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Sabato 23 febbraio dalle ore 18:00 alle 21:00 Incontro con Sebastiano Gulisano Presso il Circolo A.Gramsci Riposto Corso Italia 58 Riposto Presentazione dell’ e-book ”Frammenti d’Italia”
Il lavoro, la salute, l’istruzione, l’informazione, la giustizia: cinque princìpi costituzionali attraverso i quali misurare la condizione della democrazia italiana nella Seconda Repubblica. Sono questi gli ingredienti di Frammenti d’Italia – La Repubblica che verrà vista da Sud, il nuovo eBook di Sebastiano Gulisano, ben più ricco delle 133 pagine di articoli, inchieste giornalistiche, reportage e riflessioni cui è composto, contenendo una gran quantità link esterni di approfondimento, che rinviano alla rete e ne fanno anche un prodotto multimediale e multiculturale. Sedici Frammenti di Paese reale – dalle stragi del ’92 all’Ilva di Taranto, passando per la scuola elementare “Nazario Sauro” di Palermo e le manifestazioni studentesche di questi anni, i giornalisti minacciati in Calabria e quelli che piegano la schiena a Catania – raccontati “guardando” da Sud, cioè dalla parte dei più deboli, degli ultimi; dai luoghi in cui i temi innanzi elencati mostrano inequivocabilmente come la Carta costituzionale non solo sia rimasta inattuata ma sia stata sistematicamente violata fino ad arrivare ad essere applicata all’inverso, come nell’ultimo ventennio. Uno scenario, quello tracciato da Gulisano, che fa intravvedere come la Repubblica che verrà sia pericolosamente vicina a diventare Repubblica criminale, invece che, come da Costituzione, Repubblica democratica.
L’autore Giornalista, 55 anni, ha iniziato nella redazione de I Siciliani, dopo l’omicidio di Giuseppe Fava, ha scritto e scrive per diversi giornali cartacei e online (fra gli altri: Avvenimenti, Narcomafie, Gli Italiani, Polizia e democrazia, Casablanca, Il Venerdì di Repubblica, I Siciliani giovani); ha pubblicato diversi libri fra i quali: Un delitto inconfessabile. L’omicidio Bonsignore nella Sicilia della mafia e degli affari (con Toni Baldi, ed. Datanews), Un taglio al futuro. L’istruzione ai tempi della Gelmini (Editori Riuniti) e Porcilandia. La vera storia si Sua Innocenza (eBook autoprodotto)
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A.N.P.I. ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA COMITATO NAZIONALE 1 DOCUMENTO APPROVATO DAL GRUPPO DI LAVORO DELL’ANPI NAZIONALE SULLE STRAGI NAZIFASCISTE DEL PERIODO ’43 – ’45 (*) e fatto proprio dalla Segreteria Nazionale dell’ANPI
Il gruppo di lavoro è stato costituito nel mese di giugno 2011, per affrontare l’intera
questione delle stragi nazifasciste del periodo 1943 – 1945, mediante alcune iniziative
immediate e la stesura di un progetto di lavoro che impegnasse l’Anpi, assieme ad altre
istituzioni, fino a quando su quel terribile periodo storico e sugli effetti delle efferatezze
compiute durante esso, non fossero raggiunte verità e giustizia.
Il gruppo ha lavorato intensamente, ed è ora in grado, dopo la seduta conclusiva di
questa prima fase (31.5.12) di rendere conto di quanto è riuscito da un lato a realizzare e
dall’altro a progettare.
1. Il gruppo ha indicato l’opportunità che l’ANPI si costituisca parte civile nei processi ancora
in fase di avvio davanti ai Tribunali Militari di Verona e Roma, non tanto per conseguire indennizzi,
quanto per contribuire all’accertamento della verità e per sottolineare, anche col suo intervento
diretto nei processi, una rilevante questione di principio, condensata nella formula di ricerca di
“verità e giustizia”.
L’ANPI ha provveduto in tal senso, autorizzando il Presidente, che ha la rappresentanza
legale dell’Associazione, ad intervenire nei predetti procedimenti. In effetti, la costituzione di parte
civile è stata effettuata nei procedimenti sulla strage di Borgo Ticino (Novara) e di Casteldelci
(Rimini) davanti al Tribunale Militare di Verona, nonché nel procedimento relativo all’eccidio di
Cefalonia, in fase di avvio davanti al Tribunale Militare di Roma. I procedimenti sono stati già
avviati e presto si passerà alla fase dibattimentale.
2. Il gruppo ha valutato attentamente lo stato delle conoscenze per quanto riguarda le stragi del
periodo già ricordato, rilevando peraltro che notevoli risultati sono stati già raggiunti, in sede
giudiziaria e in sede di ricerca storica per quanto riguarda gli eccidi avvenuti lungo la linea gotica
ed oltre, verso il nord (procedimenti penali celebrati soprattutto davanti al Tribunale di Verona, ma
anche in altre sedi, come risulta dal quadro delineato nel volume di Buzzelli, De Paolis e
1
Il gruppo di lavoro è costituito da Enzo Fimiani, Luciano Guerzoni, Luigi Marino, Edmondo Montali, Toni
Rovatti, Massimo Rendina, Claudio Silingardi, Carlo Smuraglia, Valerio Strinati; ed è stato ed è coordinato da Luigi
Marino. 2
Speranzoni “La ricostruzione giudiziaria dei crimini nazifascisti in Italia”, Torino, 2012), da studi
e ricerche effettuati nell’università di Pisa e da vari Istituti di storia della Resistenza, con la finalità
di realizzare un “atlante” ragionato dalle stragi, veramente completo ed esaustivo.
