Mafia, politica e munnizza: anche la Procura di Palermo indaga sulla discarica di Siculiana da: siciliacronaca.it

Che Rosario Crocetta dovesse cadere in mezzo alla ‘munnizza’, lo si sapeva già, molto tempo prima che venisse eletto presidente della Regione.

Bastava soltanto conoscere i suoi trascorsi gelesi da sindaco, quando se la scansò in un modo assai rocambolesco, per sfuggire, come si dice in questi casi, ai rigori della legge.

Anche allora, correva l’anno 2001, come oggi, Crocetta intervenne, secondo quanto denunciato a suo tempo alle Autorità Giudiziarie dal dirigente del’Ufficio Ecologia ed Ambiente del comune di Gela, l’empedoclino Roberto Sciascia, per difendere un gruppo di società, in quel caso  di Gela, facendo modificare un bando per lo smaltimento dei rifiuti nella sua città di oltre 7 milioni di euro.

Per favorire i suoi concittadini-imprenditori, che non avevano i requisiti di legge per partecipare, fece scomparire la categoria 6a “requisito obbligatorio per la raccolta differenziata, espressamente previsto dal decreto Ronchi”.

Allora come oggi, galeotta fu la modifica e chi la scrisse (Crocetta o chi per lui) !

Stando al contenuto della denuncia dell’ing. Roberto Sciascia, fu proprio grazie a quella modifica che furono allora violate le prescrizioni di legge contenute nella determinazione dirigenziale n.1493/2001, che prevedeva anche  lʼobbligo di iscrizione allʼAlbo nazionale gestori rifiuti;  tale espediente spianò, è inutile dirlo, la strada al consorzio di imprese, capeggiato dalla Cosiam, oggi Econet Srl, prescelto per vincere!

Oggi sembra di vedere e rivedere sempre lo stesso film!

Che la raccolta differenziata in Sicilia non s’ha da fare, per il nostro Crocetta è perciò una storia vecchia, di cui lui conosce tutti quanti i capitoli!

Dal primo fino all’ultimo!

Da quando cioè era sindaco di Gela ed assieme al suo amico fraterno, il pluri inquisito per mafia Antonello Montante, presidente di tante cose importanti, nonché di Unioncamere Sicilia (da lui fatto rieleggere ad aprile scorso, seppure ineleggibile),  in tandem, sperimentavano come era facile  far carriera in Sicilia facendo credere a tutti quanti di essere un puro distillato di antimafia!

E fu così che iniziò, partendo da Gela, la scalata degli ‘antimafiosi di la munnizza’.crocetta tra i rifiuti

La fetida ‘munnizza’ siciliana, come ben sa Rosario Crocetta, è stata da sempre  gestita con gare più meno truccate; o meglio ancora, apparentemente senza trucco e senza inganno! ‘A la spaccialata’, direttamente, con affidamenti palesemente illegali, anche per centinaia di milioni di euro.

Così come altrettanto illegali sono state le autorizzazioni regionali fin qui rilasciate, dagli inizi del 2000 ad oggi,  per consentire la realizzazione e la gestione di 4 mega discariche private;  una delle quali di proprietà del vice presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, super protetto dal già citato Montante, compagno di tante battaglie antimafiose, adesso per ironia della sorte, sotto inchiesta per mafia.

Quelle 4 mega bombe ecologiche, in Sicilia, da almeno 15 anni a questa parte, hanno inghiottito di tutto e di più!

Esse sono dei veri e propri  buchi neri, che hanno fagocitato non solo decine di milioni di tonnellate di rifiuti indifferenziati, compresi quelli radioattivi, nocivi ed altamente pericolosi; ma anche decine di miliardi di euro che tutti quanti in Sicilia abbiamo dovuto triturare in mezzo ai rifiuti; togliendo il pane di bocca ai nostri figli, visto che ci hanno costretto a pagare le relative tariffe e tasse, per questo mostruoso ed illegale smaltimento dei rifiuti, che sono le più alte del mondo, ed almeno il triplo della media nazionale.

Il cliché lo conosciamo bene.

Si fa sempre a meno della raccolta differenziata, si creano le solite strumentali emergenze-rifiuti e, fino a giugno di quest’anno, la farsa è continuata ad oltranza, senza limiti e senza pudore, ma con tanto fetore!

La puzza del ‘potere di la munnizza’ ha colpito, finalmente (ed era ora!), anche quelle narici che fin qui hanno sentito solo l’odore dei soldi!

Da presidente della Regione, il Crocetta,  con le sue solite sceneggiate ha avuto anche l’abilità e la scaltrezza di riferire, il 2 agosto scorso, in Commissione Nazionale Antimafia che lui, cu la munnizza  dei vertici di Confindustria Sicilia, non c’entra niente!

Verrebbe voglia di porgergli il ditino mignolo e di dirgli: ‘muzzica ccà!’

Quanto quell’uomo sia furbo, neanche ve lo immaginate!

In Commissione Antimafia, ha detto che il 25 giugno 2016 è stato lui, e nessun altro, a far chiudere la discarica del vice presidente, sempre di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro;  e che lui con  quei signori lì, quelli di ‘la munnizza’, non ha fatto affari, non ha nulla a che spartire!

Meglio tardi che mai!

4 anni che è spaparanchiato a Palazzo D’Orleans e se non era per due Commissioni d’Inchiesta ed una serie di procedimenti penali e fiscali che pendono sulla mega  discarica agrigentina, il nostro  battagliero presidente antimafioso rischiava di non accorgersi di nulla!

Mentre il  nuovo dirigente del Dipartimento Regionale dell’Assessorato per l’Energia, l’Acqua e i Rifiuti, Maurizio Pirillo, è stato chiamato, dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, a relazionare su questa e sulle altre storie amministrative ed ambientali  assai turpi e sconce, che riguardano l’illegale gestione dei rifiuti in Sicilia.

