Autore: redazione Migranti, presidio indetto da “Romaccoglie” il 14 marzo in piazza Montecitorio contro il decreto Orlando-Minniti da: controlacrisi.org

La rete “Romaccoglie” lancia un presidio in piazza del Montecitorio per il 14 marzo 2017 alle ore 17.00 per respingere il decreto Orlando-Minniti del 17 febbraio 2017, n. 13 “Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonche’ per il contrasto dell’immigrazione illegale e per chiedere al Parlamento di non convertirlo in legge.

Secondo “Romaccoglie, il decreto ”reca un’impronta repressiva e securitaria”; perché tende ad accelerare le espulsioni, nonché l’incremento dei rimpatri forzati, tramite nuovi accordi bilaterali con i paesi di provenienza, anche a costo di violare i diritti fondamentali.
Inoltre, l’apertura dei Centri Permanenti per il Rimpatrio ( nuovo nome per i vecchi “Centri di Identificazione ed Espulsione”) “è inaccettabile sia in quanto rivelatasi fallimentare per le gravi violazioni dei diritti umani che per le condizioni di degrado in cui vi si è detenuti e per gli alti costi.

Senza contare che l’abolizione del secondo grado di giudizio per il riconoscimento del diritto di asilo, è “un intervento che provocherà un incremento del lavoro per la Cassazione, è in netto contrasto con i pronunciamenti della Corte Europea dei diritti dell’uomo”. e sancisce di fatto un “diritto speciale” per i richiedenti asilo.

Anche la videoregistrazione e la trascrizione automatica dei colloqui dei richiedenti asilo con le Commissioni chiamate a esaminare la domanda di asilo, in assenza della presenza del difensore, “rappresenta l’ennesima violazione dei diritti della difesa”,
E il lavoro Volontario gratuito, “non rispetta l’art 36 della nostra Costituzione, dove la retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro garantisce una esistenza libera e dignitosa”.

Secondo Romaccoglie, la gestione del fenomeno migratorio “non significa limitarsi ad un’azione di identificazione e rimpatrio di massa, occorrono norme che favoriscano i flussi d’ingresso, la permanenza regolare dei cittadini migranti, il contrasto al lavoro nero e allo sfruttamento”.

No al Referendum, Nino Di Matteo: “La Costituzione va applicata, questo è l’unico cambiamento necesario” da: inuovivespri.it

Il magistrato simbolo del processo sulla trattativa Stato-mafia, ieri a Palermo, ha ribadito le ragioni della sua opposizione alla riforma costituzionale: “Rappresenta una svolta autoritaria che limita i poteri dei cittadini e risponde ai dettami dei poteri finanziari”. Senza dimenticare che questa idea di Stato già la sognava la P2…

“Questa riforma si muove su un percorso di sostanziale restaurazione perché con lo sbilanciamento dei poteri a favore dell’esecutivo rappresenta una svolta autoritaria”. Torna  a parlare in pubblico Nino Di Matteo, il magistrato palermitano simbolo del processo sulla trattativa Stato-mafia e lo fa in occasione de “Le nostre ragioni del no”, dibattito organizzato dal segretario regionale della Cgil Michele Pagliaro e da Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi dinnanzi ad una platea di studenti.

Il magistrato aveva esposto le sue ragioni in favore del No al referendum nel corso di una iniziativa a Villa Filippina  qualche settimana fa, e ieri ha ribadito i punti salienti del suo ragionamento.

“Quando si parla di Costituzione, non possono prevalere criteri di opportunità legati dalla necessità di appoggiare, ad esempio, un governo in carica”.  In altre parole, non si può appoggiare questa riforma solo per consentire al Governo Renzi di sopravvivere, né per consentire al PD di rafforzare il suo potere, perché in ballo ci sono valori fondamentali per tutti i cittadini italiani.

Anzi a volerla dire tutta, i Governi  dovrebbero proprio rimanere fuori da ogni proposta di riforma costituzionale, perché sono di parte per antonomasia. Concetto espresso, ad esempio, da Pietro Calamandrei che Di Matteo ha citato letteralmente leggendo un passaggio di uno scritto del giurista: Nella preparazione della Costituzione il Governo non ha alcuna ingerenza.Nel campo del potere costituente non può avere alcuna iniziativa neanche preparatoria. Quando l’assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione i banchi del Governo dovranno essere vuoti. Estraneo del pari deve rimanere il Governo alla formulazione del progetto se si vuole che questo scaturisca interamente dalla libera determinazione dell’Assemblea sovrana.

