Spataro: “La riforma Renzi? Come quella di Berlusconi” da: micromega


Dopo le barricate per bloccare la riforma del 2006, il noto magistrato è attivo ora nella campagna per il NO e invita tutti a leggere la riforma confrontandola con l’attuale Costituzione: “Chi ha realmente a cuore il bilanciamento costituzionale dei poteri dello Stato, allora, comprenderà le ragioni di un impegno per opporsi alla demolizione di principi e valori irrinunciabili per la nostra storia, per la tutela piena dei diritti dei cittadini e per ogni democrazia”.

intervista a Armando Spataro di Giacomo Russo Spena

Già nel 2006 è stato protagonista della campagna referendaria per bloccare la riforma costituzionale di Berlusconi, Armando Spataro – procuratore della Repubblica e uno dei magistrati più attivi nella lotta in Italia contro il terrorismo e l’infiltrazione della ‘ndrangheta al Nord – è nuovamente sulle barricate, ora, per contrastare il disegno renziano: “Le due riforme hanno l’identica caratteristica di fondo, cioè il fine di attribuire al capo del partito di maggioranza la carica di presidente del Consiglio e la possibilità di governare il Parlamento, tendenzialmente ridotto ad un ruolo di ratifica delle sue decisioni”. Nello stesso momento Spataro invita alla pacatezza del dibattito non intravedendo rischi per la nostra democrazia e ribadendo la necessità di far conoscere ai cittadini i contenuti della riforma: “Consiglio sempre di rispettare e cercare di comprendere il pensiero di tutti, anche di chi sostiene il SÌ”.

Lei ha apertamente dichiarato di votare per il No al referendum del 4 dicembre. Non considera inopportuno, legittimo ma inopportuno, che i magistrati si schierino in un referendum di natura costituzionale? Non si tradisce così la terzietà?

La Costituzione non equivale ad un manifesto di partito sicché tutti possono e devono impegnarsi nella direzione che reputano migliore. I magistrati, in particolare, possono farlo come tutti i cittadini, pur dovendo rispettare specifiche norme deontologiche e disciplinari: di qui la necessità di prudenza nella selezione delle occasioni in cui intervenire. Sento inoltre la necessità di un impegno personale sia a causa dello sbilanciamento evidente dell’informazione sul referendum, che per la “divisività” che caratterizza questa riforma, nonostante la Costituzione debba unire e non dividere il Paese.

Si è schierato per il NO anche alla riforma del 2006 di Silvio Berlusconi. Vede somiglianze tra le due riforme?

Beh, è sufficiente richiamare all’attenzione l’intervista al Foglio di Renzi (“Il referendum si vince a destra”) del 29 settembre scorso ed anche un documento diffuso nel sito “BastaUnSì” in cui venivano poste in evidenza le somiglianze – rispetto a questa riforma – di alcuni passaggi del programma di Berlusconi per le elezioni del 2013.

Nella partita referendaria come giudica la presa di posizione dell’ex presidente Giorgio Napolitano? Ha giocato un ruolo fondamentale nella partita?

Napolitano ha sostenuto senza riserve la necessità di una riforma costituzionale. Con lui non condivido l’esternazione secondo la quale se questa riforma non passasse, “non se ne faranno altre per 30 anni”: basta pensare a quelle approvate dopo la bocciatura della riforma berlusconiana del 2006 per non condividere la visione del futuro ed il tipo di preveggenza che quell’affermazione contiene. Però – va aggiunto – ha ben fatto a consigliare a Renzi di spersonalizzare la campagna referendaria.

È sbagliato quindi considerare il referendum un voto sul governo? E nel caso di vittoria del NO, cosa succederà?

Si vota sulla Costituzione, non su Renzi. E il 4 dicembre non sarà affatto un referendum sul governo: è dovere dei “non politici” che discutono di questa riforma quello di spiegare che la sua sorte è estranea al nostro impegno. In altre parole, mi è del tutto indifferente quel che accadrà alla maggioranza di governo ed al suo leader. Se sosteniamo il contrario, si rischia di cedere ad una provocazione e si offrono ragioni di propaganda al “Fronte del SÌ”.

In questo referendum è a rischio la nostra democrazia, come paventa qualcuno? Esiste il rischio di una svolta oligarchica in caso di vittoria del SI’?

