Dichiarazione congiunta di solidarietà col KKE-Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Firmatari in calce | kke.gr

17/07/2015

Cari compagni,

Noi, Partiti Comunisti e Operai stiamo seguendo gli sviluppi in Grecia, l’offensiva dell’Unione europea, del capitale e dei suoi rappresentanti politici contro i diritti dei lavoratori.

Noi, Partiti Comunisti e Operai abbiamo sostenuto le lotte dei lavoratori greci e abbiamo espresso la nostra solidarietà internazionalista e il sostegno alla lotta del KKE.

Per molti anni i governi di ND e del PASOK in collaborazione con UE-BCE-FMI hanno implementato protocolli e dure leggi antipopolari con gravi conseguenze per la classe operaia e gli strati popolari.

Oggi il terzo memorandum anti-popolare che è stato firmato con la Troika dal governo SYRIZA-ANEL, sostenuto da ND e PASOK, mantiene le misure antipopolari dei governi precedenti e impone nuovi oneri sui lavoratori greci, tassazioni insopportabili, l’abolizione dei diritti di sicurezza sociale e del lavoro, le riduzioni dei salari e delle pensioni, privatizzazioni, ecc., peggiorando ulteriormente la situazione delle famiglie della strati popolari.

Questi sviluppi consentono di trarre alcune conclusioni utili al fine di rafforzare la lotta del popolo, come ad esempio:

– Il capitalismo non può essere umanizzato. Esso genera crisi, disoccupazione e povertà. In realtà, è stato dimostrato che ogni tipo di gestione del sistema acuisce i problemi del popolo e aumenta i profitti del grande capitale.

– L’UE è un un’organizzazione reazionaria e imperialista. “Democrazia”, ​​”Solidarietà” e giustizia sociale non possono esistere all’interno del suo quadro.

Noi, Partiti Comunisti e Operai che firmiamo questo messaggio, apprezziamo la posizione decisa, coerente del KKE al fianco della classe operaia, del popolo greco per l’abolizione del memorandum, contro l’accordo anti-popolare firmato dal governo SYRIZA-ANEL (e gli altri partiti politici borghesi) con la Troika (UE-BCE-FMI).

I nostri partiti salutano la lotta dei comunisti in Grecia per i diritti dei lavoratori, il rovesciamento della barbarie capitalista, per il socialismo.

Partiti firmatari:

1. CP of Albania
2. CP of Australia
3. Party of Labour of Austria
4. Algerian Party for Democracy and Socialism (PADS),
5. CP of Bangladesh
6. CP of the Workers of Belarus
7. Brazilian CP
8. CP of Britain
9. CP of Bulgaria
10. Party of the Bulgarian Communists
11. Union of Communists in Bulgaria
12. CP of Canada
13. CP in Denmark
14. UCP of Georgia
15. Workers’ Party of Hungary
16. Workers’ Party of Ireland
17. Socialist Movement of Kazakhstan
18. CP of Luxembourg
19. CP of Macedonia (FYROM)
20. CP of Malta
21. CP of Mexico
22. Popular Socialist Party of Mexico
23. NCP of the Netherlands
24. CP of Pakistan
25. Palestinian CP
26. Phillipinese CP [PKP-1930]
27. CP of Poland
28. Russian CWP
29. CP of Soviet Union
30. NCP of Yugoslavia
31. CP of Slovakia
32. South African CP
33. CP of the Peoples of Spain
34. Galizan Movement for Socialism
35. Syrian CP
36. CP (Turkey)
37. Union of Communists of Ukraine
38. Party of Communists USA
39. Freedom Road Socialist Organization (USA)
40. CP of Venezuela

La dichiarazione è aperta per ulteriori firme di altri partiti

Prima Pagina Donne (6-12 luglio 2015) Merkel, Lagarde, protagoniste significative nelle scelte sulla Grecia e l’Europa, le donne nelle parole di Papa Francesco, in America Latina, la mamma del bimbo morto nell’ascensore della metro di Roma, Prospery dalla Libia a Palermo da: ndnoidonne

Prima Pagina Donne (6-12 luglio 2015)

Merkel, Lagarde, protagoniste significative nelle scelte sulla Grecia e l’Europa, le donne nelle parole di Papa Francesco, in America Latina, la mamma del bimbo morto nell’ascensore della metro di Roma, Prospery dalla Libia a Palermo

inserito da Paola Ortensi

Prima Pagina Donne 15 (6-12 luglio 2015)

Ogni settimana quando inizio a scrivere mi domando se sia importante fare il più ampio elenco possibile delle donne in evidenza o/e delle vicende che le hanno riguardate nella settimana presa in considerazione o se sarebbe più utile soffermarsi selezionando poche protagoniste più significative ed approfondendo il senso delle loro vicende. Il dubbio, su cui mi interesserebbe anche avere un opinione delle lettrici o magari lettori di questa rubrica, rimane, e nel frattempo, di volta in volta cerco di usare il buon senso sull’importanza, anche simbolica, delle notizie da riportare. In un filo diretto, allora, con la settimana passata e con “la stagione” che coinvolge il futuro politico della Grecia nell’Unione Europea ma più seriamente l’Unione Europea in prima persona s’impone sottolineare il ruolo ma ancor di più il comportamento della Cancelliera Angela Merkel. La donna che rappresenta oggi il paese più forte d’Europa e che nel silenzio degli ultimi giorni sembra mostrare, mai in modo così evidente, la difficoltà di esprimere la sua personale opinione che sembrerebbe protesa ad “aiutare” la Grecia e l’opinione che deve difendere rispetto al sentire e agli interessi del popolo tedesco la cui dura intransigenza è rappresentata in prima persona dal ministro tedesco delle finanze Schaeuble.

