Andremo a votare grazie a loro!

402959_10200216710573225_45476767_n

Le famiglie dell’ex campo container scrivono al sindaco Orlando. Il testo della lettera da: Palermo Report.it

alt

Vivono nella paura di rimanere senza un tetto. Vivono in questa condizione da anni, sempre con l’ombra costante di uno sgombero. Prima nei containers di via Messina Montagne e adesso in quegli alloggi temporanei in cui il Comune le ha temporaneamente sistemate, dopo aver smantellato il campo.

Hanno deciso di scrivere al sindaco. Di rivolgersi a lui direttamente dopo avere avuto un incontro con l’assessore agli Interventi abitativi del Comune, Agnese Ciulla, che da quel momento però – dicono le famiglie – non ha più dato alcuna comunicazione.

“Egregio signor . Sindaco ,

Le scrivo a nome di tutte le 11 famiglie del ex Campo container,di via Messina Montagne. Abbiamo deciso di scrivere personalmente alla Signoria Vostra ,con la speranza che lei come primo cittadino,possa aiutarci perché ad oggi nonostante le belle parole ,i fatti sono sempre gli stessi, cioè”Nulli”!

Come lei ben sa ,il 27/12/2011, dopo 4 anni, trascorsi al campo container,in maniera poco dignitosa e per le condizioni igienico sanitarie inesistenti,l’allora Sindaco Diego Cammarata ,con l’ordinanza sindacale n°400 del 27/12/2011,al fine di dare esecuzione alla O. S ,n°200/2010 ,di sgombero dell’area di via Messina Montagne : Ordina al Settore Socio Assistenziale di ricoverare temporaneamente gli 11 nuclei familiari censiti dalla Polizia Municipale.

Vista la nota protocollo 890 del 20/12/2011,il Settore Risorse Immobiliari ,mette a disposizione dell’Ufficio di Gabinetto,del signor Sindaco,gli alloggi da utilizzare per tale finalità. Noi tutti ,preoccupati sin dall ‘inizio,del fatto che questa ordinanza prevedeva un ricovero temporaneo,abbiamo ,da subito cercato dai vari organi di competenza delle delucidazioni su quello che ne sarebbe stato di noi tutti alla scadenza di quel termine. Allorché, siamo sempre stati rassicurati che nessuno sarebbe mai venuto a buttarci fuori. Ma il 23/01/2013,con protocollo n°60461,ci viene notificato : Oggetto ,diffida al rilascio dell’alloggio confiscato.

Premesso :che con nota e-mail,del 24/05/2012,acquisita agli atti del servizio Socio Assistenziale con il protocollo N°396151,del 25/05/2012,il responsabile del Settore Risorse Immobiliari nonché Ente gestore ,ha richiesto allo scrivente servizio il recupero coattivo degli alloggi. Considerato,che il termine fissato è già scaduto e non risulta essere stato altrimenti prorogato , Richiamata la normativa di riferimento,la D.D.N° 1481 del 27/12/2011,lo Statuto ed il regolamento degli uffici e servizi e degli interventi abitativi del Comune di Palermo.

Per tutto questo sin qui esposto ,ci diffidano a consegnare gli alloggi entro e non oltre 15 giorni. A questa lettera di diffida ,noi abbiamo chiesto e ottenuto un incontro con L’Assessore Agnese Ciulla ,che ci ha lasciati in stand- bay,ad oggi noi non sappiamo quale sarà il nostro destino e soprattutto se noi siamo considerati dai vari Uffici come abusivi ,assegnatari ,o qualcos’ altro.

E’ per tutti questi motivi e oltre, che noi chiediamo un incontro personalmente con la Signoria Vostra ,per cercare nell’ interesse di tutti ,di trovare la soluzione più congrua a questa situazione ,e stavolta in maniera definitiva ,per far si che i nostri figli non debbano ancora subire violenze psicologiche .Nell’ augurarci che lei possa tener conto e soprattutto ,prendere atto di quanto a lei scritto e possa riceverci il più presto possibile .

La nostra serenità è nelle sue mani.

