Armadio della vergogna. L’eccidio di Nongruella ( Friuli). La lettera al presidente della Repubblica

Armadio della Vergogna

L’eccidio di Nongruella

dal sito  http://groups.google.com/group/deportatimaipiu?hl=it?hl=it

Ci sono fatti che passano in un silenzio relativo. I più attenti hanno letto nelle righe dei giornali i fatti attorno al decreto “salva-nazisti” del 28 Aprile 2010. Una notizia passata come l’eco degli spari nella calma delle piazze dei paesi arsi sulla Linea Gotica. O come il rombo del fiato teso dinnanzi al plotone d’esecuzione, nel prato dietro casa.
Poi la scarica e l’irreale silenzio a coprire la strage. Sottile e grigio come la polvere che si è posata sugli oltre duemilasettecento fascicoli dell’Armadio della Vergogna. E le pagine di Franco Giustolisi, ormai lontane sei anni da queste righe, hanno tagliato il buio che avvolgeva quelle pratiche rese inoperose.
Itteriche dopo sessantacinque anni, quelle carte raccontano di posti comuni, di vita comune in uno scenario di guerra che oramai ci paiono lontanissimi, assuefatti come siamo dai colossal hollywoodiani e dalle scarse fiction nostrane.
L’esplosione delle polveri – e delle muffe – dei lacci dei faldoni azzittiti sembravano le ultime nubi sulla Verità di quei giorni. Parevano, perché di nuovo plumbei ritornano i colori e le sovraccoperte, pesanti ricascano a stritolare luoghi persone e memorie. Così vicine da potergli parlare e toccare le mani…

Così questo è il mio contributo e la mia vicinanza a tutti i famigliari, le Associazioni e dei tanti che si sono spesi in questi anni. Ammetto nulla di eccezionale, ma non è un Impegno per ricordare, ma per far ricordare.

A riassunto dell’intera vicenda, riporto la lettera inviata al Presidente della Repubblica da Franco Giustolisi.

Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Egregio Presidente,
martedì 25 maggio, su iniziativa dell’Anpi cittadino e regionale, ci siamo riuniti, nella libreria Rinascita in largo Agosta, a Roma, per affrontare in video conferenza il tema dell’Armadio della vergogna, che, ci scusi il gioco di parole, ma non è un gioco, è diventata la vergogna dell’Armadio. Siamo popolo, partigiani, sindaci, giornalisti, politici, professori…. Ci siamo chiesti, e Le chiediamo, come mai tra i moltissimi ed essenziali temi da Lei affrontati non riesca a trovare spazio quello che riguarda la tragedia più grande subita dai cittadini di questo paese? Decine di migliaia di vittime civili e militari, di cui non si conosce ancora ad oltre 65 anni di distanza neanche l’ammontare approssimativo. Furono uccisi dai nazifascisti nei modi più efferati, cavando i feti dal ventre delle madri, facendo dei più piccoli il bersaglio delle loro armi, fucilando chi pur aveva alzato bandiera bianca perché non si era immediatamente arreso. Non ebbero giustizia e non l’hanno ancora perché i processi, che dire tardivi rappresenta un misero eufemismo, conclusisi con condanne all’ergastolo per gli autori dei massacri, non hanno avuto pratica attuazione dato che la Nazione in cui viviamo non si è neanche degnata di far presente agli altri Stati amici l’elementare necessità che i criminali in qualche modo, magari con arresti domiciliari, paghino questo piccolo e serotino prezzo per le loro colpe. Né si conosce ancora la verità storica di chi, come, quando e perché decise di occultare i fascicoli degli eccidi di quell’Armadio. L’ex presidente della Repubblica tedesca, Rau, chiese perdono a Marzabotto, a nome del suo Paese, alle vittime, ai loro parenti, ai sopravvissuti, a tutti i cittadini italiani. Lo stesso fece a Stazzema un incaricato dell’ambasciata di Germania in Italia. Ma carnefici furono anche gli assassini di Salò, che non hanno chiesto perdono ma, anzi, son rinati. E lo Stato che nascose quei fascicoli? Possibile che nessuno dei tantissimi che hanno responsabilità politiche e istituzionali qui da noi non abbia sentito sinora la necessità di fare come le autorità della nuova Germania? E il silenzio, l’ingiustizia, l’amnesia di comodo non sono anch’essi da condannare?

Franco Giustolisi, giornalista e scrittore; Massimo Rendina, presidente A.N.P.I. Roma e Lazio; Adriano Pilade Forcella, partigiano, presidente sezione A.N.P.I. “Giordano Sangalli”; Modesto di Veglia , partigiano, presidente onorario sezione A.N.P.I. “Giordano Sangalli”; Zaccaria Verucci , partigiano, presidente sezione A.N.P.I. “Donne nella Resistenza” di Casalbertone; Bianca Bracci Torsi , staffetta partigiana, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Michele Silicati , ingegnere, sindaco di Stazzema; Marcella De Negri , figlia del capitano Francesco De Negri, trucidato a Cefalonia; Felice Casson , senatore; Vincenzo Maria Vita , senatore; Giovanni Russo Spena , già presidente dei senatori del P.R.C.; Piero Salvagli , architetto; Vito Francesco Polcaro , professore, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Raul Mordenti , professore; Ernesto Nassi , segretario provinciale A.N.P.I. Roma; Leonardo Rinaldi , segretario sezione A.N.P.I. “Giordano Sangalli”; Pier Vittorio Buffa , giornalista, direttore Finegil; Marta Bonafoni , giornalista direttore Radio Popolare Roma; Gianluca Cicinelli , giornalista, presidente Ciuoti; Luca Telato , giornalista, vicepresidente Ciuoti; Federico Bogazzi , giornalista, redattore di Radio Popolare Roma; Piera Amendola , già segretaria commissioni parlamentari Mafia e P2; Floriana Fusco , segretaria di redazione del gruppo Espresso Repubblica; Marco Molinari , medico neurologo c/o S. Lucia; Giuliana Pasciuto , medica pneumologa c/o Gemelli; Laura Giustolisi , medica psichiatra; Vincenzo Calò , attore, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Paola Ronzoni , segretario sezione A.N.P.I. “Donne nella Resistenza” di Casalbertone; Tommassini Maria Elena , vicesegretario sezione A.N.P.I. “Giordano Sangalli”; Leonina Rondoni , direttivo sezione A.N.P.I. “Giordano Sangalli”; Renata Pallotti , direttivo sezione A.N.P.I. “Giordano Sangalli”.

 

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