Nino Di Matteo non riesce a trattenere la commozione. Il tritolo per lui è già a Palermo da: journalsicilia

di Katya Maugeri

Taormina – “Io dissi che lo faccio finire peggio del giudice Falcone, perché questo Di Matteo non se ne va, ci hanno chiesto di rinforzare, gli hanno rinforzato la scorta. E allora se fosse possibile a ucciderlo, un’esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo”. Terribili, agghiaccianti, sono le dichiarazioni che il boss corleonese Totò Riina nel cortile del carcere milanese di Opera, rivolte al suo compagno d’ora d’aria Alberto Lorusso, mentre le telecamere della Dia di Palermo intercettavano ogni parola. Lo vuole morto, senza giri di parole.

A dare conferma di quanto visto e sentito, sono le dichiarazioni dell’ex boss di Borgo Vecchio, Francesco Chiarello: “Il tritolo si trova già a Palermo, è stato trasferito in un nascondiglio sicuro”, dichiara il collaboratore di giustizia. Ma la conferma non arriva soltanto da Chiarello. Sempre l’anno scorso, infatti, anche il collaboratore di Barcellona Pozzo di Gotto, Carmelo D’Amico, parlò di centocinquanta chili di esplosivo, senza indicarne la sistemazione, perché forse, l’unico a sapere dove sia nascosto, è soltanto Vincenzo Graziano, colui che lo acquistò. Lo stesso che, al momento del suo arresto, burlandosi delle forze fece una rivelazione piuttosto inquietante: dimatteo1“L’esplosivo per Di Matteo dovete cercarlo nei piani alti” I piani alti, probabilmente, rappresentano i dirigenti statali.

“Ho pudore a parlarne” lo dichiara commosso Nino Di Matteo, ieri a Taormina, durante l’incontro all’interno della kermesse letteraria Taobuk, la giornalista Evira Terranova – moderatrice dell’incontro – informa il pubblico di questa dichiarazione da parte del pentito Chiarello, rilegge quest’ultima notizia, “Il tritolo già a Palermo per Di Matteo”, lui con molta umiltà afferma che ultimamente la frase di Falcone fa eco nella sua mente “Il coraggio non è non avere paura”, piuttosto non farsi piegare, andare avanti. “Ho pudore a parlarne, purtroppo ho una brutta sensazione, ma amo il mio lavoro e lo vivo con enorme passione” lo ripete più volte commosso, visivamente consapevole di chi sono i suoi nemici. Perché lui stesso, durante l’incontro dichiara che è necessario parlare di mafia, di corruzione, che servono dibattiti costruttivi per abbattere i muri del silenzio, dell’indifferenza e dell’omertà, l’arma che ha ucciso più della mafia, poiché siamo di fronte a un’organizzazione che ha ucciso come nessun’altra prima, ha agito e compiuto in maniera atroce, eliminando ogni ostacolo. “Si parla poco, si riflette poco sul concetto di metodo mafioso”, parla di “obbligo morale della memoria e della conoscenza” perché Cosa nostra non è stata sconfitta, ha solo cambiato faccia e adesso siede nei salotti buoni.

Presente all’incontro il giornalista Salvo Palazzolo, coautore del libro “Collusi – perché politici, uomini delle istituzioni e manager continuano a trattare con la mafia”, un libro lucido, diretto che dà la possibilità di raccontare ciò che non si racconta. “Abbiamo bisogno dell’Antimafia dei fatti” dichiara Palazzolo, “Il mafioso è chi imbastisce un progetto, un’idea, un programma dettagliato, da seguire”, “librodimatteoLo Stato ci dovrebbe mettere in condizioni adeguate per lottare la mafia, il salto di qualità che occorre fare sarebbe un aiuto da parte dei politici, ma nei fatti non vedo nessuna volontà, non avvertiamo il sostegno della politica”, lo dichiara un Di Matteo deluso. “Molti politici definiscono noi magistrati come dei politicizzati, dei protagonisti egocentrici, sono gli stessi politici che adesso parlano bene di Falcone e Borsellino, quando ai tempi lo dicevano di loro”.

Alla fine dell’incontro sono stati ricordati Pippo Fava, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutte le vittime che hanno creduto nella loro missione, non martiri, ma uomini lasciati da soli, ai qual hanno rubato le ultime parole, “l’agenda rossa, gli archivi, ci hanno tolto le loro ultime parole, le parole della speranza”, e adesso abbiamo bisogno di fatti concreti affinché quel tritolo non distrugga altre parole, la missione di chi non molla e cammina a testa alta con dignità, nutrendo la speranza di debellare questa piaga sociale.

K.M.

“Vent’anni di lotta ai clan per il Csm non sono nulla, io sconfitto dalle correnti” da: la repubblica

di-matteo-csmdi Liana Milella – 9 aprile 2015
Roma. Non è a Palermo Nino Di Matteo. Fuori, per Pasqua, con la sua famiglia. Lì, da lontano, il pm del processo sulla trattativa Stato-mafia, apprende che il Csm, «pur dopo 20 anni di indagini sulla criminalità organizzata», non lo ha votato per la Procura nazionale antimafia, la Dna. Gli hanno preferito tre colleghi, di certo assai meno noti (Pontassuglia di Bari, Del Gaudio di Napoli, Dolce di Catanzaro). È finita 16 a 5. Con Repubblica Di Matteo si è sfogato a caldo.