Cordiali saluti ,

Le Famiglie dell’ ex Campo Container”

Comunisti e Resistenza.Le Brigate Garibaldi

È ufficiale, l’acqua torna pubblica Ma i conti non tornano | Fonte: il manifesto | Autore: Adriana Pollice

Napoli / ATTUATO L’ESITO REFERENDARIO DEL 2011
NAPOLI. Abc – Acqua bene comune, la prima azienda speciale di diritto pubblico in Italia, ha completato ieri il suo iter per la costituzione. Il comune di Napoli fa un ulteriore passo nell’attuazione del referendum del 2011 ma molto c’è ancora da fare. Innanzitutto l’Ato2, di cui la città fa parte, attualmente commissariato, potrebbe comunque affidare il sistema idrico integrato a un nuovo soggetto privato. Così amministrazione, Abc e movimenti per l’acqua sono impegnati nel mettere in sicurezza la gestione, proseguendo lo slalom tra le norme perché, come ha più volte spiegato il presidente dell’azienda speciale partenopea Ugo Mattei, privatizzare il pubblico è semplice, fare il percorso inverso invece è un’impresa titanica. Del resto nello stesso Ato2 la zona del casertano si è scissa dall’area partenopea per procedere da sola verso l’affidamento ai privati. Nell’ultima riunione dell’Ambito territoriale il comune di Napoli aveva proposto la formazione di un consorzio unitario ma è mancato il numero legale. Questo perché attraverso l’assegnazione delle deleghe, a volte anche 40, al sindaco di Piedimonte Matese, presidente del neocostituito Ato5 casertano, si blocca l’assemblea.
Un fronte caldo è anche la razionalizzazione del servizio. Da mesi si analizzano documenti e dati ereditati dalla disciolta Arin Spa: alcuni aspetti sono già chiari, altri sono in via di discussione, come l’ipotesi di acquisto di un potabilizzatore. L’Abc possiede delle fonti nella zone di Acerra, la cui acqua ha però dei valori fuori scala. L’investimento ne permetterebbe l’utilizzo, riducendo la quota del 39% di risorse idriche acquistate da Acqua Campania. Certa invece è la dismissione della Marino Lavori srl, attualmente in liquidazione: la società fu acquisita dalla Net Service, di proprietà dell’Arin. Un’impresa con pochissimi dipendenti Il cui core business è il dragaggio marino. Una vicenda da chiarire, finita sotto la lente di ingrandimento della Corte dei conti. La gestione della Spa, ereditata da Abc, rischia di diventare un fardello sulle spalle dell’azienda, a cominciare dai conti in rosso: le verifiche sono in corso, ma il buco potrebbe aggirarsi intorno ai 200milioni di euro. Un passivo a cui avrebbero contribuito voci come 88mila euro, spesi per il noleggio di 21 auto nel periodo 2006-2011. Ma gli ispettori stanno verificando anche altri aspetti, come gli stipendi. «I movimenti per l’acqua pubblica – spiega l’avvocato Maurizio Montalto, consulente di Abc – hanno denuncialo le pratiche tipiche della privatizzazione dei servizi. Si sta lavorando affinché questa zavorra non pregiudichi la nuova gestione pubblica».
La riorganizzazione del servizio, voluta da Mattei e dall’amministratore Alberto Pierobon, avrebbe individuato nell’internalizzazione dei servizi uno dei percorsi per migliorare i conti: in passato si è fatto ricorso ad appalti esterni nonostante la Net Service fosse in passivo. Altra anomalia da sanare riguarda ancora gli appalti. Il comune di Napoli nel 2007 ha aderito al protocollo di legalità, l’Arin avviò le procedure per adeguarsi alla normativa ma di fatto parrebbe non averla applicata nelle gare bandite. Si tratta quindi di rimettere mano a tutta la gestione, investimenti, efficienza e lotta agli sprechi i tre elementi chiave. Intanto l’amministrazione e i comitati annunciano per marzo una mobilitazione per il 22, giornata mondiale dell’ acqua. Napoli, per adesso, è l’unica grande città in Italia ad aver attuato l’esito del referendum 2011, sulla scia segue Reggio Emilia nel percorso verso il pubblico. Maglia nera alla Toscana, tra le prime regioni ad affidarsi ai privati.

Camusso ha la memoria corta e chiede al prossimo governo lavoro e welfare Fonte: Controlacrisi.org

“Ci hanno raccontato un lungo film: sembrava che i giovani non cercassero il lavoro come dimensione identitaria. Invece non è così: il lavoro creare ricchezza, dignità, diritti e tutele. Le prime risposte vanno date proprio ai giovani, il presente deve rispondere e non può pensare solo all’oggi”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso , intervistata da RadioArticolo1 , interviene sui giovani e la precarietà .