A ciò si aggiunge la constatazione di un Parlamento “di nominati sulla base di una legge elettorale dichiarata dalla Corte costituzionale illegittima”.

Per il magistrato, l’unico cambiamento necessario, l’unico atto davvero rivoluzionario sarebbe “applicare la Costituzione, non stravolgerla perché fa comodo a qualcuno”.  E ha ribadito che nel caso di vittoria del Sì “c’è il rischio di modificare il principio della separazione e l’equilibrio dei poteri dello Stato, sbilanciandolo a favore dell’esecutivo”.

Perché Di Matteo ha deciso di esternare il suo pensiero? Per il più logico dei motivi:

“Ho giurato fedeltà alla Costituzione e non obbedienza ai governi, né tanto meno a soggetti che a mio parere rivestono, alcune volte anche indegnamente, incarichi istituzionali”. E di persone indegne che rivestono cariche istituzionali, il magistrato più osteggiato d’Italia per un processo che tocca i fili dell’alta tensione, può certamente parlare.

Quindi, per Di Matteo, la riforma costituzionale altro non è che il tentativo di limitare il potere dei cittadini, rafforzare quello dell’esecutivo e agevolare il partito che la sta sponsorizzando.

Null’altro. Non semplifica nemmeno il processo legislativo, “semmai lo complica con una formulazione astrusa del nuovo articolo 70 che  crea le condizioni per un clima di perenne conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato”. Il Senato? “Non verrà abolito, continuerà ad esistere. Il meccanismo che si viene a creare è di confusione istituzionale totale”. “Se davvero il problema fossero i costi della politica si potrebbe ridurre semplicemente proporzionalmente il numero dei deputati e dei senatori senza stravolgere l’assetto costituzionale”

Ma c’è di più. Il magistrato è convinto che la riforma sia profondamente compromessa da due potenti ‘virus’. Il primo: l’influenza dei poteri finanziari sul nuovi disegno costituzionale, in particolare la JP Morgan che ha delineato la sua forma ideale di Stato nel documento ‘Alla narrazione su come gestire la crisi’ in cui lamenta il ‘problema’ diGoverni deboli rispetto i Parlamenti e Stati centrali deboli rispetto alle Regioni”. Il riferimento è ai Paesi che risentirebbero di una influenza socialista, tra cui l’Italia, che dovrebbero impegnarsi a riformare questo assetto.

“Sarà poi il Governo Renzi – osserva Di Matteo- a condurre disciplinatamente in porto le riforme mettendo mano alla Costituzione su due dei punti essenziali suggeriti da JP Morgan. Mi pare che la riforma costituzionale, sarà forse un caso, risponda a queste due indicazioni date nel documento che vi ho letto”.

In buona sostanza, i poteri finanziari, dopo essersi spolpati i Paesi europei, per soddisfare la loro voracità debbono sbarazzarsi di quel che resta della democrazia: Parlamento e Regioni. Ricordiamo che nel 2013 JP Morgan pagò al Governo degli Stati Uniti una gigantesca multa di tredici miliardi di dollari dopo avere ammesso di avere venduto a piccoli investitori prodotti finanziari inquinati. E questi dettano l’agenda politica.

Altro elemento: la coincidenza (?) dei contenuti di questa riforma con i desiderata della P2:

“L’attacco alla Costituzione comincia prima del Governo Renzi- ha detto Di Matteo- questa idea di Stato per la prima volta nel dopoguerra venne delineata nel Piano di rinascita democratica della P2 di Licio Gelli che in una intervista del 1980 conferma il progetto”. 

Un bel viatico, non c’è che dire. 

L’intervento del magistrato è stato molto applaudito. Succede quando a parlare è un uomo sulla cui credibilità e sul cui coraggio nessuno ha dubbi.