I numerosi dati raccolti richiedono ulteriori completamenti, come si vedrà appresso; mentre,
bisogna dire che, per quanto riguarda il centro-sud, il livello delle conoscenze è assai minore,
perché le ricerche storiche sono spesso limitate a singole vicende o a particolari territori, mancando
invece un quadro complessivo ed esaustivo di tutto quanto avvenuto, anche in questa grande area ed
in particolare delle stragi commesse dal settembre 1943 dai nazisti in fuga fino a quando si
attestarono sulla linea Gotica. Manca altresì, ancora, un raffronto tra le modalità, in parte diverse
delle stragi e degli eccidi effettuati rispettivamente nel centro-nord, in aree in cui operavano anche
gruppi o brigate partigiane, e al centro-sud, dove l’accanimento contro cittadini inermi e
popolazioni civili non aveva trovato neppure la (inesistente e infondata) “giustificazione” della
necessità di difendersi e di compiere rappresaglie.
Questo lavoro di riflessione ha evidenziato la necessità di estendere e approfondire le
ricerche, investendo l’intero territorio italiano e mirando a raggiungere un risultato almeno di
conoscenza piena del fenomeno gravissimo di quella che è stata definita giustamente “la guerra
contro i civili”.
A questo fine, mentre sono stati sollecitati istituti e organismi periferici dell’ANPI ad
acquisire tutto il materiale possibile anche relativamente alle efferatezze meno conosciute, si è
ravvisata la necessità di realizzare un coordinamento e una centralizzazione delle ricerche storiche.
Da ciò, i contatti assunti dal Presidente nazionale dell’ANPI (e componente del gruppo
stragi) col Presidente dell’Istituto per la storia del movimento di liberazione in Italia, per
raggiungere un’intesa fra Associazione nazionale partigiani d’Italia e Istituto. per la realizzazione di
un progetto unitario.
Acquisita la piena disponibilità del Presidente Onida, è stato realizzato un accordo fra i due
organismi per perseguire gli obiettivi di coordinamento e completamento delle ricerche ai fini della
realizzazione di una mappatura completa di tutte le stragi e di tutti gli eccidi compiuti nel periodo
ricordato, dai nazifascisti, tenendo conto che è storicamente dimostrato che se alcuni reparti
tedeschi si sono particolarmente distinti in atti di autentica barbarie, gruppi e reparti di fascisti della
cosiddetta repubblica di Salò non sono stati da meno, spesso partecipando direttamente, o dando
sostegno oppure ancora fornendo le indicazioni e i suggerimenti anche nominativi necessari per le
operazioni naziste di persecuzione dei civili; offrendo, insomma, un contributo importante alle
barbarie troppo spesso sottovalutate e considerate di minor rilievo.
L’accordo è destinato ad operare nel lungo periodo, facilitato peraltro dalla piena
disponibilità di quanti (a cominciare dal prof. Pezzino) hanno già lavorato approfonditamente sulla
materia, a contribuire e partecipare al proseguo del lavoro fino al suo compimento.
Naturalmente, un lavoro di così ampio respiro richiederà un coordinamento, a cui
provvederà essenzialmente l’Istituto nazionale, con gli Istituti storici interessati. Richiederà inoltre
disponibilità di fondi, attualmente assai limitati data la scarsità di risorse di cui dispongono sia
l’ISMLI sia l’ANPI. La necessaria ricerca dei finanziamenti potrà trovare sbocchi concreti non solo
in un apporto effettivo del Ministero della Pubblica istruzione, ma anche in un eventuale contributo
da parte della Germania (tema al quale sarà dedicato un apposito paragrafo). 3
3. È stata presa in esame la documentazione disponibile e particolarmente quella acquisita dalla
“Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi ai
crimini nazifascisti” istituita con legge 15.5.2003 n. 107, e conclusa per fine legislatura, col
deposito di due relazioni, una di maggioranza e una di minoranza, trasmesse alla Presidenza della
Camera il 9 febbraio 2006, ma mai discusse in Parlamento. Il lavoro svolto dalla Commissione (che
era stato preceduto da un’indagine del Consiglio superiore della Magistratura militare e da
un’inchiesta svolta dalla Commissione giustizia della Camera) fu assai importante e produsse alcuni
risultati comuni su alcuni punti, nonostante la diversità di opinioni su altri aspetti; soprattutto
condusse all’acquisizione di un materiale documentale veramente imponente, solo in parte
accessibile anche a seguito delle numerose “segretazioni” disposte nel corso dei lavori.
Peraltro, il lavoro della Commissione rischia di essere del tutto vanificato per varie ragioni:
prima di tutto le relazioni non sono state discusse in Parlamento e dunque non c’è stato un
pronunciamento parlamentare; in secondo luogo, le voluminose relazioni sono ormai pressoché
introvabili, sicché ne occorrerebbe quanto meno una ristampa; infine, come già accennato, ci sono
parti comunque coperte dal segreto e occorrerebbe un provvedimento, o parlamentare o legislativo,
per “liberarle” e renderle accessibili a tutti. Da ciò la richiesta di rendere accessibili tutti i fondi
archivistici quale che sia la sede del deposito, disponendo il riordino e l’apertura di tutti i fondi al
fine di una piena conoscenza ed approfondimento di momenti cruciali della storia nazionale e
dunque non solo del tragico triennio ’43 – ’45 ma anche di quanto accaduto prima e dopo
l’inchiesta parlamentare.