Il segretario si sofferma sulla situazione a 72 ore dalle elezioni. Cosa chiedono gli iscritti della Cgil? “Che il paese torni alla normalità – risponde Camusso – e all’attenzione verso i cittadini: lavoro, cittadinanza e welfare vanno messi al centro. Bisogna tirare una riga e dire chiaramente che l’economia reale non è solo figlia della finanza: bisogna parlare del paese. I soggetti che hanno messo il lavoro al centro della campagna elettorale sono pochi, ma ci sono – conclude -. Non possiamo che guardare a quelli”.

Un discorso che non fa una piega insomma. Lavoro e welfare al centro dell’agensa del nuovo governo. Peccato che il nuovo governo a cui si riferisce la Camusso non è altro che il vecchio governo che fa finta di essere nuovo. Infatti, come sanno ormai anche i sassi, il nuovo esecutivo sarà retto da un’alleanza Monti-Bersani, moderati-progressisti. C’è scritto nella stessa Carta d’Intenti del centrosinistra. Sarà tutto in continuità con le politiche dell’uscente governo Monti, appoggiato principalmente dal Pd, che ne ha approvato le riforme più pesanti degli ultimi anni, da quella delle pensioni a quella del lavoro. Il Fiscal Compact con i suoi 45 miliardi di tagli alla spesa pubblica all’anno sarà la vera agenda di governo, come vogliono anche Obama, Merkel e Draghi. La Camusso lo sa bene, ma fa finta di essere su un altro pianeta e, in maniera poco corretta per i lavoratori della cgil, fa campagna elettorale per il Pd. Di lavoro e welfare rimarranno solo poche macerie

Fischia il vento

Avanti Popolo-Bandiera Rossa

La Marina dagli emiri per piazzare navi ed armi italiane di Antonio Mazzeo

Produttori, manager, ammiragli e uomini di governo, tutti insieme spassionatamente, per vendere sistemi d’armi e navi da guerra ad emiri e sceicchi arabi. Ad IDEX 2013 (la fiera internazionale degli armamenti tenutasi ad Abu Dhabi dal 17 al 21 febbraio), il complesso politico-militare-industriale nazionale si è ritrovato più che mai solidale.

A rappresentare il ministero della difesa alla kermesse internazionale negli Emirati Arabi sono stati il sottosegretario Filippo Milone e il Capo di Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio Giuseppe De Giorgi. “Siamo venuti negli Emirati Arabi Uniti per promuovere la cooperazione per lo sviluppo di tecnologie per gli armamenti navali e l’intensificazione delle funzioni di sorveglianza e difesa della sicurezza marittima”, hanno dichiarato ai giornalisti presenti.

Ad Abu Dhabi la chiacchieratissima Finmeccanica ha messo in bella mostra un vasto assortimento di aerei d’addestramento, caccia-intercettori, elicotteri leggeri e pesanti, sistemi d’intelligence e siluri prodotti dalle controllate AgustaWestland, Alenia Aermacchi, Selex Es, Oto Melara e Wass. Allo scopo dichiarato di “sostenere l’industria nazionale”, la Marina militare ha ordinato la sosta a IDEX 2013 del pattugliatore d’altura Cigala Fulgosi, già impegnato nel Mediterraneo centrale e in Medio oriente nell’addestramento delle marine di numerosi paesi arabi e nella “sorveglianza” anti-pirateria in Corno d’Africa. Varata nell’ottobre 2000 da Fincantieri a Riva Trigoso (Genova), l’unità è stata visitata dai membri della famiglia dell’emiro di Abu Dhabi. “Le capacità operative del Cigala Fulgosi lo rendono particolarmente idoneo ad assolvere diverse tipologie di missione e il posto d’ormeggio, centrale e visibile rispetto alla mostra, ha offerto grande visibilità alla nave, alla cantieristica e all’industria di difesa nazionale”, spiega il ministero della difesa. Ad armare l’unità, i sistemi di puntamento e mitragliere Oto Breda-Oerlikon e un elicottero AB-212 di Agusta Westland.

Gli Emirati Arabi sono da tempo l’Eldorado degli storici cantieri navali liguri. Nel 2009 i manager di Fincantieri hanno firmato un accordo multimilionario per la realizzazione di una corvetta classe “Abu Dhabi” (derivata dalle unità classe “Comandanti” in dotazione alla marina italiana), di due pattugliatori costieri classe “Falaj 2” in Italia e di altri quattro negli Emirati da parte di una joint venture industriale, denominata Etihad Ship Building, tra Fincantieri, Melara Middle East e i cantieri di Al Fattan Ship Industries.