Un gioco delle parti che, non è difficile immaginare, come, in Germania, rimandi alla leadership politica nel paese rispetto alle elezioni che ci saranno. Sono ore decisive quelle che stanno scorrendo e non posso che augurarmi che la Cancelliera riesca a far prevalere la linea che vuole davvero tenere la Grecia nell’Unione e quindi l’Unione Europea come prospettiva riconfermata. L’indiscutibile segno politico dei comportamenti della Merkel trova un interessante confronto con l’altra donna significativa di questi giorni: Christine Lagarde direttore del Fondo Monetario Internazionale ovvero la finanza, le risorse economiche a servizio delle strategie politiche e degli interessi ed equilibri nello scacchiere internazionale dei paesi più forti con gli Stati Uniti in testa. Penso non sia azzardato dire che mai nella politica occidentale due donne sono state così determinanti e sono oggi alla prova, in quanto come è ovvio i ruoli sono determinati anche dalla personalità, capacità e professionalità di chi li interpreta. Mentre l’Unione Europea vive giorni difficili e decisivi per il futuro, catalizzando fortemente l’attenzione dei media e “ delle borse”; Papa Francesco visita ben tre paesi dell’America Latina: Equador, Bolivia e Paraguay. E in ogni discorso, di fronte a moltitudini di persone, pieno di verità e indicazioni pesanti che girano attorno ai problemi veri di quelle terre ma sempre generalizzabili a tutto il mondo, il Papa accenna, anzi, parla costantemente delle donne come grandi portatrici di valori di pace, equilibrio e speranza. Principi che il Papa sottolinea costantemente fino a riconoscere in Paraguay alle donne il merito del mantenimento della pace in quel paese dopo la fine della dittatura. Ed è ancora in Paraguay che riceve le figlie della donna alle cui dipendenze in Argentina lavorò appena diciassettenne da cui molto imparò, secondo quanto ha detto lui stesso, e che per la sua attività e credo politico divenne una delle desparecidos sotto la dittatura dei generali argentini.

Il costante richiamo del Papa alle donne, spesso affiancato e anche parametrato al ruolo di Maria nella chiesa, che di situazione in situazione, di argomento in argomento e di paese in paese viene da lui sempre più frequentemente ripreso, articolato e approfondito, sarebbe interessante e proficuo potesse essere considerato, raccolto e discusso da donne che in contesti laici della politica, sociali, culturali, del femminile hanno da tempo fatto motivo di impegno e promozione. Soffermarsi su protagoniste importanti o su di un femminile sottolineato a ben alto livello non ci allontana da episodi che qui in Italia sono avvenuti nel nostro paese e che hanno il diritto, mi viene da dire, di essere richiamati non solo per il fatto in sé ma per l’incredibile somma di emozioni e riflessioni che comportano.

A Roma, mamma Francesca perde il suo bimbo Marco di 4 anni nel vuoto dell’ascensore di una stazione della metropolitana. Una tragedia senza fine, che mette in mora la funzionalità dei servizi di una città, la capitale d’Italia, che ha indetto il lutto cittadino per il funerale del piccolo, e la generosità di chi ha tentato di risolvere il problema di un ascensore, che teneva prigionieri la mamma e Marco, divenuto arroventato e quasi senza aria; una persona che oggi si sente distrutta e colpevole, di una madre disperata che non accusa ma è insieme al papà di Marco ripiegata in un dolore senza speranza, di gente che vuole esprimere in ogni modo la propria vicinanza e di quell’ascensore in quella stazione della metro ha fatto con fiori e piccoli pupazzi il luogo, della pietà e della solidarietà.

Una solidarietà che dobbiamo raccontare anche rispetto ad una nuova vicenda legata allo sbarco dei disperati che in un esodo senza limiti arrivano in Sicilia. In un gommone da 10 posti 130 esseri umani hanno attraversato il mare dalla Libia all’Italia riuscendo a vederne morire dieci tra cui la mamma incinta di Prospery, una piccola di poco più di due anni che il suo papà è riuscito a salvare tenendola alta fra le sue braccia, perché non fosse travolta e schiacciata e passandola ai marinai della nave che li ha salvati, sentendosi disperato di non poter salvare anche sua moglie . Ancora una volta la vita salvata di una piccola creatura, diviene simbolo di vita e di speranza che in quello che appare un esodo biblico si faccia strada la luce di un futuro degno di essere vissuto. Una speranza che intanto speriamo possa divenire una realtà per Prospery e il suo papà.
Alla prossima settimana……….

| 11 Luglio 2015

Natta e quella profezia sulla rinascita del Quarto Reich. Intervento di Gianni Marchetto da: controlacrisi.org

Il recente referendum in Grecia, oltre a rimanere negli annali, è stato pure un punto di chiarimento all’interno del vasto mondo di chi fa politica, giornalismo, ecc. nel nostro paese.
Nel senso che ha costretto chiunque a prendere parte, chi per il SI chi per il NO. E va beh, anche nell’area del NO c’era una compagnia assortita: dai Brunetta, ai Salvini, ai Grillo, ecc. ma c’era pure un’area maggioritaria di sinceri militanti di sinistra che da mo’ guardano speranzosi alle fortune/sfortune dei movimenti greci e spagnoli.
Comunque ha chiarito una volta per tutte la “ferocia” con la quale una vasta area di simpatizzanti per il SI, si è così collocata.
Per tutti valgano i nomi di “illustri” economisti quali Lorenzo Bini Smaghi e Giacomo Vaciago, totalmente incazzati assieme ad un noto giornalista del Corriere della Sera, nel denunciare Alexis Tsipras per aver dato dei “criminali e terroristi” ai creditori della Grecia, nel suo discorso ai greci prima del referendum. Queste le argomentazioni: “ha vinto il no. Bene, vedremo come staranno i greci (questi sfaticati) senza l’Euro e senza i nostri aiuti. Riprendere le trattative? Neanche per sogno con chi insulta…”.
E Alexis Tsipras assieme a Yanis Varoufakis cosa dovrebbe dire (e fare)? Parlare e contrattare con coloro i quali sono i protagonisti da oltre 5 anni delle miserie del suo popolo, e dell’impennata dei suicidi? Eppure si sono seduti con costoro e continueranno a farlo.

Accanto a questi figuri sono emersi una serie di altri: dalla maggioranza dei socialdemocratici tedeschi, fino ad una folta schiera di ex comunisti del PD che impazzano su Facebook. Tutti votati contro la totale assenza di responsabilità del leader greco, il quale invece di decidere lui “per il bene del suo popolo” affida la decisione ad un referendum, quindi alla demagogia, alla pancia, al populismo e via delirando. Quasi invece che nelle élite al comando ci sia quale saggezza, quale competenza (vedi il nostro governo Monti, con il suo grande mentore G. Napolitano, il quale nel suo ultimo libro, così scrive a proposito del suo governo: “era un governo totalmente sganciato da ogni zavorra elettoralistica e per questo ha potuto fare quello per il quale era stato instaurato”). Ergo le élite hanno sempre ragione! (?)

