Fiat, per gli Rls può presentare liste anche la Fiom Autore: redazione da: controlacrisi.org

“Grazie alla Fiom, ai lavoratori della Fiat è restituita la possibilità di eleggere liberamente e democraticamente i propri Rappresentanti per la salute e sicurezza (Rls).” Così Michele De Palma, Coordinatore nazionale per la Fiom-Cgil del gruppo Fiat, dopo che nella tarda serata di ieri è stata raggiunta un’intesa tra tutti i sindacati presenti in Fca e Cnh sulle elezioni degli Rls, senza nessuna esclusione di alcuna organizzazione sindacale. “Finalmente, la battaglia della Fiom per tenere elezioni a cui tutti possano partecipare, almeno per gli Rls, è stata vinta”, aggiunge De Palma.
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che puntava a ripristinare le libertà sindacali nel gruppo Fiat ed eliminare le discriminazioni, i metalmeccanici Cgil avevano presentato una “carta rivendicativa” per chiedere subito elezioni delle Rappresentanze sindacali aziendali (Rsa), secondo le procedure del Testo Unico firmato da tutte le Confederazioni. Fim, Uilm, Uglm, Fismic e Associazione quadri Fiat avevano risposto che ciò sarebbe stato possibile solo firmando un accordo per accettare il sistema di relazioni sindacali e di sanzioni già previsto dal “Contratto Fiat”.

“La Fiom e i suoi delegati hanno pagato un prezzo alto per garantire la libertà negoziale dei lavoratori in questi anni: il nostro obiettivo era e rimane quello di riportare la piena democrazia in Fca e Cnh”, sottolinea De Palma. E quindi avverte: “Se per le Rsa ogni organizzazione procederà autonomamente alla loro nomina – la Fiom farà votare i suoi rappresentanti non contestualmente alle altre organizzazioni -, le elezioni degli Rls saranno le prime vere elezioni in Fca e Cnh in cui i lavoratori saranno liberi di poter scegliere quale sindacato e quale delegato votare.”

Un risultato che si deve anche alla legge che regola le elezioni degli Rls. “Proprio per questo, come Fiom torniamo a chiedere al Parlamento di arrivare ad una legge sulla rappresentanza – conclude De Palma – che ripristini in Fiat, ma non solo, la libertà dei lavoratori di scegliere i propri rappresentanti, così da evitare che un accordo sindacale possa portare alla discriminazione del dissenso.”

Fiat Pomigliano, da oggi di nuovo a lavoro 10 sindacalisti Fiom discriminati dall’azienda | Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

Da oggi dieci dei 19 operai dello stabilimento Fiat Chrysler di Pomigliano d’Arco, iscritti alla Fiom rientreranno in fabbrica a salario pieno dopo la sentenza contro la discriminazione sindacale e il conseguente accordo con il Lingotto che prevede il rientro delle tute blu dal regime dei contratti di solidarieta’.
I lavoratori torneranno nell’unica area dello stabilimento dove non sono in vigore i contratti di solidarieta’, previsti per circa 1900 operai, ovvero quella della produzione diretta della Panda. Gli altri 9 iscritti al sindacato di Landini, che nel 2012 vinsero la causa contro la Fiat per discriminazione nelle assunzioni nella ex newco Fabbrica Italia Pomigliano, saranno invece impiegati negli altri reparti dello stabilimento ma in regime di contratto di solidarieta’.

Fiat-Maserati, la ritorsione di Marchionne non spaventa la Fiom: “Inaccettabile”Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

Sergio Marchionne non ci sta. Dopo la decisione dei sindacati firmatari degli accordi, Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Quadri, di bloccare gli straordinari negli stabilimenti del gruppo per spingere il rinnovo del contratto aziendale, ora l’azienda ha deciso di cancellare direttamente tutti gli straordinari. La decisione arriva dopo la pubblicazione di una lettera dello stesso ad Marchionne sulla Stampa di Torino nella quale polemizzava non tanto contro la protesta dei sindacati “firmatari”, quanto contro lo sciopero della Fiom alla Maserati.