Ha saputo allora, niente da fare per lei…
«Sì, l’ho appena appreso. Me l’aspettavo, ma sono molto amareggiato, deluso e preoccupato. Amareggiato, perché non sono stati sufficienti più di 20 anni di lavoro dedicati ai processi di mafia a Caltanissetta e a Palermo. Deluso, perché nella relazione della commissione che ha indicato gli altri colleghi non ho rintracciato nessuna censura critica al mio operato. Mi chiedo perché non sia stata valutata un’anzianità che è pari al doppio degli altri. Sono preoccupato non solo per me, ma perché questo è un altro piccolo segnale di un problema più grande».

E quale sarebbe?
«Tra i criteri del Csm continua a incidere pesantemente la logica dell’appartenenza correntizia. Il primo criterio è a quale corrente appartieni. E chi, come me e tanti altri, non appartiene a nessuna corrente, e anzi osa criticare la patologia del sistema, vede bocciata ogni aspirazione».

Eppure lei è famoso per il lavoro che fa e per i pericoli che corre. Cosa nostra la vuole uccidere.
«Non doveva essere valutato il pericolo, tant’è che io stesso, quando il Csm ha aperto una procedura di trasferimento per eccezionali problemi di sicurezza, ho chiesto di soprassedere. Il Csm oggi avrebbe dovuto e potuto riconoscere che avevo i titoli e l’esperienza per essere nominato alla Dna».

Perché l’hanno bocciata?
«Nessuno ha rilevato carenze di professionalità o altri motivi. Se lo avessero fatto, forse avrei potuto accettare la decisione, così non posso consentire a nessuno di umiliare l’impegno, il sacrificio e il rischio di oltre vent’anni di carriera. Sono un uomo delle istituzioni e proprio perché ho profondo rispetto per l’istituzione Csm farò ricorso al Tar. E continuerò a ritenere che se non vogliamo contribuire anche a noi a limitare l’autonomia e l’indipendenza dei singoli magistrati dobbiamo guardare al pericolo esterno, ma anche a quello interno, il condizionamento improprio delle correnti sul Csm».

Perché vuole lasciare Palermo durante un processo così delicato?
«Non è vero che voglio scappare dal processo, né tantomeno da Palermo. Nonostante lo stesso Csm, con l’apertura d’ufficio del mio trasferimento, ritenga che non posso stare ancora lì. La nomina alla Dna mi avrebbe consentito di continuare a occuparmi di mafia, di stragi, dei mandanti esterni e anche di essere applicato al processo in corso, continuando il mio lavoro come ho sempre fatto. Nonostante tutto, e nonostante tanti. Altro che scappare…».

Il fronte che al Csm ha votato per lei è trasversale. I capi della Cassazione Santacroce e Ciccolo, Leone di Ncd, Morosini, di Area, ma non c’è il Pd. Come lo valuta?
«Evidentemente, e per fortuna, ci sono consiglieri che hanno fatto prevalere le valutazioni oggettive su criteri di appartenenza o vicinanza politica e correntizia. Altri si sono fatti condizionare da appartenenza correntizia o collateralismo politico».

Ora che farà?
«Fino a quando mi sarà possibile tornerò a fare il mio lavoro con le tante difficoltà connesse sia alla sicurezza, sia a quelle ordinarie…, dover conciliare un lavoro così delicato con processi ordinari. Vorrà dire che continuerò da toga più protetta e scortata d’Italia ad andare in udienza anche per i furti Enel e le risse per le verande abusive, come capita sempre più spesso».

A volte lei ha paura?
«Certo che ho paura. Rispetto a quello che è venuto fuori negli ultimi mesi non averne sarebbe da stupidi o da incoscienti. Ma continuerò a far valere un sentimento contrario alla paura, cercare di andare avanti con la consapevolezza che in questo lavoro non ci si può fare condizionare dalla paura. A pesarmi è la delusione e l’amarezza più che la paura per condizioni di vita diventate sempre più difficili».

Si sente isolato? La decisione del Csm la isolerà di più?
«Ci sono tanti colleghi, appartenenti al fior fiore delle forze dell’ordine, tanti cittadini che non perdono occasione di dimostrarmi stima e fiducia. Tutto ciò funge da contraltare a vicende che come quella del voto di oggi che oggettivamente contribuiscono ad alimentare un senso, per me inspiegabile, di isolamento istituzionale ».

Tratto da: La Repubblica del 9 aprile 2015

Palermo, lo scandalo dell’aumento del 18% delle tariffe dell’acqua. Denuncia della Cgil Autore: fabrizio salvatori

Dura presa di posizione della Cgil di Palermo contro l’aumento delle tariffe dell’acqua. “In un periodo di deflazione, in cui i prezzi diminuiscono, i salari e le pensioni sono ferme e siamonel pieno di una intensa stagione per rinnovare contratti bloccati da anni, aumentare le tariffe di un bene primario come l’acqua e’ in controtendenza con il contesto generale di crisi del Paese. Figuriamoci quanto questo sia inspiegabile a Palermo, dove l’aumento del 18 per cento sara’ un’altra batosta che incidera’ su migliaia di famiglie in difficolta’- dichiara il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo- Piuttosto che puntare unicamente all’aumento del costo dell’acqua, le aziende dovrebbero mirare all’efficienza gestionale, riducendo le perdite che nella provincia di Palermo in alcuni casi raggiungono punte del 70 per cento. Del resto l’Authority ha legato gli aumenti delle bollette agli investimenti da realizzare. Per ricordare solo un caso emblematico- denuncia il sindacalista- che abbiamo denunciato tante volte, ci sono i settecento litri al secondo che si perdono dalla condotta di Scillato e finiscono a mare, a causa di una frana sulla rete. E parliamo di acqua minerale, che non ha bisogno di trattamenti. I settecento litri al secondo che si perdono potrebbero servire a coprire un fabbisogno pari al 20 per cento delle utenze di Palermo. La giunta regionale ha finanziato il progetto con 4 milioni 880 mila euro, di cui 3 milioni 407 a carico della Regione e 1 milione e 472 mila euro a carico di Amap. Ma i lavori per la costruzione della nuova condotta non sono mai partiti malgrado i soldi siano stati gia’ stanz