All’incontro, oltre a Di Matteo, sono intervenuti: Armando Sorrentino (dirigente dell’ANPI Sicilia), Salvatore Savoia (segretario generale della Società Siciliana per la Storia Patria), Giusi Vacca (componente della Segreteria Provinciale dell’ANPI di Palermo), Ottavio Terranova (coordinatore dell’ANPI Sicilia), Michele Pagliaro (segretario generale della Sicilia, Confederazione Generale Italiana del Lavoro),, Carlo Smuraglia (presidente dell’ANPI)

Autore: fabrizio salvatori Referendum, le ragioni del “No” in Cento Piazze. Sondaggi, i contrari sempre in testa da: controlacrisi.org

Il “confronto” tra il “No” e il “Sì” al referendum entra nel vivo. Per il nuovo sondaggio condotto dall’Istituto Ixe’ i no, dopo aver sorpassato i Si’ nella rilevazione della scorsa settimana (50,7% no, 49,3% si’), hanno incrementano sensibilmente il loro vantaggio che passa da 1,4 a 4 punti percentuali (52% no, 48% si’). Una notizia questa che non fa altro che confermare il trend sottolineato da tutte le case di sondaggi: i no sono in netto vantaggio sui si’. Per Index Research, invece, i no rimangono in vantaggio sui Si’ con una forbice che oscilla dal 2,6 al 3,4%. Per Eumetra, addirittura, nell’ultimo mese il no mantiene il suo vantaggio sui Si’ con una media del 8-9%”.

Intanto, sabato 29 ottobre inizia la campagna referendaria verso il 4 dicembre. Mentre il premier sara’ a Roma su un palco in Piazza del Popolo. Gli Studenti per il NO della Rete della conoscenza ed il Comitato per il No annunciano la costruzione di 100 piazze in tutta Italia.
Ma in piazza ci saranno anche l’Anpi e un Comitato per il no che aveva lanciato l’idea di una mobilitazione capillare sui territori già nel corso dell’assemblea nazionale del 18 settembre e che per questo ha attivato tutti i suoi 650 comitati locali. È l’occasione per far sentire la voce delle ragioni contrarie alla “deforma” costituzionale, ragioni che sui grandi mezzi di informazione non trovano il giusto spazio, quando non vengono deliberatamente oscurate.

“Da settimane all’interno delle scuole, delle universita’, dei nostri quartieri abbiamo aperto una discussione pubblica intorno ai temi della riforma costituzionale. Gli studenti e le studentesse hanno deciso di prendere parola collettivamente da Nord a Sud per rispondere ad una vergognosa campagna propagandistica promossa dal Governo dei vecchi del No contro i giovani del SI – dichiara Giacomo Cossu, esponente degli Studenti per il NO – Non ci stiamo. Questa riforma non e’ del cambiamento, ma dei soliti noti che vogliono decidere piu’ in fretta restringendo gli spazi di decisione collettiva. E’ venuto il momento di portare nelle strade il nostro rifiuto della riforma, il rifiuto di chi ha sempre subito le scelte dei diversi governi negli ultimi anni e che oggi con la scusa della velocita’ si vedrebbe definitivamente espropriato del potere di decidere sulla propria vita. Oggi ci mobilitiamo in tutta Italia contro un senato dei non eletti, l’espropriazione di potere dai nostri territori allo Stato centrale, una retorica del cambiamento che va in una direzione diversa da quella voluta dalle nuove generazioni che hanno subito la crisi, ma mai hanno deciso qualcosa”.
Dal 17 novembre sono previsti cortei studenteschi in tutti i capoluoghi italiani, fino alla data del 27 novembre, quando con tantissime realta’ di attivisti, associazioni, movimenti ci la protesta arriverà a Roma per una giornata nazionale di mobilitazione popolare e di massa”.

Segnaliamo, tra le altre:
Bologna: domenica, dalle ore 15, happening in piazza con interventi di U. Romagnoli, F. Chiavacci, M. Landini, G. Pasquino, A. Pollio Salimbeni, I. Marescotti – Piazza Nettuno.
Roma: oggi, ore 17, manifestazione con A. Tortorella, T. Costa, N. Cavaterra, M. Di Veglia – piazzale delle Gardenie (Centocelle); dalle 16 iniziative in piazza e assemblea pubblica con Studenti per il No, M. Fracassi, D. Artusa, C. Musicò – scuola E. Toti, via del Pigneto 103.Altre piazze: Bitonto, Casale Monferrato, Putignano, Monopoli, Sulzano, Cinisello Balsamo, Padova, La Spezia, Milano, Torino, Bari, Varese, L’Aquila, Pescara, Salerno, Cava De’ Tirreni, Pompei, Avellino, Foggia, Lecce, Barletta, Catania, Cagliari, Vimercate.