Secondo Marchionne la sfida della competitività della neonata Fca non può tollerare alcun conflitto, né scioperi, né proteste sugli orari di lavoro. Il risultato, che suona quasi come una sorta di ritorsione, è dunque il blocco generalizzato degli straordinari e la sospensione del trasferimento di 500 operai di Mirafiori nel sito di Grugliasco. “Le parole di Marchionne sono inaccettabili perche’ e’ una reazione smisurata. Sembra che si voglia negare in via di principio che, in un’azienda dove c’e’ lavoro, ci possano essere problemi e che questi possano generare iniziative sindacali”, dichiara il segretario generale della Fiom torinese, Federico Bellono.

“Non ci sentiamo direttamente chiamati in causa, sembra un avvertimento indirizzato a tutti coloro che potrebbero mettere in campo iniziative alla Maserati o in altri stabilimenti. E’ una visione non moderna dei rapporti di lavoro”, aggiunge Bellono. “La Fiat – osserva – ha preso un granchio in questi anni nel tentativo di impedire l’esistenza della Fiom negli stabilimenti, sarebbe auspicabile che non facesse un errore altrettanto grave fingendo di ignorare i problemi laddove ci sono, come e’ normale che ci siano. Sarebbe utile che il mondo politico intervenisse sulla questione perche’ si sta sempre piu’ allargando al di la’ del mondo Fiat l’idea secondo cui esistono solo gli obiettivi dell’azienda e scompaiono le esigenze e i diritti dei lavoratori”. Intanto, tra i sindacati firmatari, che pochi giorni fa aveva rotto il tavolo delle trattative di fronte alla inadeguatezza delle offerte della Fiat sul salario accessorio, c’è già chi pensa, come la Uil, di tornare ad asssumere “un comportamento responsabile”.

Nelle stesse ore l’amministratore delegato del Lingotto conferma, a Londra, che la quotazione di Fiat Chrysler Automobiles a Wall Street sara’ entro la prima meta’ di ottobre. La tabella di marcia del gruppo procede quindi secondo i tempi stabiliti: entro luglio l’assemblea straordinaria a Torino sulla fusione, poi lo sbarco in Borsa negli Usa. Marchionne, che lavorera’ per convincere gli investitori americani della storia della ‘Cenerentola’ Chrysler, punta a vendere i titoli del Tesoro americano in portafoglio e il 2,5% di Cnh Industrial con un incasso stimato di circa 820 milioni di dollari.

Fiat, dopo la rottura dei “firmatari” la Fiom pronta alle assemblee unitarie per discutere su tutto | Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

La Fiat umilia le tute blu con l’elemosina di quindici euro al mese di una tantum? La Fiom è pronta alle assemblee unitarie per ridiscutere tutto, anche perché a conti fatti “le buste paga di Marchionne sono più basse del contratto nazionale”. E quindi va aperta una vertenza che comprenda anche piano industriale e elezione dei delegati. Il segretario generale della Fiom Cgil, Maurizio Landini, nel pomeriggio ha tenuto una assemblea convocata in tutta fretta ieri di fronte alla rottura del tavolo di trattativa tra i sindacati firmatari e il Lingotto.

La notizia del raggiunto accordo sul reintegro dei 19 delegati di Pomigliano stempera appena i propositi belligeranti delle tute blu della Cgil.
La Fiom propone alle altre organizzazioni sindacali di avviare una campagna di assemblee unitarie nel gruppo Fiat per aprire una discussione sul piano industriale, discutere dei salari e andare alle elezioni dei delegati sindacali e dei rappresentanti alla sicurezza. La disponibilita’ a “mettere in atto tutte le azioni necessarie, comprese raccolta firme ed iniziative di sciopero” c’è tutta. Sulla rottura delle relazioni per l’una tantum, Landini rimarca che non solo l’azienda ma anche il governo si rendano conto delle esigenze dei lavoratori. “E’ necessario il confronto con tutti – ha dichiarato Landini – con il coinvolgimento della presidenza del Consiglio”; per avere garanzie sul piano industriale e certezze sul fatto che nessuno stabilimento chiuda e assicurazioni per la ricollocazione dei lavoratori di Termini Imerese e Irisbus. Secondo Michele De Palma, responsabile Fiat per la Fiom, le altre organizzazioni stanno facendo un negoziato “a carte coperte” e nessuno ha avuto un mandato per modificare anche le parti normative. “Vogliamo fare le assemblee – ha concluso Landini – per mettere tutti i lavoratori nelle condizioni di scegliere”.