Il pattugliatore “Abu Dhabi” è stato consegnato alla marina emiratina nel febbraio 2011 a Muggiano (La Spezia) alla presenza del comandante del Dipartimento marittimo militare dell’Alto Tirreno, ammiraglio Franco Paoli. Sempre a Muggiano (presente il comandante del Dipartimento di La Spezia, ammiraglio Andrea Campregher) è stato varato l’anno dopo il “Ganthoot”, il primo dei pattugliatori costieri del programma “Falaj 2”. Derivata dalle unità “Saettia” in dotazione alla Guardia costiera, l’imbarcazione a bassa segnatura radar stealth è lunga 55,7 metri, larga 8,8, può superare i 20 nodi di velocità ed ospitare un equipaggio di 28 persone. Il secondo pattugliatore (“Qarnen”) è stato consegnato da Fincantieri nel giugno 2012 alla presenza del capitano Paolo Pezzutti, Capo dell’ufficio allestimento e collaudo nuove navi (MARINALLES) di La Spezia. “L’ente ha svolto un’importante attività di supporto nell’allestimento delle unità come è stato per le altre Marine straniere (Iraq, Kenya, India, Finlandia) impegnate in programmi di costruzione con la cantieristica nazionale”, ha spiegato MARINALLES.

Di produzione italiana gli armamenti imbarcati nelle unità finite agli emiri: si tratta dei cannoni 76/62 “Super Rapido” della Oto Melara, dei sistemi di comando e controllo “IPN-S”, di guida del tiro “NA 30S”, dei radar 3D “Kronos” e secondari “SIR-M”, tutti di Selex Es. Nell’ambito della commessa, Selex Communications fornisce un sistema per le comunicazioni dati e voce in banda HF e V/UHF, mentre Elettronica SpA (anch’essa del gruppo Finmeccanica) cura la realizzazione dei sistemi di guerra elettronica. Quest’ultima azienda opera da oltre vent’anni negli Emirati Arabi attraverso una joint venture con la Baynunah Aviation Technology. Selex, invece, ha realizzato il sistema di gestione del combattimento per sei corvette lanciamissili della classe “Baynunah” acquistate dalla Marina emiratina.

Grazie al pressing del governo e delle forze armate, le aziende italiane sperano di potere ottenere presto altre commesse da parte degli Emirati. A fine dicembre 2012, il capo della componente navale Ibrahim S.M. Al Musharakh è stato invitato a bordo della nave da sbarco anfibio “San Marco” in sosta nel porto di Dubai per attenzionare in particolare le sofisticate tecnologie e i sistemi di guerra ospitati. “Siamo felici di poter essere con voi per sottolineare ancora una volta il nostro impegno nella cooperazione e nel supporto alla missione antipirateria della NATO Ocean Shield”, ha commentato il contrammiraglio arabo.

Proprio in vista di IDEX 2013, il Centro di sicurezza del Comando delle forze di contromisure mine (Comfordrag) di La Spezia ha organizzato alcune attività di supporto ai militari imbarcati nelle unità navali consegnate all’emiro. “Il programma è un’occasione per sviluppare i rapporti tra gli Emirati Arabi Uniti e la cantieristica italiana con un sempre maggior coinvolgimento della nostra Marina, nel ruolo di tutor durante le fasi di allestimento e di preparazione degli equipaggi”, spiegano al Comando di La Spezia. Addestratori e tutor di riconosciuta esperienza i nostri ufficiali di Marina, ma con una sempre maggiore vocazione a fare da piazzisti d’armi in mezzo mondo.

Manifestazione di Strasburgo: è tempo per la libertà di Öcalan da: UIKI ONLUS

Manifestazione di Strasburgo: è tempo per la libertà di Öcalan

Decine di migliaia di persone hanno partecipato oggi nella città francese di Strasburgo alla manifestazione per ricordare il 14° anniversario della cattura di Abdullah Öcalan, il leader kurdo incarcerato del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), avvenuta il 15 Febbraio del 1999.

Circa quarantamila persone hanno partecipato alla manifestazione, che è stata organizzata dalla FEYKA (Federazione delle Associazioni Kurde in Francia) ed ha condannato la cospirazione internazionale chiedendo la libertà per Öcalan. I manifestanti hanno anche invitato alla giustizia ed alla verità in merito all’esecuzione di Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez, uccise a Parigi il 9 Gennaio.