Nel suo libro “Qualcuno era comunista”, Luca Telese riporta quanto accaduto nella stanza di Alessandro Natta all’indomani del crollo del muro di Berlino. Claudio Petruccioli imbarazzato pone a Natta l’esigenza del cambio del nome, al che il vecchio comunista sbotta dicendo: “ma che nome e nome, non capite che ha vinto il 4 Reich…!” a leggere gli avvenimenti odierni viene da dare ragione al “vecchio comunista”.
Per finire, scusandomi, vorrei farmi una piccola autocitazione, tratta sempre dal libro di Telese: “i comunisti, quando perdono l’idea della rivoluzione, perdono il senso dell’avventura. E i comunisti, quando perdono il senso dell’avventura, diventano gente noiosa e anche pericolosa”.

Renzi invece di parlare a vanvera di Grecia dovrebbe pagare le pensioni giuste agli italiani. Intervento di Argyrios Panagopoulos da: controlacrisi.org

Matteo Renzi non ha fatto niente per il suo paese e per l’Europa durante il semestre italiano. È stato latitante in qualsiasi sfida europea degli ultimi mesi, per esempio quando Merkel e Hollande trattavano con la Grecia di Tsipras la soluzione della crisi greca. Avete visto da qualche parte Renzi? Avete sentito se ha preso una sola iniziativa?

Improvvisamente il presidente del consiglio dei ministri italiano si è messo a fare campagna elettorale per il referendum in Grecia traducendo in italiano i compiti estivi che deve fare a casa sua, che probabilmente sono stati scritti direttamente in tedesco.
“Euro o dracma”, ha balbettato il signor Renzi che ha fatto aumentare i poveri nel suo paese, ha fatto fuori la Corte Costituzionale per non pagare i pensionati, mentre la Cassazione gli ha fatto mezzo regalo per evitare di restituire agli statali il maltolto. Altro che pagare le pensioni ai greci, come diceva giorni fa! Il capo del governo italiano e il suo ministro delle Finanze non possono pagare le pensioni agli italiani, perché altrimenti saranno licenziati dal… fiscal compact, da quella che l’ha imposto o da qualche lettera della BCE firmata dal fido italiano Draghi.

In Grecia probabilmente le parole non hanno perso ancora il loro valore. Per democrazia si intende la partecipazione del popolo alle decisioni e non solo alle elezioni o ai referendum, come si è visto dalla grande manifestazione in piazza Syntagma. Per sinistra si intende fare politiche per la gente, cercare di ridistribuire la ricchezza tassando chi ha i soldi e le grandi imprese, fare battaglie contro la povertà, l’evasione fiscale e la corruzione, rispettare ed estendere i diritti dei lavoratori, essere coerenti e leali con i compagni e il popolo. SYRIZA e Tsipras sono di sinistra perché lo dice la gente.

È bello e facile rilasciare interviste gratis per parlare a nome degli altri, scordando che durante il suo operoso governo il debito italiano continua ad aumentare, insieme con la disoccupazione e la povertà. Quante scuole e ospedali dovrà chiudere e quante persone dovranno essere licenziate per diminuire il debito italiano dai 2.200 miliardi di oggi al 60% del vostro Pil nei prossimi vent’anni? Renzi assomiglia ogni giorno di più a Samaras o peggio al suo compagno di partito, il socialista Venizelos.
Povero Matteo! Ha sbagliato anche questo compito! Il vero dilemma non è “euro o dracma”. Perfino Mariano Rajoy, che sparse veleni dapper tutto contro Tsipras, oggi ha espresso le sue preoccupazioni per l’uscita di un paese dall’eurozona. Perché se la Grecia tornasse alle sue dracme la cosa più probabile è che il nostro Matteo si troverebbe di fare i conti in sesterzi. Perché per quando insignificante nel contesto europeo meriterebbe almeno una moneta.. imperiale.

Così si salva la democrazia: appello di Barbara Spinelli e Étienne Balibar Fonte: http://barbara-spinelli.it/Autore: barbara spinelli

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Chiediamo ai tre creditori della Grecia (Commissione, Banca centrale europea, Fondo Monetario internazionale) se sanno quello che fanno, quando applicano alla Grecia un’ennesima terapia dell’austerità e giudicano irricevibile ogni controproposta proveniente da Atene. Se sanno che la Grecia già dal 2009 è sottoposta a un accanimento terapeutico che ha ridotto i suoi salari del 37%, le pensioni in molti casi del 48%, il numero degli impiegati statali del 30%, la spesa per i consumi del 33%, il reddito complessivo del 27%, mentre la disoccupazione è salita al 27% e il debito pubblico al 180% del Pil.

Al di là di queste cifre, chiediamo loro se conoscono l’Europa che pretendono di difendere, quando invece fanno di tutto per disgregarla definitivamente, deturparne la vocazione, e seminare ripugnanza nei suoi popoli.
Ricordiamo loro che l’unità europea non è nata per favorire in prima linea la governabilità economica, e ancor meno per diventare un incubo contabile e cader preda di economisti che hanno sbagliato tutti i calcoli. È nata per opporre la democrazia costituzionale alle dittature che nel passato avevano spezzato l’Europa, e per creare fra le sue società una convivenza solidale che non avrebbe più permesso alla povertà di dividere il continente e precipitarlo nella disperazione sociale e nelle guerre. La cosiddetta governance economica non può esser vista come sola priorità, a meno di non frantumare il disegno politico europeo alle radici. Non può calpestare la volontà democratica espressa dai cittadini sovrani in regolari elezioni, umiliando un paese membro in difficoltà e giocando con il suo futuro. La resistenza del governo Tsipras alle nuove misure di austerità — unitamente alla proposta di indire su di esse un referendum nazionale — è la risposta al colpo di Stato postmoderno che le istituzioni europee e il Fondo Monetario stanno sperimentando oggi nei confronti della Grecia, domani verso altri Paesi membri.

Chiediamo al Fondo Monetario di smettere l’atteggiamento di malevola indifferenza democratica che caratterizza le sue ultime mosse, e di non gettare nel dimenticatoio il senso di responsabilità mostrato nel dopoguerra con gli accordi di Bretton Woods. Ma è soprattutto alle due istituzioni europee che fanno parte della trojka — Commissione e Banca centrale europea — che vorremmo ricordare il loro compito, che non coincide con le mansioni del Fmi ed è quello di rappresentare non gli Stati più forti e nemmeno una maggioranza di Stati, ma l’Unione nella sua interezza.

