“Proporre che si vada in pensione prima ma decurtando l’assegno significa non sapere di che redditi si dispone in Italia e quali pensioni si preparano per il futuro”, commenta Camusso, secondo la quale anche l’ipotesi di un reddito minimo per gli over 55 non basta. “Bisogna contrastare la povertà – dice al Corriere Camusso – ma non dando qualche soldo e lavandosi la coscienza”.
Sul nodo dell’età pensionabile la posizione della Cgil è chiara: “Andare in pensione a 67 anni – sottolinea Camusso
– non va bene e per certi lavori, come l’edilizia o i trasporti, è impossibile. Serve un meccanismo di flessibilità che però non penalizzi i trattamenti “. “Abbiamo già scambiato la flessibilità in Europa con le pensioni e i diritti dei lavoratori, a partire dall’articolo 18 – continua il segretario Cgil – Andiamo avanti?”.
Camusso entra poi nel merito della questione risorse: “Dobbiamo per forza togliere la tassa sulla casa?”, chiede. “E poi, non possiamo ridefinire una progressività fiscale e fare una vera lotta all’evasione incentivando, ad esempio, la moneta elettronica?”. ‘Togliamo la Tasi a chi ha solo una casa – prosegue il segretario Cgil – ma a chi ne ha più d’una o ha immobili di pregio, no. E poi perché‚ a regime dobbiamo rimanere con due sole aliquote Irpef? E’ iniquo. La nostra Costituzione – evidenzia Camusso – postula un sistema progressivo che due aliquote non potranno mai soddisfare”.
Sulla decontribuzione, “il difetto di quella misura è che non è stata collegata all’occupazione aggiuntiva. Se fosse prorogata, e andrebbe fatto, bisognerebbe modificarla in questo modo”, afferma Camusso, secondo cui “sul piano dell’occupazione l’autunno rischia di portare delle brutte sorprese”.
Quanto alla contrattazione aziendale, ” mi sembra un’idea un po’ ardita che il governo intervenga a piè pari su un tema che è terreno delle parti sociali . Diverso è che dia universalità a quello che hanno già definito le parti sociali, con gli accordi sulla rappresentanza e le regole per l’approvazione dei contratti già siglate con le controparti. Non serve una legge – conclude – bastano le intese”.
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