“Giornata dell’orgoglio terrone” per dire no a Matteo Salvini da: l’ora quotidiano

I suoi promotori hanno realizzato una pagina Facebook per contestare l’arrivo a Palermo del leader leghista, che domenica terrà una manifestazione politica nel capoluogo siciliano

di Redazione

5 febbraio 2015

L’hanno chiamata “Giornata dell’orgoglio terrone” e con questo nome chiamano a raccolta tutti quanti non vogliano che il progetto leghista sbarchi in Sicilia.

E così, hanno dato vita a una pagina su facebook per invitare quante più persone a una contestazione contro il leader della Lega Matteo Salvini, che domenica sarà a Palermo per presentare il proprio progetto politico, del nuovo movimento “Noi con Salvini”. 

Un movimento che, da Nord a Sud, sta riscuotendo un consenso ampio. Con il giovane leader leghista, infatti, non ci sono soltanto i lumbard della prima ora, ma anche tantissimi meridionali, siciliani compresi, che si dicono stanchi della vecchia politica e pronti a salire sul Carroccio.

Ma la presenza di Salvini proprio non va giù ai promotori di questa pagina che preannunciano una manifestazione di protesta contro la Lega e contro il neomovimento “Noi con Salvini”, che in Sicilia e nel Sud è guidato dal deputato Angelo Attaguile, salviniano di ferro ma con un passato nella Dc e nel Mpa di Raffaele Lombardo.

Nella pagina Facebook fa bella mostra una foto di Salvini, accompagnata dalla scritta: “tu scuiddasti quando ricevi ca a valigia di cartone fa rima con terrone?” Un proclama, a cui hanno aderito già quasi mille utenti del social network.

Attentato a Di Matteo: il tritolo non si trova, in Procura una nuova lettera anonima da: antimafia duemila

di-matteo-c-giorgio-barbagallo-ct-2012di AMDuemila – 22 gennaio 2015

Prosegue l’”odissea” della ricerca del tritolo, il carico di esplosivo fatto arrivare da Cosa nostra a Palermo – aveva rivelato il neo pentito Vito Galatolo – per un attentato al pm Nino Di Matteo deciso già a dicembre 2012. Una ricerca che finora non ha dato i suoi frutti e che non ha fatto altro che aumentare lo stato d’allerta al Palazzo di giustizia. Come l’arrivo di una nuova lettera anonima, l’ultima di una serie di missive pervenute nei mesi scorsi, contenente indicazioni e dettagliati riferimenti sui movimenti interni alle famiglie mafiose di Palermo, in particolare del centro, sui quali si sta indagando. Nello specifico, sulla parte relativa alla progettazione dell’attentato contro Di Matteo. I nuovi spunti stanno facendo proseguire le ricerche, dopo le dichiarazioni di Galatolo che nei mesi precedenti hanno fatto scattare l’allarme a Palermo e nei dintorni. L’ex boss della famiglia dell’Acquasanta aveva parlato di “un bidone carico di tritolo”, fornendo anche i luoghi dove potrebbe trovarsi e i nomi dei personaggi coinvolti. E nei giorni successivi le ricerche si erano concentrate prevalentemente nella zona di Monreale oltre che a Tavagnaccio, nell’Udinese, dove ha risieduto in passato un soggetto molto vicino alla famiglia del neopentito. Il boss Vincenzo Graziano, costruttore accusato di essere uno degli organizzatori dell’attentato al pubblico ministero di Palermo, aveva aggiunto: “Dovete cercarlo nei piani alti”, parlando del tritolo finora mai trovato. Parole sibilline poi approfondite, nel corso dell’interrogatorio svolto davanti al gip Luigi Petrucci. “Sono cose da alto livello – aveva aggiunto il boss – stiamo montando una situazione, perché c’è Graziano, ma Graziano è nessuno, nessuno”. Il costruttore è difeso dagli avvocati Nico Riccobene e Salvatore Petronio ed ha finora sempre contestato l’accusa di essere nel gruppo organizzativo da Galatolo (ugualmente con un ruolo di spicco nella pianificazione dell’attentato).

Chi, allora, dagli “alti livelli” ha ordinato la morte del magistrato che, insieme ai colleghi Teresi, Del Bene e Tartaglia si occupa del contestatissimo processo trattativa Stato-mafia? “Gli stessi di Borsellino” aveva anticipato Galatolo, prima ancora che Graziano fosse arrestato, raccontando poi dell’ordine di morte arrivato da Castelvetrano. “Mi hanno detto che (Di Matteo, ndr) si è spinto troppo oltre” aveva scritto il boss latitante Matteo Messina Denaro nella lettera recapitata alle famiglie mafiose di Palermo. Poi i boss, aveva detto ancora il collaboratore, avrebbero fatto arrivare 150 chili di esplosivo dalla Calabria. Ma durante la fase di acquisto – avvenuta nel più completo riserbo – una parte del tritolo calabrese risultava essere danneggiato da infiltrazioni d’acqua. L’esplosivo rovinato venne rispedito indietro, e poco dopo sostituito da un nuovo carico in buono stato senza che fosse sollevato alcun problema.