Infine, per Landini l’accordo su Pomigliano è ”un fatto importante e positivo: consideriamo risolto e concluso il contenzioso giudiziario”. Il reinserimento al lavoro avverra’ nelle prossime settimane e si concludera’ i primi di settembre. ”Per quanto ci riguarda vogliamo aprire un nuovo capitolo delle relazioni industriali in tutto il gruppo Fiat e superare le discriminazione che ancora sussistono visto che ci sono tavoli separati”, conclude Landini

Fiat di Pomigliano, “due suicidi in due mesi sono veramente troppi”: la protesta di Fiom e Slai Cobas | Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

“Sono veramente troppi due suicidi in pochi mesi nello stesso luogo di lavoro, con meno di 300 addetti, specialmente quando si tratta di un reparto-fantasma, quello del WCL di Nola oggi in dismissione e cambiamento della destinazione d’uso”. Il Comitato delle mogli degli operai di Pomigliano, dopo la notizia del suicidio di una operaia in cassaintegrazione al Wcl di Nola, punta il dito contro l’azienda e lancia un appuntamento di lotta: mercoledi’ 28 maggio alle 10.30 al presidio alla Regione Campania, a Santa Lucia, indetto da Slai cobas e Fiom.

”Con la rabbia che ci monta in testa vogliamo unirci agli operai ed a quanti ancora pensano che le cose si possono e si devono cambiare”.
“Il preteso ‘Polo Logistico’… di eccellenza, mai decollato e che, nelle promesse di Marchionne di fine 2007, avrebbe dovuto supportare la ‘logistica’ Fiat degli stabilimenti del centro-sud (Melfi, Cassino e Pomigliano)- continua la nota- Inoltre, la cinica decisione della Fiat di tenere sotto stress lavoratori e lavoratrici non rinnovando ancora (a differenza di Pomigliano) la cassa integrazione in scadenza il prossimo 13 luglio sta contribuendo ad innalzare a livelli estremi la tensione essendo, tra l’altro e di fatto, il reparto impossibilitato ad alcuna missione produttiva in quanto la ‘logistica’ (che serve all’alimentazione diretta delle linee in fabbrica con i particolari provenienti dall’esterno e da assemblare al montaggio) e’, per definizione, un’attivita’ che si svolge all’interno degli stabilimenti come in effetti sta avvenendo a Pomigliano e nelle altre fabbriche della Fiat”. Il reparto di Nola, definito senza mezzi termini “confino”, rievocando quei reparti punitivi per comunisti e sindacalisti degli anni ’50 e 60, per i quali la Fiat fu condannata, rappresenta quindi “un semplice paravento strumentale per la delocalizzazione dei lavoratori ‘scomodi’ (invalidi e sindacalizzati) e non delle attivita’ produttive. E questo lo sanno tutti, sindacati confederali, politici, ministri del lavoro e istituzioni, ma tutti tacciono! Maria Baratto, e prima, Giuseppe De Crescenzo, hanno rinunciato a vivere dopo aver denunciato per anni la loro drammatica situazione non diversa da quella dei loro colleghi del Polo Logistico, discriminati e deportati a Nola proprio come ai tempi di Valletta”. “Non si puo’ continuare a vivere per anni sul ciglio del burrone dei licenziamenti, l’intero quadro pollitico-istituzionale che, da sinistra a destra, ha coperto le insane politiche della Fiat e’ responsabile di questi morti insieme alle centrali confederali” scriveva Maria in quello che consideriamo il suo testamento politico a noi tutte/i. Parole che devono far riflettere sul vero e proprio disastro industriale e sociale prodotto dalle scellerate politiche della Fiat. Il grido di dolore che parte dalle fabbriche della Fiat, da Maria a Giuseppe ad Agostino e tanti altri operai della Fiat che si sono suicidati, o hanno tentato in suicidio, e’ il grido di dolore ‘di tutti’ i lavoratori del privato e del pubblico, del mondo dei precari e dei piccoli commercianti, tutti accomunati dal rischio- licenziamento e/o fallimento. “Anche per questo la lotta dei lavoratori Fiat contro il piano Marchionne ed a tutela dei diritti e dell’occupazione rappresenta un forte presidio di tenuta democratica per l’intera societa’”: siamo con te, Maria che oggi vivi in noi col tuo estremo e forte messaggio

