Un eroe della Resistenza: Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo. Intervista a Mario Avagliano sul suo “Partigiano Montezemolo”.di A. Lalomia da: Scuola e università

A quasi settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, la Resistenza italiana continua a rappresentare motivo di studio, di riflessione e di dibattito tra gli storici di professione e tra quanti -a ragione-  ritengono che si tratti di un tema di fondamentale importanza per comprendere la storia dell’Italia contemporanea e terreno da cui trarre elementi da sottoporre agli allievi per la loro crescita culturale, civile ed etica.

Tra i lavori che sono apparsi di recente, quello di Mario Avagliano, Il partigiano Montezemolo.Storia del capo della resistenza militare nell’Italia occupata. (Dalai editore, 2012, pp. 416,  € 22,00),  si pone senza dubbio come uno dei testi più apprezzabili, a conferma  -oltre che del talento-, del rigore, della passione civile, della sensibilità, della forte carica etica che animano Avagliano, giornalista e storico di successo, autore di impareggiabili pagine su aspetti poco noti del secondo conflitto mondiale 1  e soprattutto sulla Resistenza.
Mi è sembrato quindi utile intervistare l’A. 2  sull’opera 3 ; un’opera che, come tutti gli altri suoi libri,  ha conquistato subito l’ampio plauso della critica e il pieno consenso del pubblico.  Inoltre, ha ricevuto già dei riconoscimenti, a partire da quello, prestigioso, del Premio Fiuggi 2012 per la Storia, sezione biografie.
Uno dei punti più importanti del volume è rappresentato dalla strage delle Fosse Ardeatine 4

del 24 marzo 1944  -in cui venne trucidato lo stesso Montezemolo-, strage ordinata da Hitler ed eseguita con teutonica fermezza da Kappler per vendicarsi dell’attentato compiuto il giorno prima dai GAP in Via Rasella.

Senza entrare qui nel merito della questione, vorrei comunque ricordare che Montezemolo, in qualità di capo del Fronte Militare Clandestino Romano  (FMCR)  5, aveva vietato, con un ordine scritto, di compiere attentati contro i tedeschi, in particolare nei grandi centri urbani, proprio perché era ben consapevole delle reazioni spietate dei tedeschi sulla popolazione civile.

Il Card. Andrea Cordero
Lanza di Montezemolo

Si veda ad esempio l’intervista al figlio, il Cardinale Andrea Montezemolo, apparsa sull’  “Osservatore Romano” del 27 marzo 2011 e riportata poi sul blog di Avagliano :  “[…] Suo padre, nel ruolo di comandante militare clandestino, aveva chiesto espressamente di evitare attentati come quello di via Rasella, soprattutto nelle grandi città. Le rappresaglie, aveva spiegato, si sarebbero abbattute anche sui civili … –  Il suo ordine scritto era precisamente questo: <<Nelle grandi città la gravità delle conseguenti rappresaglie impedisce di condurre molto attivamente la guerriglia>>.  Tra le sue priorità c’era la protezione dei civili.  Era certo che attentati contro i tedeschi a Roma avrebbero procurato morti inutili nelle rappresaglie.  Ed è noto che su quell’azione ci siano diverse valutazioni dovute alle prospettive con cui è stata affrontata la resistenza. […]”.

A questo punto sembra lecito porsi una domanda: visto che si era deciso di compiere un attentato particolarmente clamoroso a Roma, non sarebbe stato meglio scegliere come obiettivo una sede del comando germanico tristemente famosa  -a partire proprio dalla prigione di Via Tasso, i cui orrori erano ben noti-, senza però vittime?  In questo modo, i partigiani avrebbero potuto dimostrare sia la loro potenza logistica e di attacco, sia la loro superiorità etica, senza temere che i tedeschi ricorressero poi alla rappresaglia.  Rappresaglia che inevitabilmente ha fatto nascere, in una parte almeno dei romani, sentimenti di incomprensione  -quando non addirittura di contrarietà e di rancore-  nei confronti dei GAP e dei loro referenti politici.
Ugo Forno