Non sono i mafiosi a volere la morte di Scarpinato da: antimafia duemila

scarpinato-lodatodi Saverio Lodato – 18 settembre 2014

Tornano sempre gli stessi “spettri”, per la semplicissima ragione che lo Stato italiano tutto è tranne che una casa di vetro. Roberto Scarpinato, procuratore generale a Palermo, viene minacciato di morte come già, prima di lui, Nino Di Matteo, Teresa Principato, Domenico Gozzo, e l’elenco si allungherebbe troppo andando indietro nel tempo. La minaccia, in questo caso, arriva per lettera anonima, il postino la deposita sulla sua scrivania, dopo aver superato sbarramenti blindati con chiavi e tessere magnetiche. Non incontra ostacoli. Non incontra semafori rossi. Non incontra “pizzardoni” che gli chiedano dove sta andando. E tutto questo, sia detto per inciso, nel palazzo “più blindato d’Italia”. Il resto è film già visto.
Nessuno sa nulla. Nessuno ha visto nulla. Nessuno sa spiegarsi il come e il perché. Indagano le scientifiche delle varie armi. Indagano la Procura di Palermo e quella di Caltanissetta. Dicono che la lettera sia dettagliatissima. Che l’anonimo scrivano conosce a meraviglia abitudini di vita, percorsi, orari e sistemazioni logistiche dell’alto magistrato. Non contento della sua esibizione, lascia intravedere di seguire in tempo reale le inchieste vecchie e quelle ancora in gestazione, con annessi contenuti, ai quali si sta dedicando il procuratore generale.  Scatta l’allarme istituzionale. I giornali e le televisioni, che ormai per principio sono svogliati rispetto al “caso – Palermo”,  azionano il solito carillon della solita “mafia” che torna a emettere le solite “sentenze di morte”.  E anche questo è film già visto.

Quello che sino al giorno prima restava segretissimo, dopo la letterina depositata sul tavolo da lavoro di Scarpinato (un po’ come se la posta che riceviamo la mattina ci venisse fatta trovare sul comò di casa nostra), ora lo è un po’ meno.
Saltano così fuori i presunti legami del generale Mario Mori con Licio Gelli e con la P.2., con il mondo dell’eversione nera, con il giornale di Mino Pecorelli, di una sua inveterata propensione alle lettere anonime. Insomma si scopre che una gola profonda, nuova di zecca, della quale ormai si conosce l’identità, ci sarebbe andata giù duro nei confronti del carabiniere per anni a capo del il-ritorno-del-principe-art-lodatoRos, il reparto “d’eccellenza” dell’ Arma. Si apprende che sono in arrivo altre carte per il processo  d’appello per la mancata cattura di Bernardo Provenzano, dopo che in primo grado Mori, insieme al colonnello Mauro Obinu, fu assolto dall’accusa d’aver favorito la mafia. Si profila l’eventualità della riapertura dibattimentale del processo. Insomma. Altri grattacapi per il generale Mori.
Tutto vero? Tutto falso? Noi non siamo in grado di rispondere. Materia incandescente, su questo non ci piove, che finirà al vaglio dei giudici. Perché è scontato che questi scenari finiranno diritti nel Processo sulla trattativa Stato-Mafia che è in corso a Palermo e che, per dirla con Falcone, avrà una sua durata e una sua fine. La miscela, come è facile arguire, è esplosiva quanto mefitica.
D’altra parte, quarant’anni palermitani ci hanno insegnato che quando il gioco si fa duro, arrivano le lettere anonime, le talpe, i corvi, le cimici, i computer manomessi, le informazioni rubate, i giuda, e potremmo continuare all’infinito. Rispetto al passato, c’è di nuovo che una volta al mese vengono dati in pasto all’opinione pubblica brandelli di conversazione di Totò Riina con un par suo della Sacra Corona Unità. Riina, Il Rottame Parlante, parla a reti unificate perché qualcuno ne tira maliziosamente i fili, scrivendogli copioni e battute. Cerchiamo di concludere.
Chi è entrato nella stanza di Scarpinato, facendo girare la chiave nella toppa, non è un mafioso. Non è un boss, non è un picciotto. Chi ha scritto la lettera di minacce di morte, non è un boss, non è un picciotto. Chi si occupa delle inchieste di Scarpinato, da esse sentendosi toccato e insidiato, non è un boss, non è un soldato di Cosa Nostra, non è un mammasantissima.
L’Incappucciato che può entrare, non visto, nei Sancta Sanctorum del Potere, appartiene a quello che, da un po’ di tempo in qua, mi permetto di chiamare lo Stato-Mafia, complementare, simbiotico alla Mafia-Stato.
Come faccio a saperlo? A esserne così sicuro?
Ma signori, si capisce.
Solo gli idioti non lo capiscono.
Gli altri, i funzionari in malafede, quelli che aprono le porte con le chiavi d’ordinanza, in ossequio agli “ordini romani”, non fanno una piega. E fanno finta di non capire.

