Ultimi appuntamenti per votare NO Catania e Provincia Coordinamento per la democrazia ANPI e altre associazioni

VENERDÍ 2 al Cinema King per la chiusura Campagna Referendaria con il dr. Domenico GALLO ore 17,30

Inoltre, Vi

I  N  V  I  T  I  A  M  O

Sabato 3 dicembre pv.  a trascorrere un´allegra serata in compagnia, una festa a sorpresa che NON Vi deluderá, dal titolo:

”Per una sana e robusta…”

Vi aspettiamo al G A P A, via Cordai, 47 alle ore 19,30

Invitate, Invitate, Invitate…

La cittadinanza è invitata all’incontro dibattito che si svolgerà venerdì 2 dicembre p.v., ore 18:00, nell’aula consiliare di Licodia Eubea, sul tema :
” Referendum Costituzionale, le ragioni del NO ”
Parteciperanno:
– Alessio Grancagnolo
( Studenti per il NO )
– Concetta La Rosa
( Segretaria generale F-P CGIL Caltagirone )
– Santina Sconza
( Presidente ANPI di Catania )
– Olga Nassis
( Comitato nazionale ” L’Altra Europa con Tsipras ” )
– Enrico Panini
( Assessore al Lavoro e Attività Produttive del Comune di Napoli )
Modera:
– Amalia Zampaglione
( Comitato centrale P.C.I. )
Organizza :
– Comitato Spontaneo di Licodia Eubea per il NO

Appello unitario ANPI- arci, CGIL per votare NO al Referendum Domenica 4 Dicembre

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Autore: fabrizio salvatori Pubblico impiego, “basta un sì”. Le prime reazioni da parte dei lavoratori alle linee guida da: controlacrisi.org

Veloci come un fulmine, nel pubblico impiego si è passati dalla totale assenza di testi sull’ipotesi di accordo all’accordo nel giro di un giorno. Una situazione davvero paradossale che viene criticata aspramente da molti sindacati di base, a partire da Usb, e anche dagli stessi lavoratori. “Siamo arrivati al 30 novembre 2016 senza che un testo, anche approssimativo, sia mai stato condiviso con le rsu, con i delegati, una trattativa all’insegna della segretezza tanto è vero che le poche informazioni in nostro possesso provengono da fonti padronali o da giornali vicini a qualche sigla sindacale “rappresentativa”. scrive il gruppo dei delegati indipendenti.

Così come nel caso dei metalmeccanici di pochi giorni fa, a cui si è più volte richiamato lo stesso ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, la firma contrattuale sarà in ogni caso un accordo politico e non una tradizionale intesa sindacale. E questo per due ragioni, osservano i lavoratori. “La prima, perché non inciderà da subito sulle buste paga (ma ormai, come dimostra il contratto metalmeccanici dovremo farcene una ragione visto che il futuro trasformerà gli aumenti in bonus), non porterà nuovi e maggiori diritti\tutele, la seconda è legata alla tempistica (a pochi giorni dal Referendum) a dimostrare la natura elettorale dell’accordo in funzione del sì al referendum a cui si piega la stessa Cgil (sostenitrice del No)”.

“A Cgil Cisl Uil preme soprattutto conservare il bonus degli 80 euro – si legge in una nota del coordinamento dei delegati indipendenti – è su questo punto che dovranno trovare un accordo con il Governo che continua a parlare di «85 euro a regime», 85 euro al termine del triennio 2016-2018”.

A conti fatti, dopo 10 anni, un dipendente della Pa potrà avere un incremento salariale di 40 euro netti, una cifra irrisoria che non permetterà recupero, anche minimo, del potere di acquisto, “una autentica elemosina”. E poi, ancora, 85 euro non aranno l’aumento «minimo» ma «medio», quindi basta fare due conti per capire come questa intesa sia economicamente catastrofica.

Poi ci sono tutte le altre questioni di cui abbiamo notizia, la proposta di aumentare l’orario settimanale di due ore caldeggiata dai sindacati autonomi, la proposta della Madia di accordare aumenti solo ai livelli piu’ bassi (la cosiddetta piramide rovesciata), come se i 7 anni di blocco contrattuale non pesassero anche sui redditi medi della Pa. Il Governo ha fretta di chiudere questo accordo, magari promettendo soldi per il 2018 con la Legge di stabilità che verrà approvata nel dicembre 2017. “Intanto licenzieranno un testo con irrisori aumenti e meccanismi che divideranno i lavoratori condannandoli al silenzio”.

