*RIBELLI!* *Gli ultimi partigiani raccontano la Resistenza. Di ieri e di oggi* di Domenico Guarino e Chiara Brilli

*RIBELLI!*

*Gli ultimi partigiani raccontano la Resistenza. Di ieri e di oggi*

(pag. 224, € 18,00 – libro+dvd)

di Domenico Guarino e Chiara Brilli

Con il documentario *Ribelli!* di Massimo D’orzi e Paola Traverso

Il Gigante Cinema

*in libreria dall’11 novembre*

*Ogni tanto nascono generazioni consapevoli che una rivoluzione è possibile*

Attraverso l’epopea popolare che li vide protagonisti attivi nella
Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, i partigiani furono gli artefici
primi della costruzione della nostra democrazia. È al loro coraggio,
espresso nella Resistenza prima e nella discussione parlamentare poi, che
dobbiamo quella meravigliosa opera d’ingegno che si chiama Costituzione
Italiana. È grazie ai loro sacrifici che questo Paese ha potuto imboccare
la strada della libertà e dello sviluppo civile.

*Ribelli!* raccoglie le storie di chi l’Italia l’ha ri-fatta per davvero,
dopo il buio del ventennio fascista. Partigiani – originari di Bologna,
Firenze, Venezia, Genova, Milano, Napoli, Parma, Roma, Viareggio… – che a
vent’anni e anche meno misero in gioco tutto, a cominciare dalla vita, per
amore della libertà e della democrazia. Uomini e donne che in questo libro
e nel documentario in dvd accluso si raccontano, confrontano la loro
esperienza con l’Italia del presente con lucidità emozionante e lanciano
moniti e insegnamenti su cui riflettere. I partigiani protagonisti del
libro  raccontano le loro scelte di resistenza e si
confrontano con l’attualità, offrendo una riflessione lucida e concreta
sulla realtà politca e sociale italiana e raccontando la possibilità, i
modi ed il contesto di una nuova ribellione, che parta dalle conquiste del
passato,ed inanzitutto dalla nostra costituzione, per costruire il futuro
del nostro paese. E del mondo.

*Con il sostegno dell’ANPI di Firenze e della Regione Toscana*

Per scaricare e visualizzare il trailer:

http://www.youtube.com/watch?v=CbqF-ohdbGM

Sul filo della memoria

Invito al convegno su ” Cono, Carmelo e Ignazio Di Lena testimoni di Libertà”

Gentili comitati regionali e provinciali ANPI- Sicilia,
troverete allegati in file l’invito e il programma del convegno su ” Cono,
Carmelo e Ignazio Di Lena testimoni di Libertà” che si svolgerà a Naso ( Me),
il 26 Novembre 2011, al Cineauditorium comunale, dalle ore 10.00 alle ore
13.00.
Vi ricordo che la città di Naso è la patria dell’avv. on. Francesco Lo Sardo,
difensore dei lavoratori, segretario della Camera del Lavoro di Messina, a
tutt’oggi a lui intitolata,primo onorevole comunista siciliano, eletto nel
1924, confinato alle Tremiti come esponente dei Fasci siciliani, incarcerato
dopo dal fascismo, morto in carcere. E’ il Gramsci siciliano, ricordato tra gli
altri da Gramsci stesso a Turi di Bari, nei suoi Quaderni, da Sandro Pertini,
da Paolo Spriano, da Francesco Renda, da Sebastiano Saglimbeni, Giuseppe
Miccichè, Emanuele Tuccari, Alfredo Bisignani, Leo Valiani per citare solo i
più noti. I fratelli Di Lena sono stati sempre illuminati, pur nelle diverse
culture politiche, repubblicana, socialista e comunista, dalle idee e
dall’azione del martire antifascista nasense.
Il convegno si onora dell’Alto Patronato del Prwesidente della Repubblica
Giorgio Napolitano.
Vi prego di dare la massima diffusione all’evento i cui materiali sono già
consultabili sul blog http://www.testimonidiliberta.it e sul sito www.
istitutosalvemini.org lincati con il sito istituzionale del Comune di Naso.
Con i più cordiali saluti
Massimo Cono Pietropaolo
e-mail pietropaolomassimo@libero.it