4. Sempre in tema di documentazione, è apparso ed appare necessario anche il ricupero
dell’importantissimo materiale acquisito in sede giudiziaria, sia per i procedimenti già definiti sia
per quelli ancora in corso, ma in fase dibattimentale, sia infine per quelli archiviati o comunque non
iniziati formalmente, nonostante la raccolta di ampio materiale di documentazione. Materiale che
dovrebbe essere raccolto con i mezzi moderni di cui ormai si dispone, informatizzato ed ammesso
alla divulgazione, attraverso la collocazione in un sito appositamente dedicato. Esistono già
esperienze positive in questo senso per la raccolta di materiale acquisito nel corso di diversi
procedimenti (ad esempio, quelli relativi alla strage di Brescia); esperienze che possono utilmente
essere ripetute sul piano della conoscenza, al fine di una sperimentazione ben più ampia anche nel
campo delle stragi nazifasciste.
5. E’ stato effettuato un intenso lavoro diretto a ottenere che delle stragi e di tutto quanto
accaduto si occupi, in modo approfondito, il Parlamento, dando così un indirizzo preciso anche ai
fini della ricerca della verità, della giustizia e delle responsabilità.
È nota infatti la vicenda che ormai va sotto il nome di “armadio della vergogna” (sulla quale
si veda l’ampio lavoro compiuto da Franco Giustolisi, raccolto nel volume “L’armadio della
vergona”. Nutrimenti 2004). Nel 1994, nel corso delle indagini sulla tragedia delle fosse Arbeatine,
si verificò un sorprendente ritrovamento negli archivi della Procura generale militare di Roma: un
migliaio di fascicoli, ai quali nessuno aveva messo mano per lungo tempo, dei quali circa 695
dovevano poi essere trasmessi alle singole Procure militari competenti per territorio, in quanto
contenenti notizie di reato e gli altri, invece, ritenuti privi di interesse ai fini di indagini processuali.
Fascicoli che, peraltro e contrariamente a quanto affermato da alcune parti sono state sempre
governati con attenzione e vigilati, con comportamenti certamente non limitati alla semplice
negligenza e con evidenti responsabilità non riconducibili soltanto a comportamenti di singoli
soggetti.
Tant’è che perfino nell’ambito dei suddetti 595 fascicoli, ben 273 non furono inviati
concretamente alla Procura competente, neppure quando l’Armadio fu scoperto; per cui la 4
Commissione parlamentare d’inchiesta presentò specifica denuncia, al riguardo, ala Magistratura di
Roma.
Risultò, come è noto, che il Procuratore Generale dell’epoca aveva disposto (sui 695
fascicoli) un’archiviazione provvisoria: un provvedimento assolutamente irregolare e ritenuto
generalmente illegittimo (v. da ultimo, il volume già citato su “La ricostruzione giudiziaria dei
crimini nazifascisti in Italia”, pag. 112). Di questa gravissima vicenda ci si occupò in sedi diverse e
precisamente in sede parlamentare con la costituzione della Commissione Parlamentare di inchiesta
di cui si è già detto e con le due relazioni conclusive di cui si è fatto cenno; e in sede giudiziaria,
mediante la Commissione d’inchiesta costituita nel 1996, attraverso l’organo di autogoverno della
magistratura militare. Mentre quest’ultima concluse rilevando soprattutto un comportamento
“fortemente negligente” di alcuni magistrati militari, in sede parlamentare si rilevarono anche le
connessioni con direttive di ordine politico. Peraltro, come si è detto, è rimasto a tutt’oggi non
esplorato il campo delle vere e complessive responsabilità; che è un fatto in sé gravissimo ma anche
assai deprecabile per le conseguenze e gli effetti, che si protraggono fino ai nostri giorni. Di fatto,
una quantità di processi, si è potuta mettere in moto soltanto molti anni dopo i fatti, con tutte le
difficoltà connesse logicamente al decorso del tempo ai fini della raccolta di documenti e
testimonianze. Questo lavoro, a giudizio del gruppo, dev’essere condotto a compimento, per ragioni
di verità e di giustizia e perfino per ragioni umane. In effetti, se un Presidente della Repubblica
tedesca è venuto in Italia ed ha chiesto scusa alle vittime della strage di Marzabotto e dintorni ed ai
loro familiari, da parte italiana non è venuta nessuna scusa per tutto ciò che attiene alla vicenda di
cui si tratta; né alcuno si è fatto carico dei suoi disastrosi effetti concreti. È tempo, ritiene il gruppo
di lavoro, che si concluda questa pagina, con una riparazione piena e totale e con una altrettanto
piena assunzione di responsabilità.
Di fatto, in qualche modo, alle citate carenze, ha potuto supplire la buona volontà di alcuni
Magistrati della magistratura militare; soprattutto rilevante è stata, anche se per forza di cose, non
sempre decisiva dato il decorso del tempo, la svolta compiuta anche attraverso nuovi metodi
investigativi a partire dal 2003 (per più ampie e diffuse notizie, vedere ancora il citato volume di
Buzzelli, De Paolis e Speranzoni, particolarmente pag. 124 e ss.).