Ma come è possibile che dei sindacati se la cavino con 40 euro di aumenti dopo 7 anni di blocco e nel silenzio generale? “Intanto, in questi anni, sono stati approvati codici comportamentali repressivi che se applicati alla lettera determinerebbero il licenziamento di migliaia di lavoratori e lavoratrici – rispondono i lavoratori – la presenza di questi regolamenti è sufficiente per incutere paura e disseminare rassegnazione. Al resto ci ha pensato la performance, quel meccanismo di perenne divisione che viene stupidamente presentato come riconoscimento meritocratico dell’apporto individuale. Peccato che questi soldi siano di tutti\e, stiamo parlando dei fondi della produttività che avrebbero potuto rappresentare la quattordicesima per i\le dipendenti della Pa ma che il sindacato ha voluto trattare al secondo livello imbrigliando le Rsu in discussioni sterili e spesso inconcludenti”.

Non è facile costruire una geografia dei futuri aumenti , uscirà un documento della Funzione pubblica per indicare all’Aran alcune linee guida. Di sicuro, il Governo non si limiterà alla beffa della elemosina denominata aumento contrattuale, vorrà mettere mano alla stessa contrattazione di secondo livello. “E’ ormai risaputo l’obiettivo che accomuna Governo e sindacati: destinare pochi euro da assegnare attraverso la contrattazione decentrata, in questo modo le Rsu si trasformeranno in strumenti utili a dividere e mortificare lavoratori e lavoratrici piegandosi ai dettami del Governo e alla diseguale distribuzione delle elemosine”.

Autore: fabrizio salvatori “Quello sul pubblico impiego è l’ennesimo accordo inventato per limare il salario”. Parlano i lavoratori da: controlacrisi.org

Delegati\e, lavoratori\trici del pubblico impiego hanno dato vita a un coordinamento denominato Pubblico Impiego in movimentoAbbiamo intervistato collettivamente alcuni delegati all’indomani della firma della intesa nel pubblico impiegoSindacati soddisfatti eccetto quelli di base.
Intanto, si tratta di un “Accordo quadro”, “Linee guida” che andranno poi tradotte nei contratti veri e propri della PA. Deve essere chiaro a tutti\e che siamo di fronte ad un accordo di carattere “preelettorale” che il governo ha fortemente voluto in vista del referendum del 4 dicembre. A questa logica si è piegata anche la Cgil che vota no ma da qualche mese sottoscrive accordi infami, dall’igiene ambientale al commercio, dai metalmeccanici a questa intesa sul pubblico impiego che di fatto è un regalo al governo e al si’. Qualcuno potrebbe obiettare che si fa confusione tra contratti e riforme costituzionali. Ma l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro o sui voucher? E’ possibile distruggere il sistema sanitario nazionale e il welfare per favorire previdenza e sanità integrativa? Non dovrebbero essere i presupposti sociali del no? L’accordo non segna alcuna rottura con il passato contrariamente a quanto abbiamo letto, tanto è vero che non sono rimossi i limiti al turn over che consentirebbero ricambio generazionale e nuove assunzioni. Concorsi e turn over al 100% sono i soli modi per garantire l’occupazione.Cgil Cisl Uil raccontano di avere impedito l’aumento dell’orario settimanale di due ore senza dire che il Governo aveva cambiato da tempo idea virando sulla riduzione dei già esigui incrementi salariali, sul rafforzamento della performance, quel meccanismo che con la valutazione obiettiva dei\lle dipendenti non ha niente a che vedere, ideato com’è per dividere e indebolire la forza lavoro.

E i lavoratori?
Hanno creato da anni un clima di paura e rassegnazione non solo con i codici disciplinari, con i licenziamenti facili che non colpiscono solo i furbetti del cartellino verso i quali non abbiamo alcuna simpatia né rispetto, hanno costruito nel corso degli anni una mentalità che baratta la certezza del posto di lavoro con un salario da fame. Poi c’è anche un grandissimo clientelismo sindacale, del resto dopo 7 anni di blocco contrattuale senza scioperi, le tessere di cgil cisl uil non sono poi calate di molto e non ci risulta che i sindacalisti vengano presi a calci nel culo come meriterebbero. Detto cio’ pensiamo che i lavoratori alla luce di questa intesa abbiano molto da perdere e non mancheranno contestazioni per le quali ci metteremo a lavorare da subito