Non penso, occorrono serenità e ragionevolezza. Tanto che non apprezzo neppure le affermazioni di chi sostiene che dietro questa riforma vi sia la massoneria o che essa richiami il piano-Gelli. Si diffondono in tal modo argomenti inutili e secondo me anche privi di fondamento. Diverso – evidentemente – è il richiamo alle aspettative del mercato finanziario internazionale, non a caso diffusamente favorevole al SÌ. A me pare doveroso e sufficiente, comunque, affermare e tentare di dimostrare che questa riforma sbilancia il rapporto tra i poteri dello Stato, esaltando – in nome della mitica “governabilità” – le competenze dell’esecutivo e penalizzando quelle del Parlamento. Mi basta – e ne avanza pure – per sentirmi preoccupato.

Si riduce il numero di senatori, si risparmiano soldi e sprechi e, soprattutto, si semplifica l’iter legislativo superando il bicameralismo paritario, oltre alla cancellazione del Cnel… Cosa non la convince della riforma?

La riduzione del numero dei Senatori – è stato dimostrato dalla ragioneria di Stato – non riduce affatto i costi nella misura pubblicizzata, sempre ammesso che – quando si parla di funzioni fondamentali dello Stato – quella del risparmio sia una finalità decisiva. Ma la riduzione in sé del numero dei senatori (100) a fronte di quello dei deputati (630) conferma ancora lo sbilanciamento di cui ho parlato, specie ove si considerino un paio di ulteriori rilievi: il Senato non perde affatto tutte le sue competenze di natura legislativa in materie che esulano da quelle di interesse regionale, ma in tal modo, visti i diversi numeri dei componenti, soccombe di fronte alla Camera. Inoltre, l’iter legislativo – ormai è noto a tutti – non è affatto semplificato ma si complica, tanto che gli studiosi ne hanno individuati almeno otto diversi (alcuni dieci) con grande confusione. Le due camere potrebbero entrare persino in conflitto tra loro ed i conflitti dovrebbero essere risolti dai due rispettivi presidenti. Come ciò avverrà in caso di dissenso non è dato di capire.

Al referendum però non si voterà sulla legge elettorale e l’Italicum potrebbe essere modificato in Parlamento…

E’ vero che non voteremo sull’Italicum ma il “combinato disposto” (termine efficace per significare le ricadute della legge stessa sul futuro assetto costituzionale) è gravido di pericolose conseguenze, come ammettono anche coloro che, nel partito di maggioranza, chiedono ormai di cambiare la legge, nonostante fosse stata approvata a seguito di mozione di fiducia. L’Italicum consegna al partito di maggioranza relativa al ballottaggio 340 seggi, senza una soglia minima di consenso richiesto e sganciando in larga parte gli eletti dalle preferenze dei cittadini. La legge elettorale del Senato è invece ancora un mistero: sarà approvata dalle future due camere ma la previsione secondo cui, oltre i cinque designati dal Capo dello Stato, i senatori – 21 sindaci e 74 consiglieri regionali – saranno eletti dai consigli regionali “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi” è ancora oggetto persino di interrogativi di natura lessicale. Altro che semplificazione dell’iter legislativo o superamento del bicameralismo perfetto! Se poi passiamo al rapporto tra Parlamento e Governo e a quello tra Stato e Regioni, o alle ricadute sulla elezione del Capo dello Stato, dei membri della Consulta (non si comprende perché separatamente tre debbano essere eletti dalla Camera e due dal Senato, nonostante la citata sproporzione numerica dei rispettivi componenti) e di quelli del CSM, ancora una volta ci troviamo a dovere constatare una criticabile nozione di governabilità nel senso già indicato ed una spinta alla centralizzazione, in capo allo Stato, di competenze che devono logicamente essere regionali. Per non parlare del “Senato mutante” visto che il mandato dei senatori – comunque quasi impossibile da esercitare con la doverosa attenzione ove si consideri la duplicità dei loro ruoli politici – viene meno quando decadono i consigli regionali che li hanno eletti o quando cessano di essere sindaci.

La Costituzione si può modificare ed è migliorabile oppure dovrà rimanere così vita natural durante?

Certo che si può modificare e migliorarla, come è infatti è avvenuto varie volte da quando è stata approvata (dicembre del 1947). Ma un governo costituente, come è chiaro, non può esistere se non si sforza di trovare un vasto consenso in Parlamento, attraverso la elaborazione di principi e di procedure di loro valorizzazione che devono essere chiare anche ai cittadini.

Qualche sera fa, in televisione, c’è stato un confronto tra Renzi e De Mita. Per il fronte del SI’ è l’emblema del nuovo contro il vecchio, del cambiamento contro la conservazione. E, in effetti, De Mita non mi sembra un grande sponsor per il NO, non trova?