 

Alto_patronato_nuovo[1][1]

Riunione Comitato Provinciale di Catania

 

Il comitato si riunisce il 23 novembre alle ore 18.00 presso il salone della CGIL in via crociferi 40

o.d.g.

festa tesseramento anpi proposte
tessere d’onore
apertura sezione anpi a nicolosi
varie ed eventuali

 

la riunione è aperta a tutti gli iscritti

Contratti NATO per l’italiana Selex Elsag di Antonio Mazzeo

Contratti NATO per l’italiana Selex Elsag
di Antonio Mazzeo
Affari atlantici per Selex Elsag, la società del gruppo Finmeccanica specializzata nella progettazione e nello sviluppo dei sistemi di comunicazione per la difesa. Con un contratto che secondo il sito web specializzato Dedalonews sarebbe nell’ordine di decine di milioni di euro, Selex Elsag è stata chiamata a gestire l’ammodernamento dei centri di telecomunicazioni satellitari della NATO e delle infrastrutture collegate. Il contratto prevede una serie di attività che vanno dalla costruzione di una nuova installazione per le comunicazioni via satellite in Belgio, l’ammodernamento delle stazioni di terra ad antenna multipla di Kester (Belgio) e Lughezzano (Verona) e dei siti ad antenna singola di Oglaganasi (Turchia) e Atalanti (Grecia). I tecnici dell’azienda italiana cureranno inoltre la formazione e l’addestramento del personale militare dell’Alleanza atlantica presso la NATO Communications & Information Systems School di Borgo Piave, Latina. Gli interventi di Selex Elsag saranno coordinati dalla propria filiale di Basildon, in Gran Bretagna.
La società ha sede generale a Genova e si è affermata a livello internazionale nello sviluppo e nella fornitura di reti di comunicazione militari e di polizia per applicazioni terrestri, navali e satellitari. Selex Elsag è nata l’1 giugno 2011 dalla fusione tra le aziende Selex Communications ed Elsag Datamat. L’operazione è stata voluta dai manager di Finmeccanica per riorganizzare il settore dell’elettronica per la difesa in tre grandi poli strategici: oltre a quello delle telecomunicazioni satellitari di Selex Elsag, quello relativo ai grandi sistemi per la difesa e ai radar di superficie di Selex Sistemi Integrati e il polo per l’avionica e le componenti elettro-ottiche di Selex Galileo. A presiedere il gruppo genovese l’immancabile generale in pensione, Nazzareno Cardinali, già ispettore capo del Genio aeronautico.
Poco prima della fusione, Selex Communications ha firmato un altro importante contratto con l’Agenzia della NATO NACMA – NATO Air Command and Control System Management, del valore di circa 30 milioni di euro, per la fornitura e l’installazione di sistemi di comunicazione in diversi siti terrestri, nell’ambito della cosiddetta “Rete Link 16” che consentirà lo scambio di dati con vettori aerei a 29.000 piedi di altitudine nello spazio aereo europeo. Questi sistemi includono tra l’altro i terminali MIDS LVT (Multifunctional Information Distribution System Low Volume Terminal) e saranno consegnati a partire del 2012 a quattordici paesi NATO (Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Turchia e Ungheria). “Il progetto contribuirà ad apportare dei miglioramenti di grande valore nel Sistema di difesa missilistica della NATO”, ha commentato il general manager di NACMA, Gerhard van der Giet, in occasione della firma del contratto con l’azienda del gruppo Finmeccanica.
Altri importanti contratti in ambito militare sono stati sottoscritti da Selex Communications tra la fine del 2009 e i primi mesi del 2011. In particolare, la società dovrà fornire all’esercito italiano ventitré stazioni radio a banda larga per il Sistema automatizzato contro-aerei, destinate agli shelter di comando e controllo (C2) dei principali reparti di terra. Selex Elsag è stata poi selezionata dalle autorità scozzesi per fornire di sistemi di comunicazioni satellitari voce e dati a supporto delle attività di pubblica sicurezza nelle isole Shetland, Orkney e Lewis e nella città di Edimburgo.
Alla Marina militare britannica saranno invece consegnati i sistemi di comunicazione “Tetra” che supporteranno le comunicazioni tra le squadre d’aviazione e il personale imbarcato. I “Tetra” saranno montati a bordo delle due portaerei della classe Queen Elizabeth di circa 65.000 tonnellate e 280 metri di lunghezza che la Royal Navy varerà entro il 2018 e che saranno in grado di trasportare sino a 40 nuovi cacciabombardieri F-35 “Joint Striker Fighter”, prodotti dal colosso USA Lockeed Martin. Quest’ultimo è partner di Selex dal 2005 nella produzione dei sistemi “Loam” per il rilevamento della presenza di ostacoli lungo la rotta di volo a bassa quota degli elicotteri da guerra UH-60 “Blackhawk” in dotazione a US Army.
Importanti commesse sono state acquisite dalla società genovese anche in paesi extra-NATO, primo fra tutti il Brasile. Selex Elsag sta sviluppando e ammodernando il sistema per le comunicazioni tattiche “SISTAC” dell’esercito brasiliano, prodotto una quindicina di anni fa da Marconi Communications (poi Selex Communications). Esso consiste in un network di comunicazioni digitale integrato, basato su shelter, in grado di fornire servizi voce e dati e di interfacciarsi anche con la rete telefonica e con i sistemi radio pubblici. Il SISTAC è utilizzato dal 1° Battaglione di Comunicazioni di Santo Angelo nello stato di Rio Grande do Sul in appoggio alla 3^ Divisione terrestre. La società del gruppo Finmeccanica è presente in Brasile dalla fine degli anni ‘90 attraverso la controllata Selex do Brasil, fornisce all’esercito altri sistemi per le comunicazioni tattiche e supporta le trasmissioni radio a corto raggio delle forze speciali dell’esercito e della marina militare. Un’altra controllata, Sirio Panel, collabora con il colosso industriale brasiliano “Embraer” nei principali programmi per velivoli militari e civili, fornendo pannelli di controllo e sistemi d’illuminazione.
L’azienda ha consolidato la propria presenza pure in Russia nel settore delle comunicazioni radio di pronto intervento e sicurezza. Qualche mese fa sono stati firmati contratti per un valore complessivo di circa 4,5 milioni di euro per la fornitura di apparati “Tetra” ai servizi speciali russi e alle autorità chiamate a “difendere” i Giochi Olimpici Invernali del 2014 a Sochi. A queste ultime Selex Communications aveva già fornito, nel corso del 2010, una cinquantina di stazioni radio con software di gestione per i servizi di telecomunicazione nella regione di Krasnodar e di altre aree della costa russa sul Mar Nero. Una boccata d’ossigeno in un momento di forte crisi per la holding Finmeccanica: l’ultimo consiglio d’amministrazione ha registrato 4,66 miliardi di euro d’indebitamento e una riduzione degli ordini del 21% nei primi nove mesi del 2011.