Chiediamo infine che il negoziato sia tolto una volta per tutte dalle mani dei tecnocrati che l’hanno fin qui condotto, per essere restituito ai politici eletti e ai capi di Stato o di governo. Costoro hanno voluto il trasferimento di poteri a una ristretta cerchia di apprendisti contabili che nulla sanno della storia europea e degli abissi che essa ha conosciuto. È ora che si riprendano quei poteri, e che ne rispondano personalmente.

“Sostegno e solidarietà alla Grecia”, l’appello di intellettuali italiani e professori che sta girando sul web Autore: redazione da: controlacrisi.org

Sono centinaia gli studiosi e i ricercatori di Università italiane e internazionali che hanno aderito alla lettera di solidarietà al popolo greco e di sostegno per il ‘no’ al referendum. Tutti condividono “una seria preoccupazione per gli eventi che si stanno avvicendando in questi giorni, così come un profondo sdegno per il ricatto imposto al popolo greco dalla tecnocrazia dell’austerity, che ha ormai svelato il vero obiettivo della sua ferocia: quello di imporre un unico, fallimentare modello economico basato sull’annientamento della dignità umana”. “Per questi motivi – scrivono gli studiosi nella lettera aperta – non possiamo non supportare il popolo greco in questa pagina difficile della sua storia. Siamo consapevoli che l’esito del referendum del 5 luglio prossimo, se come ci auguriamo si affermerà la vittoria del ‘NO’, porterà a un clima di confusione che si cercherà di strumentalizzare per far chinare il capo alle cittadine e ai cittadini greci. Per questo motivo ci impegniamo da subito a offrirvi la nostra solidarietà: non solo morale, ma anche nella forma di atti concreti. Ciò che mettiamo nero su bianco con queste parole è l’impegno, a titolo individuale e collettivo, a sostenervi e cooperare con voi per la ricostruzione della Grecia e la costruzione di un nuovo modello sociale, economico e politico, che attraversi e coinvolga anche quello snodo cruciale che è il mondo della conoscenza, in cui tutte e tutti noi lavoriamo”.
“Sappiamo che il mondo si sta indignando e mobilitando perché‚ la Grecia possa dimostrare che un’Europa diversa, un mondo diverso, è davvero realizzabile, rifiutando l’aut-aut tra schiavitù al mercato o barbarie”.
“È stata la Grecia – conclude la lettera aperta – la vera culla del pensiero occidentale, il crocevia di esperienze che ha generato per prima lo spirito dell’amore per la conoscenza, in ogni ambito del sapere. Tutte e tutti sappiamo perfettamente quanto la cultura e il pensiero greco abbiano contribuito a quell’originaria, vera spinta verso l’unità e la fratellanza degli esseri umani in questa parte del mondo. Tutti sappiamo che essa è la nostra radice, ben prima – e ben più – di ogni mito o ideologia che di volta in volta si è voluta fondativa per l’Europa”.

Grecia, Krugman: “Votate No”. Forenza si scaglia contro Schultz: “Ingerenze intollerabili” Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

Per Krugman, invece, dalla troika “alla Grecia è stata presentata un’offerta prendere o lasciare effettivamente non distinguibile dalle politiche degli ultimi cinque anni”. Per Krugman quella dei creditori internazionali era una mossa calcolata per “distruggere la ragione d’essere politica” di Tsipras e toglierlo dal governo “cosa che molti probabilmente succederà se i greci dovessero votare sì al referendum”. Ma – aggiunge l’economista liberal – vi sono tre ragioni che dovrebbero spingere i greci in direzione contraraia: “la prima, noi sappiamo che politiche di austerity ancora più dure sono un vicolo cieco: dopo cinque anni la Grecia sta peggio di prima. La seconda – argomenta ancora – il temuto caos del Grexit sta già succedendo”.
“Ed infine, accettare l’ultimatum della troika sarebbe l’abbondono finale di ogni pretesa di indipendenza greca”. Sarebbe la vittoria definitiva di “tecnocrati che sono in realtà degli illusionisti non tengono conto di niente di quello che sappiamo di macro economia e che finora hanno sbagliato tutti i passi”.
E finora hanno sempre esercitato il potere minacciando di “staccare la spina all’economia greca” minaccia che persiste fino a quando “l’uscita dall’euro viene considerata impensabile”. “Così è venuto il momento di mettere fine a questo impensabile – conclude – altrimenti la Grecia dovrà fronteggiare austerity senza fine e una depressione senza segnali di ripresa”.

A rispondere a Martin Schulz a proposito della mancanza di fiducia verso Varoufakis e quindi verso il governo greco è Eleonora Forenza, deputata europea dell’Altra Europa con Tsipras – gruppo GUE/NGL – ; che parla di parole “gravissime”. “Una figura istituzionale del suo calibro – aggiunge Forenza – non dovrebbe permettersi di scendere in campo contro un governo eletto dal popolo greco, che sta cercando in ogni modo una soluzione, nel rispetto del suo mandato. Tali ingerenze sono intollerabili”. “Chiedo che il Parlamento Europeo, di fronte a queste parole del presidente e vista l’importanza di queste giornate – aggiunge Forenza – si riunisca in una sessione plenaria prima del referendum che si terrà in Grecia domenica 5 luglio. Il voto del popolo greco è cruciale per il futuro dell’Unione Europea tutta: noi stiamo dalla parte dei popoli e vogliamo che quest’Europa sia democratica, non fondata sui ricatti e sulla speculazione”.

Reazioni positive al referendum di Atene arrivano anche da M5S. “La Grecia sfida la cecità degli euro-burocrati, si prepara a un passo storico in direzione della democrazia”, si legge in una nota congiunta dei gruppi M5S di Camera e Senato. “Con il referendum voluto dal M5S, anche in Italia daremo presto il primo pugno nello stomaco a questi sacerdoti dell’austerity. Faremo capire loro la differenza tra una Unione di banche e una Comunità di cittadini”, concludono i parlamentari M5S.

Grecia, Krugman: “Votate No”. Forenza si scaglia contro Schultz: “Ingerenze intollerabili” Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

“La Grecia deve votare ‘no’ e il governo greco deve essere pronto, se necessario, a lasciare l’euro”.Così Paul Krugman in un commento sul New York Times in cui argomenta che le ragioni che lo spingono a sostenere il no – in una situazione in cui la “Grecia appare aver raggiunto il punto di non ritorno, con le banche chiuse e il controllo sui capitali” – sono di natura economica e, soprattutto, politica. Oggi in molti si sono spesi per invitare i greci a votare “sì”, a cominciare dal presidente della Commissione europea Juncker. A scendere in campo sono stati anche Shultz, presidente del Parlamento europeo, e Merkel. Tutti si sono “esercitati” sul dossier greco sottolineando le forti critiche a Tsipras.