Questi aspetti, fortemente positivi, non hanno potuto però da soli riparare allo sfregio che
dalle citate vicende è stato recato anche alla memoria collettiva; da ciò l’urgente e assoluta necessità
della già ricordata riparazione.
6. Gli sforzi compiuti da parte di diversi magistrati militari, con esiti largamente positivi e
significativi, rischiano peraltro di andare vanificati, al di là delle più importanti affermazioni di
principio, per la mancata esecuzione dei provvedimenti adottati in sede giurisdizionale.
Non risulta neppure se il Ministero degli esteri e quello della giustizia abbiano dato corso
alle richieste, pur formulate dai Tribunali militari più volte, di favorire – mediante opportuni
interventi presso le corrispondenti autorità tedesche – l’esecuzione dei provvedimenti di carattere
penale e di quelli civilistici contro singoli, non essendo più possibile, come si dirà oltre, portare
avanti ancora richieste e dar corso a iniziative di esecuzione nei confronti del Governo tedesco in
quanto civilmente responsabile, a seguito di quanto deciso di recente dalla Corte dell’Aja sulla
immunità degli Stati nei confronti di richieste e procedimenti giudiziari provenienti da altri Paesi.
Su questo piano, dunque, c’è ancora molto da fare; e in particolare è doverosa la richiesta ai citati
Ministeri competenti, di fare tutto quanto necessario perché sia resa giustizia almeno nei confronti
dei singoli responsabili. 5
Di recente, si sono ricevute alcune assicurazioni al riguardo, ma è chiaro che non di questo si
tratta, ma di impegni e interventi molto fermi e precisi.
7. Tutto quanto si è detto nei paragrafi precedenti rende improrogabile un serio intervento del
Parlamento, che discuta, rifletta, indirizzi, per raggiungere quegli obiettivi di verità e giustizia di cui
più volte si è parlato.
Si è dunque deciso di prendere contatto con gruppi parlamentari e con Parlamentari
comunque al corrente dei problemi che stiamo trattando, per l’assunzione di iniziative parlamentari.
Il gruppo di lavoro è arrivato anche a predisporre bozze di strumenti parlamentari, che potessero
servire come base di partenza per le iniziative parlamentari, tenendo conto di tutto il lavoro già
comunque compiuto in questa sede.
L’esito dei contatti è stato positivo, tant’è che in data 31 maggio 2012 è stata presentata al
Senato un’ampia interpellanza, sottoscritta da tutti i componenti di un gruppo parlamentare (Partito
democratico) ed aperta all’adesione di qualunque parlamentare, quale che ne sia il gruppo di
appartenenza, che concordi col suo contenuto. Di tale interpellanza, si ritiene opportuno allegare in
questa sede trattandosi di un’iniziativa frutto di un lavoro comune, tutta la parte “dispositiva” (o
meglio di richiesta) (All.to 1), non senza precisare che analoghi contatti si stanno svolgendo alla
Camera per ottenere che anche in quella sede venga presentata una simile interpellanza.
È del tutto evidente peraltro, che in questa particolare fase della vita politica e di quella
parlamentare, non sarà facile ottenere la pronta trattazione e l’approfondita trattazione che si
ravvisano come necessarie per tutte le ragioni già esposte.
Occorre quindi avviare una forte campagna del Paese, su tutta la tematica delle stragi, per
elevare il tasso di conoscenza, d’interesse e di sensibilità attorno ad essa (si parla di circa
quindicimila morti) ed ottenere che da un rinnovato e diffuso impegno di conoscenza e
sensibilizzazione derivi un impulso anche per l’iniziativa parlamentare. È sempre in vista di tale
necessità che il gruppo di lavoro ha ravvisato non solo la finalità e l’opportunità di una campagna di
informazione e sensibilizzazione, ma anche quella di una eventuale promozione di un’ulteriore
iniziativa che serva di stimolo al Parlamento e precisamente di una petizione popolare, da mettere in
campo rapidamente e con gli stessi obiettivi. Il testo della eventuale petizione popolare viene
allegato al presente documento, per opportuna conoscenza, anche se ovviamente si tratta di uno
strumento che per sua natura non può che essere sintetico e molto specifico (All.to 2).
8. Si è dovuta affrontare peraltro anche un’altra tematica di estrema importanza ed interesse,
sempre connessa alla vicenda delle stragi nazifasciste.
Dovrebbe essere noto che in alcuni procedimenti giudiziari, negli scorsi anni, fu deciso di
chiamare in causa come responsabile civile anche il Governo tedesco; alcuni Tribunali emisero
sentenze di condanna a risarcimenti e indennizzi non solo nei confronti dei singoli soggetti, ma
anche nei confronti del responsabile civile. Scelta che fu avallata anche da alcune importantissime
decisioni della Suprema Corte di Cassazione, che affermò il principio che di fronte a “crimini
contro l’umanità” la sovranità degli Stati e le varie forme di relativa immunità dovessero cedere il
passo, ammettendosi quindi la risarcibilità per i danni e l’eventuale riparazione anche a carico dei
Governi in quanto responsabili civili (Ordinanza 14201 del 29.5.2008 delle Sezioni Unite civili;
sentenza 5004/04 delle Sezioni Unite penali ed altre). La Germania fece ricorso alla Corte dell’Aja
contro queste decisioni e la Corte, con sentenza del 3 febbraio 2012, ha sostanzialmente accolto il
ricorso, riaffermando l’assolutezza del principio della intangibilità della sovranità degli Stati da
parte di altre giurisdizioni, anche contro le più avanzate e moderne tendenze, che distinguono tra le 6
efferatezze connesse comunque ad ogni guerra ed i crimini contro i diritti umani e soprattutto nei
confronti di civili, e ritengono che di questi ultimi gli Stati possano essere chiamati a rispondere
sotto il profilo civilistico.