Di fronte alla Costituzione ed al rischio di un suo stravolgimento è dovuto l’impegno di tutti, senza distinzione. E va tra l’altro considerato che conta soprattutto il contenuto del pensiero (e quello di molti personaggi dalla lunga storia politica personale non è affatto secondario), non la modalità del messaggio rapido e fulminante che le regole della comunicazione moderna ci impongono. Aggiungo pure che mi sono trovato a parlare in vari eventi, durante gli ultimi 30 giorni, con politici ed accademici impegnati per il NO, di diverse generazioni ed estrazioni politiche. Ma – discutendo – ho apprezzato il loro pensiero e l’ho detto pubblicamente.

Più in generale, il fronte del NO come può ribaltare la propaganda renziana dell’essere un voto di “conservazione” e contro il cambiamento?

Non credo che dobbiamo cedere alle logiche propagandistiche fondate anche sull’accusa di conservatorismo rivolte al Fronte del NO. Continuo ad avere fiducia, forse ingenuamente, nella capacità e volontà dei cittadini italiani di conoscere e capire. Per questo invito tutti a leggere la riforma confrontandola con la Costituzione come approvata nel dicembre 1947 e con il testo vigente. Chi ha realmente a cuore il bilanciamento costituzionale dei poteri dello Stato, allora, comprenderà le ragioni di un impegno per opporsi alla demolizione di principi e valori irrinunciabili per la nostra storia, per la tutela piena dei diritti dei cittadini e per ogni democrazia.

(3 novembre 2016)

Autore: fabrizio salvatori Ambiente, la Cina avverte Trump: “L’accordo di Parigi non si tocca!” da: controlacrisi.org

Questa mattina i due capi di Stato di Usa e Cina, Trump e Xi jinping hanno avuto la loro prima conversazione telefonica. L’obiettivo immediato è stato quello di dissipare i timori che il ricambio alla Casa Bianca possa portare a una possibile rottura tra le due superpotenze mondiali.
Facendo il punto sulle relazioni bilaterali Xi Jinping ha detto al proprio omologo che “la cooperazione e’ l’unica scelta corretta per Cina e Stati Uniti”, mentre il 45esimo Presidente americano ha risposto che, sotto la propria amministrazione, “le relazioni certamente raggiungeranno un maggiore sviluppo”.Nella sua prima intervista ufficiale all’emittente Cbs Trump ha confermato di voler andare avanti con la costruzione del muro
lungo il confine con il Messico. A Pechino si chiedono se l’imprenditore sara’ altrettanto risoluto nel mettere in pratica quanto affermato in campagna elettorale: ovvero tariffe del 45% sul Made in China e pugno di ferro contro le manipolazioni valutarie di cui Pechino e’ accusato.

A preoccupare i cinesi e’ soprattutto la possibilita’ non troppo remota che il nuovo inquilino della Casa Bianca faccia un passo indietro sull’accordo di Parigi considerato uno dei principali successi delle amministrazioni di Xi Jinping e Barack Obama. Il monito a “non toccare l’accordo” arriva da Marrakech dove la scorsa settimana si e’ tenuta la prima tornata di colloqui dopo la sigla dell’intesa di dicembre. Durante la campagna elettorale Trump ha piu’ volte affibbiato alla Cina la responsabilita’ per una serie di problemi che affliggono la societa’ americana, arrivando persino a definire il cambiamento climatico una “stramberia” inventata dai cinesi per danneggiare l’industria americana.

Se una volta insediatosi nello Studio Ovale il 45esimo presidente americano decidera’ effettivamente di rescindere dall’accordo i tempi tecnici prevedono almeno 4 anni di attesa a meno che Trump non decida di abbandonare anche il Un Framework
Convention on Climate Change, in questo caso le tempistiche sarebbero accorciate ad appena un anno.