saverio.lodato@virgilio.it

La mafia e i suoi complici raccontati a mia figlia da: antimafia duemila

borsellino-manfredi-c-castolo-giannini-2Tuo nonno Paolo e il suo amico Giovanni volevano per voi un mondo migliore
Lettera di Manfredi Borsellino

Cara Merope,
oltre venti anni fa accadeva qui a Palermo, a poche centinaia di metri dal quartiere dove noi abitiamo e che abitualmente frequentiamo, qualcosa che avrebbe cambiato radicalmente la nostra società, avrebbe scosso tante coscienze e probabilmente segnato un punto di non ritorno; niente (o quasi) dopo quegli eventi sarebbe stato come prima. Due palermitani come noi, due uomini onesti e leali, uno dei quali tu hai iniziato a conoscere un po’ meglio perché si tratta di tuo nonno, dopo avere combattuto una lotta intensa e ininterrotta contro un male feroce chiamato mafia o Cosa nostra, si sono sacrificati. Il loro sacrificio è consistito nell’immolarsi affinché i più giovani, ma anche voi che ancora non eravate nati, acquisissero la consapevolezza di quanto terribilmente serio fosse quel male cui ti ho accennato prima, per troppo tempo sottovalutato, ignorato e purtroppo non combattuto da tutti coloro che avrebbero dovuto contrastarlo.

E così quel male nel tempo è diventato sempre più potente, i suoi tentacoli si erano intrufolati tra le stesse istituzioni che governavano il nostro paese, tra le forze di polizia e in quella stessa magistratura di cui questi due grandi cittadini
palermitani facevano parte.
Soli, senza lo Stato che avrebbe dovuto proteggerli come i suoi figli migliori, hanno con consapevolezza affrontato il martirio, altrettanto consapevoli però che la loro morte (apparente) non sarebbe stata vana.
Già dopo l’attentato in cui perse la vita Giovanni Falcone, il più grande amico e collega di tuo nonno Paolo, Palermo si svegliò, tanti giovani e bambini della tua età si riversarono sulle strade mentre dai balconi sventolavano grandi lenzuoli bianchi, segno di purezza e di pace.
Quando purtroppo venne il momento del tuo caro nonno Paolo, non solo Palermo ma tutta l’Italia si è (ri) svegliata gridando il suo sdegno.
Di mafia, ma anche del tuo nonno Paolo e del suo amico Giovanni, del loro sacrificio/martirio, di legalità, dell’importanza delle regole e del rispetto delle leggi, dell’omertà mafiosa, di pizzo ed estorsioni, di istituzioni, o meglio ancora di uomini delle istituzioni collusi o contigui con la criminalità organizzata, di complicità di pezzi dello Stato nell’ideazione e (forse) realizzazione di quelle stragi avvenute quando tu non eri ancora nata, si è finalmente iniziato a parlare nelle famiglie, a scuola e negli stessi luoghi di ritrovo di tanti tuoi coetanei, formando delle coscienze nuove.
Oggi, cara Merope, voi bambini siete “allenati” a combattere quel male subdolo, la mafia, che ti ha tolto il tuo caro nonno prima che venissi alla luce, siete allenati da papà e mamma che soddisfano per quanto loro possibile la vostra sete di verità e giustizia, ma siete allenati anche dalle vostre maestre, grazie alle quali la vostra attenzione su ciò che è accaduto tanti anni fa non si attenua mai.
Del tuo caro e grande nonno Paolo avrei tante cose da dirti e raccontarti ma con calma e senza fretta le conoscerai strada facendo.
E’ in questo momento sufficiente che tu sappia che egli ha “consapevolmente” sacrificato la sua vita privandosi di una delle cose che desiderava di più al mondo, ovverosia veder nascere e crescere i suoi nipotini come te, per farvi vivere in un mondo migliore dove chi svolge (e bene) il proprio dovere, sia esso di magistrato, poliziotto, maestro o sacerdote, non debba mai più temere per la sua vita e quella dei suoi familiari.
La lettera è tratta dal libro “Io ti racconto – Le stragi del 1992 e la ribellione di Palermo: i genitori spiegano ai figli la mafia” edito dalla Direzione didattica Alcide De Gasperi di Palermo.

Tratto da: La Repubblica – Palermo del 19 luglio 2014

 

Strage di via D’Amelio, i fratelli di Borsellino: “No alla sfilata degli avvoltoi” da: palermo.repubblica.it

borsellino-rita-salvatore-c-giorgio-barbagallo16 luglio 2014

Rita e Salvatore chiedono verità e giustizia sull’attentato in cui morì il magistrato. A Palermo tutto pronto per il ventiduesimo anniversario. Polemica con Maria Falcone, sorella di Giovanni, che ribatte: “Ognuno ha le sue idee. Io rispetto le itituzioni”
“Da più di vent’anni non c’è verità e giustizia e i magistrati che la cercano, piuttosto di essere appoggiati, vengono ostacolati anche dai più alti gradi delle istituzioni. Noi saremo in via D’Amelio per impedire che persone non degne, avvoltoi, vengano a portare corone. Non faremo altra contestazione che sollevare in alto un’agenda rossa e girare le spalle così come abbiamo fatto gli altri anni”. Lo ha detto Salvatore Borsellino, presentando a Palermo le manifestazioni per ricordare le vittime della strage del 19 luglio 1992. “Credo non si debba mai generalizzare – ha aggiunto Rita Borsellino -. Le istituzioni, lo diceva Paolo, sono sacre. Purtroppo molto spesso ci sono uomini che le occupano abusivamente, a loro diciamo di stare lontani da via D’Amelio”.