Secondo voi quali sono i punti salienti e inaccettabili della intesa?
La cifra prevista per l’aumento medio a regime (ovvero nel 2018) è di soli 85€ lordi, del tutto insufficiente a recuperare la perdita del potere d’acquisto dei nostri salari causata da quasi 10 anni di blocco contrattuale. Con 50 euro netti dove vogliamo andare? Non un euro di arretrati, hanno perfino bloccato la indennità di vacanza contrattuale, sono questi i grandi risultati sbandierati. Guardatevi le piattaforme di cgil cisl uil, a detta loro la soglia minima era praticamente il doppio, eppure quelle piattaforme sono subito cadute nel dimenticatoio, uno specchietto per le allodole visto che poi si è parlato di ben altro. E una bozza dell’accordo girava da tempo, i soli a non averla mai vista erano i delegati rsu e i lavoratori. Questa non è democrazia ma bonapartismo, non a caso hanno fatto un assist formidabile al si’, Cgil in primis- L’erogazione di questa miseria non è prevista sulla paga basa, legata invece a criteri di valutazione della performance individuale e di misurazione della produttività. Sapete cosa significa? Demanderanno la secondo livello di contrattazione la distribuzione della miseria, cosi’ troveranno il modo di dividere i lavoratori e di sputtanare le rsu che si limiteranno ad applicare criteri divisori. C’è il rischio concreto – per un certo numero di lavoratori – che questo aumento non si sommi ma “assorba” gli 80€ del cosiddetto “bonus Renzi”; gli impegni del governo sono generici, rinviano alle prossime leggi finanziarie. Obiettivo del sindacato dovrebbe essere quello di strappare aumenti certi (per es. incrementi salariali reali) per tutti e senza dipendere dai Governi. Il potere di acquisto perduto riguarda tutto il personale della Pa, non solo i livelli bassi. E’ evidente che l’obiettivo sia anche quello di mortificare le professionalità e rivedere i profili professionali accrescendo le mansioni e le responsabibilità esigibili (a costo zero)

Ma questa intesa prevede, come nei privati, incrementi alla previdenza e alla sanità integrativa?
Nell’accordo si parla chiaramente di “welfare contrattuale” quindi ,come nel contratto dei metalmeccanici, dell’igiene ambientale e del Trasporto locale, una parte consistente di questo già misero aumento salariale non sarà erogata in denaro ma in “welfare aziendale”, ovvero in fondo pensione e assicurazione sanitaria obbligatori; al posto degli aumenti in busta paga arriveranno in futuro i benefit.

Ma ci sono anche altri aspetti negativi…
Nel testo pressante è il richiamo a concetti di riforma della pubblica amministrazione, aumento della produttività e rimessa in discussione della malattia, congedi e permessi. Questi principi negli ultimi rinnovi si sono tradotti in penalizzazioni per la malattia, aumenti legati alla produttività, ecc..Sul precariato si accontentano solo di vaghe promesse, senza arrivare allo sblocco del turn over e alle stabilizzazioni, alla cancellazione di tutte le forme contrattuali che hanno precarizzato il lavoro privato e pubblico. Senza questi interventi risolutivi è solo retorica parlare del contratto a tempo indeterminato come riferimento per il lavoro pubblico;

In sintesi?
Questo accordo, come anche gli altri rinnovi siglati in questa stagione contrattuale, sono usati come grimaldelli per ridurre i salari, estendere la miseria, intensificare lo sfruttamento e la divisione dei lavoratori attraverso accordi aziendali “sperimentali” e premi di risultato “variabili”, aumentare la flessibilità, penalizzare le malattie e introdurre i fondi di pensione integrativa privati, la sanità integrativa privata per finire di smantellare il sistema pensionistico e la sanità pubblica. Questo accordo piega il sindacato ai voleri del Governo e alla sua spending review che determina tagli ai settori pubblici. Il sindacato si renderà complice dei decreti Madia, del nuovo modello di relazioni sindacale che recepirà i contenuti del Testo unico sulla rappresentanza. Le Rsu perderanno ulteriore potere di contrattazione, demandato alle stesse il compito di applicare in sede decentrata accordi e regole che divideranno\indeboliranno i lavoratori e le lavoratrici

Questa è la fine dei CCNL, non la loro riconquista! Non resta che mobilitarci per respingere questo accordo e chiedere che il contratto contenga aumenti salariali veri..