La sentenza della Corte dell’Aja è stata da più parti criticata, per la rigida chiusura ad ogni
processo di avanzamento dei principi di fondo che regolano il rapporto fra gli Stati, soprattutto a
fronte dei casi di quella che è stata più volte definita la “guerra contro i civili”. Ma essa ormai fa
stato, almeno fino a quando non vi sarà una diversa maturazione negli stessi membri della comunità
internazionale; e non si può che prenderne atto, non senza rilevare però che la stessa decisione
contiene chiare aperture per possibili soluzioni da raggiungere attraverso accordi fra gli Stati.
In questo senso, dunque, ci sono stati alcuni incontri tra le Associazioni interessate
particolarmente a questi aspetti, fra cui l’ANPI, e il Ministero degli esteri; incontri che hanno
permesso di seguire l’iter di quella strada indicata come possibile dalla stessa Corte dell’Aja.
Sembra che, allo stato, vi siano molte difficoltà, da parte della Germania a procedere a risarcimenti
individuali; aggiori disponibilità sembrerebbero esserci, ma finora non c’è nulla di concreto, per
forme di “risarcimenti indiretti” o di “riparazione”. Ma è una strada tutta da percorre e per ora –
forse anche indipendentemente dalla buona volontà del nostro Ministero degli esteri – piuttosto in
salita.
La linea che qui si indica, d’intesa con le altre Associazioni interessate alla materia, è chiara:
– In linea di principio, gli ingenti danni alle persone e cose debbono essere risarciti;
– Occorre, in ogni caso, una piena ed esplicita assunzione di responsabilità, da parte della
Germania, in ordine a tutti gli atti di barbarie compiuti dal proprio esercito o parti di esso, in tutto il
territorio italiano dal ’43 al ’45;
– È imprescindibile l’adozione di una linea di “riparazione”,
2
secondo i più moderni concetti e
le più note esperienze intendendosi, per tale, atti concreti, come il contributo ad iniziative già
esistenti finalizzate alla memoria, l’erogazione dei fondi con destinazioni specifiche in favore dei
Comuni più colpiti; la creazione di una “fondazione” a Roma con la compartecipazione della
Germania, per il coordinamento di tutte le azioni e le iniziative utili al consolidamento della
memoria e alla ricerca della giustizia e della verità (fondazione che ben potrebbe collegarsi
all’iniziativa riferita nel paragrafo 2) e relativa alle intese tra l’ANPI e l’Istituto per la storia del
movimento di liberazione in Italia); l’adozione di misure riparatorie di vario genere che servano alla
conoscenza e alla memoria, con l’utilizzo di monumenti e simili in Italia e in Germania, ed anche
con l’uso della multimedialità, per la completezza della conoscenza e della informazione. Per un
esempio recente di possibili soluzioni riparative, va ricordata la legge adottata dal Canada il 28.4.10
finalizzata a “riconoscere le ingiustizie commesse nei confronti di persone di origine italiana
considerate come “nemico”, nonché a prevedere “indennizzi” convenienti per il finanziamento di
progetti per l’educazione del pubblico”. Ovviamente, la situazione è ben diversa rispetto alle
atrocità commesse in Italia da rappresentanti dell’esercito tedesco; ma è da segnalare quanto meno
la significativa volontà di indennizzare e riparare.
In sostanza, dunque, ciò che è necessario è che il Governo italiano si impegni a fondo nella
trattativa con la Germania, per ottenere non dei modesti “premi di consolazione”, ma atti effettivi e
2
Sulla cosidetta “giustizia riparativa” denominata anche come “giustizia di transizione”, v. fra l’altro – E. Fronza. Introduzione al
diritto penale internazionale – Milano – 20120, p. 13 – 16; S. Buzzelli “Giudicare senza necessariamente punire”, nel volume più volte
ricordato, pag. 26 ss.; testo del BILL c. 302 della House of Commons of Canada approvato il 28.4.10. 7
concreti di riconoscimento delle responsabilità, di disponibilità per risarcimenti diretti e indiretti, e
per forme di “riparazione” concrete e tangibili, che abbiamo una particolare significatività nei
confronti delle attese delle popolazioni e dei cittadini interessati.
3
L’ANPI e le altre Associazioni interessate vigileranno perché si arrivi a soluzioni concrete e
accettabili, che rechino un effettivo contributo alla giustizia ed alla verità.
