni della segre­te­ria nazio­nale. E’ di que­sto che dob­biamo discu­tere, per­ché mai come oggi ai lavo­ra­tori e alle lavo­ra­trici, a chi cerca di diven­tarlo e a chi rischia di non esserlo più, senza tutele e con sem­pre minori diritti, serve una Cgil forte, auto­re­vole e sin­ce­ra­mente democratica.

*Segre­ta­ria gene­rale Fiom Roma Lazio — **Segre­ta­rio gene­rale Fiom Lombardia

Cgil, un sindacato nel pantano il “bel risultato” della gestione Camusso Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

Sale la tensione tra Maurizio Landini e Susanna Camusso a poco meno di due mesi dal XVII congresso nazionale. Come era prevedibile, dopo le dichiarazioni del leader della Fiom sulla validità della consultazione sulla rappresentanza per le sole urne della Fiom, Camusso replica innervosita chiedendo più rispetto per la Cgil e bollando il segretario della Fiom come uno che “ha delle opinioni che non sono quelle della Cgil”. Una affermazione che di solito nel sindacato prelude all’espulsione.

 

E’ solo l’ultimo episodio, questo, di uno scontro interno che non conosce tregua e che rischia di portare la Cgil, insieme a mille altri fattori e dopo anni di sconfitte, nell’immobilità più assoluta in un momento in cui ci sarebbe bisogno di un’azione decisa. Da ieri, dalla visita di Renzi in Germania, è chiaro che l’azione sindacale ha bisogno di un salto di qualità. E invece, mentre la Cisl va per conto suo la Cgil sembra eprdersi sempre di più in un labirinto di “non azioni” e passi indietro. E la porta in faccia sbattuta dal presidente del Consiglio sulla precarietà, tema tanto caro alla leader della Cgil, è la prova tangibile che nemmeno più con i governi amici si riesce a cavare un ragno dal buco. E intanto, un nuovo attacco alle pensioni bussa alla porta.

 

Pronta la risposta di Landini che, come ha più volte ripetuto, cerca di disincagliare lo scontro dal perimetro mediatico tra lui e Susanna Camusso. “Non ho mai parlato a titolo personale – dice – essendo il segretario generale della Fiom Cgil parlo a nome dei metalmeccanici che mi hanno eletto”. “Non ho mai pensato che io sono la Cgil – aggiunge Landini – non ho deliri di onnipotenza, so che sono il sindacalista della Fiom Cgil e parlo a nome dei metalmeccanici che rappresento”. Landini, poi, torna sul punto della democrazia, e sottolinea che c’e’ nel paese una “crisi di rappresentanza” ma anche una “crisi democratica” nel sindacato, come dimostrano gli accordi separati, e nella Cgil. Landini e’ quindi tornato a chiedere una legge sulla rappresentanza che metta il lavoratore nelle condizioni di scegliere il sindacato che vuole e di validare col voto gli accordi. La Fiom terrà venerdì prossimo l’assemblea dei delegati. E questo è il clima migliore per far maturare un nuovo episodio dello scontro, che si va configurando sempre più come il punto vero del congresso, soprattutto in riferimento alle due diverse strategie con le quali Landini e Camusso stanno affrontando i rapporti con il governo. Fiom tiene pronta l’arma dello sciopero mentre la Cgil, e ieri Camusso l’ha ribadito, non  ha nessuna voglia di misurarsi su quel terreno.

Ma gli scontri interni per Camusso non sono finiti qui. Da ieri si deve difendere anche dagli attacchi di Giorgio Cremaschi che a chiusura del “consuntivo” delle assemblee congressuali di base parla apertamente di brogli e conti che non tornano. In un congresso, replica Camusso, “c’e’ sempre qualcuno che comincia a parlare di brogli, voti falsi e mancanza di trasparenza, ma l’avesse mai fatto qualcuno di maggioranza. Lo fa sempre, guarda caso, chi e’ in minoranza”, dice nel corso del suo intervento al congresso del sindacato di Roma e Lazio. “Giorgio dice – spiega ancora Camusso – siccome noi abbiamo fatto le assemblee e abbiamo preso quei voti e’ evidente che quella e’ la proiezione dell’universo mondo e che quindi i numeri che sta dando la Cgil sono falsi”. Invece per Camusso “occorre interrogarci su come un’organizzazione quale la Cgil, che ha 5,7 milioni di iscritti, fa un dibattito nelle sue commissioni e litiga su come abbiamo votato troppi lavoratori, quando – sottolinea Camusso – semmai hanno votato in troppo pochi”