Quali sono gli scenari futuri?
Il rischio che corriamo è sempre lo stesso, all’indomani dell’accordo sono già partite convocazioni di assemblee, una di delegati di fabbrica della minoranza fiom , una di usb, altre ancora sono in arrivo. Per carità tutte legittime ma rischiamo di frammentarci in mille rivoli senza costruire un coordinamento nazionale contro questo contratto che tenga insieme tutti gli oppositori, delegati rsu, sindacati di base e minoranza cgil. Bisogna pensare a come ricomporre e non a frantumarci, proviamoci perché non so quante altre occasioni avremo in futuro

Lula: Fidel, il più grande di tutti i latinoamericani da: rifondazione comunista

Pubblichiamo il messaggio di cordoglio del compagno Lula, ex-presidente del Brasile e fondatore del PT .
Riposa in pace, compagno Fidel
E’ morto ieri il più grande di tutti i latinoamericani, il comandante in capo della rivoluzione cubama, il mio amico e compagno Fidel Castro Ruz.
Per i popoli del nostro continente e per i lavoratori dei paesi più poveri, specialmente per gli uomini e le donne della mia generazione, Fidel è sempre stato una voce di lotta e di speranza.
Il suo spirito combattivo e solidale ha animato sogni di libertà, sovranità e uguaglianza. Nei peggiori momenti, quando le dittature dominavano le principali nazioni delle nostra regione, il coraggio di Fidel Castro e l’esempio della rivoluzione cubana ispiravano coloro che resistevano alla tirannide.
L’ho conosciuto personalmente nel luglio 1980, a Managua, nel corso delle commemorazioni del primo anniversario della rivoluzione sandinista. Da allora abbiamo mantenuto un rapporto affettuoso e intenso, basato sulla ricerca di cammini per l’emancipazione dei nostri popoli.
Sento la sua morte come la perdita di un fratello maggiore, di un compagno insostituibile, del quale mai mi dimenticherò.
Il suo lascito di dignità e di impegno per un mondo più giusto sarà eterno.
Hasta siempre, comandante, amico e compagno Fidel Castro.

Luiz Inácio Lula da Silva
São Paulo, 26 novembre 2016

traduzione di Teresa Isenburg

Lula ha anche pubblicato sulla sua pagina facebook un originale omaggio a Fidel: un video in cui viene ripreso mentre scrive su un muro sporco VIVA FIDEL

La cultura per il no: ridare speranza in un futuro diverso da: rifondazione comunista

Siamo scrittori, docenti, registi, autori, attori, artisti, scenografi, direttori della fotografia, produttori, musicisti, giornalisti, ricercatori, operatori culturali.

Abbiamo storie personali e percorsi diversi, ma tutti ci siamo ritrovati concordi nel ritenere giusto e responsabile che i lavoratori della cultura, dell’informazione e della conoscenza si schierino apertamente nel merito del referendum sulla cosiddetta «riforma» costituzionale.

Poiché siamo convinti del ruolo determinante della cultura e della conoscenza per combattere la rassegnazione e l’antipolitica, per la costruzione di una democrazia vera basata sulla partecipazione e non sull’esclusione, per una vera riforma delle Stato e delle sue istituzioni il cui compito è quello di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che … impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese», poiché siamo convinti di tutto questo sentiamo in pieno l’importanza di un nostro impegno diretto nella battaglia per impedire questo devastante tentativo di stravolgimento della nostra Costituzione.

Noi firmatari di questo «appello» votiamo no e chiediamo di votare no per ridare speranza in un futuro diverso, per opporre il «nostro» cambiamento alla loro «restaurazione» antidemocratica.

Dopo una serie di leggi che hanno demolito i nostri diritti fondamentali – dal «jobs act» alla «buona scuola» alla riforma della Rai – con questa «deforma» costituzionale si tenta di demolire i principi fondamentali per i quali abbiamo sempre lottato e che sono alla base della nostra democrazia.

Questa revisione costituzionale è stata fatta da un Governo in forza di una maggioranza ottenuta in base a una legge dichiarata incostituzionale dalla Corte. Questa revisione ha diviso il paese in due mentre la Costituzione è e deve essere di tutti. Calamandrei disse durante i lavori preparatori della Carta: «Nel campo del potere costituente il governo non può avere alcuna iniziativa, neanche preparatoria». «Quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti».