Parole dalle quali prende le distanza la sorella di Giovanni Falcone, Maria: “Non ho nulla da ribattere a Salvatore Borsellino che non è nuovo a queste dichiarazioni, ognuno ha le sue idee. Io rispetto le istituzioni, a prescindere dai politici…”. Una polemica scaturita dalle parole di Salvatore Borsellino: “Noi – ha detto il fratello del giudice ucciso – non disponiamo di grandi navi della legalità proprio perché non vogliamo una sfilata di avvoltoi e personaggi politici che non hanno il diritto di parlare di Paolo e di quella strage o di portare corone di fiori in via D’Amelio”. Ogni anno, per il 23 maggio, anniversario della strage di Capaci, Maria Falcone organizza le navi della legalità facendo arrivare a Palermo migliaia di studenti e tanti politici e forze di polizia per ricordare il fratello Giovanni Falcone.

In questo clima Palermo si prepara a ricordare, 22 anni dopo quel 19 luglio, la strage di via D’Amelio, in cui furono uccisi il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta – Emanuela Loi, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina – con una serie di iniziative organizzate dal movimento delle Agende Rosse insieme al “Fatto Quotidiano” e al periodico “Antimafia Duemila”.

Si comincia domani alle 21, a Villa Savoia, a Monreale, con la manifestazione “XX Legami di memoria”, con, tra gli altri, Rita Borsellino, Domenico Gozzo, Vittorio Teresi. Si prosegue l’indomani con il sit-in di Scorta Civica alle 18 davanti al palazzo di giustizia. Dalle 20.30 nell’atrio della facoltà di Giurisprudenza si terrà la conferenza “Un Paese senza verità. Continuare a cercarla 22 anni dopo la strage di via D’Amelio”. Parteciperanno, tra gli altri, Salvatore Borsellino, fondatore del movimento Agende Rosse e fratello di Paolo, i sostituti procuratori di Palermo Antonino Di Matteo e Francesco Del Bene, di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, l’ex pm Antonio Ingroia, Margherita Asta, figlia di Barbara Rizzo e sorella di Salvatore e Giuseppe Asta, uccisi nella strage di Pizzolungo.

Sabato in via D’Amelio, dalle 9.30 alle 13, le iniziative degli studenti. Dalle 15.30 si alterneranno gli interventi dei familiari vittime delle stragi. Alle 16 un flash mob e alle 16.58, ora dell’attentato, ci sarà un minuto di silenzio. Alle 21 sarà la volta dei dibattiti sul palco su “depistaggi e trattative” con Fabio Repici, legale dei familiari vittime di mafia, e “Romanzo Quirinale”, con Marco Travaglio. Domenica 20 luglio le conclusioni con, alle 9, la salita al Castello Utveggio da via D’Amelio e, alle 18, all’ex fonderia reale, dibattito su “Commissione antimafia: parole o fatti?”, con Giulia Sarti (M5S), Beppe Lumia (Pd), Claudio Fava (gruppo misto) e il deputato 5 stelle all’Ars Giorgio Ciaccio. A seguire la proiezione del Docufilm “Fuori la mafia…”.

palermo.repubblica.it

Foto © Giorgio Barbagallo

Blitz antimafia a Palermo, ecco i nomi di tutti gli arrestati da: resapubblica.it

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Di seguito i nomi di tutti gli arrestati nell’Operazione Apocalisse che ha smantellato il mandamento mafioso di Resuttana San Lorenzo a Palermo, svelando come la mafia sia ancora forte e organizzata nel capoluogo siciliano:

– Clicca qui per leggere i dettagli dell’operazione Apocalisse –

– Scoperto dopo oltre cento anni il nome del killer di Joe Petrosino – 

– Delitto di Joe Petrosino, da oggi un frammento in più di verità, ma il mistero resta –

– Coinvolto l’imprenditore antimafia: avrebbe chiesto voti ai mafiosi –

– Clicca: Il mafioso della porta accanto –

I Nomi:

AIELLO Epifano di Vincenzo, inteso “Fanuzzo”, nato a Palermo il 20 novembre 1966

ALFANO Benedetto, nato a Palermo il 7 dicembre 1965,

BAGLIONE Domenico di Pietro detto “Mimmo”, nato a Palermo il 6 dicembre 1959;

BATTAGLIA Giuseppe, nato a Palermo il 12 luglio 1972;

BONURA Giuseppe, nato a Palermo il 18 novembre 1966,

CACCIATORE Giovanni, nato a Palermo il 12.01.1966,

CHIOVARO Alessandro, nato aPalermo il 02.06.1977, residente in Torretta (PA), sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di residenza;

CONSIGLIO Domenico, nato a Palermo il 25 maggio 1954

CONTINO Tommaso, nato a Palermo il 25.12.1961;

COPPOLA Salvatore, inteso “cuppulicchiu”, nato a Partinico il 19 aprile 1965

COSTAAlessandro,natoaPalermoil2luglio1987,sottoposto agli arresti domiciliari

CUSIMANO Carmelo,nato a Palermo il 07.10.1974

D’ALESSANDRO Francesco, inteso “Zio Ciccio” nato a Palermo l’ 1 dicembre 1945;

