Iacomini, Unicef: «Ad Aleppo è in corso un genocidio di bambini» da: famigliacristiana.it

02/10/2016  In questi ultimi cinque giorni, nella città siriana sono stati uccisi almeno 96 bambini, e 223 sono stati feriti. Medici senza Frontiere e Save The Children si uniscono alla denuncia dell’agenzia Onu. Ecco il rapporto drammatico dei loro operatori.

Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia (foto Rinonapoli). In copertina: soccorsi ai bambini colpiti dai bombardamenti ad Aleppo est.

Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia (foto Rinonapoli). In copertina: soccorsi ai bambini colpiti dai bombardamenti ad Aleppo est.

«Ad Aleppo non si muore da oggi. È un calvario disumano che dura da 6 anni, dove sono morti bambini innocenti nell’indifferenza mondiale». Le parole sono di Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. «Inutile girarci troppo intorno. Le Nazioni Unite hanno smesso di contare i bambini morti in Siria nel 2013, quando erano circa 11 mila. Ora si teme che le vittime minori si siano almeno quintuplicate rispetto ad allora e anche se non ci sono dati certi sono certamente cifre da genocidio», denuncia a chiare lettere Iacomini.

Secondo l’Unicef, solo in questi ultimi cinque giorni, ad Aleppo Orientale si ha notizia dell’uccisione di almeno 96 bambini, e 223 sono stati feriti. «I bambini di Aleppo sono intrappolati in un incubo», dice Justin Forsyth vice direttore generale dell’agenzia Onu per l’infanzia. «Non ci sono parole», aggiunge, «per descrivere le sofferenze che questi bambini stanno vivendo». Sempre secondo l’Unicef, il sistema sanitario ad Aleppo Orientale è al collasso: ci sono 30 medici e pochissime attrezzature e medicine d’emergenza per curare i feriti.

Intanto, Medici Senza Frontiere (Msf) chiede al governo siriano e ai suoi alleati di fermare i bombardamenti che stanno provocando un bagno di sangue tra i civili di Aleppo. Il 28 settembre, poche ore prima che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunisse per discutere l’attuazione della risoluzione 2286 sulla protezione delle strutture mediche, altri due ospedali supportati dall’organismo umanitario sono stati gravemente danneggiati dai bombardamenti e sono ora fuori servizio.

«Le bombe piovono dagli aerei della coalizione guidata dalla Siria e l’intera zona est di Aleppo è diventata una gigantesca trappola mortale. Il governo siriano deve fermare i bombardamenti indiscriminati e la Russia, in quanto principale alleato politico e militare della Siria, ha la responsabilità di esercitare pressione per fermare tutto questo», dice Xisco Villalonga, direttore delle operazioni di Msf. Secondo la Direzione della Sanità nella zona est di Aleppo, dal 21 al 26 settembre gli ospedali che sono ancora funzionali ad Aleppo hanno ricevuto più di 822 feriti e più di 278 morti.

«Questo spietato e brutale attacco deve fermarsi», aggiunge Villalonga, «e devono essere messe in atto misure urgenti per consentire l’evacuazione dei malati e dei feriti più gravi in aree in cui possano accedere a cure mediche adeguate. Qualsiasi cosa meno di questo sarà la conferma di ciò che molti temono, ovvero che il mondo ha abbandonato la gente di Aleppo a una morte lenta e brutale».

Anche Save The Children si unisce alla denuncia: «I bambini di Aleppo», scrive l’Ong internazionale, «sono esposti a un tale livello di pericolo, a causa delle cosiddette “bombe terremoto” o bombe anti-bunker, che non possono nemmeno frequentare le scuole sotterranee. Ad Aleppo orientale le scuole rimangono chiuse a causa del feroce attacco a cui continua ad essere sottoposta la città, privando di un’educazione quasi 100 mila bambini in età scolare, che continuano a rischiare la vita ogni giorno».

Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini in pericolo e a tutelare i loro diritti, sostiene 13 scuole nella città, otto delle quali sono sotto terra: sono state trasferite in scantinati negli ultimi due anni per cercare di proteggere i bambini da bombardamenti, attacchi aerei, bombe barile e dal fuoco d’artiglieria, che colpiscono regolarmente le aree civili. Da quando, nel corso della scorsa settimana, sono state impiegate le cosiddette “bombe anti-bunker”, chiamate così perché scavano buche profonde anche quattro o cinque metri prima di esplodere, neanche le scuole nei seminterrati sono sicure.