Campagna tesseramento 2012

ADERISCI ALL’ANPI

 

 

La Russa e Lombardo al cospetto del MUOStro di Niscemi di Antonio Mazzeo

 

Testa a testa tra il ministro della Difesa (uscente), Ignazio la Russa, e il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, a chi la spara più grossa sul MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari che le forze armate degli Stati Uniti d’America stanno per installare a Niscemi (Caltanissetta). Se per il primo si tratta di un sistema che emette microonde del tutto innocue per l’uomo e per l’ambiente, il secondo giura che le potentissime antenne mitigheranno miracolosamente l’impatto elettromagnetico generato dalla stazione di trasmissione che l’US Navy possiede all’interno della Riserva naturale orientata “Sughereta” del comune siciliano. Su una cosa però concordano perfettamente: questo MUOS si ha da fare con o senza il consenso popolare, perché allo zio Sam e ai mercanti di morte non si può dire “no”, anche quando benefici e guadagni restano a Washington e per la Sicilia ci sono solo i danni e poi le beffe.
A Vicenza, Aviano, Napoli e Sigonella con i militari USA arrivano sempre un bel po’ di dollari da investire in infrastrutture e alloggi e qualche briciola finisce pure a costruttori e faccendieri locali. Per il MUOS, un progetto che arriverà a costare oltre 6 miliardi di dollari, nulla da fare. L’asso pigliatutto lo fa Lockheed Martin, corporation USA. Per Niscemi, una delle quattro sedi planetarie per i terminali del sistema satellitare, non ci sarà neanche qualche spicciolo per le opere complementari o compensative anche perché, assicurano La Russa e Lombardo, non c’è nulla da compensare.
Salvo, i due, incontrarsi segretamente a Roma l’1 giugno 2011 per firmare un “protocollo d’intesa” con cui ministero e governo siciliano “definiscono termini, modalità e impegni volti a garantire che l’installazione delle antenne del MUOS avvenga nel rispetto irrinunciabile della salvaguardia della salute della popolazione, della sicurezza dell’area, della tutela dell’ambiente, della conversazione della biocenesi e della fruizione e della valorizzazione della Riserva Naturale di Niscemi”.
Sembra il gioco delle parti. Lombardo s’impegna a “concludere positivamente” l’iter di approvazione dei lavori per il MUOS (con inusuale e sorprendente velocità lo fa lo stesso giorno della firma del protocollo grazie ad un’autorizzazione del dirigente generale dell’assessorato regionale al territorio e ambiente, Giovanni Arnone); il ministro La Russa, promette in cambio di adottare le “necessarie misure di mitigazione, a breve termine, dell’esposizione ai campi elettromagnetici generati dagli apparati di trasmissione già esistenti”. In che modo? Installando “entro tre mesi” a Niscemi un sistema interrato a fibre ottiche che “ridurrà le emissioni a radiofrequenza”. Peccato che una linea a fibre ottiche era stata installata un paio d’anni fa da Telecom, previa autorizzazione del Comune di Niscemi e della provincia di Caltanissetta. E certamente non aveva contribuito a ridurre i livelli d’inquinamento elettromagnetico all’interno della zona protetta e nelle aree abitate confinanti con la base militare. Stavolta però c’è un piano B di mitigazione, nel medio e lungo termine, “ricorrendo, ove possibile, alla eliminazione degli apparati trasmittenti esistenti non più necessari e/o privilegiando tecnologie di trasmissione alternative ed innovative e tali da ridurre i consumi energetici e le emissioni”.