Le responsabilità della Repubblica federale della Germania non esauriscono peraltro il
campo dei doveri e degli obblighi riparatori, che riguardano anche lo Stato italiano (Parlamento e
Governo), al quale vanno attribuite responsabilità politiche generali, per tutto quanto accaduto dopo
le stragi e nell’intero dopoguerra, e responsabilità specifiche, per l’occultamento e l’illegale
governo dei fascicoli di cui si è già detto e per l’attività che in generale fu svolta, in varie forme, per
impedire il corso della giustizia.
Restando fermo che le azioni riparatorie della Germania e dello Stato italiano potrebbero
anche confluire, per alcuni aspetti, in iniziative comuni.
9. Occorre, infine, non arrendersi di fronte alla decisione della Corte dell’Aja e restare fedeli ai
princìpi enunziati così puntualmente dalla stessa Corte di Cassazione con le citate sentenze del 2004
e 2008. Bisogna, cioè, dare un fattivo contributo, sul piano dell’orientamento e delle idee perché
avanzi e si rafforzi – a livello nazionale e internazionale – il movimento per l’affermazione di un
preciso limite alla sovranità ed alla immunità degli Stati: quello della inestensibilità delle regole
della prassi internazionale, in materia, in relazione a fatti di tal gravità da non poter essere
considerati come atti di guerra, ma come “guerra ai civili” e “crimini contro l’umanità” e comunque
fatti che attengano a veri e propri misfatti barbarici. La sentenza dell’Aja afferma che solo alcuni
Stati sono sensibili all’introduzione di questi limiti, mentre gli altri propendono per l’immunità in
ogni caso nei confronti di qualsiasi iniziativa giurisdizionale di altri Paesi; ebbene, bisogna che
cresca il novero di coloro che davvero credono nell’esigenza di rispetto dei diritti umani e non
tollerano che essi possano essere impunemente violati e calpestati, anche in periodo di guerra. È ben
vero, che come è stato giustamente rilevato, questo si inserisce nel dato di fatto che è ancora troppo
limitato e ritardato lo sviluppo di una vera e propria cultura della pace (v. volume ulteriormente
citato, p. 139); ma stiamo parlando di barbarie e di atrocità spesso inimmaginabili, sempre
perpetrate contro civili inermi; e dunque è davvero doveroso che se ne tenga conto anche nel
contesto dei rapporti tra Stati, perché la tutela dei diritti umani deve essere garantita al di là di ogni
possibile limite.
10. Il gruppo di lavoro non considera esaurito il suo compito con la serie di iniziative già
adottate e con le proposte e le richieste formulate e più sopra sintetizzate. C’è ancora molta strada
da percorrere e il cammino non sarà facile, ma non si potrà essere soddisfatti fin quando i due
obiettivi più volte richiamati (verità e giustizia) non saranno stati raggiunti. Certo non occorre
precisare ancora, dopo quanto si è detto, che la parola giustizia va intesa in senso ampio e dunque
non solo giurisdizionale, ma anche come funzionale alla ricostruzione storica, considerando inoltre
la cosiddetta “giustizia riparativa” nel più ampio senso che emerge da quanto rilevato; e tutto, nel
quadro della ricerca e dell’affermazione della verità.
3
Come è noto, fu istituita a suo tempo una Commissione italo-tedesca per la ricostruzione storica della vicenda
di cui ci stiamo occupando e lo sviluppo di una “comune cultura della memoria”. La Commissione sta per completare i
suoi lavori e sembra anche orientata a formulare alcune proposte, tra cui – secondo notizie di stampa – la creazione di
luoghi che ricordano le sofferenze subìte dagli internati militari italiani, l’istituzione di una Fondazione italo-tedesca di
storia contemporanea, la creazione di un “memoriale” a Padova o a Roma (Corriere della Sera, 26.3.2012). Come si
vede si tratterebbe di ben poco rispetto alle attese e, a nostro avviso, anche di quanto oggettivamente dovuto. 8
***
IN ESTREMA E CONCLUSIVA SINTESI, l’obiettivo del raggiungimento di una completa
verità e giustizia sulle stragi tra il ’43 – ’45 è realizzabile attraverso le seguenti iniziative (alcune
già avviate ed altre da intraprendere):
1. Presenza dell’ANPI, come parte civile, in tutti i procedimenti in corso davanti ai Tribunali
militari.
2. Completamento della mappa-atlante di tutte le stragi compiute dai nazifascisti sul territorio
italiano, nel suindicato periodo, attraverso:
a) la continuazione e il compimento dei lavori di ricerca già avviati da Istituti storici,
ricercatori e studiosi;
b) la raccolta e la messa a disposizione di tutta la documentazione già acquisita in sede
parlamentare, liberata da ogni vincolo o segreto;
c) la raccolta, anche mediante informatizzazione di tutto il materiale acquisito in sede
giudiziaria nei processi definiti, in quelli ancora in corso e in quelli archiviati o comunque mai
avviati; con conseguente messa a disposizione di istituti storici, ricercatori, studiosi e cittadini;
d) realizzazione e completamento delle intese tra ANPI e l’Istituto per la storia del movimento
di liberazione in Italia, per ottenere un quadro completo ed esaustivo della tremenda pagina delle
stragi;
e) ricupero della piena accessibilità dei lavori e dei documenti della Commissione
parlamentare d’inchiesta, e discussione in sede parlamentare sui risultati del lavoro compiuto dalla
Commissione e condensato nelle due relazioni conclusive;
3. Richiesta di assunzione di responsabilità da parte del Governo italiano per tutte le vicende
relative al cosiddetto “armadio della vergogna” con accertamenti definitivi anche della
responsabilità dei singoli e delle responsabilità politiche per i ritardi determinati dall’occultamento
dei fascicoli presso la Procura generale militare di Roma.