D’ALESSANDRO Girolamo, nato a Palermo l’11 ottobre 1975, sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di residenza;

D’ALESSANDRO Salvatore, nato a Palermo il 12.01.1977;

D’ANGELO Guido, nato a Palermo il 20 ottobre 1959;

DIELE Sandro, nato a Palermo il 6.03.1972;

FARNESE Carmelo, nato a Monreale il 15 dicembre 1951;

FRICANO Giuseppe, nato a Palermo il 6 giugno 1967;

GELARDI Rosario, nato a Palermo il 2 gennaio 1969;

 GENNARO Melchiorre,nato a Palermo il 16 luglio 1993, sottoposto agli arresti domiciliari;

GERACI Nicola, inteso “biscottino”, nato a Palermo il 13 dicembre 1975;

GINESTRA Carlo Lucio, nato a Baden Baden (Germania) il 7 gennaio 1969, sottoposto agli arresti domiciliari;

GIORLANDO Giuseppe, nato a Palermo il 27 ottobre 1981;

GUCCIONE Ciro, nato a Palermo il 13 febbraio 1973;

INTRAVAIA Gioacchino, inteso “Sifilitico”, nato a Palermo il 27 gennaio 1953;

KPUZI Avni, nato aKos Mitrovica (Serbia) il25 dicembre 1987;

LIGA Vincenzo, nato a Palermo il 29 dicembre 1993, sottoposto agli arresti domiciliari

LO IACONO Paolo, nato a Palermo 19.01.1967

LOMBARDO  Giuseppe,,  nato  a  Palermo  il  16  settembre  1988;

LUCA’ Vincenzo, nato a Palermo il 10 ottobre 1970

MANGANO Francesco Paolo, nato a Palermo il 17 aprile 1979 sottoposto agli arresti domiciliari;

MARANZANO Serafino, nato a Palermo il 20 maggio 1977, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;

MESSIA Giuseppe, inteso “Pinuzzo Misia”, nato a Palermo il 4 marzo 1977;

MILITANO Francesco, nato a Palermo il 14 marzo 1988

PILLITTERI Michele, di Andrea, detto il macellaio, nato a Palermo il 5 febbraio 1960

PILLITTERI Michele, detto il mastro, nato a Palermo il 15 maggio 1947;

PUCCIO Marcello, nato a Palermo il 24.09.1979;

ROMANO Ignazio, nato a Palermo il 5 ottobre 1965;

SIRAGUSA Antonino, nato aPalermo il 3 maggio 1970;

SIRAGUSA Luigi, detto “Gigetto” o “Testone”, nato a Palermo il 12.09.1975

TARALLO Antonino, nato a Palermo il 9 maggio 1973;

TERRACCHIO Onofrio, nato a Palermo il 25 aprile 1978,

VALGUARNERA Aurelio, nato ad Agrigento il 21 giugno 1958;

VENTIMIGLIA Calogero, nato a Palermo il 04.01.1971;

VITALE Giovanni, inteso “il panda o il tignuso”;

BEONE Giovanni, detto lo stolito, nato a Palermo il 02.04.1964

CAROLLO Marco, detto Ten Ten, nato a Palermo 24.05.1979;

CIARAMITARO Antonino, nato a Palermo il 06.11.1992;

D’ANGELO Seam,nato a Palermo il 13.01.1978;

DI MAIO Nicolò di Pietro inteso “il ragioniere”, nato a Palermo il 12 luglio 1981;

DI MARIA Ignazio, detto Bubu o facce gianna”, nato a Palermo il 22.04.1970;

ENEA Ciro, nato a Palermo 17.03.1986, sottoposto agli arresti domiciliari;

FLAUTO Lorenzo, nato a Palermo l’11.03.1975;

FLAUTO Roberto nato a Palermo, il 18.02.1982, sottoposto ai domiciliari

FRANZETTI Pietro, nato a Palermo il 24.05.1977, sottoposto alla misura del divieto di dimora nel Comune di Palermo;  

GALATOLO Vito detto u’ piciriddu, nato a Palermo il 10.10.1973;

GALLINA Angelo, nato a Carini (Pa) il 19.01.1962;

GRAZIANO Camillo,nato a Palermo il04.07.1972;

GRAZIANO Francesco,nato a Palermo il03.02.1974;

GRAZIANO Roberto, nato a Palermo il 06.04.1978;

GRAZIANO Santo, nato a Palermo il 26.05.1963;

GRAZIANO Vincenzo,nato a Palermo il12.06.1951;

LI VOLSI Luigi, detto Luigi “u barone”, nato a Palermo il 15.02.1956;

MAGRI’ Pietro, detto Piero, nato a Palermo il 27.03.1949;

MARINO Leonardo di Angelo, nato a Palermo il 21.12.1989, sottoposto agli arresti domiciliari;

MARINO Teresa, nata a Palermo, il 10.03.1977, sottoposta agli arresti domiciliari;

MATASSA Agostino, nato a Palermo il 10.08.1958;

MATASSA Filippo, detto puffetto, nato a Palermo il 15.09.1949;

MINEO Pietro,nato a Palermo il 25.04.1962, sottoposto agli arresti domiciliari;

PALAZZOTTO Domenico, nato a Palermo il 26.10.1985;

PALAZZOTTO Gregorio, detto occhi celesti, nato a Palermo il 12.03.1977;

PIAZZESE Serafino,nato a Palermo il 24.06.1956;