Una vocazione verde-ambientalista quella del ministro della Difesa che si scontra però con il dettato dei trattati bilaterali Italia-USA sulle installazioni militari. La stazione di telecomunicazioni dell’US Navy di Niscemi, nonostante per La Russa ospiti “numerosi impianti con lo scopo di fornire un servizio a supporto delle attività militari NATO in Europa e nel Mediterraneo”, è un’infrastruttura ad uso esclusivo delle forze armate statunitensi, su cui non c’è modo di esercitare la sovranità e alcun controllo da parte delle autorità nazionali. È scritto nero su bianco nell’Accordo tecnico tra il Ministero della Difesa italiano e il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America riguardante le installazioni in uso alle forze USA di Sigonella, firmato a Roma il 6 aprile del 2006 dall’ammiraglio N. G. Preston, comandante US Navy per la regione europea e dal generale Mario Marioli dell’esercito italiano. L’“uso esclusivo” ricade su un’area di 1.660.000 metri quadri e, come si legge nell’accordo, “significa l’utilizzazione dell’infrastruttura da parte della forza armata di una singola Nazione, per la realizzazione di attività relative alla missione e/o a compiti assegnati a detta forza dallo Stato che l’ha inviata”.         A esplicitare ulteriormente la piena sovranità di Washington, la tabella annessa all’accordo con le facility di “proprietà ed uso esclusivo” USA a Niscemi: “il sito di trasmissione e l’antenna a microonde; l’Helix House e l’antenna a bassa frequenza LF; un magazzino di stoccaggio; un edificio per la protezione antincendio; un serbatoio d’acqua; un’officina di manutenzione elettronica; 37 antenne ad alta frequenza HF”. Proprio quei trasmettitori che La Russa dice di voler smantellare.
Fortunatamente il ministro prometta ben più colorati e realistici interventi di “mitigazione”. Come ad esempio la mimetizzazione delle nuove installazioni del MUOS (tre grandi antenne circolari di 18,4 metri di diametro e due torri radio di 149 metri d’altezza), mediante “una opportuna verniciatura delle superfici e l’impianto di alberi” o la fornitura della strumentazione necessaria ad effettuare il “monitoraggio continuo” dei campi elettromagnetici, da integrare nella rete regionale dell’ARPA Sicilia che ne “curerà la gestione  e l’elaborazione dei dati”. Il generoso La Russa s’impegna pure ad attrezzare l’area naturalistica della Sughereta, “entro sei mesi dall’inizio dei lavori del MUOS”, con una “infrastruttura ecocompatibile per il controllo, la gestione ed accoglienza della Riserva, adeguata a supportare l’attività di unità ippomontate e di sistemi per la vivibilità del parco”. In concorso con la Presidenza del consiglio dei ministri (quella di Berlusconi, dimissionario), la Difesa supporterà le azioni per la “promozione del prodotto agro-alimentare dell’area di Niscemi sul territorio nazionale ed internazionale” (forse è pronta l’etichettatura per il carciofo con le stellette dop o, per lo status giuridico USA dell’area, a stelle e strisce).
Onde sigillare l’americanizzazione del comprensorio niscemese, vengono promessi “rapporti diretti di collaborazione, anche attraverso specifici gemellaggi, con gli Enti gestori di uno o più parchi naturali degli Stati Uniti d’America”; scambi culturali “continui” tra i giovani locali e i coetanei fruitori delle aree protette degli States; l’istituzione di summer schools con centri d’eccellenza americani e borse di studio e di ricerca all’estero; l’“attrazione” di esperti USA per “supportare il territorio nella fase di avvio della gestione innovativa del Parco della Sughereta, anche attraverso specifiche azioni innovative”.
Dulcis in fundo l’immancabile bufala dell’occupazione per tutti: con il protocollo con la Regione siciliana, La Russa impegna il dicastero a promuove “ogni iniziativa diplomatica necessaria a favorire l’inserimento lavorativo della popolazione locale nel personale amministrativo in carico presso al base USA di Sigonella nel caso di nuove assunzioni”. Solo che nella stazione aeronavale siciliana si susseguono i licenziamenti dei dipendenti italiani, prontamente sostituiti da personale e contractor statunitensi. Ma forse questo La Russa non lo sa.
