CATANIA – Salvatore Musumeci, il re delle cliniche catanesi, presidente dell’ordine dei consulenti, è stato arrestato dalla guardia di finanza con l’accusa di bancarotta nella gestione del fallimento della clinica Arka. E’ accusato di false fatturazioni e di aver occultato i libri contabili e nominato un “prestanome” per consentire il crack creando una nuova società che si “liberava dei due milioni di euro di debiti”, hanno ricostruito i magistrati coordinati dal procuratore capo Carmelo Zuccaro, causando un danno ai creditori, e contemporaneamente continuando le attività di gestione di case di cura, centri oncologici, cliniche private e laboratori d’analisi.
LE MISURE. Salvatore Musumeci si trova agli arresti domiciliari. E’ stato disposto l’obbligo di dimora nei confronti della moglie di Musumeci, Maria Luisa De Vita, e del figlio, Roberto Marco Musumeci. Per il ragioniere Rosario Desi, ritenuto “prestanome” di Musumeci, è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
LE INTERCETTAZIONI – Salvatore Musumeci viene intercettato durante le perquisizioni della Guardia di Finanza. Avrebbe tentato di inventare prestazioni inesistenti per giustificare le false fatturazioni scoperte dai finanzieri. “Tu falle tutte quante nel 2011 – dice alla moglie – vediamo gli diamo …
Maria Luisa De Vita: ma gli devo dare un importo ?
Salvatore Musumeci: questi importi di fatture qua, per un importo massimo di euro tot..
Maria Luisa De Vita: in totale ?
Salvatore Musumeci: sì, sì…
Maria Luisa De Vita: in totale a cavaliere fra i due anni?
Salvatore Musumeci: ma tu fai nell’anno 2011 ….
Maria Luisa De Vita: per esempio, per esempio …
Salvatore Musumeci: nell’anno 2011 fai fai una lettera, spettabile Villa Lisa con la presente vi conferiamo l’incarico di volerci prestare delle prestazioni sanitarie con le vostre pazienti per un importo totale di sessanta, ottanta, centodieci, cento… massimo di euro centotrentamila, distinti saluti…
“LE LETTERINE” – Durante le perquisizioni, Musumeci contatta il figlio.
MUSUMECI Salvatore : quelle cose le avete fatte? le firmate a nome mio quelle letterine (sono le false lettere di incarico di cui parlava nella conversazione precedente)
MUSUMECI Roberto Marco : si si si
MUSUMECI Salvatore : va bene per adesso non le date (ndr alla Finanza) .. mi chiamate…
MUSUMECI Roberto Marco : no no .. ok ok ..
“IL PRESTANOME” – I finanzieri ritengono che Rosario Desi sia stato utilizzato come “testa di legno” da Musumeci. Le fiamme gialle lo hanno intercettato mentre chiede di poter continuare a “guadagnare” i 500 euro al mese che percepiva come compenso per il ruolo di “amministratore fittizio”.
Rosario Desi: .. e per guadagnare qualche cosa…
D.M.: lo so, lo so, che mi dici a me, che mi dici a me che pare che mi cascano dal cielo solo pietre calano, non lo capiamo? Non è che non lo capiamo capiamo tutte cose..
Desi Rosario: … per guadagnare… 500 euro al mese che erano belli
LE ACCUSE – Le vicende contestate agli indagati riguardano “il procurato dissesto finanziario – scrivono i magistrati – e al fraudolento depauperamento patrimoniale della ARKA s.r.l., società riconducibile alla famiglia Musumeci avente sede nel capoluogo etneo, dichiarata fallita nel marzo 2015 con provvedimento del Tribunale di Catania, attiva nella gestione dell’omonima clinica privata, accreditata dal Servizio Sanitario Regionale”.
Al centro delle indagini anche la creazione di una nuova società, la R.S. ARKA s.r.l., sempre riconducibile ai Musumeci, subentrata “fraudolentemente”, ritengono i magistrati nei rapporti giuridici connessi alla gestione della clinica senza traslazione dei pregressi debiti della fallita.
Le indagini condotte dai finanzieri del Gruppo di Catania hanno consentito di accertare che, a fronte di uno stato di elevato indebitamento della società ARKA s.r.l., risultante già alla data di acquisto delle quote sociali da parte di Salvatore Musumeci, nel 2011, quest’ultimo, in qualità di amministratore di diritto e di fatto, non solo non procedeva all’adempimento delle obbligazioni verso i creditori, bensì aumentava ingiustificatamente l’esposizione della società nei confronti degli enti previdenziali e dell’Erario, contribuendo a provocarne il prevedibile dissesto attraverso una serie di condotte fraudolente.
In particolare, a fronte di crediti inesistenti apposti in bilancio a partire dal 2011 e in presenza di debiti consistenti, la società, pur avendo maturato negli anni una notevole perdita d’esercizio, continuava l’ordinaria gestione grazie all’apposizione in bilancio di un fittizio finanziamento dei soci che la faceva apparire ai creditori come solvibile.
Altra operazione finita sotto la lente degli investigatori è stata la cessione del ramo d’azienda a favore della R.S. ARKA srl, avente a oggetto il fitto dell’intera struttura socio-sanitaria convenzionata. Tale atto negoziale, il cui corrispettivo a favore della fallita era di valore irrisorio (€2.000,00 al mese), è stato realizzato da Musumeci Salvatore, in accordo con i figli, con la chiara intenzione di distrarre a favore della R.S. ARKA srl la parte sana dell’azienda e ottenere, in tal modo, che la struttura socio sanitaria convenzionata con il S.S.R. risultasse avviata e priva di debiti verso terzi.
Inoltre, in vista dell’imminente svuotamento della società, Musumeci avrebbe, secondo la Procura, “passato l’amministrazione dell’ARKA s.r.l. a Rosario Desi – dalle intercettazioni telefoniche emerso quale suo prestanome – che ha omesso il deposito, presso il Tribunale fallimentare di Catania, delle scritture e dei documenti contabili della fallita, poi rinvenuti solo grazie alle perquisizioni eseguite dai militari della Guardia di finanza”.
Poiché la clinica attualmente gestita dalla R.S. ARKA s.r.l. costituisce l’oggetto della distrazione in danno dei creditori, il G.I.P., in aggiunta alle misure cautelari personali, ha disposto il sequestro preventivo delle relative quote societarie e di capitale, nonché dei beni costituenti l’azienda. Inoltre, per la salvaguardia dei livelli occupazionali e dell’erogazione dei pubblici servizi in convenzione, il giudice ha nominato tre amministratori giudiziari per la gestione e protrazione dell’attività d’impresa.