Questa revisione costituzionale riduce il Senato ad un’assemblea non eletta dai cittadini ma composta da nominati dai partiti che godranno dell’immunità parlamentare; sottrae poteri alle Regioni per consegnarli al Governo; non ci sarà nessuna semplificazione ma la moltiplicazione dei procedimenti legislativi e la proliferazione di conflitti di competenza tra Camera e nuovo Senato, tra Stato e Regioni; ridotte le autonomie locali e regionali, l’iniziativa legislativa passa decisamente dal Parlamento al Governo, contro il carattere parlamentare della nostra Costituzione.

Il nostro orizzonte è invece l’attuazione piena della nostra Costituzione, il nostro cambiamento è la costruzione di una democrazia partecipativa nella quale i cittadini possano tornare ad essere protagonisti.

Se vincerà il no, il 5 dicembre potrà essere per tutti un nuovo inizio.

Primi firmatari:
Citto Maselli (regista)

Moni Ovadia (autore, regista, attore)

Massimo Carlotto (scrittore)

Furio Colombo (giornalista)

Giancarlo Ruocco (fisico, Università La Sapienza)

Firmatari al 28 novembre 2016
Roberto Accornero (attore),

Danilo Amione (critico e docente di cinema presso Istituti Universitari),

Vitaliano Angelini (pittore, incisore),

Nicasio Anzelmo (regista),

Enzo Apicella (disegner, pittore, giornalista),

Piero Arcangeli (compositore, etnomusicologo),

Manuela Arcidiacono (attrice),

Mino Argentieri (docente universitario, direttore “Cinema sessanta”),

Tina Argiolas (docente e operatrice culturale),

Lino Ariu (presidente Circolo del Cinema “Nuovo Pubblico” – Monserrato),

Giorgio Arlorio (sceneggiatore),

Marco Asunis, (presidente FICC Federazione Italiana Circoli del Cinema),

Dorotea Ausenda (attrice),

Tiziana Bagatella (attrice),

Ugo Baistrocchi (funzionario Mibact e critico cinematografico),

Jaures Baldeschi (direttore artistico del Circolo del Cinema “Angelo Azzurro” di Castelfiorentino-FI),

Matteo Bartocci (giornalista, il manifesto),

Michela Becchis (docente di storia dell’arte Università di Chieti),

Aldo Beneduce (ISS),

Giancarlo Bocchi (regista),

Giuseppe Boy (attore),

Maria Concetta Borgese (danzatrice coreografa),

Marina Boscaino (docente, giornalista),

Benedetta Buccellato (attrice-autrice teatrale),

Memmo Buttinelli (docente di biologia Università La Sapienza),

Luigi Cabras (operatore culturale C.S.C. Società Umanitaria – Cineteca Sarda-Cagliari),

Paola Cabras (traduttrice e operatore culturale Sardinia Film Festival),

Giuseppe Cacciatore (docente di Storia della filosofia, Univ. Federico II di Napoli),

Maria Dolores Calabrò (operatrice culturale di Passaggi d’Autore – Intrecci Mediterranei – Sant’Antioco),

Marino Canzoneri (presidente Arci Sardegna),

Maria Caprasecca (operatrice culturale),

Renato Caputo (docente Storia e Filosofia Unigramsci)

Michela Caria (docente e operatrice culturale),

Pino Caruso (attore),

Luigi Cassandra (attore),

Alberto Castellano (critico cinematografico),

Kiki Casu (socia attivista del Cineclub Sassari, Ficc),

Alessandro Cauli (operatore culturale),

Valeria Cavalli (autrice),

Renato Cecchetto (attore),

Carlo Cerciello (regista, direttore del Teatro Elicantropo di Napoli),

Barbara Chiesa (attrice),

Lamberto Consani (attore),

Michael Crisantemi (scrittore),

Bruno Crucitti (attore),

Wasim Dahmash (docente di cultura araba Cagliari),

Enzo De Camillis (regista e scenografo),

Marco Dentici (scenografo),

Marino Demata (presidente Assoc. Culturale Rive gauche – Arte cinema),

Gerardo Di Cola (storico del doppiaggio),

Pippo Di Marca (regista teatrale-attore),

Angelo d’Orsi (docente di Storia del pensiero politico Università di Torino)

