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Su questo numero di ANPInews (in allegato):
APPUNTAMENTI
► “Per questa nostra bella Costituzione”: il 9 settembre ad Ancona iniziativa pubblica con Carlo Smuraglia, Presidente nazionale ANPI, e Francesca Chiavacci, Presidente Nazionale ARCI. Presiede Vito D’Ambrosio, magistrato, già Presidente della Regione Marche
►”L’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia – 1943-1945”: dal 14 al 16 settembre a Milano convegno internazionale promosso da ANPI e INSMLI
IL COMITATO NAZIONALE DELL’ANPI SUI VERGOGNOSI E INFONDATI ATTACCHI ALL’ASSOCIAZIONE E AL SUO PRESIDENTE – il testo della presa di posizione assunta ieri
ARGOMENTI
Notazioni del Presidente Nazionale ANPI, Carlo Smuraglia:
► La “lunga estate calda”
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CATANIA – La festa de “l’Unità” prosegue sotto tono nonostante i fuori programma. Poche presenze e un’aria indolente puntellano anche questo pomeriggio infrasettimanale. La platea del palco centrale alla fine si riempie, complice probabilmente il concerto di Luca Carboni previsto per le 22:00. Ci pensano i contestatori a rendere leggermente più frizzante il clima. Il bersaglio della giornata è la ministra alla Difesa Roberta Pinotti, ribattezzata per l’occasione “ministra dell’offesa”. Un presidio di militanti No Muos, No Nato, attivisti dei collettivi e sindacalisti Usb manifesta fuori dall’ingresso della Villa Bellini. “No al Muos, no a Sigonella e alla guerra: via le basi Usa dalla nostra terra”, è lo slogan scandito dai manifestanti che contestano, tra le altre cose, l’aumento delle spese destinate alle operazioni militari. Una posizione diametralmente opposta a quella della ministra che ritiene la Sicilia una zona “strategica e la base di Sigonella di fatto una porta-aerei sul mare per la posizione che ha e per la situazione che vive oggi il Mediterraneo”, “un luogo centrale nello scacchiere della sicurezza”. Contestualmente la ministra partecipa a un dibattito sull’Europa confrontandosi con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Sandro Gozi, e il vice presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli. Si discute di Europa. Pinotti traccia il sentiero: “Per fare un passo dopo l’altro bisogna sapere dove si vuole andare”. Posizioni “visionarie” servono a poco, “ è necessario porsi obbiettivi ambiziosi”. Per uscire dall’impasse va rispolverato il “disegno originario di Altero Spinelli”, servono azioni concrete per riprendere fiato dalla Brexit che ha “scosso l’Europa”.
Il nemico giurato è “il populismo” di ogni colore, l’arma per sconfiggerlo è “un salto di qualità: un orizzonte comune nelle politiche su immigrazione e terrorismo”. “L’Europa deve fare scelte che sono all’altezza della sua storia”, dice Pinotti invocando un passaggio strategico dalla “cooperazione all’integrazione”. Gozi propone di tenere insieme “visione e pragmatismo”, incentivando politiche “vincenti” come il piano Juncker e il progetto Erasmus e recuperando terreno nei campi in cui si è registrata una maggiore “assenza” della Ue. Sassoli ritiene che una maggiore cooperazione debba andare a braccetto con analoghi “problemi da affrontare, come la crisi economica” e ricorda che attraverso esperienze come “colonialismo e imperialismo, non abbiamo lasciato un bel ricordo”. Insomma, segna il perimetro del fronte progressista. Dopo il primo giro di interventi, un drappello di attivisti No Muos interrompe la ministra. “Noi il Muos non lo vogliamo”, gridano gli attivisti. La richiesta è di poter leggere una lettera, ma la risposta è un secco rifiuto. “Non la leggiamo nel rispetto delle persone che sono venute a sentire me e non lei”, risponde Pinotti. “Voi non volete il contraddittorio”, dice un attivista. “Non è detto che il contraddittorio si faccia con chi si inserisce violentemente nei dibattiti degli altri”, ribatte Pinotti. Tutto si risolve in pochi secondi come da copione. I militanti sono invitati ad allontanarsi e la ministra li liquida con un secco “le lettere si spediscono”. Il dibattito riprende. La palude di fango creata dalla pioggia pomeridiana ricorda ai presenti che “ci vuole un fisico bestiale” per trascorrere un’altra serata alla Festa de l’Unità.