Null’altro per una popolazione che subirà uno dei più costosi e devastanti processi di riarmo e militarizzazione delle forze armate USA. Nemmeno lo sforzo a rivedere il piano sanitario della Regione Siciliana che ha imposto la chiusura del punto nascite dell’ospedale di Niscemi, costringendo le donne in gravidanza a faticosi pellegrinaggi per la provincia di Caltanissetta e di Catania. O a sbloccare i fondi FAS per realizzare le strade provinciali dissestate. Eppure queste erano due “compensazioni” che il presidente Lombardo aveva timidamente prospettato agli amministratori locali in cambio di una loro disponibilità ad accogliere senza troppi indugi il nuovo MUOStro di Niscemi. La Regione non farà comunque mancare il suo apporto alla grande sagra del nulla: bilancio permettendo, potrebbero essere effettuate campagne di monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche “con cadenze almeno quadrimestrale, mediante mezzi mobili di ultima generazione allestite per misure georiferite” o indagini di natura epidemiologica e in “tema di emissioni tossiche” nel comprensorio Gela-Niscemi. Forse perfino l’invio della polizia forestale a cavallo presso l’area naturalistica della Sughereta.
“In considerazione della riduzione del numero di impianti trasmittenti conseguenti all’attivazione del sistema MUOS è ragionevole attendersi una riduzione degli attuali valori di campo elettromagnetico di fondo nelle aree circostanti la stazione NRTF”, annuncia trionfale il protocollo d’intesa Lombardo – La Russa. Come si faccia a dirlo è un mistero, considerato che in nessun documento ufficiale delle Marina militare USA si afferma che l’installazione del nuovo sistema satellitare comporterà tagli alle emissioni delle antenne a bassa ed alta frequenza della stazione di Niscemi. C’è invece da supporre che il MUOS si sommerà agli impianti esistenti. Nel bilancio di previsione per il 2012 del Dipartimento della difesa è previsto un finanziamento di 280.000 dollari (NCTS Sicily Microwave), per “progettare, realizzare, installare e testare le componenti elettroniche necessarie all’interconnessione con le principali installazioni di NAS Sigonella, in modo di assicurare circuiti affidabili a supporto VLF, HF, MUOS e di altre missioni tattiche strategiche operate da NCTS Sicily”.
Ministro della difesa e presidente della regione confidano nella bontà del MUOS forti del parere “scientifico” di due esperti della facoltà d’Ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo. Secondo loro “il sistema presenta, nelle aree antropizzate, valori di scambio elettromagnetico di gran lunga inferiori a quelli generati dal sistema di comunicazioni attualmente esistente”. Per gli ingegneri, il MUOS sarebbe quindi “migliorativo sia dal punto di vista di progetto elettronico sia in termini di valore di campo elettromagnetico cui può essere sottoposta la popolazione e non comporta condizioni di rischio per la salute dell’uomo”.
Conclusioni respinte dal professore Massimo Zucchetti, ordinario di Impianti nucleari del Politecnico di Torino e dal dottore Massimo Coraddu, consulente esterno del dipartimento di Energetica del Politecnico. In una recentissima “analisi dei rischi” del sistema satellitare USA, i due studiosi rilevano che con la realizzazione delle nuove antenne “si verificherà un incremento medio dell’intensità del campo in prossimità delle abitazioni più vicine pari a qualche volt per metro rispetto al livello esistente, con la possibilità del verificarsi di punti caldi, con un incremento del campo nettamente superiore”. Con il rapporto del Politecnico, a disposizione dell’amministrazione comunale di Niscemi, si spera di ribaltare la sentenza del Tar di Palermo che, un mese fa, ha legittimato la Marina degli Stati Uniti a continuare i lavori d’installazione del terminale terrestre.