Fiat di Pomigliano, un altro caso di suicidio dopo quello di Giuseppe De Crescenzo a febbraio | Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

Una donna di 47 anni, addetta al Wcl di Nola, polo logistico Fiat, dal 2008 in cassa integrazione, si e’ suicidata ieri. Maria Baratto, questo il suo nome, e’ stata trovata dai vigili del fuoco riversa sul letto nella sua abitazione di Acerra, una mansarda al quarto piano dove i pompieri sono entrati sfondando la porta d’ingresso, chiamati dai vicini di casa che non la vedevano da giorni. La donna, che faceva parte del Comitato mogli dei cassaintegrati di Pomigliano, si e’ uccisa con un coltello colpendosi l’addome. I vicini hanno raccontato ai carabinieri, cui e’ affidato il caso, che da tempo la 47enne soffriva di crisi depressive. Nessun biglietto che spiegasse il gesto e’ stato trovato nell’appartamento.
Non è il primo caso di suicidio tra i lavoratori del reparto-fantasma di Nola. L’ultimo era avvenuto nel febbraio di quest’anno. Un dramma che proprio per il suo impegno sindacale Maria conosceva molto bene. A proposito del tragico gesto di Giuseppe, scrisse: “Stava da sei anni confinato assieme ad altri 300 operai nel reparto “fantasma” della logistica di Nola. Era in cassa integrazione a zero ore dal 2008, da quando è stato trasferito dalla Fiat da Pomigliano al nuovo reparto logistico di Nola, il Wcl. Il reparto che “non c’è”, quello non è mai entrato in funzione. La storia di Giuseppe si somma alla storia di tanti altri volti Fiat: in bilico e con una cig in scadenza”.

La Cassazione conferma: Fiat deve riassumere i 145 Fonte: Il Manifesto | Autore: Adriana Pollice

 

La Cas­sa­zione lo ha san­cito ieri in via defi­ni­tiva: la Fiat deve assu­mere i 145 ope­rai della fab­brica di Pomi­gliano iscritti alla Fiom. La Corte di appello di Roma nel 2012 aveva sta­bi­lito che la deci­sione del Lin­gotto di tenere fuori dalle linee tutte le tute blu Cgil con­fi­gu­rasse un com­por­ta­mento discri­mi­na­to­rio, il ver­detto della suprema corte depo­si­tato ieri pog­gia su un dato di fatto: il ricorso dell’azienda è inammissibile.

 

Gli ope­rai ave­vano un con­tratto Fga ( Fiat Group Auto­mo­bile s ) ma nel 2010 Ser­gio Mar­chionne decise di con­ver­tire il Giam­bat­ti­sta Vico in Fip (Fab­brica Ita­lia Pomi­gliano). Al momento del pas­sag­gio circa metà della forza lavoro è finita in cassa inte­gra­zione, in par­ti­co­lare tutti quelli con la tes­sera Fiom. Il piano Mar­chionne ha fatto una nuova piroetta nel 2013, con il ritorno dell’impianto a Fga. Nel mezzo i ricorsi Fiom, fino all’ultimo appello alla Cas­sa­zione pre­sen­tato dal Lin­gotto ma ancora in qua­lità di Fip.

 

Era stata la stessa Fiom a ecce­pire, con una appo­sita memo­ria, «l’inammissibilità del ricorso per soprav­ve­nuta carenza dell’interesse ad agire, stante l’avvenuta ces­sione, a far data dal primo marzo 2013, da parte della Fip e a favore della Fga, del com­plesso azien­dale sito in Pomi­gliano d’Arco». Moti­va­zione rite­nuta valida dagli ermellini.

 

Infatti, secondo la Suprema Corte, la Fip «non essendo più pro­prie­ta­ria dello sta­bi­li­mento presso il quale avreb­bero dovuto essere effet­tuate le ulte­riori assun­zioni di affi­liati alla Fiom, ovvero presso il quale già siano state effet­tuate le assun­zioni dei lavo­ra­tori nomi­na­ti­va­mente indi­cati, non ha più alcun con­creto e attuale inte­resse alla rimo­zione delle sta­tui­zioni rese nell’ordinanza impu­gnata». Le spese legali andranno divise tra le parti.