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Per la Cgil, infine, “l’andamento dell’economia italiana conferma purtroppo la correttezza delle nostre previsioni, scevre da ogni pregiudizio: l’Italia non è ripartita, non siamo di fronte ad una vera ripresa. Serve una terapia shock, serve creare lavoro”, dice Danilo Barbi, segretario confederale Cgil. Secondo Barbi, le previsioni fatte dal Governo a maggio, “non erano assolutamente credibili, perché l’atteso aumento delle esportazioni – spiega – non teneva conto delle nuove tensioni economiche internazionali, e quello dei consumi del persistere dei rischi di deflazione”.“È giunto il momento di reagire per dare una vera scossa e questa fase di lento declino. È necessario avviare quel un Piano Straordinario per il Lavoro che invochiamo da tempo e che deve prevedere lo stanziamento di investimenti pubblici per almeno 60 miliardi di Euro”, dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef. “Risorse che possono essere reperite attraverso una intensificazione della lotta all’evasione fiscale, la tassazione delle rendite finanziarie, tagli a sprechi ed abusi e, se necessario, anche la vendita di parte delle riserve auree (circa il 10-15%) e la vendita ti quote dei “gioielli di famiglia” (Poste, Eni, Enel, Ferrovie). Il ricavato di tali operazioni deve essere destinato solo, esclusivamente e tassativamente a creare occupazione e dare prospettive ai giovani, attraverso interventi per la crescita, la modernizzazione, la messa in sicurezza antisismica, l’innovazione e la ricerca”.
Intanto, un’altro dato, elaborato da Adoc, un’altra associazione di consumatori, ci dice che in Italia redditi delle famiglie sono più bassi del 20% della media UE-15, oltre 500 euro di differenza. Non solo, le spese quotidiane hanno un impatto del 64% sul reddito, il 7% in più, nonostante le spese complessive siano, di media, inferiori dell’8,3%, una differenza di 179 euro.
Nel Bel Paese una famiglia dispone, in media, di 2.806 euro mensili, contro i 3.371 euro della media europea. L’Adoc ha analizzato nel dettaglio il costo della vita per una famiglia tipo italiana, confrontandolo con quello di nuclei analoghi in altri paesi europei.“Ogni euro speso dalla “famiglia Rossi” pesa molto di più sul reddito rispetto a quello della “famiglia Müller”(Germania) o della “famiglia Dubois” (Francia). La combinazione di bassi redditi e alta pressione fiscale rende complicato sostenere le spese quotidiane”, dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc, “nella UE-15 le famiglie italiane si collocano al 12° posto come capacità reddituale, ma sono 4° nella classifica degli impatti sul reddito, precedute solo dalle famiglie greche, portoghesi e spagnole.
Se l’Italia vuole avere un maggiore peso in Europa deve prima sostenere i suoi cittadini, le sue famiglie. Abbassare la pressione fiscale, tagliare le spese improduttive, contrastare seriamente l’evasione fiscale, prevedere maggiori agevolazioni e detrazioni, incrementare la capacità reddituale sono tutti interventi imperativi per agganciare il treno europeo”.
Scendendo nel dettaglio della spesa, ad incidere maggiormente sono alimentazione e salute. Al supermercato, una famiglia italiana spende in media 443 euro mensili per prodotti alimentari, a cui vanno aggiunti circa 65 euro per un paio di cene fuori casa. Per quanto riguarda la spesa per i farmaci e le visite mediche private, l’Italia presenta una spesa in linea con la media UE, pari a circa 36 euro. Per la casa e le sue utenze la spesa risulta in linea con la media europea. Complessivamente, la “famiglia Rossi”, per le spese di casa e le utenze, investe il 31% del proprio reddito, contro il 30,9% della media UE. Ma molto di più della famiglia Johansson (Svezia), che investe solo il 22,5% o della famiglia Korhonen (Finlandia), che vede impegnato il 23,9% del proprio reddito. Cinema e palestre sono più economiche che nel resto d’Europa: per una serata al cinema la famiglia Rossi spende ben 5 euro in meno rispetto alla media europea. Stesso risparmio per lo sport, in Italia si spendono in media 35 euro al mese contro i 40 euro della media europea. Chi spende di più per restare in forma sono le famiglie del Lussemburgo (60 euro) e Finlandia (48 euro).
A prima vista, sembrerebbe che la posizione delle famiglie italiane sia ottimale nel confronto europeo. In realtà non è così: sebbene in Italia la spesa globale sostenuta mensilmente sia mediamente inferiore dell’8,3% alla spesa media europea, essa incide sul reddito in misura pari al 64%, il 7% in più della media europea, ferma al 57%.
Il discrimine fondamentale, quindi, è nella minore capacità reddituale di una famiglia italiana che, al netto delle tasse,incamera poco più di 2.800 euro mensili. Un reddito inferiore di ben il 20% alla media europea. A questo va aggiunta che la pressione fiscale in Italia è tra le più alte d’Europa, pari al 43,7%, mentre la media europea si attesta al 40,9%. Ne consegue, dichiarano da Adoc che “ogni singola voce contemplata assume un peso maggiore in Italia rispetto al resto d’Europa. Con conseguenze facilmente immaginabili: difficoltà/incapacità a sostenere le spese fondamentali per la sussistenza; difficoltà/impossibilità a sostenere spese improvvise e/o urgenti, in particolare spese mediche e dentistiche; rarefazione delle spese straordinarie, in particolare per vacanze, studio e cultura, svago, sport; maggiore indebitamento, con sempre maggiore rischio di collegamenti con la malavita; maggiore ricorso alla ricerca della “fortuna” (Gratta&Vinci, scommesse) o al gioco d’azzardo.
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