“Siamo venuti a conoscenza del protocollo d’intesa tra la regione e il ministero della Difesa molto tempo dopo la sua firma”, commenta il sindaco del centro siciliano, Giovanni Di Martino. “Nessuno ha sentito il dovere di consultare preventivamente questa amministrazione. Abbiamo scelto di non entrare in merito sui contenuti dell’accordo, almeno fino a quando non si concluderà l’iter dei lavori alla stazione militare che vedono l’opposizione nostra e quella dei cittadini”. I No MUOS però non demordono. Venerdì 25 novembre si daranno appuntamento davanti alla sede del governo regionale a Palermo. Per essere finalmente ascoltati da un presidente che parla di “autonomismo” da Roma forse perché sogna una Sicilia colonia nordamericana.

Palermo: giovedì 10 novembre ore 17 ”incontro ricordo di Cefalonia”

Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

Comandante Barbato Palermo

 ”incontro ricordo di Cefalonia”  giovedì 10 novembre ore 17, sala di lettura dell’ Istituto Gramsci Siciliano, che organizza l’incontro, ai Cantieri Culturali alla Zisa in via Paolo Gili, 4 Palermo.  L’occasione è  data dalla presentazione del libro diario del partigiano Giuseppe Benincasa  “Memorie di Cefalonia” con introduzione di Pippo Oddo.