Amedeo Fago (scenografo, regista),

Matteo Fais (giornalista e scrittore),

Maria Paola Fanni (docente e attivista culturale),

Franca Farina (funzionaria archivista cineteca CSC),

Simonetta Fasoli (dirigente scolastica Roma),

Paolo Favilli (storico, Università di Genova),

Gianni Ferrara ((professore emerito di diritto costituzionale Università la Sapienza di Roma),

Marialuisa Fresi (docente linguistica italiana e operatrice culturale),

Clara Gallini (antropologa),

Gabriella Gallozzi (giornalista),

Mario Gelardi (autore e regista teatrale, direttore del Nuovo Teatro Sanità di Napoli),

Rosa Genovese (attrice),

Salvatore Gioncardi (attore),

Ignazio Gori (scrittore),

Giovanni Greco (scrittore, regista teatrale),

Gianni Guardigli (autore),

Andrea Ilari (ricercatore CNR)

Silvia Innocenzi (produttrice),

Biagio Interi (docente, presidente Circolo “Albatros” di Chiaramonte Gulfi – Rg), Gianfranco Laccone (ricercatore agronomo),

Franco La Magna (giornalista, storico e critico cinematografico),

Mariano Lamberti (regista),

Maria Lenti (poetessa),

Guido Liguori (docente di Storia del pensiero politico, presidente della International Gramsci Society Italia ),

Giorgio Lo Feudo (docente e operatore culturale),

Gaja Lombardi Cenciarelli (scrittrice),

Antonio Loru (presidente Circolo Amici del Cinema di Villacidro),

Fabiomassimo Lozzi (regista),

Gianni Lucini (scrittore e autore),

Salvatore Maira (regista),

Cecilia Mangini (regista),

Fabio Marceddu (attore),

Ivano Marescotti (attore),

Umberto Marino (autore, regista),

Claudio Marrucci (scrittore),

Gabriele Martini (attore),

Patrizia Masala (vice presidente FICC Federazione Italiana Circoli del Cinema), Sergio Massenti (attore),

Giovanni Mazzetti (direttore Centro Studi e Iniziative per la redistribuzione del lavoro)

Monica Mazzitelli (scrittrice e regista),

Gianni Minà (giornalista),

Giovanna Montella (docente di diritto pubblico La Sapienza),

Lia Morandini (costumista),

Raul Mordenti (docente Università Tor Vergata)

Martina Mulas (operatrice culturale Società Umanitaria-Cineteca Sarda),

Mattia Murgia (Associazione Notorius Università di Cagliari),

Francesco Nicolosi Fazio (ingegnere, scrittore, giornalista),

Dante Olianas (responsabile associazione Iscandula Cagliari),

Ottavio Olita (giornalista e scrittore),

Vincenzo Orsomarso (insegnante e scrittore),

Marco Antonio Pani (regista),

Vera Pegna (scrittrice),

Giuditta Peliti (operatrice culturale),

Massimo Pellegrinotti (operatore culturale Cineclub Roma),

Stefano Petrucciani (docente di Filosofia politica, Università di Roma “La Sapienza”),

Paolo Pietrangeli (musicista, regista)

Peppeto Pilleri (operatore culturale Associazione Laboratorio Ventotto),

Pina Rosa Piras (docente, Università Roma tre),

Angelo Pizzuto (giornalista, critico teatrale),

Giorgio Poidomani (operatore culturale),

Alessandro Radovini (Presidente del Circolo Lumière di Trieste),

Indiana Raffaelli (musicista),

Elisabetta Randaccio (critico cinematografico e operatrice culturale), Gianluca Riggi (Teatro Furio Camillo),

Anna Maria Rivera (antropologa, Università di Bari),

Nino Russo (regista),

Vincenzo Russo (musicista Scuola Popolare di musica Testaccio)