Per Krugman, invece, dalla troika “alla Grecia è stata presentata un’offerta prendere o lasciare effettivamente non distinguibile dalle politiche degli ultimi cinque anni”. Per Krugman quella dei creditori internazionali era una mossa calcolata per “distruggere la ragione d’essere politica” di Tsipras e toglierlo dal governo “cosa che molti probabilmente succederà se i greci dovessero votare sì al referendum”. Ma – aggiunge l’economista liberal – vi sono tre ragioni che dovrebbero spingere i greci in direzione contraraia: “la prima, noi sappiamo che politiche di austerity ancora più dure sono un vicolo cieco: dopo cinque anni la Grecia sta peggio di prima. La seconda – argomenta ancora – il temuto caos del Grexit sta già succedendo”.
“Ed infine, accettare l’ultimatum della troika sarebbe l’abbondono finale di ogni pretesa di indipendenza greca”. Sarebbe la vittoria definitiva di “tecnocrati che sono in realtà degli illusionisti non tengono conto di niente di quello che sappiamo di macro economia e che finora hanno sbagliato tutti i passi”.
E finora hanno sempre esercitato il potere minacciando di “staccare la spina all’economia greca” minaccia che persiste fino a quando “l’uscita dall’euro viene considerata impensabile”. “Così è venuto il momento di mettere fine a questo impensabile – conclude – altrimenti la Grecia dovrà fronteggiare austerity senza fine e una depressione senza segnali di ripresa”.

A rispondere a Martin Schulz a proposito della mancanza di fiducia verso Varoufakis e quindi verso il governo greco è Eleonora Forenza, deputata europea dell’Altra Europa con Tsipras – gruppo GUE/NGL – ; che parla di parole “gravissime”. “Una figura istituzionale del suo calibro – aggiunge Forenza – non dovrebbe permettersi di scendere in campo contro un governo eletto dal popolo greco, che sta cercando in ogni modo una soluzione, nel rispetto del suo mandato. Tali ingerenze sono intollerabili”. “Chiedo che il Parlamento Europeo, di fronte a queste parole del presidente e vista l’importanza di queste giornate – aggiunge Forenza – si riunisca in una sessione plenaria prima del referendum che si terrà in Grecia domenica 5 luglio. Il voto del popolo greco è cruciale per il futuro dell’Unione Europea tutta: noi stiamo dalla parte dei popoli e vogliamo che quest’Europa sia democratica, non fondata sui ricatti e sulla speculazione”.

Reazioni positive al referendum di Atene arrivano anche da M5S. “La Grecia sfida la cecità degli euro-burocrati, si prepara a un passo storico in direzione della democrazia”, si legge in una nota congiunta dei gruppi M5S di Camera e Senato. “Con il referendum voluto dal M5S, anche in Italia daremo presto il primo pugno nello stomaco a questi sacerdoti dell’austerity. Faremo capire loro la differenza tra una Unione di banche e una Comunità di cittadini”, concludono i parlamentari M5S.

Alexis Tsipras intervistato dallo Spiegel| Autore: Spiegel

ALEXIS TSIPRAS

Alex Tsipras si presenta così poco appariscente nel suo enorme ufficio nella Maximos Mansion di Atene, e molto rilassato. Il nuovo quarantetreenne primo ministro di sinistra della Grecia, una spina nel fianco dei leader tedeschi a Berlino, ha una stretta di mano morbiInviato da iPad