 

«Era­vamo con­vinti di essere di fronte a una discri­mi­na­zione – com­menta il segre­ta­rio gene­rale della Fiom di Napoli, Andrea Amen­dola – le sen­tenze ci hanno dato ragione e la Cas­sa­zione lo fa in maniera defi­ni­tiva. Ora si tratta solo di porre rime­dio nel più breve tempo pos­si­bile, in quanto la discri­mi­na­zione è con­ti­nuata anche dopo lo scio­gli­mento della newco, con i nostri ope­rai rima­sti sem­pre in cassa inte­gra­zione, senza essere stati chia­mati a lavo­rare nel set­tore A, quello che non è toc­cato dalla cig».

 

Da quat­tro anni i circa 1.200 ope­rai in cassa non entrano sulle linee in cui si pro­duce la Panda, tutto quello che hanno rac­cat­tato è qual­che set­ti­mana di lavoro nei set­tori B e C. Per loro la Fiat ha chie­sto un nuovo anno di cassa e ancora il rien­tro nel cer­chio magico del set­tore A si allon­tana. Secondo l’azienda gli ope­rai in cig non sono in grado di tenere gli alti stan­dard dei loro colleghi.

La Fiom però insi­ste e chiede for­ma­zione con soste­gno al red­dito, un per­corso cioè che con­senta a tutti il rien­tro in fab­brica anche nell’area riser­vata alla pro­du­zione della Panda. «Un altro anno di cassa così come è ora – spiega il respon­sa­bile del set­tore  auto­mo­tive  per la Fiom di Napoli, Fran­ce­sco Per­cuoco – non è accet­ta­bile, e lo hanno sot­to­li­neato anche gli altri sin­da­cati che ora con­di­vi­dono la nostra idea di intro­durre i con­tratti di solidarietà»

La rabbia della città uccisa dalla Fiat Fonte: il manifesto | Autore: Chiara Giarrusso

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Dodici anni dopo Ter­mini Ime­rese torna a strin­gersi ancora una volta attorno ai 1.200 ope­rai della Fiat e delle aziende dell’indotto, il cui futuro è appeso a un filo. Da novem­bre del 2011 la fab­brica è chiusa e per le tute blu il lavoro in catena di mon­tag­gio è diven­tato ormai un ricordo: da due anni sono in cassa inte­gra­zione e ci reste­ranno ancora per altri 4 mesi, ma senza solu­zioni indu­striali, lo spet­tro del licen­zia­mento è con­creto. Una mani­fe­sta­zione così impo­nente non si vedeva dal 2002, quando la chiu­sura della fab­brica sici­liana del Lin­gotto era solo un’ipotesi. Oggi , invece, è la realtà. Ancora una volta la città è tor­nata a scio­pe­rare «per­ché la crisi della Fiat è un dramma per tutti, ha messo in ginoc­chio il ter­ri­to­rio, non fa sconti a nes­suno», dicono i promotori.

Migliaia di per­sone, cin­que­mila, secondo i sin­da­cati, hanno par­te­ci­pato alla mobi­li­ta­zione gene­rale orga­niz­zata da Fim, Fiom e Uilm, alla vigi­lia della riu­nione al mini­stero dello Svi­luppo eco­no­mico, che avrebbe dovuto svol­gersi que­sto pome­rig­gio. Avrebbe, per­ché la crisi di governo ha fatto sal­tare l’appuntamento romano. Del resto hanno atteso più di quat­tro anni solu­zioni indu­striali, mai arri­vate, per il rilan­cio del polo indu­striale ter­mi­tano. Ed ora il tempo è tiranno e incalza: se entro metà aprile non arri­vano solu­zioni, c’è il rischio che pos­sano essere avviate le pro­ce­dure di licen­zia­mento collettivo.