«I genitori hanno paura di mandare i figli a scuola perché qualsiasi edificio è diventato un possibile bersaglio. Gli studenti ne soffrono a tutti i livelli: li vedo camminare a fatica, trascinandosi, incapaci di concentrarsi sull’apprendimento e sullo studio», dice Omar (l’identità viene omessa per ragioni di sicurezza, ndr), preside di una scuola ad Aleppo orientale.

«C’è urgente bisogno di un cessate il fuoco che ponga fine agli attacchi indiscriminati contro i civili e che permetta di distribuire gli aiuti e riaprire le scuole», conclude Save The Children. «Tutte le parti in conflitto devono cessare l’uso delle armi esplosive pesanti nelle aree popolate, a causa dei prevedibili danni che arrecano alla popolazione civile e delle inevitabili morti tra i bambini».

Save the Children chiede inoltre che venga avviata un’indagine internazionale imparziale sull’attacco mortale contro un convoglio di aiuti Onu/Sarc avvenuto la scorsa settimana e sulle violazioni del diritto internazionale umanitario nell’escalation in corso ad Aleppo.

Catania 8 Ottobre presso CGIL via Crociferi n.40 ore 17,30 Convegno: Le Ragioni del NO

Mi raccomando vi aspettiamo tutte e tutti
Invitate per far conoscere le ragioni del NO
Noi che non abbiamo nessun mezzo di comunicazione, se non quello di stare insieme e guardarci negli occhi, possiamo parlare del referendum con i colleghi nei luoghi di lavoro, nelle palestre, nelle università, nei ristoranti e in tutti i luoghi che frequentiamo
Non c’è comunicazione più potente quando si crede in un ideale e noi crediamo nella Costituzione, nella Democrazia e nella Libertà

Convegno: Le ragioni del No ore 17,30

Spiegherà le ragioni del No il professore Alessandro Pace intervistato dalla giornalista Roberta Fuschi

 

invito

Scuole nel caos, ancora una denuncia Anief: “Per i presidi è il peggior pasticcio in quarant’anni” da: controlacrisi.org Autore: redazione

Scuole come un ‘cantiere aperto’: miriadi di docenti in attesa di nomina, quelli di Musica sui posti di Matematica. Pure i presidi alzano la testa: il peggior pasticcio in 40 anni.Non era mai accaduto che, a ottobre inoltrato, decine di migliaia di docenti di ruolo dovessero ancora essere utilizzati e assegnati agli istituti. Vi sono poi 100mila precari, di cui 40mila di Sostegno, in attesa della nomina annuale e una bella fetta di insegnanti “potenziatori”, inviati dagli uffici scolastici, rivelatisi diversi da quelli chiesti delle scuole e, quindi, inutilizzabili. Le lezioni, così, si svolgono a singhiozzo, le classi continuano ad essere smembrate perché manca il prof e un alunno disabile su tre rimane ancora senza insegnante specializzato o è in procinto di cambiarlo.

Ne è una conferma anche lo sfogo di un capo d’istituto di Settimo Torinese che denuncia, presso il suo Istituto, “la mancanza di più cattedre dalla Biologia all’Economia aziendale, sino all’Italiano e al Francese: prima c’erano i tagli e non si poteva assumere. Quest’anno, lo Stato paga ma mancano gli insegnanti: l’organico di fatto, pertanto, non c’è poiché si dispone di insegnanti di classi di concorso non utili. Abbiamo già previsto dei supplenti, ma non sappiamo se rimarranno. Dei 6 insegnanti di sostegno che mancano ho preferito non nominare. Non posso permettere che ragazzi con problemi si ritrovino a cambiare insegnante ogni mese. Non si capisce bene come abbia funzionato quest’algoritmo. Non tenendo conto in primis il diritto degli alunni”.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il Miur è vittima dei suoi errori: come quello di impedire per anni il passaggio degli abilitati Pas, Tfa, Sfp e all’estero dopo il 2011 nelle graduatorie ad esaurimento, salvo doversi piegare proprio in questi giorni alle ordinanze emesse dal Tar del Lazio, secondo cui andavano messi a ‘pettine’. Anche questo determinerà rallentamenti nelle operazioni. Vi sono, poi, i docenti trasferiti su ambiti sbagliati, la cui richiesta di conciliazione è andata a buon fine ma che ancora rimangono nel limbo, ‘appoggiati’ su sedi provvisorie senza classi assegnate. Nel frattempo, nelle scuole stanno arrivando anche i primi docenti che hanno fatto ricorso al giudice del lavoro, che ha deciso per il ritorno d’ufficio sulla provincia di appartenenza, per via degli errori dell’algoritmo impazzito del Miur contro il quale, anche noi, abbiamo fatto ricorso.