4. Sollecita trattazione, in Parlamento, delle interpellanze presentate al Senato il 31 maggio e di
altre interpellanze sul tema; individuazione delle modalità più opportune per una completa
trattazione delle varie questioni connesse alle stragi e al dopo stragi, in sede di dibattito
parlamentare (v. all. 1).
5. Promozione di una petizione popolare, con acquisizione di firme e sollecita trattazione in
Parlamento (v. all. 2).
6. Promozione di una forte e diffusa campagna, nel Paese, per la conoscenza di quanto
accaduto, per le valutazioni del caso, per ottenere sensibilizzazione adeguata e pressioni sul
Parlamento per un dibattito finalmente e completamente chiarificatore.
7. Richiesta al Governo e in particolare ai Ministri degli esteri e della giustizia, di adottare tutte
le possibili iniziative per favorire l’esecuzione, anche in Germania, delle sentenze esecutive già
emesse dai Tribunali militari italiani, intendendo per esecuzione sia quella inerente alle disposizioni
penali sia quella attinente alle statuizioni civili. 9
8. Attivare ogni sforzo presso il Ministero degli esteri e il Governo nel suo complesso, affinchè
la trattativa ipotizzata nella stessa sentenza della Corte dell’Aja proceda su binari spediti e
soddisfacenti, sulle seguenti linee:
– Riconoscimento pieno della responsabilità.
– Risarcimento dei danni subiti da vittime civili e dai loro familiari a seguito delle stragi.
– Iniziative di risarcimento in forma indiretta, mediante contribuzione da parte della Germania
ai Comuni interessati per la predisposizione di servizi in favore delle popolazioni colpite e per il
consolidamento della memoria.
– Iniziative di “giustizia riparativa” col concorso del Governo della Repubblica federale
tedesca nelle tante forme già sperimentate in altri Paesi (Polonia, Canada, ecc.). ormai note ma
certamente non esaustive della dimostrazione di una reale volontà riparatrice anche sotto il profilo
dell’ammissione di responsabilità e di contributo alla verità.
– Creazione, in Italia, di una Fondazione italo-tedesca per coordinare le iniziative di ricerca e
ricostruzione storica ed eventualmente anche le iniziative di “giustizia riparativa”.
– Iniziative nei confronti del Governo italiano perché riconosca a sua volta la responsabilità
per i ritardi determinati dall’occultamento di un migliaio di fascicoli, accerti la responsabilità di
singoli soggetti e quelle politiche, assumendo atteggiamenti e comportamenti di giustizia, verità e
responsabilità nei confronti delle migliaia di vittime e loro familiari, che attendono da tempo che
qualche organismo responsabile formuli almeno le scuse e il rammarico per quanto accaduto.
9. Iniziative, anche sul piano politico-culturale per diffondere ed estendere – in Europa e nel
mondo – l’idea che la immunità degli Stati deve trovare necessariamente un limite di fronte a
“crimini contro l’umanità” e/o “guerra contro i civili”.
10. Ampia diffusione del presente documento ai fini di una più completa conoscenza della
terribile vicenda delle stragi e di una partecipazione consapevole dei cittadini, dei Governi, del
Parlamento, di tutte le istituzioni, alle iniziative miranti alla chiusura in modo soddisfacente di una
pagina che rappresenta ancora un lato troppo oscuro e drammatico della storia recente del nostro
Paese.
Roma, 12 giugno 2012
Allegati:
1. Stralcio dell’interpellanza depositata in Senato il 31.5.12;
2. Bozza di petizione popolare;
Il gruppo di lavoro: Carlo Smuraglia, Luigi Marino, Enzo Fimiani, Luciano Guerzoni,
Edmondo Montali, Massimo Rendina, Toni Rovatti, Claudio Silingardi, Valerio
S
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martedì 19 febbraio Biancavilla Sala Congressi presentazione del libro di Consuelo Lanaia “Padre Nostro”
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Ritengo opportuno che tutti conoscano l’appello ai candidati premier che l’Associazione “Salviamo la Costituzione” ha approvato il 28 gennaio scorso, anche col nostro contributo ” Carlo Smuraglia”
Il forte richiamo alla intangibilità dei princìpi costituzionali, alla necessità di coerenza delle
eventuali modifiche con le strutture portanti della Carta Costituzionale ed infine all’assoluta
esigenza che non si facciano modifiche “a colpi di maggioranza”, è veramente importante e
significativo, tanto più che è accompagnato dalla proposta di irrobustire i requisiti richiesti
dell’art. 138 per apportare modifiche alla Carta Costituzionale.
Una presa di posizione non solo seria e pienamente giustificata, ma anche utile per apporre
subito dei precisi paletti ai tanti (troppi) per parlano di “legislatura costituente”, “modifiche
alla Costituzione” e così via, senza neppure porsi il problema della necessità di ancorare ogni
decisione ed ogni scelta proprio a quegli indirizzi e princìpi che senza alcuna seria
giustificazione, si pretenderebbe di modificare.