PICONE Salvatore, nato a Palermo il 18.02.1992, sottoposto alla misura dell’obbligo quotidiano di presentazione alla p.g.;

PIZZURRO Emilio, nato a Palermo il 26.08.1958

PUCCIO Aurelio, nato a Corleone il 3 gennaio 1956, sottoposto agli arresti domiciliari;

PUCCIO Leandro nato a Palermo, il 24.03.1985, sottoposto agli arresti domiciliari;

BARONE Domenico, nato a Palermo il 19.10.1981;

BIONDINO Girolamo, nato a Palermo in data 8.09.1948;

BONFIGLIO Maurizio, nato a Palermo il 10.03.1969, sottoposto agli arresti domiciliari

CALVARUSO Giuseppe, nato a Palermo il 31.12.1982;

CAPORRIMO Francesco, nato a Palermo il 26.07.1944;

CIARAMITARO Gaetano, nato a Palermo in data 01.09.1969;

CLEMENTE Leonardo, nato a Palermo il 5.12.1966;

D’URSO Salvatore, nato a Palermo il 30.07.1974;

DAVI’ Giuseppe Fabio, nato a Liestal (CH) il 23.05.1976

FAVALORO Gioacchino, nato a Palermo il 09.02.1980;

GLORIA Fabio, inteso FAIA, nato a Palermo il 29.12.1975;

GUERRERA Silvio, nato a Palermo in data 08.10.1961;

ILARDI Sergio, nato a Palermo il 19.11.1969 ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;

LI VIGNI Rosario, nato a Palermo il 12.12.1970, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;

ANPI news n. 124

Su questo numero di ANPInews (in allegato):

 

 

APPUNTAMENTI

 

 

Costituzione, riforme e democrazia“: il 19 giugno a Palermo convegno promosso dall’ANPI Sicilia e dall’Associazione Giuristi democratici. Interverranno, tra gli altri, il Sostituto Procuratore di Palermo, Antonino Di Matteo e il Presidente nazionale dell’ANPI, Carlo Smuraglia 

 

 

Antifascismo ieri, oggi e domani“: dal 19 al 22 giugno, a Bologna, prima Festa provinciale dell’ANPI 

 

 

ARGOMENTI

 

Notazioni del Presidente Nazionale ANPI, Carlo Smuraglia:

 

Alla gravissima  vicenda dell’Expo, su cui mi sono già intrattenuto in precedenza,  considerandola quasi l’apice di una situazione insostenibile, si è aggiunta quella di Venezia e dintorni, che non solo non è meno grave, ma conferma che dovunque si metta mano ad un’opera di notevole impegno anche economico, la corruzione è una componente normale e pressoché “inevitabile”(…)

Il 2 giugno, a Modena, si è celebrata la Festa della Repubblica e della Costituzione, con una riuscitissima manifestazione, che ha visto non solo una forte presenza di cittadine e cittadini, ma anche una ritrovata unità d’azione tra le Associazioni più rappresentative e impegnate sui temi della Costituzione e delle riforme. Mentre ne prendevamo atto con piacere e soddisfazione, anche perché questa manifestazione seguiva, a poca distanza di tempo, quella organizzata dall’ANPI all’Eliseo di Roma il 29 aprile, ugualmente riuscita e unitaria, abbiamo dovuto rilevare l’enorme silenzio stampa che è calato in modo diffuso su quasi tutti gli organi di informazione(…)

►  Il Pontefice ha compiuto un atto di coraggio e di speranza, riunendo nella sua sede, per una preghiera comune, esponenti di Israele e della Palestina e rappresentanti di religioni diverse, E’ stato un atto altamente e simbolicamente positivo, il massimo che possa fare un Papa di buona volontà, che sa che il suo fondamento principale sta nella pace, nell’amore, nelle convivenza pacifica(…)

La situazione in  Ucraina è sempre più complessa e pericolosa per la libertà dei popoli e per la pace. Alle originarie aspirazioni (del tutto comprensibili) di una parte rilevante del popolo ucraino, di avvicinarsi all’Europa e, se possibile, divenirne parte, si sono aggiunte, da un lato, le aspirazioni populiste (e talvolta di tipo nazista) di movimenti e partiti che pensano a tutto fuorché alla libertà ed all’autonomia dei popoli, e dall’altro alcuni moti popolari di “simpatia” per la vicina Russia, fomentati e utilizzati, in varie forme, da chi aspira a ricostituire, se non proprio un grande impero russo, una potenza in grado non tanto di difendersi, quanto e soprattutto di far valere la propria forza a livello mondiale(…)

Una notizia positiva: la vicenda di Ostra, su cui mi ero intrattenuto in un numero precedente della news (il progetto di un “cippo” dedicato ai fascisti caduti, proprio in una strada intitolata ai “Partigiani” e in una zona in cui settant’anni fa ci furono brutali e violenti rastrellamenti da parte dei fascisti, con torture, fucilazioni e deportazioni di partigiani), si è risolta positivamente(…)

►  La vicenda degli sbarchi sulle coste italiane di donne, uomini e bambini in fuga da Paesi in guerra, da carestie, disagi, difficoltà perfino di sopravvivenza, ha ormai assunto un andamento biblico. Ottocento persone che arrivano contemporaneamente a Palermo, con dieci bare, sono un fatto sconvolgente; ma non è un’eccezione, purtroppo, in questo periodo(…)

ANPINEWS N. 124