L’ANPI il 4 novembre

MUOS business miliardario per i mercanti di morte di Antonio Mazzeo

L’elemento strategico per le telecomunicazioni tra i centri di comando, direzione, controllo ed esecuzione delle guerre del XXI secolo. Viene presentato così il MUOS (Mobile User Objective System) , il sofisticato sistema di comunicazioni satellitari che la marina militare degli Stati Uniti d’America intende realizzare entro la fine del 2015. Una rete di satelliti e terminali terrestri che consentirà di decuplicare la velocità e la quantità delle informazioni da trasmettere tra gli strateghi del Pentagono, i reparti impegnati negli scenari bellici e gli sterminati arsenali di morte sparsi nel pianeta. Strikes preventivi sempre più disumanizzati e disumanizzanti, bombardamenti con caccia invisibili e velivoli senza pilota, finanche l’uso di testate nucleari a bassissima intensità nella convinzione che gli olocausti possano essere giustificati e limitati.   Questo sulla carta, perché sino ad oggi del rivoluzionario sistema satellitare si è visto ben poco. Il Dipartimento della difesa aveva annunciato che il lancio in orbita del primo satellite MUOS sarebbe avvenuto il prossimo mese di dicembre. Qualche settimana fa, però, il lancio è stato posticipato al maggio 2012, ventisei mesi in ritardo rispetto alla prima tabella progettuale. Secondo quel cronogramma, entro la fine di quest’anno dovevano essere in funzione i quattro terminali a terra : uno alle Hawaii; uno a Norfolk, Virginia; uno in Australia e il quarto a Niscemi, in Sicilia. E le gigantesche antenne dovevano essere puntate e comunicanti con due dei quattro satelliti geostazionari programmati. Via via che il progetto è andato avanti, sono però esplosi gli imprevisti e gli errori tecnici, sono falliti numerosi test, sono state proposte soluzioni alternative per le apparecchiature terrestri e spaziali ed è stato modificato il link con la più potente centrale di spionaggio planetario, la NSA – National Security Agency Usa. Alla fine si è pure scoperto un macroscopico deficit progettuale: i quattro satelliti del sistema previsti in origine, sarebbero insufficienti a garantire la copertura di tutti i continenti. I produttori si sono dovuti presentare al Congresso per chiedere un finanziamento straordinario di 340 milioni di dollari per realizzarne un quinto. No problem. Denaro accordato.   Secondo i programmi rivisti e corretti, le infrastrutture terrestri saranno pienamente funzionanti solo entro il primo trimestre 2013, mentre i satelliti verranno lanciati in ordine uno all’anno, il primo e il secondo entro la fine del 2012, il terzo nel 2013, il quarto nel 2014, l’ultimo entro l’ottobre del 2015. Ma stando a come sono andate le cose c’è da scommettere che i tempi per la piena operatività del MUOS si dilateranno ulteriormente, come cresceranno ancora i costi per la progettazione e la realizzazione del sistema. Con gran gioia dei signori del complesso militare-industriale statunitense, unici beneficiari di un programma la cui utilità e sempre più messa in dubbio da congressisti e analisti militari.      Sotto la direzione dello US Navy’s PEO Space Systems di Chantilly (Virginia) e dal Navy Communications Satellite Program Office P-146 di San Diego (California), il programma MUOS è stato affidato nel 2002 alla Lockheed Martin, la più potente delle compagnie del comparto difesa degli Stati Uniti d’America, oltre 126.000 dipendenti e un fatturato annuo da capogiro per 45,8 miliardi di dollari. In qualità di prime contractor, la controllata Lockheed Martin Space Systems di Sunnyvale (California) ha il compito di progettare e realizzare quasi tutte le componenti e le apparecchiature dei sistemi terrestri e satellitari. Qualche briciola dell’affare MUOS va anche ad altre importanti società del mercato degli armamenti: General Dynamics C4 Systems (Scottsdale, Arizona), chiamata ad installare le antenne satellitari di 18,4 metri di diametro e a