Tsipras vuole spiegare se stesso e le politiche del suo governo, dice, aggiungendo che spera di rispondere apertamente e onestamente alle domande in modo che la gente in Germania lo capisca meglio. Ora, dice, è il momento ideale per una tale discussione, dopo i negoziati con Bruxelles e poco prima che Atene presenti lunedì i suoi nuovi progetti di riforma ai ministri delle finanze dell’Unione europea.
Il primo ministro ci ha dato un’ora per l’intervista. Parla Greco spiegando i suoi piani con una voce profonda, ma tranquilla, anche ridendo di tanto in tanto quando appoggiandosi all’indietro comodamente. La sua fiducia in se stesso non appare arrogante, sembra invece essere radicata nella sua ferma convinzione che la sua posizione è quella giusta. Egli sa, dice, che la vita è piena di compromessi e che i compromessi sono anche di vitale importanza per la cooperazione del suo paese con l’Unione europea. “Dobbiamo lasciare dietro di noi ogni genere di disastri”, dice Tsipras. “Anche per questo ho voluto parlare con lei.”
SPIEGEL: Signor Primo Ministro, la maggior parte dei partner europei sono indignati. L’accusano di dire una cosa a Bruxelles e poi dire qualcosa di completamente diverso a casa ad Atene. Capisce da dove vengono queste accuse ?
Tsipras: Diciamo le stesse cose in Germania e in Grecia. Ma a volte i problemi possono essere visti in modo diverso, dipende dalla prospettiva. (Indica il bicchiere d’acqua.) Questo bicchiere può essere descritto come mezzo pieno o mezzo vuoto. La realtà è che è un bicchiere riempito di acqua per metà.
SPIEGEL: A Bruxelles avete rinunciato a chiedere un taglio del debito. Ma a casa ad Atene, si continua a parlare di un taglio. Che cosa ha a che fare questo con la prospettiva?
Tsipras: Al vertice, ho usato il linguaggio della realtà. Ho detto: prima del programma di salvataggio, la Grecia aveva un debito sovrano che era il 129 per cento della sua produzione economica. Ora, è 176 per cento. Non importa come si guarda a questo, non è possibile ripagare il debito. Ma ci sono diversi modi per risolvere questo problema: attraverso un taglio del debito, una ristrutturazione del debito o obbligazioni il cui rimborso è legato alla crescita. La cosa più importante, però, è risolvere il vero problema: l’austerità che ha fatto crescere così tanto il debito.
SPIEGEL: Lei è un linguista o un politico? Ha detto ai Greci che si è sbarazzato della troika e l’ha venduto come una vittoria. Ma la Commissione europea, il Fondo monetario internazionale (FMI) e la Banca centrale europea (BCE) stanno ancora controllando le vostre riforme. Ora, essi sono semplicemente chiamati “le istituzioni”.
Tsipras: No, non è una questione terminologica. Ha a che fare con il nocciolo del problema. Ogni Paese in Europa deve collaborare con queste istituzioni. Ma questo è qualcosa di molto diverso da una troika che non è indebitata con nessuno. I suoi funzionari sono venuti in Grecia per monitorarci rigorosamente. Ora, stiamo di nuovo parlando direttamente con le istituzioni. L’Europa è diventata più democratica a causa di questo cambiamento.
SPIEGEL: Cosa cambia? Dovete ancora presentare i vostri piani di riforma alle tre “istituzioni” per l’approvazione.
Tsipras: Le riforme non saranno approvate da parte delle istituzioni. Hanno una voce in capitolo nel processo e stabiliscono un quadro di riferimento che si applica a tutti in Europa. In precedenza, la situazione era tale che la troika avrebbe inviato una e-mail dicendo al governo greco che cosa doveva fare. Le riforme che abbiamo pianificato sono necessarie, ma le stiamo decidendo noi. Nessuno ci sta obbligando a realizzarle. Noi vogliamo fermare l’evasione fiscale su larga scala e le frodi fiscali più di chiunque altro. Finora hanno pagato solo i percettori di bassi redditi e non i ricchi. Vogliamo anche a rendere lo stato più efficiente.
SPIEGEL: Ma siamo ancora un po’ confusi. La Grecia vuole e ha bisogno di un terzo piano di salvataggio in giugno, quando finiranno i soldi?
Tsipras: non lo chiamerei un piano di salvataggio.
SPIEGEL: Come lo chiamerebbe invece ?
Tsipras: Direi che la Grecia ha necessità di finanziamento. Abbiamo consolidato massicciamente il nostro bilancio negli ultimi anni e ora abbiamo avanzi primari invece di deficit. Ma non possiamo ancora prendere in prestito denaro sul mercato dei capitali. Per fare ciò, dobbiamo riconquistare la fiducia, diventare competitivi e tornare a crescere. Fino a quel momento, dunque, dobbiamo finanziarci in un altro modo.
SPIEGEL: Il che significa che avete bisogno dei soldi degli Europei.
Tsipras: Guardi, non si tratta di filantropia a favore della Grecia. Si tratta di responsabilità comune e solidarietà europea. Se la Grecia non può servire il proprio debito, ciò ha un effetto anche sui nostri partner. Pertanto una rete di sicurezza per la Grecia è necessaria e dobbiamo anche tornare il più rapidamente possibile al mercato dei capitali. Ma questo non può essere combinato con un programma che ha portato ad una situazione di disagio sociale; abbiamo bisogno di un programma che porti alla crescita.
SPIEGEL: Che è probabilmente il contrario di ciò che il governo tedesco vorrebbe sentire.
Tsipras: Alcuni ritengono che gli investimenti possono essere attivati riducendo ulteriormente il costo del lavoro. Ma noi lo abbiamo già ridotto del 40 per cento e questo non ha portato quasi per niente investimenti. Il denaro che è fluito verso la Grecia aveva lo scopo di salvare le banche – non ha risolto il nostro problema di liquidità. Non vogliamo continuare a prendere in prestito denaro per sempre; noi vogliamo uscire da questa situazione difficile. Ma possiamo impegnarci solo a intraprendere misure che siamo anche in grado di attuare.
SPIEGEL: Se capiamo correttamente, volete più prestiti, ma non volete assoggettarvi a ulteriori controlli.
Tsipras: In una società in rovina e un paese con una crisi umanitaria, non è possibile abbattere ulteriormente i salari. Possiamo, però, perseverare con le riforme strutturali. Vogliamo creare finalmente le istituzioni per applicare in modo efficace le tasse. Vogliamo modernizzare il sistema giudiziario in modo che non sarà più necessario aspettare un anno per una sentenza. In futuro, dovrà essere possibile avviare un’impresa rapidamente e senza troppa burocrazia. Svilupperemo anche il registro delle proprietà immobiliari, cosa che è stata promessa dal 1930.
SPIEGEL: Perché pensa che si avrà successo nel fare ciò che i vostri predecessori hanno promesso di fare, ma hanno fallito ?
Tsipras: Perché non siamo parte del vecchio sistema, come erano i nostri predecessori. In particolare, limiteremo le attività incontrollate degli oligarchi. Loro controllano i media e continuano a ricevere enormi prestiti da parte delle banche, al contrario delle aziende normali. Vogliamo anche monitorare le attività dei fornitori dello Stato, che hanno costituito enormi cartelli. Nessuna persona ragionevole può essere contraria a tale intento, e siamo determinati per affrontarlo.
SPIEGEL: E le privatizzazioni?
Tsipras: Su questo abbiamo hanno un approccio diverso. Dobbiamo rendere fruibili i beni dello Stato, ma non dobbiamo vendere tutto. In caso contrario, il ricavato sparirà direttamente nel buco nero del debito. Invece, vogliamo usare i ricavi delle imprese statali per sostenere il benessere sociale.
SPIEGEL: Lunedì, il suo governo presenterà le prime proposte di riforma di Bruxelles, che dovranno poi essere approvate dai ministri delle finanze dell’Eurozona. Qual è il vostro piano?
Tsipras: Noi proporremo sei riforme che sono pronte per l’implementazione. Primo: la lotta contro la crisi umanitaria. Vogliamo creare una Smart Card per i cittadini che può essere utilizzata per accedere ai servizi pubblici per i quali in passato bisognava fare domanda sette diverse autorità. Il bisognoso potrà anche usarla per pagare generi alimentari e energia elettrica. Secondo: la riforma dell’amministrazione necessaria a rendere lo Stato più efficiente. Terzo: l’introduzione di un piano di rateizzazione per i debiti fiscali. La quarta riforma ha a che fare con l’amministrazione fiscale e la quinta è finalizzato alla creazione di un Consiglio fiscale politicamente indipendente. La sesta è la creazione di una task force per la verifiche fiscali mirate al fine di combattere l’evasione fiscale anche nelle classi medie.
SPIEGEL: Il primo punto comporta un incremento di spesa. Come avete intenzione di finanziarlo?
Tsipras: Abbiamo già presentato un progetto di legge in Parlamento. Esso è coerente con la nostra promessa di stabilire la giustizia sociale. La crisi umanitaria è danno collaterale derivante dal programma di salvataggio. Oggi, il 35 per cento dei greci vive al di sotto della soglia di povertà e 600.000 bambini non hanno abbastanza da mangiare, secondo l’UNICEF. Abbiamo già ricevuto finanziamenti comunitari per la lotta contro la crisi umanitaria e parlerò al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nei prossimi giorni per verificare se possiamo ricevere fondi supplementari.