Il 28 davanti all’ambasciata Usa. Sit-in internazionalista per sostenere Cuba e l’America Latina da: controlacrisi.org

Le Associazioni La Villetta per Cuba e l’Associazione Nuestra America organizzano il sit-in internazionalista del 28 ottobre (di fropnte all’ambasciata Usa alle 17.30).”La crisi globale del capitalismo rende sempre più difficili le relazioni internazionali che si presentano in maniera aggressiva con guerre di espansione, guerre economiche e conflitti interimperialistici”, si legge in una nota. “Gli esempi di golpe “soavi” e le ingerenze brutali contro i processi di integrazione in America Latina e sempre più violentemente contro la rivoluzione chavista del Venezuela confermano la strategia di attacco all’ autodeterminazione dei popoli da parte dell’impero USA che ha uno dei suoi punti più vergognosamente significativi da oltre 57 anni con l’offensiva terrorista contro Cuba socialista. Nonostante le negoziazioni con le promesse di Obama nessun passo avanti è stato fatto dagli USA per mettere fine all’infame blocco contro Cuba e per restituire il territorio di Guantanamo alla legittima sovranità cubana”.

Le associazioni chiedono la fine immediata del bloqueo e la restituzione di Guantanamo.

Aderiscono :
Capitolo Italiano di Intellettuali e Movimenti Sociali in Difesa dell’Umanità, Rete dei Comunisti, Teleambiente, Radio Città Aperta, Contropiano, Assoc. Italia Cuba Circolo A. Mella- Ostia-Roma; Associazione la Villetta di Bologna, Napoli, Piombino, Brescia; CESTES (Centro Studi USB), Associazione Provincia Havana, Partito Rifondazione Comunista, AGTI-Agenzia giornalistica, Centro Sociale La Strada, Comitato Palestina nel cuore, Collettivo Militant, Tor di Quinto Calcio, l’Artiglio Calcio, Associazione Promo Caraibi, Zona Rossa, Angolo Cubano, Associazione Rosso-Verde, Lato Cubano, CDR Roma, Punto Cubano, Portuali Civitavecchia.

COMUNICATO STAMPA 150 comitati territoriali e ambientalisti per il NO al Referendum Il 28 ottobre conferenza stampa di presentazione dell’appello “Sui nostri territori decidiamo NOi!”

Venerdì prossimo 28 Ottobre alle 11.30 presso la Fondazione Lelio Basso in via della Dogana Vecchia n.5, Roma, verrà presentato alla stampa l’appello “Sui nostri territori #decidiamoNOi”, attraverso il quale oltre 150 realtà territoriali  hanno scelto di esprimere la propria posizione sulla riforma costituzionale. 
L’appello dei “Territori per il NO” spiega le ragioni della contrarietà delle realtà firmatarie alla riforma Renzi-Boschi: netta opposizione al disegno centralista alla base della revisione del Titolo V e all’introduzione della clausola di supremazia statale. Un NO che è al contempo rivendicazione di un allargamento della base democratica e di un ripensamento della democrazia che parta dalla redistribuzione di poteri decisionali a territori e enti democratici di prossimità. 
L’iniziativa si situa in forte continuità con la straordinaria mobilitazione popolare costruita sui territori attorno al referendum abrogativo dello scorso 17 aprile.
Oltre 150 le adesioni raccolte in pochi giorni da ogni angolo del Paese.  
Tra i firmatari, i principali comitati e movimenti territoriali d’Italia: dal Coordinamento Nazionale NO Triv ai comitati NO Tav e NO MUOS alla Coalizione campana Stop Biocidio, dalle associazioni nazionali ISDE – Medici per l’Ambiente, Rete della Conoscenza e A Sud alle reti territoriali di Abruzzo, Sardegna, Veneto, Basilicata, Puglia, Lombardia, e di numerose altre regioni italiane. 
APPUNTAMENTO PER LA STAMPA
VENERDì 28 OTTOBRE ORE 11.30
C/o Fondazione Lelio Basso / Via della Dogana Vecchia n.5 – ROMA
INTERVERRANNO
Paolo Maddalena / vicepresidente emerito Corte Costituzionale
Tomaso Montanari / Storico dell’arte, Università Federico II di Napoli
Enzo Di Salvatore / Costituzionalista, Università di Teramo – Coord. Nazionale No Triv
Marica Di Pierri / Associazione A Sud
Martina Carpani / Rete della Conoscenza
Luigi Iasci / Movimento No Ombrina
Interverranno inoltre rappresentanti delle realtà promotrici dell’appello