curare il collegamento tra i quattro distinti segmenti terrestri; Boeing Defense Space and Security (El Segundo, California), per la messa in funzione e la verifica di compatibilità del sistema; Harris Corporation (Melbourne, Florida) per la fornitura della rete dei riflettori; la filiale texana della svedese Ericsson per la costruzione di alcune porzioni del segmento integrato terrestre. Il costo complessivo del MUOS? Ancora un mistero anche perché nei bilanci del Dipartimento della difesa le voci destinate al sistema di telecomunicazioni satellitari si moltiplicano con gli anni e fare ordine tra i numeri è fatica di Sisifo. In buona parte dei documenti ufficiali si fa riferimento a una spesa complessiva di 3,26 miliardi di dollari, ma il valore è sottostimato. Da solo, il rendiconto dei bilanci annuali 2008-2013 attribuisce al MUOS 2.261.647.000 dollari. Restano fuori dal computo, dunque, i costi di progettazione e sperimentazione dal 2002 al 2007 e le spese post 2014. Se poi si guarda alla tabella allegata all’ultimo bilancio di previsione della Difesa Usa, relativa ai contratti sottoscritti con le industrie private per la ricerca, lo sviluppo, i test e la valutazione del programma MUOS, il valore riportato raggiunge i 3.831.959.000 dollari (3.398.168.000 appannaggio della Lockheed Martin). È comunque la società di consulting Accenture (ex Anderson) a stimare più realisticamente i costi finali del MUOStro mangiasoldi: 6,2 miliardi di dollari, salvo i prevedibili imprevisti. Per il prossimo anno il presidente Obama ha richiesto al Congresso l’autorizzazione a spendere 482,4 milioni di dollari per il sistema satellitare. Tra le azioni in programma il completamento dei test per la preparazione al lancio del secondo satellite; l’installazione e le prove di funzionamento dei software dei terminali terrestri a Wahiawa (Hawaii) e in Virginia; la progettazione del sistema di lancio del quarto satellite; l’“avvio dell’installazione e i test del software finale del sito in Sicilia”. C’è poi un’altra voce MUOS in bilancio, codificata come WPN/2433, nel capitolo relativo ai “programmi di acquisizione dei sistemi d’arma”, da cui si apprende che nel biennio 2001-11 è stato speso per il sistema satellitare un altro miliardo e 15.596.000 dollari, più i 484.155.000 previsti nei prossimi cinque anni. Altri sei milioni e mezzo di dollari sono invece destinati al Joint Tactical Radio System, MUOS Software e 29.074.000 per l’UHF Hosted Payload che “accrescerà la funzionalità delle componenti del sistema e accelererà l’utilizzabilità dei terminali MUOS”. Conti alla mano per il sistema che ancora non c’è, i contribuenti statunitensi spenderanno il prossimo anno 518,5 milioni di dollari.   Come se non bastasse, nel capitolo “altre forniture, attività 5-7” del bilancio di previsione 2012 per la Marina Usa c’è pure un finanziamento di 280.000 dollari destinato alla stazione di Niscemi (NCTS Sicily Microwave), per “progettare, realizzare, installare e testare le componenti elettroniche necessarie all’interconnessione con le principali installazioni di NAS Sigonella, in modo di assicurare circuiti affidabili a supporto VLF, HF, MUOS e di altre missioni tattiche strategiche operate da NCTS Sicily”. Questo programma ha il pregio di sbugiardare i politici e i militari che avevano assicurato che con l’entrata in funzione del MUOS sarebbero state disattivate le 41 antenne a microonde della stazione US Navy, con conseguente riduzione delle pericolosissime emissioni elettromagnetiche a Niscemi. Contractor è SPAWAR – Space and Naval Warfare Systems Center Pacific, il centro di ricerca spaziale della Marina con sede a San Diego, California. Sarà una coincidenza, ma proprio SPAWAR ha elargito negli ultimi due anni all’Università degli Studi di Catania 475.000 dollari per programmi top secret nel campo dell’elettronica e delle telecomunicazioni. Il MUOS è sempre più una vacca da mungere e una fabbrica del consenso.