SPIEGEL: Nel resto d’Europa, la gente è preoccupata per il vostro piano per consentire greci per ripagare le tasse fino a 100 rate mensili. Non siete preoccupati che un tale piano provocherà il completo prosciugamento delle entrate fiscali ?
Tsipras: Al contrario. Creerà ricavi immediati per lo Stato. Al momento, il debito fiscale dei greci è in aumento di un miliardo di euro al mese. Vogliamo invertire questa tendenza. E, naturalmente, non offriremo questo a persone che sono in grado di pagare, ma vogliono imbrogliare.
SPIEGEL: Che cosa riguarda esattamente la sua proposta di creare un consiglio fiscale ?
Tspiras: Sarà una autorità fiscale indipendente della politica. Sa come era in passato? Le aziende più importanti potevano chiamare il primo ministro qui a Maximos Mansion e i termini cambiavano a loro favore durante la notte. Questo non sarà più possibile.
SPIEGEL: Lei crede davvero che questo vi permetterà di costringere i ricchi a pagare?
Tspiras: Sicuramente sa che ci sono due Grecie. Una è quella Grecia di 4 milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. Si può vedere l’altra Grecia, se si va in una sera d’estate in una discoteca  di Bouzouki lungo la costa o se si va a Mykonos. E’ la Grecia dei evasori fiscali e dei truffatori. Sappiamo bene che molti di questi bar e ristoranti non rilasciano alcuna ricevuta. Saremo molto severi con questa Grecia.
SPIEGEL: E che cosa la rende così sicuro del successo?
Tsipras: Stiamo formando una task force per i controlli mirati e il suo personale sarà cambiato ogni due mesi in modo che non diventi corrotto. Abbiamo un ministro che è responsabile per la lotta contro l’evasione fiscale, un ex pubblico ministero. Alle sue dipendenze sarà istituita un’organizzazione indipendente, non influenzata dal sistema politico.
SPIEGEL: Suona molto ambizioso in un momento in cui i vostri soldi sono già finiti. Nel mese di marzo, dovrete rimborsare poco meno di € 4 miliardi, ma non è ufficialmente in programma di ricevere la prossima tranche del programma di salvataggio fino alla fine di aprile. Riuscirete a superare questo mese?
Tspiras: Purtroppo devo ammettere che, nel corso degli ultimi 30 giorni, ho speso il 90 per cento del mio tempo a negoziare come possiamo rispettare le scadenze, al fine di garantire il nostro finanziamento. Questo non è in alcun modo produttivo o creativo. La riunione dell’Eurogruppo il 20 febbraio, quando è stato esteso il nostro accordo di prestito, è stato un passo importante. La decisione è stata presa per noi darci respiro, ma la BCE ci tiene ancora la corda al collo.
SPIEGEL: E da dove prenderete i 4 miliardi di euro ?
Tsipras: La Grecia potrebbe emettere titoli di Stato a breve termine, i cosiddetti T-Bills …
SPIEGEL: … ma per fare questo, avete bisogno dell’accordo con la BCE, che non ha intenzione di consentirvi di farlo.
Tsipras: Se la BCE insiste su questa decisione, che a nostro parere non è quella giusta, allora si prenderà una grande responsabilità. Allora tornerà la tensione che abbiamo visto prima del 20 febbraio. Questo, però, sarebbe una decisione politica che non dovrebbe essere presa da tecnocrati.
SPIEGEL: La BCE è politicamente indipendente.
Tspiras: Sono fiducioso che verranno prese le decisioni necessarie e che colmeremo il gap di finanziamento entro la fine di aprile.
SPIEGEL: Molti esperti ora temono un “Grexident” – uscita accidentale della Grecia dall’euro. Se la BCE non è d’accordo con le vostre T-Bills, questo è esattamente ciò che potrebbe accadere.
Tspiras: Non riesco a immaginarlo. Non si rischierà la disintegrazione dell’Europa per una T-Bill di appena 1.6 miliardi di euro. C’è un detto per questo in Grecia: Un uomo bagnato non teme la pioggia.
SPIEGEL: In seguito, un conflitto ben più fondamentale attende. Volete mettere fine alle politiche di austerità, ma il cancelliere tedesco Angela Merkel non vuole permettere una cosa del genere. Queste posizioni ampiamente divergenti sono stati sorvolate come “ambiguità creativa,” come ha sostenuto il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. Tuttavia, non sarà più possibile ignorare questo crescente conflitto in giugno.
Tspiras: Ecco perché abbiamo bisogno di mettere a profitto questi quattro mesi. L’Europa sta affrontando un dilemma: o si accettano le richieste del popolo del sud, che ha sofferto molto sotto l’austerità, e si corregge il corso – o si reagisce in maniera arrogante e punitiva. Se ciò dovesse accadere, la Grecia soffocherebbe gradualmente. Questo, però, non sarebbe più solo un pericolo finanziario, ma anche un pericolo politico.
SPIEGEL: Per chi?
Tsipras: Il crescente movimento civile per un cambiamento di rotta nel sud diventerebbe una corrente anti-europea. Punendo Syriza in Grecia, non si rallenta la dinamica di Podemos in Spagna – invece la costringi a diventare anti-europea. Così facendo, rafforzi Beppe Grillo in Italia, Marine Le Pen in Francia – e gli avversari dell’Unione europea come Nigel Farage in Gran Bretagna saranno molto, molto contento.
SPIEGEL: Sicuramente c’è il supporto per un allegerimento dell’austerità in alcuni paesi. Ma siete stati isolati nel corso dei negoziati con gli altri Paesi dell’Eurozona. Lei ha perfino attaccato i governi di Spagna e Portogallo nei giorni scorsi, lamentando la loro mancanza di sostegno. Gli europei devono veramente parlare tra di loro in quel modo?
Tsipras: Non si può parlare di un conflitto tra i Paesi. La Grecia non divide gli stati in amici e nemici. Era una critica delle politiche di austerità. L’interpretazione che la Grecia è isolata è del tutto sbagliata. Durante tutto il tempo dei negoziati, abbiamo sperimentato la solidarietà da tutta Europa come non l’avevamo vista dai tempi della dittatura.
SPIEGEL: Ma ci sono tensioni tra la Germania e la Grecia.
Tspiras: L’atmosfera che è stata creata in passato – in Grecia, ma anche in Germania – non era buona. C’è in effetti un clima ingiusto verso la Grecia in Germania. Media come il giornale Bild ritraggono tutti i greci come barboni avidi e truffatori. E qui in Grecia, i tedeschi sono ritratti come persone a muso duro che hanno inimicizia verso di noi. Ma non si tratta di uno scontro tra le persone – è uno scontro tra le forze conservatrici e le forze di sinistra. Un lato spinge per l’austerità e l’altro vuole la crescita.
SPIEGEL: La minaccia di abbandonare l’euro è una leva credibile per cambiare le politiche di austerità ?
Tsipiras: Escludo una Grexit perché amo l’Europa. Io credo che la Eurozona è come un maglione di lana: Quando inizia a sfilare, allora non può più essere fermato.
SPIEGEL: Alcuni in Germania, comprese le persone nel governo federale, ritengono che l’euro sarebbe più forte senza la Grecia. Nel vostro partito, peraltro, c’è una minoranza che vuole tornare alla dracma.
Tsipras: Se dovessimo tenere un referendum di domani con la domanda: “Vuoi la tua dignità o una continuazione di questa politica indegna”, allora tutti avrebbero scelto dignità indipendentemente dalla difficoltà che avrebbero accompagnato tale decisione. Ma la minaccia per l’Europa oggi non è Syriza o Podemos, è il Fronte Nazionale in Francia o in Germania AfD.
SPIEGEL: Molti a Berlino non hanno trovato le prestazioni del vostro governo particolarmente ispiratrici di  fiducia. Si sentono provocati dal ministro delle Finanze Varoufakis.
Tsipras: Ognuno ha diritto ad un parere. Inoltre non ci immischiamo nella politica interna tedesca a dettare alla Germania chi diventa ministro delle Finanze o cancelliere. È per questo che preferiremmo che i nostri partner ci lascino decidere che scegliamo come nostri rappresentanti.
SPIEGEL: E ‘vero che ha ordinato al signor Varoufakis dare un minor numero di interviste?
Tsipras: Ho chiesto meno parole e più azione a tutti i membri del Consiglio dei ministri (il nome ufficiale del gabinetto di governo), non solo al signor Varoufakis.
SPIEGEL: Nelle ultime settimane, si è incontrato con molti politici di alto livello in Europa. E’ solo un caso che non ha ancora visto Angela Merkel?
Tsipras: Non è per caso. Ho ricevuto un invito da François Hollande, da Matteo Renzi, dal cancelliere federale austriaco e dal primo ministro belga e anche da David Cameron, ma non ho ricevuto un invito da Angela Merkel. Se dovessi ricevere un invito dal cancelliere, io accetto subito. Ci siamo sentiti al telefono e abbiamo parlato durante i vertici. Penso che abbiamo un buon rapporto e che ci sia una buona chimica tra di noi.
SPIEGEL: Allora perché non avvia lei una prima visita ?
Tsipras: Finora non ho chiesto un incontro; sono diventato primo ministro solo poco tempo fa. Sono stato aperto a chiunque abbia voluto incontrarsi con me. Quando avevo bisogno di parlare con la signora Merkel, l’ho chiamata. Non vado posti dove non sono stato invitato.
SPIEGEL: Signor Primo Ministro, la ringraziamo per questa intervista.