In piazza sono scesi com­mer­cianti, arti­giani, stu­denti, sin­daci delle Mado­nie con i gon­fa­loni per chie­dere lavoro e svi­luppo, per­ché senza occu­pa­zione non c’è futuro. Con gli ope­rai c’erano anche gli stu­denti delle scuole supe­riori. «Siamo qui — spiega Flo­riana Mil­lonzi, 18 anni, stu­den­tessa del liceo scien­ti­fico — per­ché viviamo in prima per­sona le con­se­guenze della chiu­sura dello sta­bi­li­mento, abbiamo paura per il futuro» . Anche la Chiesa ha uffi­cial­mente ade­rito alla mani­fe­sta­zione, con i par­roci in prima linea, insieme ai metal­mec­ca­nici. «Chi ha avuto il man­dato dal popolo fac­cia qual­cosa. Sul mondo del lavoro sono calate le tene­bre. Gli ope­rai sono rima­sti senza nulla in mano», accusa l’arciprete di Ter­mini Fran­ce­sco Anfuso, da sem­pre al fianco dei metal­mec­ca­nici siciliane.

Al pas­sag­gio del cor­teo delle tute blu le sara­ci­ne­sche di molti negozi erano abbas­sate: alcune in segno di soli­ta­rietà, altre per­ché non hanno retto alla spi­rale reces­siva e hanno chiuso. Dall’inizio dell’anno, secondo i dati di Casar­ti­giani, sono scom­parse dal tes­suto pro­dut­tivo 100 aziende arti­giane. «La situa­zione è dram­ma­tica — dice Giu­seppe Pro­fita dell’associazione di cate­go­ria — su 100 aziende chiuse in appena 43 giorni, ne sono state aperte 50 che però soprav­vi­vono per appena un seme­stre. E’ aumen­tato il lavoro nero, c’è un intero ter­ri­to­rio in ginocchio».

Sulla ver­tenza dei 1.200 ex ope­rai Fiat inter­viene da Roma anche il mini­stro dello Svi­luppo eco­no­mico Fla­vio Zano­nato. «Stiamo lavo­rando per garan­tire gli ammor­tiz­za­tori — assi­cu­rato — ma la cosa fon­da­men­tale è rimet­tere in moto l’attività pro­dut­tiva, lavo­riamo per tro­vare solu­zioni indu­striali, stiamo par­lando con la ’Mossi e Ghi­solfi’ e garan­ti­remo anche la coper­tura degli ammor­tiz­za­tori». Per i sin­da­cati «la ver­tenza deve tor­nare a Palazzo Chigi e la Fiat deve assu­mersi le pro­prie respon­sa­bi­lità, tor­nando a pro­durre in Sici­lia».
A chiu­dere la mani­fe­sta­zione il lea­der della Fiom, Mau­ri­zio Lan­dini: «Nei tavoli mini­ste­riali si è gio­cato allo sca­rica barile è accusa -. Se si vuole fare una cosa seria serve un coor­di­na­mento tra mini­steri e isti­tu­zioni e un solo luogo dove discu­tere. Il governo gioca un ruolo deci­sivo la ver­tenza della Fiat di Ter­mini Ime­rese. La par­tita è com­pli­cata, ma non pos­siamo accet­tare che la Fiat si pre­senti al tavolo da osser­va­tore. È il momento dei fatti se si vuol dare una pro­spet­tiva, abbiamo biso­gno che la Fiat non si tiri fuori dal tavolo. Chie­diamo ammor­tiz­za­tori sociali per tutto il 2014 e il ritiro dei primi licenziamenti».

I primi licen­zia­menti hanno col­pito gli ope­rai dell’indotto: Lear e Cler­prem, che pro­du­ce­vano sedili e imbot­ti­ture per Fiat hanno detto no alla pro­roga del para­ca­dute sociale per altri sei mesi e dal primo gen­naio hanno avviato la mobi­lità per i loro 174 addetti. Giu­seppe Laz­zaro è uno di loro. Ha lavo­rato per anni alla catena di mon­tag­gio assem­blando sedili poste­riori nella Lan­cia Y, l’ultimo modello pro­dotto dalla Fiat in Sici­lia. «Non si può andare avanti così – dice acco­rato -, ho un bimbo pic­colo, mia moglie fa qual­che lavo­retto. Non mi aspetto più nulla, nem­meno dall’incontro di domani (oggi ndr) al mini­stero». Incon­tro poi saltato.