Autore: fabrizio salvatori Legge di Bilancio, la scuola si ribella. Anief in piazza il 14 novembre sotto Montecitorio da: controlacrisi.org

La legge di Stabilità per gran parte del mondo della scuola è deludente.  E la prima protesta di settore, lunedì 14 novembre con sciopero nazionale, arriva dall’Anief che ha organizzato una manifestazione a Montecitorio Il sindacato dice “basta ad una Legge di Bilancio di fine anno che non rilancia l’istruzione pubblica e lascia immutate le ingiustizie introdotte dalla riforma Renzi-Giannini”.La piattaforma rivendicativa sindacale è ampia: urge la stabilizzazione dei docenti delle graduatorie d’istituto; l’inserimento nelle GaE del personale abilitato dopo il 2011 e dei diplomati magistrale; un nuovo piano straordinario di assunzioni che stabilizzi coloro che hanno già lavorato, come docenti o Ata, oltre tre anni su posti liberi; consentire ai neolaureati di accedere alla terza fascia delle graduatorie d’istituto e ai concorsi a cattedra; raggiungere la parità di diritti tra personale di ruolo e a tempo determinato, attraverso l’estensione ai precari degli scatti stipendiali e del bonus 500 euro per l’aggiornamento; in tema di permessi e malattia, garantire a tutti le medesime opportunità e modalità di fruizione; aprire ai precari la partecipare al prossimo concorso per dirigenti scolastici, se in possesso del requisito dei 5 anni di servizio; urgono i concorsi per Dsga e come Coordinatore dei servizi di segreteria. Riguardo all’ultimo concorso docenti, è necessario superare il tetto del 10% degli idonei e consentire lo scorrimento delle graduatorie di merito per il 50% delle assunzioni. Ruoli, peraltro, da garantire subito ai vincitori rimasti senza posto; va tolto poi il vincolo triennale sulla provincia di immissione in ruolo e garantito per intero il servizio pre-ruolo ai fini della ricostruzione di carriera; riconoscere l’elevato rischio psico-fisico connesso allo svolgimento della funzione docente, perché lavoro usurante, senza alcuna distinzione di ordine e grado; rispettare i diritti degli studenti disabili con più docenti di sostegno; adeguare l’organico di fatto all’organico di diritto.

Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal) dichiara: “Mai i motivi del dissenso avevano raggiunto una consistenza così forte. Si va dalla mancata stabilizzazione di oltre 100mila docenti abilitati e Ata con lungo servizio alle spalle, ad un blocco del contratto che viola contemporaneamente la Costituzione, il diritto europeo e le sentenze dei tribunali, fino ad un precariato professionale allargato a tutto il personale, dal momento in cui gli ambiti territoriali e la chiamata diretta possono comportare spostamenti coatti a centinaia di chilometri anche a chi ha svolto 40 anni di onorato servizio. Questi obbrobri normativi vanno cancellati, con norme aggiunte da collocare nella versione definitiva della Legge di Stabilità 2017”.

Autore: fabrizio salvatori “Dalla parte della Costituzione”. Il nuovo libro di Ingroia, con Vauro, Freccero e Padellaro a Roma martedì da: controlacrisi.org

Martedì 18 ottobre, alle 17.30, Antonio Ingroia presenterà a Roma, presso la Residenza di Ripetta in via di Ripetta 231, il suo nuovo libro Dalla parte della Costituzione. All’incontro, che sarà moderato dalla giornalista Constanze Reuscher, interverranno Carlo Freccero, Antonio Padellaro e Vauro Senesi.Nel libro l’ex pm, oggi avvocato, scava a fondo negli ultimi 40 anni di storia italiana, recupera fatti e personaggi di cui si è occupato quando era in magistratura ed offre una originale ricostruzione sulle ragioni e sul percorso che hanno portato alla riforma costituzionale Renzi-Boschi. Un’analisi dettagliata e documentata, che parte dagli anni 70 – da Licio Gelli e dal Piano di rinascita democratica della P2 – attraversa la Prima e la Seconda Repubblica districandosi tra vicende mafiose, misteri di Stato e ingerenze della massoneria deviata e internazionale, e arriva ai giorni nostri, a Matteo Renzi e all’egemonia delle lobby affaristico-finanziarie, in un’Europa sempre più tecnocratica.

