Ttp e Ttip bloccati al Senato dalle opposizioni del partito democratico. Battuta d’arresto per Obama Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

L’obiettivo di Barack Obama di firmare in tempi brevi il Ttp il grande accordo commerciale con 11 Paesi dell’area del Pacifico, si blocca al Senato. L’attacco arriva dal cosiddetto “fuoco amico”, il gruppo di democratici che di fatto ha votato contro il proprio presidente, bloccando la legge che avrebbe dato alla Casa Bianca il potere di accelerare sull’intesa. Si tratta di quei poteri di “fast track” che Obama chiede da tempo al Congresso, per poter chiudere la complessa partita della Trans-Pacific Partnership.
Ora tutto e’ demandato al dibattito che si aprira’ in Congresso, con i tempi del TPP che inevitabilmente si allungheranno, rinviando quell’area di libero scambio che va dal Giappone all’Australia, dalla Corea del Sud alla Nuova Zelanda, passando per il Cile e il Messico. A questo punto però a cadere nelle maglie dell’opposizione potrebbe essere anche il Ttip, cioè l’accordo gemello che gli Usa stanno cercando di concludere con l’Europa.
Proprio pochi giorni fa dal quartier generale della Nike, in Oregon, Obama aveva lanciato un appello pubblico a fare in fretta. Ma l’effetto ottenuto è staato quello di aver portato allo scoperto le proteste. La Casa Bianca ha dovuto fare i conti con l’agguerrita pattuglia di democratici contrari, a partire da quelli appartenenti all’area liberal del partito, quella piu’ a sinistra rappresentata in particolare dalla senatrice Elizabeth Warren, protagonista negli ultimi giorni di un vero e proprio braccio di ferro con Obama. Ma determinante nello stoppare i piani del presidente è stato anche il ruolo del leader della minoranza democratica al Senato, Harry Reid.
Le obiezioni poste al TPP sono sostanzialmente tre, poste come ‘conditio sine qua non’ per concedere la ‘fast track’ al presidente: fornire assistenza ai lavoratori colpiti dall’accordo, a partire da quelli che subiscono le politiche di delocalizzazione; operare una stretta contro la manipolazione delle valute operata da alcuni Paesi che negoziano l’intesa; estendere il programma in scadenza che da’ la preferenza sul fronte degli scambi commerciali ai Paesi dell’Africa sub-sahariana.
Nei giorni scorsi un alto funzionario delle Nazioni Unite, in un’intervista al The Guardian, aveva avvertito i cittadini europei sulle conseguenze dell’approvazione del Trattato di libero scambio fra Stati Uniti ed Europa, i cui negoziati sono entrati nella fase cruciale. “L’Onu non vuole un ordine internazionale post democratico – dice il rappresentante dell’Onu Alfred de Zayas – Bisogna fare tesoro delle lezioni passate. Già in altri trattati internazionali le multinazionali sono riuscite a bloccare le politiche dei governi grazie all’aiuto di tribunali segreti che operavano al di fuori della giurisdizione nazionale. Lo stesso meccanismo si vuole riproporre con il Ttip”.