Alla manifestazione, iniziata dalla Gare Centrale, è seguito un incontro presso Place Meinau, in cui i rappresentanti delle organizzazioni ed istituzioni kurde e straniere hanno effettuato i loro interventi.

Intervenendo sul posto, il Presidente del Kongra-Gel Remzi Kartal ha affermato che la resistenza dei guerriglieri condurrà alla libertà del leader kurdo Abdullah Öcalan e del suo popolo. Kartal ha osservato che lo stato francese deve far luce sugli omicidi di Parigi ed ha sottolineato che tutte le organizzazioni kurde, quelle femminili e giovanili in particolare, lotteranno finchè non verrà fatta chiarezza sulla questione. Ha inoltre sottolineato che il 2013 sarà l’anno della liberazione del Leader Apo e del popolo kurdo; ha affermato di sostenere il processo di colloqui recentemente iniziato e che la questione kurda potrebbe risolversi attraverso il dialogo. Kartal ha anche richiamato l’attenzione sull’importanza dei recenti sviluppi nel Kurdistan Occidentale (Rojava) ed ha aggiunto: “E’ tempo per la libertà”.

In un messaggio scritto inviato a Strasburgo, il Movimento Femminile Kurdo (KJB-Koma Jinen Blind) ha duramente condannato gli omicidi di Parigi ed ha richiesto di far luce in merito. Il KJB ha anche condannato l’Inghilterra, la Russia, Israele e gli Stati Uniti per aver reso Öcalan vittima dei loro interessi economici, prendendo parte alla cospirazione internazionale del 15 Febbraio 1999.

“La libertà del nostro leader ci libererà, proprio come la libertà delle donne libererà il popolo”, ha dichiarato il KJB, aggiungendo ciò che segue in merito all’esecuzione di Sara, Rojbin e Ronahi: “Il 2013 sarà un anno di resistenza contro gli attacchi dei cospiratori, contro la negazione, l’eliminazione, la resa e la distruzione”.

La co-presidente del Congresso della Società Democratica (DTK) Aysel Tuğluk ha iniziato il suo intervento condannando gli omicidi di Parigi ed ha osservato: “Lo stato francese deve far luce su tutti i dettagli di questi omicidi, poichè sarà altrimenti ritenuto responsabile. Non smetteremo mai di lottare per la giustizia e la verità sulle esecuzioni”. La Tuğluk ha invitato il Governo AKP a porre fine alle cospirazioni ed ha sottolineato che il popolo kurdo sosterrà la proposta di soluzione che il leader kurdo avanzerà.

Luisa Morgantini, ex-deputata del Parlamento Europeo, ha affermato di essere d’accordo con lo slogan “Jin, Jiyan, Azadi” [Donne, Vita, Libertà] ed ha sottolineato che il popolo kurdo è stato per lungo tempo vittima di tortura da parte delle forze occupanti. La Morgantini ha sottolineato che Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez non si sono mai piegate alle pressioni ed ha aggiunto: “Grazie per averci insegnato l’umanità”.

Il Presidente del Congrasso Nazionale del Kurdistan (KNK) Tahir Kemalizade ha condannato la cospirazione internazionale ed ha sottolineato che gli Europei hanno diviso il Kurdistan con l’accordo di Sykes-Picot. “Siamo qui a resistere contro la pressione che avete imposto ai Kurdi da anni ormai. Libereremo il Kurdistan”, ha aggiunto ed ha invitato lo stato francese a chiarire urgentemente gli omicidi di Parigi.

Intervenendo per conto del PYD (Partito dell’Unione Democratica), Abdulselam Mustafa ha dichiarato: “Ho portato i saluti del Rojava Kurdistan al leader Apo. Il 2013 sarà l’anno della liberazione del leader del popolo kurdo Abdullah Öcalan”.

Parlando in seguito, l’avvocato di Öcalan Mahmut Şakar ha affermato: “Continueremo a lottare finchè il Kurdistan ed Öcalan non otterranno la libertà”.