“Mafia, economia e crimine sono diventati componente del sistema e nell’economia italiana, europea e internazionale, dunque globalizzata – ha dichiarato Ingroia recentemente – diventerà tra breve una componente ineliminabile al punto che i potenti del mondo si faranno due conti e non vorranno più cacciarli. Tra poco dunque il mondo globalizzato avrà una convenienza economica, prima ancora che sociale e culturale, nel conservare al suo interno questa componente. Ed il processo di integrazione fra economia criminale ed economia legale – ha concluso Ingroia – diventerà definitivamente irreversibile”.

Autore: fabrizio salvatori 21-22 ottobre, il programma di piazza San Giovanni da: controlacrisi.org

Piazza San Giovanni, dal pomeriggio di venerdi 21 ottobre fino al corteo del giorno successivo, diventerà una piazza dedicata ad Abd El Salam, insegnante egiziano immigrato in Italia, diventato operaio della logistica e delegato sindacale, ucciso durante un picchetto il 14 settembre scorso ai cancelli della GLS di Piacenza. E’ stata questa la decisione presa dal Coordinamento per il NO sociale promotore della manifestazione nazionale a Roma del 22 ottobre per creare un “ponte” di mobilitazione e discussione tra lo sciopero generale del 21 e il corteo del 22 per il NO al referendum.Nel pomeriggio di venerdi 21 ci saranno due assemblee pubbliche, vari speaker corner e un ricco concerto serale. Piazza San Giovanni tornerà a riempirsi di gazebo, tendoni, palco ed eventuali tende – tempo permettendo – per chi vorrà pernottare sulla piazza in attesa del corteo nazionale di sabato. Dopo una mattinata in cui verranno articolate in tutta Italia le iniziative di lotta previste nell’ambito dello sciopero generale, nel pomeriggio si potrà cominciare a fare il punto sui contenuti dello sciopero e della manifestazione. Da Piacenza arriverà appositamente un pullman con i colleghi di lavoro di Abd El Salem, lavoratori della logistica.

L’appuntamento è dalle 16.00 del 21 ottobre in Piazza san Giovanni. Si comincia con una assemblea pubblica sotto il tendone alle 17.00 sul No al referendum costituzionale. Alle 18.30 comincerà la seconda assemblea dedicata alla lotta contro l’Unione Europea. Contemporaneamente si terranno diversi speaker corner tematici sui temi della guerra, della lotta contro la repressione e del lavoro autonomo.
Un’altra assemblea tematica su donne e lavoro è prevista per sabato mattina alle 11.00.

Dalle 20.30 partirà invece la musica in piazza. Sul palco ben sette band e musicisti: Banda Bassotti, Assalti Frontali, Pugni in Tasca, The Kospirators, Skasso, Los Tres Saltos e il musicista Rikom Carnera, autore del brano e del video dedicato proprio all’uccisione di Abd El Salam.
Ci saranno inoltre dei reading dell’attore romano Giordano Deplano e interventi del giornalista Christian Raimo.

Dal 7 all’11 settembre si svolgerà a Firenze la nostra festa nazionale. da: rifondazionecomunista

Festa nazionale a Firenze (7-11 settembre)

locandina festa

Dal 7 all’11 settembre si svolgerà a Firenze la nostra festa nazionale. Segnaliamo qualche suggerimento per il pernottamento: tenete conto che già ora è difficile trovare disponibilità quindi prima si prenota meglio è.  Ci vediamo a Firenze!

 

Ostello Santo Monaca, via Santa Monaca,6

055 268338 – 055 2396704  info@ostellosantamonaca.com

Villa Camerata – Ostello della Gioventù e Campeggio
via Augusto Righi, 4
055 601451  firenze@aighostels.it

Ostello Gallo D’Oro
via Cavour 104
055 5522964  info@ostellogallodoro.com

B&B L’Olivo
Lungarno Ferrucci, 27
320 406 3192  info@olivofirenze.it

Camping Village Internazionale
via San Cristofano 2
055 2374704  internazionale@florencevillage.com