Termini Imerese, la chiesa chiama alla mobilitazione per la soluzione del nodo Fiat | Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

 

La Chiesa si mobilita a fianco degli operai della Fiat di Termini Imerese. E lo fa portando la vertenza, che riguarda 1.200 lavoratori, direttamente dentro le parrocchie. Con una lettera ai fedeli, i sacerdoti chiamano a raccolta la comunita’ per lo sciopero generale in programma giovedi’ prossimo a Termini Imerese. “Vi chiediamo di partecipare e di far partecipare le persone che incontrerete – e’ l’appello dei parroci – certi che il Signore non delude le speranze del popolo che lo invoca con fiducia”. Di fronte a una bomba sociale pronta a esplodere, con i lavoratori coperti dalla cassa integrazione fino a giugno, la Chiesa ha deciso di muoversi senza tentennamenti. Con un comunicato congiunto, rivolto “a tutti gli uomini di buona volonta’” i parroci di Termini Imerese sollecitano la mobilitazione, “avendo ascoltato i bisogni di donne e uomini delle nostre comunita’, che ormai giunti allo stremo, danno segni evidenti e inquietanti di sofferenza, la quale in questi ultimi giorni e’ diventata sempre piu’ ingovernabile”.
I preti nella lettera ai fedeli ricordano che il giorno dopo la manifestazione “si svolgera’ un incontro a Roma al ministero dello Sviluppo economico che potrebbe essere decisivo per la risoluzione della vicenda Fiat, madre del progressivo dissesto economico della nostra zona: ormai si e’ alla vigilia del licenziamento dei 1200 operai”.
“La crisi che attanaglia il nostro comprensorio e’ diventata sempre piu’ grave – scrivono i parroci – noi cristiani, siamo chiamati ad agire, ad operare per il bene nostro e dei nostri figli. E’ in gioco il futuro dei nostri paesi, delle nostre famiglie. Non possiamo e non dobbiamo rimanere immobili, senza lavoro non c’e’ futuro”. Alla manifestazione organizzata da Fim Fiom e Uilm, parteciperanno artigiani, commercianti, imprenditori: l’amministrazione comunale ha coinvolto anche le scuole, con delegazioni di studenti in piazza.

La Fiom chiede al Governo un tavolo sulla Fiat: “Non si può aspettare aprile” Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

 

Un tavolo entro gennaio, e non ad aprile come dice l’azienda, per discutere cosi’, ufficialmente, delle scelte e delle ricadute in Italia dell’acquisto di Chrysler da parte del Lingotto. Domani è in programma un incontro tra Fiom e Fiat, il primo dopo la lunga fase delle turbolenze sul piano delle relazioni sindacali. Ma c’è da scommetterci che sarà la più classica delle passeggiate lungo un bel viale alberato.
E dalla richiesta del segretario generale della Fiom Maurizio Landini, formulata oggi nel corso di una conferenza stampa, il messaggio è che a questo punto “o c’e’ una prospettiva di riorganizzazione industriale chiara o si rischia di raccogliere solo macerie. Attendere aprile che Fiat scopra le carte e’ tardi”. L’esecutivo, quindi, se ha tanto a cuore la ripresa economica, deve intervenire.
D’altra parte, aggiunge Landini, tutti i settori strategici, da Fiat a Finmeccanica, da Elettrolux a Indesit “sono ormai ad uno snodo importante, ad un passaggio fondamentale”. Ma senza un ntervento del governo il rischio di desertificazione e’ a un passo.La Fiom chiede al governo di “giocare un ruolo” anche sulle “vicende non concluse” di Termini Imerese e Irisbus, nonche’ sulle procedure di mobilita’ aperte per l’Alfa Romeo di Arese. “Non c’e’ paese industriale al mondo – ha sottolineato il leader della Fiom – in cui non si veda anche un intervento pubblico” nelle crisi delle imprese e “non e’ vero che con la crisi gli investimenti non si fanno”, come dimostra la Volkswagen. Per questo l’esecutivo deve chiedere conto alla Fiat dei suoi piani in Italia: “Ho sentito il dottor Marchionne dichiarare che Fiat la propria politica industriale non la discuteva con nessuno. Secondo me un governo questa dichiarazione non la puo’ accettare”. “In questi tre anni la Fiat ha piu’ volte cambiato i piani per l’Italia e non c’e’ nessun testo in cui l’azienda ha messo nero su bianco il suo impegno per gli investimenti produttivi e per la realizzazione di nuovi modelli. Tanti stabilimenti – ha concluso – restano
senza missione produttiva”.