Paola Sambo (attrice),

Antonia Sani (docente, Scuola e Costituzione),

Massimo Sani (regista),

Enzo Saponara (attore),

Giovanni Saulini (produttore),

Nando Antonio Scanu (operatore culturale ed ecologista),

Nando Scanu (fondatore Cineclub Sassari),

Daniela Scarlatti (attrice),

Angela Scarparo (scrittrice),

Heidrun Schleef (sceneggiatrice),

Massimo Spiga (traduttore, scrittore),

Laura Stochino (docente e operatrice culturale),

Stefania Tuzi (architetto, ricercatrice),

Angelo Tantaro (direttore di Diari di Cineclub),

Mara Vardaro (docente),

Leonardo Varvaro (docente, Università della Tuscia),

Alfonso Veneroso (attore),

Antonio Veneziani (scrittore),

Pasquale Voza (prof. Emerito Letteratura italiana – Università di Bari),

Anita Zagaria (attrice),

Chiara Zanini (freelance e critica cinematografica),

Ann Zeuner (ricercatrice ISS),

Giulia Zoppi (autrice),

Per inviare la propria adesione: maselli.citto@fastwebnet.it

L’addio di Alexis Tsipras a Fidel Castro da: rifondazione comunista

L’intervento del compagno Alexis Tispras, unico presidente europeo presente, a L’Avana in Plaza de la Revolucion per la cerimonia di omaggio a Fidel

Hermanas y Hermanos,

Coraggioso popolo di Cuba,

Oggi diamo l’addio al Comandante Fidel, qui dalla Piazza della Rivoluzione, come merita questo grande rivoluzionario del XX secolo.

Diamo l’addio ad un simbolo mondiale di lotta e di resistenza che con il suo esempio ha ispirato le lotte dei popoli in tutto il mondo.

Le lotte per l’indipendenza, la libertà, la giustizia e la dignità.

Diciamo addio al Fidel dei poveri, degli oppressi, degli disobbedienti.

Il vostro Fidel, il nostro Fidel, il Fidel che appartenente ad ogni angolo del pianeta, il Fidel che appartiene alla storia.

È un grande onore partecipare ad un momento così storico, in rappresentanza del popolo greco.

Un popolo che vive in un angolo del pianeta molto lontano da voi, ma che si trova ora così vicino ai valori e agli ideali per i quali avete combattuto e state combattendo.

Perché, come il popolo cubano, anche il popolo greco non ha esitato nei momenti critici della storia ad alzare la sua statura e a combattere contro i potenti e gli onnipotenti avversari per rivendicare la sua libertà e la sua indipendenza.

La sua dignità e i suoi diritti.

Libertà o morte è stata la parola d’ordine della Rivoluzione Greca nel 1821.

Patria o muerte è stato la parola d’ordine della Rivoluzione Cubana nel 1959.

Sulle orme di Simon Bolivar e José Martí, insieme con il Che, Fidel ha trasformato Cuba da una dittatura ad un simbolo mondiale di resistenza e di dignità.

Lascia dietro di sé un patrimonio prezioso per il popolo cubano: l’educazione, la lotta contro l’analfabetismo, la salute, un livello alto della scienza e della cultura.

Ma lascia anche una preziosa eredità a tutti i popoli.

Perché ha ispirato cambiamenti politici e sociali in America Latina

Ha messo le basi per una nuova, era dinamica di integrazione regionale.

E per la coesistenza pacifica e di cooperazione di Cuba con l’Occidente.

La Cuba di Fidel, però, ci ha insegnato che la strada verso il socialismo non è cosparsa di fiori.

Ha difficoltà, arretramenti, alti e bassi

Ci ha fatto imparare dalle sue coraggiose azioni ma anche dalle sue debolezze.

Ci ha fatto imparare che la lotta per la trasformazione sociale è una battaglia costante e richiede grandi sacrifici, come quelli che eroicamente avete sopportato, negli anni difficili dell’embargo, che è stato imposto al vostro paese come ricatto e punizione permanente.

E forse noi in Europa non possiamo immaginare le difficoltà che avete passato, ma abbiamo anche noi i nostri oppressori.

La logica disumana delle leggi di mercato e il neoliberismo.

E anche noi dalla lontana Grecia, combattiamo la nostra lotta per la giustizia e la dignità.

E in questa lotta, l’esempio di Fidel ci accompagna e ci accompagnerà sempre.

Nelle vittorie e nelle nostre sconfitte.

Quando rovesciamo gli avversari o nei nostri compromessi.

Fidel è andato via dalla vita, ma resterà per sempre.

Nelle piccole e grandi lotte dei popoli di tutto il mondo.

Nella fiamma della resistenza degli oppressi che rivendicano la loro dignità.

Nella forza di coloro che combattono con passione per perseguire l’impossibile, per cessare di vivere l’inaccettabile.

cambiando il corso della storia.

Addio, Comandante Fidel!

Hasta la victoria siempre!