Hostel 7 Santi
viale dei Mille, 11
055 5048452  info@7santi.com

PopArtment Firenze
Via A. Catalani, 13
055-0549890 info@popartment.com

B&B La Torre Dei Re
Viale Belfiore, 58
055 0503549 | Cell. 334 1997216
latorredeire@hotmail.com
(in centro ma collegato direttamente all’area festa dal bus 14)

Hotel Ferrucci
Via di Ricorboli, 2
055 688660 info@hotelferruccifirenze.it

Italiana Hotels Florenze
Viale Europa, 205
055 653 3316 info@hiflorence.it

“Stop Ttip”, una settimana di mobilitazioni in tutto il mondo dal 10 al 17 Fonte: help consumatoriAutore: redazione

Sarà una settimana di mobilitazione da parte della società civile quella che si apre sabato prossimo, quando le campagne internazionali Stop TTIP organizzeranno eventi e presidi in centinaia di città con l’obiettivo di fermare il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti in corso di negoziato fra Unione europea e Stati Uniti. La manifestazione principale ci sarà a Berlino. Nel frattempo la campagna ha già raccolto tre milioni di firme.

Dal 10 al 17 ottobre, forti di tre milioni di adesioni, si svolgeranno dunque mobilitazioni di piazza per chiedere l’interruzione dei negoziati sul Ttip e gli altri accordi di libero scambio: l’obiettivo è costruire un grande blocco di opinione pubblica contraria al sistema di commercio internazionale promosso dagli accordi, che mettono in primo piano gli interessi delle multinazionali e dei gruppi finanziari rispetto ai diritti umani e civili. Questa la principale accusa mossa dalla campagna, che organizzerà eventi e mobilitazioni in centinaia di città a partire da sabato 10 ottobre con l’intento di fermare il Trattato transatlantico fra USA e Ue, bloccare il negoziato TiSA sulla liberalizzazione di tutti i servizi e impedire la ratifica del CETA, l’accordo di libero scambio fra Ue e Canada. «I movimenti tornano in piazza per affermare che serve una netta inversione di rotta – dichiara Marco Bersani, fra i portavoce della Campagna Stop TTIP Italia – Il TTIP dev’essere fermato subito per riaprire la strada ad un nuovo modello sociale, fatto di beni comuni, diritti e democrazia, in Italia e in Europa». La più grande manifestazione è attesa a Berlino, e ad essa parteciperà anche una parte della campagna italiana.

Nel frattempo ieri si è conclusa la prima fase della raccolta di firme dell’iniziativa autorganizzata dei cittadini europei contro il TTIP e il CETA. È stato superato anche il tetto dei 3 milioni di adesioni. Fra le critiche mosse agli accordi, ci sono la mancanza di trasparenza dei negoziati e i rischi per la democrazia. Non si salva per i promotori il TPP, Trans Pacific Partnership, “fratello” del TTIP sul fronte del Pacifico. Dopo un lungo negoziato segreto, gli Stati Uniti insieme ad altri 11 Paesi di America, Asia e Oceania sono giunti ad un accordo che ora passerà al vaglio dei governi nazionali. «Oltre ad essere svincolato dal rispetto dei patti internazionali sul cambiamento climatico, il TPP presenta innumerevoli punti critici – descrive Elena Mazzoni, tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia – Porterà ad un aumento della deforestazione e dell’inquinamento, renderà più difficile l’accesso ai farmaci generici per le fasce più povere di popolazione e conterrà una clausola ISDS che permetterà di anteporre i profitti delle multinazionali ai diritti dei popoli».

Le mobilitazioni servono anche a fare luce sui negoziati. «Le mobilitazioni delle prossime settimane, e l’obiettivo di tre milioni di firme raggiunto e superato, segnano la prima grande vittoria dei movimenti della società civile – dichiara Monica di Sisto, portavoce della Campagna Stop TTIP Italia – Ogni minimo tentativo da parte della Commissione europea e dei governi di tenere sotto silenzio un negoziato così importante è fallito miseramente, e più si scoprono le carte più risulta insostenibile la ricetta che le lobbies economiche vogliono propinarci. Dalla crisi si esce in modo diverso: scommettendo sui territori, su un’agricoltura sostenibile e sempre più localizzata, sulla difesa dei diritti e non sul loro lento smantellamento.Questo sosteniamo come Campagna Stop TTIP Italia e questo verrà ribadito in centinaia di piazze di tutta Europa nei prossimi giorni».