L’Europa dei popoli contro l’Europa dei banchieri. Grande e bella manifestazione per le vie di Roma | Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

Qualcuno l’ha chiamata la manifestazione del miracolo. Grazie al “papa nero”, alias Alexis Tsipras, le varie anime della sinistra hanno sfilato, almeno diecimila persone, da piazza Indipendenza, a due passi dall’ambasciata tedesca, al Colosseo. l miracolo è arrivato anche dal meteo. Doveva essere una giornata di pioggia e invece su Roma il sole ha fatto la sua parte. Non c’è ancora l’arcobaleno per la sinistra, però oggi, sabato 14 febbraio, che nella memoria dei lavoratori è una data da cancellare, va segnata sul calendario come giorno fausto. Il servizio di Libera.tv

In nome della battaglia contro l’austerità hanno sfilato fianco a fianco Cgil e Usb, Prc e Sel, e poi ancora centri sociali, come Action, e comitati per l’acqua pubblica, No Tav, sindacati di categoria, e la neonata Ross@. Su tutti, il cerchio magico della Fiom che si è occupata del servizio d’ordine.
Un giorno fausto da regalare alla battaglia della Grecia contro l’austerità e contro la Troika. Da quello che si è capito ne serviranno altri. E speriamo che tutte le organizzazioni scese in campo oggi con tante bandiere, soprattutto del Prc, continuino a dare il loro contributo come oggi. Intanto, nella “sala vip” anche Fassina, Bertinotti e Civati.

L’Europa dei popoli oggi ha segnato un punto in più, almeno in Italia. Perché la battaglia della Grecia è per tutti i popoli d’Europa. Un concetto questo su cui tutti quelli che sono intervenuti, da Camusso a Landini, passando per Vendola e Ferrero, convergono largamente. “L’Europa può cambiare – dice Ferrero – e dobbiamo costruirla tutti i giorni”. Un’idea di lavoro quotdidiano difficile ma necesario, soprattutto per diverse organizzazioni sindacali scese in piazza con l’idea di fare pura presenza. “Fare sì come la Grecia – sottolinea con un tono polemico Giorgio Cremaschi – ma non per fare liste elettorali”.

Il colpo d’occhio non è quello delle grandi occasioni, certo. Ma si capisce immediatamente che sta succedendo qualcosa. Che l’Europa di Renzi e Merkel ha più di qualche difficoltà a farsi strada. E così tra un inganno sui numeri del Pil e un rigore di facciata a guadagnarci è Alexis Primo alias Spartacus.

“E’ stata una bella manifestazione! In tanti e ben mischiati – scrive sul suo profilo facebook Roberto Musacchio, ecx parlamentare europeo – . Lo so che veniamo da tante divisioni, che abbiamo tanti problemi, che abbiamo bisogno di cambiare ma stiamo riscoprendo cosa significa fare una battaglia vera. Tsipras sta aprendo una strada ma per percorrerla dobbiamo farlo tutti insieme facendo ciascuno la sua parte. Ma questa e’ la politica, la militanza. A me pare che il tempo del nuovo soggetto europeo della sinistra e dei democratici sia ora”.