Vorrei ricordare che l’oblio di cui parla Avagliano nell’intervista riguarda anche molte altre figure, alcune delle quali forse più vicine alla mentalità e ai modelli di vita di una certa parte dell’opinione pubblica. Mi riferisco ad esempio a Ugo Forno, il dodicenne che si oppose, al costo della propria vita, alla distruzione di un ponte sull’Aniene da parte dei tedeschi.  Sull’argomento, v. Felice Cipriani, Il ragazzo del Ponte  e i post di Mario Avagliano  Eroe. Il dodicenne romano che fermò la Wehrmacht  e  Resistenza, al ragazzo-partigiano Ugo Forno la medaglia d’oro al merito civile alla memoria . Cfr. anche il sito  www.ugoforno.it . Un magnifico esempio di eroismo da proporre a quella parte della popolazione studentesca priva di valori autentici e alla ricerca convulsa di esperienze devastanti.  Nel 2008, la S.M.S.  “Luigi Settembrini” di Roma ha dedicato l’aula multimediale proprio a questo giovanissimo eroe.  La vicenda di questo ragazzo è pienamente in linea con il tema principale di questo post, visto tra l’altro che il padre, Angelo Enea Forno, faceva parte del FMCR.

Su Montezemolo e sulla presentazione del libro, v.  tra l’altro il video relativo alla commemorazione del trentesimo anniversario del suo sacrificio e delle Fosse Ardeatine, con un rito religioso celebrato dal figlio, Andrea Montezemolo, presenti la moglie, altri familiari e le massime autorità dello Stato.  Montezemolo viene presentato un po’ come il rappresentante più illustre,  il simbolo quasi degli 80.000 militari italiani caduti nella guerra di liberazione.
 Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo

Cfr. inoltre: Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, all’interno del portale dell’INSMLI e il video  Roma clandestina .

Qui la pagina del Quirinale relativa al conferimento a Montezemolo della medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Sulla Resistenza romana, cfr. ad esempio il
magnifico filmato prodotto dagli allievi della classe 3^ L   (a.s. 2009-2010)  della S.M.S. “G. Belli” di Roma, nell’ambito del Progetto  “Prati della Memoria. Strade e storie della resistenza”, su singoli esponenti della Resistenza romana, tra cui Montezemolo.  Qui per la visualizzazione della mappa dei luoghi, a ciascuno dei quali corrisponde una scheda dei patrioti e martiri della libertà.
V. inoltre:
Roma nei nove mesi di occupazione nazista (prezioso video con immagini dell’Istituto Luce); Fosse Ardeatine: la memoria del colonnello Montezemolo ;  La strage delle Fosse Ardeatine   (video di eccezionale importanza su Via Rasella e sulle Fosse Ardeatine, con testimonianze di Luca Moellhausen  -figlio di quel Friedrich Eithel di cui scrivo oltre-  di un superstite del battaglione “Bozen”, Arturo Atz, di Rosario Bentivegna, di Giorgio Amendola e di Carla Capponi);  Dossier 25 aprile , con uno straordinario filmato sul ruolo dei sacerdoti nella Resistenza, spesso nascosto o dimenticato; L’ordine è già stato eseguito ;  Giovanni Preziosi, Dossier Pio XII: Mezzo secolo di leggenda nera e di dibattito storiografico alla prova degli archivi, in  “Christianitas”, n. 1, 2013, pp. 185-276;   Franco Cardini, L’ateismo di Hitler e l’idea di Europa.;  Il rastrellamento al Ghetto di Roma del 16 ottobre 1943. .
Sul console generale  tedesco a Roma  (e per un periodo f.f. di ambasciatore presso lo Stato italiano; l’ambasciatore in Vaticano, invece, era Ernst von Weizsäcker)  Friedrick Eithel Moellhausen, ci sarebbe da parlare a lungo.  Credo che la vita e l’azione politica di questo personaggio non siano state ancora esaminate attentamente e comunque non con quella profondità che una figura del genere merita. 6
Chiudo questa introduzione con un auspicio: e cioè che la biblioteca del Ministero della Difesa acquisisca il libro di Avagliano a cui è dedicato questo post  (ma anche gli altri suoi testi).  A tutt’oggi, l’unico volume in possesso di questa biblioteca che riporti nel titolo il nome di Montezemolo si riferisce a Luca Cordero di Montezemolo.