ANF Strasbur

CIE di Milo (Trapani): l’orrore continua da: sicilia migranti

Il 19 febbraio 2013 alcuni membri delle associazioni borderline-europe e Borderline Sicilia hanno visitato il CIE di Milo, a poca distanza dalla città di Trapani.
La situazione incontrata è di grandissimo disagio, in parte dovuto alla condizione psicologica e fisica in cui versano i migranti “normalmente” nel venire sottoposti a trattenimento in un centro di identificazione, vale a dire quando vengono privati della propria libertà personale per un tempo a priori indeterminabile (o meglio determinato solo in un possibile massimo di 18 mesi).
La situazione in cui si trovano gli “ospiti” del CIE di Milo è però particolarmente difficile ed inaccettabile: moltissime persone riportano ferite e traumi non curati, se non con calmanti e aspirine; nella struttura lavora infatti un unico medico che è presente otto ore al giorno, poiché gli altri medici si sono licenziati in blocco per protestare contro le pessime condizioni lavorative in cui erano costretti ad operare, secondo le informazioni forniteci da alcuni degli operatori del centro in questione. I membri dell’associazione borderline-europe hanno potuto appurare un eccessiva somministrazione di calmanti e ansiolitici, utilizzati per “tenere calmi gli ospiti del Cie”, come ci riferiscono sia gli operatori, che il personale della polizia e i migranti stessi. I quali lamentano anche condizioni di sonnolenza a seguito dei pasti. Il cibo che gli viene fornito è in pessime condizioni, riso crudo e sabbia in mezzo all’insalata, e il mattino un bicchiere di latte annacquato con un pezzetto di pane. Gli “ospiti” hanno lamentato il malfunzionamento dell’assistenza sanitaria, spesso non vengono portati in infermeria per giorni nonostante manifestino seri problemi (ci sono alcuni diabetici e persone che presentano arti gonfi e lividi). Alcuni detenuti ci hanno riferito il caso di un “ospite” praticamente dipendente da cure ed accudimento da parte di terzi, persona della quale peró non si occupano gli operatori ma degli stessi detenuti. Anche l’incontro con gli assistenti sociali avviene sporadicamente, alcuni ospiti attendono a più di due settimane il colloquio con l’assistente sociale. Durante il giro del centro i membri di borderline-europe si sono potuti avvicinare alle sbarre dietro le quali si concentravano gli “ospiti”, i quali incitavano ad entrare nei dormitori per scattare delle foto, cosa che però non ci é stata concessa, nonostante il permesso accordatoci precedentemente dalla Prefettura. La struttura del centro, nonostante sia di recente costruzione riporta gravi danni, causati anche dall’esasperazione dei migranti detenuti, che li porta a compiere atti dimostrativi contro le strutture ma anche contro se stessi. Numerosi sono stati infatti i casi di autolesionismo, confermati dagli stessi operatori e dal medico dell’ente gestore, la cooperativa L’Oasi (che attualmente ha in gestione anche i CIE di Modena e Bologna e che in futuro gestirà anche l’altro CIE presente sul territorio di Trapani, ora in ristrutturazione, il Serraino Vulpitta).
La tensione all’interno del campo  é acuita anche dalla totale inattività alla quale sono costretti i migranti. Non è previsto alcun tipo di attività ricreativa, nemmeno di carattere sportivo e pochissimi sono gli oggetti che ai detenuti è consentito tenere all’interno dei moduli detentivi. Stando a quanto affermato dai detenuti con cui i membri di borderline-europe hanno parlato addirittura il possesso di libri sarebbe vietato per il timore che li si possa usare per appiccare incendi all’interno del campo. Gli operatori sociali sostengono che sia così per un problema di pubblica sicurezza, ma alcuni membri della polizia hanno negato che la pubblica sicurezza fosse la causa della mancanza di attività ricreative, sostenendo invece che diveniva un problema proprio per la mancanza di attività ricreative.
Questa tensione ha provocato spesso rivolte e azioni repressive anche molto violente da parte delle forze dell’ordine che si occupano della sorveglianza. Il team di borderline-europe ha potuto riscontrare personalmente i segni di tali pestaggi.
Questo esempio ed altri, hanno permesso ai membri dell’associazione borderline-europe di riscontrare una situazione di grave malessere  anche fra gli stessi operatori dell’ente gestore, che non percepiscono lo stipendio da due mesi. Ciò incide ovviamente in maniera molto negativa sulla qualità delle prestazioni erogate dall’ente stesso. Le difficoltà nel controllare la situazione interna al centro e nel garantire ai migranti trattenuti un tenore di vita dignitoso sono evidenti e ammesse anche da chi lavora quotidianamente presso lo stesso.
borderline-europe, Borderline Sicilia ONLUS, 21/02/2013