Ecco il testo dell’appello:
Ai candidati alla Presidenza del Consiglio
nelle elezioni politiche del febbraio 2013
“Gentili signori,
Vi scriviamo a nome della Associazione “Salviamo la Costituzione, aggiornarla non demolirla”
che raccoglie coloro che promossero il referendum costituzionale del 25-26 giugno 2006.
Da varie parti, la prossima legislatura è stata definita come una legislatura “costituente”. Si
tratta di una definizione tecnicamente imprecisa; ma essa sottolinea l’esigenza – indiscutibile
– di riforme di struttura, coraggiose e impegnative. Tra le riforme previste, alcune
concernono le istituzioni (a partire dalla legge elettorale), e anche qualche disposizione della
Carta costituzionale. Ci permettiamo di sottolineare l’esigenza che siano date agli elettori, sul
punto, informazioni precise circa i programmi e i propositi di ciascuno di voi e delle forze
politiche che ciascuno di voi rappresenta. Nel referendum del giugno 2006, una larga
maggioranza di italiane ed italiani ha voluto riaffermare che la Costituzione repubblicana
resta il fondamento della nostra democrazia, la tavola dei principi, dei valori e delle regole
che stanno alla base della convivenza comune. L’esito di quel referendum non preclude
naturalmente limitate e puntuali modifiche costituzionali, purché coerenti con i principi e i
valori della Costituzione repubblicana e compatibili con il suo impianto e i suoi equilibri
fondamentali. Il referendum del 2006 ha anche sancito la condanna di riforme costituzionali
“di parte” approvate a colpi di maggioranza. La Costituzione – come Voi ben sapete – è di
tutti, garantisce i diritti e le libertà di tutti, anche delle minoranze; dovrebbe essere
modificata solo con il consenso di tutti, o comunque di una larga maggioranza. Noi siamo
convinti che con quel voto il popolo sovrano abbia dunque affidato al Parlamento un compito:
ristabilire il principio della supremazia e della stabilità della Costituzione; mettere fine alla
stagione delle riforme costituzionali “di parte”; approvare perciò una modifica dell’articolo
6
138 della Costituzione che, alzando la maggioranza prevista per l’approvazione di leggi di
revisione costituzionale, e rendendo sempre possibile il referendum popolare “confermativo”,
renda impossibili modifiche costituzionali imposte a colpi di maggioranza. Si otterrebbe, in tal
modo, il risultato di mettere finalmente “in sicurezza” la Costituzione della Repubblica, così
come è da tempo stabilito in altre grandi democrazie. Proposte di legge in tal senso,
sottoscritte da parlamentari di diversi gruppi, sono state presentate nel corso della XV e XVI
legislatura, tra gli altri dal compianto Oscar Luigi Scalfaro.
Per queste ragioni, ci permettiamo di segnalarVi l’esigenza di esprimere con precisione la
vostra posizione e le vostre intenzioni su queste due questioni essenziali. Per parte nostra, i
risultati del referendum costituzionale del 2006 (che noi promuovemmo) e le preoccupazioni
dei nostri soci (raccolti in molti circoli in ogni parte del Paese) ci obbligano moralmente e
politicamente non solo a rappresentarVi queste preoccupazioni, ma anche a operare per far
conoscere a tutti i nostri concittadini le opinioni e i propositi dei candidati premier e delle
forze politiche che partecipano alla competizione elettorale.
Vi saremmo perciò molto grati se voleste chiarire anche a noi i vostri intendimenti e i vostri
programmi sulle due questioni, rispondendo ai due quesiti seguenti (che sinteticamente
riassumono le nostre preoccupazioni):
1. Proporrete e sosterrete, nella prossima legislatura, un disegno di legge di modifica
dell’articolo 138 della Costituzione che elevi a due terzi la maggioranza necessaria
per l’approvazione parlamentare delle leggi di revisione della Costituzione e
consenta in ogni caso a 500.000 elettori di chiedere il referendum confermativo sul
testo approvato? Proporrete che ciò valga per qualunque legge di revisione
costituzionale, senza distinzioni tra la prima e la seconda parte della Costituzione?
2. Pensate di potere assumere l’impegno di assicurare la coerenza delle riforme
istituzionali che Voi proporrete o sosterrete con i principi e i valori della
Costituzione del 1948 e la loro compatibilità con i suoi equilibri fondamentali, e
dunque con i principi della forma di governo parlamentare?
Per parte nostra, assumiamo l’impegno di portare a conoscenza degli elettori, le risposte che
ciascuno di Voi vorrà inviarci (o, quanto meno, quelle che ci perverranno entro il 15 febbraio
in modo da contribuire alla libera scelta elettorale di ciascuno dei nostri concittadini.
Ringraziando per l’attenzione, Vi inviamo i nostri migliori saluti”
Alessandro PACE (presidente dell’Associazione Salviamo la
Costituzione), Giovanni BACHELET, Francesco BAICCHI, Renato
BALDUZZI, Franco BASSANINI, Luigi BOBBA, Sandra BONSANTI,
Gianclaudio BRESSA, Italo BUONO, Maurizio CHIOCCHETTI, Domenico
GALLO, Valerio ONIDA, Giordana PALLONE, Francesco PARDI, Maria
Paola PATUELLI, Giorgio SANTINI, Maurizio SEROFILLI, Carlo SMURAGLIA,
Maria TROFFA (componenti del comitato direttivo dell’Associazione)
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