Autore: redazione “Hotspot Italia”, dopo la denuncia parte l’appello in difesa di Amnesty international. “Essenziale fare quadrato contro chi le ha definite cretinaggini” da: controlacrisi.org

La scorsa settimana il rapporto Hotspot Italia di Amnesty International ha denunciato gli episodi di violenza e illegalità che ormai da tempo si registrano nel sistema italiano di identificazione e accoglienza. Basandosi su un accurato lavoro di raccolta di testimonianze, Amnesty ha messo media e istituzioni di fronte alla sistematica violazione di principi costituzionali e di convenzioni internazionali, ovvero di quelle pietre miliari della nostra convivenza civile intese a garantire il rispetto dei diritti umani, la libertà e la dignità di ogni persona.Il Capo del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Viminale ha descritto il rapporto come un insieme di “cretinaggini” e di “falsità” costruite a Londra e non in Italia. Un attacco violento, “difficile da comprendere in una normale dialettica democratica tra cittadini e istituzioni”, si legge in un appello lanciato da una lunga lista di associazioni che si occupano di accoglienza e di difesa dei diritti umani -. L’obiettivo comune, infatti, dovrebbe essere la tutela di quegli standard di accoglienza e rispetto della persona che sempre più vengono erosi dalle politiche di respingimento ed esternalizzazione delle frontiere imposte dall’Unione dopo il varo, nel maggio 2015, dell’Agenda europea sulla migrazione”.

“Riteniamo essenziale fare quadrato attorno a chi ha avuto il coraggio civile e politico di denunciare senza mezzi termini – continua l’appello – gli abusi ripetuti e comprovati delle forze di polizia perpetrati dentro e fuori i centri: episodi di ingiustificabile violenza nel corso delle procedure di identificazione e di prelievo forzato delle impronte come pestaggi, utilizzo di manganelli elettrici e umiliazioni sessuali; violazione dei diritti della persona messi in atto nei trattenimenti prolungati all’interno dei cosiddetti hotspot; violazione del diritto internazionale agita nei respingimenti semplificati e nei rimpatri di massa verso paesi retti da regimi come il Sudan e l’Egitto”.

Amnesty ha tenuto a sottolineare, nel rapporto, che molte operazioni vengono compiute senza che si verifichi alcuna violazione, “grazie alla professionalità degli agenti di polizia”. “È per questo che è necessario che tutti i soggetti che si occupano di migrazione – a cominciare da quelli istituzionali – accolgano – conclude l’appello – con gratitudine il lavoro di denuncia fatto dalla società civile e appoggino la richiesta avanzata da Amnesty International di un’indagine indipendente su quanto avviene nei centri di identificazione o negli altri luoghi in cui si registrano forme di detenzione amministrativa, comunque denominati”.

Noi siamo a fianco di Amnesty, pronti a rilanciarne e continuarne il lavoro.

ADIF (Associazione Diritti e Frontiere)

Campagna LasciateCIEntrare

Per adesioni info@a-dif.org

Yasmina14@hotmail.it


Hanno già aderito

Progetto Melting Pot Europa

Lunaria

Lunaria, Volontariato Internazionale

Coop. Sociale Be Free

Associazione Garibaldi 101

Associazione K-Alma

Antigone

CILD (Coalizione Italiana Libertà e Diritti)

Ri-Make milano

Clinica Legale per i Diritti Umani (Università di Palermo)

Osservatorio Migranti Basilicata

Oltreconfine-Scuola di italiano per Stranieri (Benevento)

Associazione Africa Insieme (Pisa)

Rifondazione Comunista, Sinistra Europea

Tenda per la Pace e i Diritti

Rete Antirazzista Catanese

Ospiti in Arrivo

Comitato Verità e Giustizia per i nuovi Desaparecidos

Rete Solidale Pordenone

Associazione Immigrati di Pordenone

Archivio Memorie Migranti

Campagna Welcome Taranto

CostituzioneBeniComuni

La Kasbah

Milano Senza Frontiere

Possibile

Zeroviolenza

CSA Ex Canapificio (Caserta)

Confederazione COBAS Sicilia

Associazione Energiafelice

Associazione per i Diritti Umani

Cittadinanzattiva

Naga

Ex Opg Occupato

Comitato 3 Ottobre

Asus (Messina)

Migralab Sayab (Messina)

Palermo Senzafrontiere

Organizzazione 24 marzo Onlus

Borderline Sicilia

Scuola Mondo San Giuliano Terme (Pisa)

Missionari Comboniani Palermo

Associazione Parsec

Borderline Europe

Leftlab (Prato)

MSNA Minori Stranieri Non Accompagnati Blog

Fondazione Casa della Carità “Angelo Abriani”
Casa Internazionale delle Donne
ACAT Italia (Azione dei Cristiani per l’Abolizione della Tortura)

ARCI Grottaglie
Comitato per i Diritti Civili delle Lucciole – Pordenone

Collettivo Antigone

Progetto Rebeldia – Pisa

MEDU (Medici per i Diritti Umani)

Associazione Ambulatorio Internazionale Città Aperta (Genova)

Rete dei Comuni Solidali

Articolo 21

Laboratorio 53