Storie di malaffare, impupate da chi, fino a qualche mese fa, ha occupato il posto di Pirillo, ossia l’agrigentino Domenico Armenio ed assieme a lui, presso l’Assessorato Territorio ed Ambiente, Gaetano Gullo, uno che con il paesaggio ed i problemi geo-morfologici ci azzeccava poco o nulla. Infatti nel corso della sua vita si è solo occupato, a quanto pare, munito com’è di una laurea in Lettere, di letteratura, ed è  diventato dirigente occasionale, per caso, a sua insaputa e mentre si trovava a passare dalle parti del dipartimento Energia Acque e Rifiuti.

Il Gullo, ultimo firmatario, nel 2016, di alcune incriminate autorizzazioni ambientali, le cosiddette VIA e VAS, ha consentito ai Catanzaro di mettere in esercizio l’ultimo loro gioiello di ingegneria ambientale, al contrario. Si tratta di un personaggio al quale non manca lo spirito critico ed autocritico;  è stato infatti lui stesso ad autoaccusarsi, davanti alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta che si occupa del ciclo dei rifiuti.

Ad imporgli di ricoprire quell’incarico è stata, a suo dire, l’assessora, anch’essa agrigentina, oggi vicepresidente della Regione, Mariella Lo Bello.

E lui, che non sa scontentare i potenti di turno, ha accettato, ha fatto il suo dovere! Firmando anche ciò che non si poteva e doveva firmare, e poi è stato spostato a dirigere il Corpo Forestale Siciliano; non prima di averla combinata, francamente, un po’ grossa, se ci riferiamo alla mega bomba ecologica del vicepresidente di Confindustria Sicilia.

A fare inoltre da cane da guardia a Roma, in Senato, per salvaguardare questi ed altri interessi, inoltre c’era lui, un altro agrigentino, ossia  il presidente della 13ª Commissione permanente (Territorio, Ambiente, Beni Ambientali), l’alfaniano di ferro, Giuseppe Francesco Maria Marinello, di Sciacca.

Il sistema di potere agrigentino, relativamente alla gestione dei rifiuti, dell’acqua e dell’energia, in quest’ultimo caso ci riferiamo espressamente all’eolico, dai tempi in cui il presidente della Regione era Totò Cuffaro, è da parecchi anni, oserei dire da quasi 20 anni, ben rodato e collaudato.

Nell’ultimo lustro, in modo particolare, il referente politico per eccellenza dei fratelli Catanzaro, è stato il ministro dell’Interno Alfano; se non altro per il fatto che anche un suo compare d’anello, Sergio Vella, opera nel settore dei rifiuti speciali e pericolosi ed è quindi strettamente collegato agli imprenditori siculianesi.

Quindi, ricapitolando, oltre al senatore Beppe Lumia, dentro la Commissione Nazionale Antimafia, già ‘sputtanato’ dall’ex assessore regionale  e magistrato, Nicolò Marino, suo ex amico ed al già citato senatore alfaniano Marinello, presidente della Commissione Nazionale Ambiente e Territorio, i Catanzaro hanno, o avevano dalla loro parte, il Ministero dell’Interno, con ‘annesso’ prefetto di Agrigento, già segretario politico del ministro Alfano, qualche graduato e qualche sostituto in Procura.

A fare il lavoro sporco in Regione ci ha pensato, dopo ‘l’uomo di Lettere’, Gaetano Gullo, recentemente, il dirigente, testé trasferito, Domenico Armenio.

Agrigentina la vice presidente della Regione, Mariella Lo Bello, che attualmente tutela, per così dire, gli interessi dei Catanzaro; agrigentino il ministro Alfano; agrigentino il presidente della Commissione Parlamentare Nazionale Ambiente, Marinello; agrigentino il dirigente Armenio, che firmava le autorizzazioni illegittime, agrigentini i Catanzaro, agrigentina la loro discarica…  insomma erano tutti quanti agrigentini, coloro i quali contavano e decidevano sul da farsi, rispetto all’ultima grande vasca, dove dal 2014 al 2016, ad esempio, sono stati sotterrati gli ultimi 3 milioni di tonnellate di rifiuti.

In soldoni significa: se consideriamo le 70 euro a tonnellata (oggi i comuni, ai Catanzaro, sono costretti a pagare 153 euro a tonnellata!), che ogni singolo comune ha pagato come quota di conferimento, finora la Catanzaro Costruzioni, solo in un anno e mezzo, ha incassato qualcosa come ben oltre 200 milioni di euro!

Senza tenere conto del fatto che, tale discarica è stata da sempre sprovvista di impianti di selezione dei rifiuti e di biostabilizzazione, tanto è vero che i fratelli di Siculiana, per avere smaltito nel corso, scusate se è poco, dell’ultimo ventennio, svariati milioni di tonnellate di rifiuti indifferenziati, in maniera illegale, sono stati, seppure molto, ma molto tardivamente, multati con una prima ammenda pecuniaria di quasi 6 milioni di euro.

Qualcuno, a questo punto, potrebbe chiedersi perché, questi signori, seppure già nel 2009 furono autorizzati a sotterrare  milioni e milioni di tonnellate di rifiuti, a condizione che realizzassero i necessari impianti di selezione e biostabilizzazione, previsti dalle normative ambientali, questi benedetti impianti non li hanno mai realizzati?

Numero uno. Perché hanno risparmiato, fatto la cresta cioè sui costi dell’impiantistica; e nessuno si è accorto del loro irregolare sistema di smaltimento dei rifiuti, sfuggito ai radar dell’ARPA e di tutte quante le autorità regionali di controllo ambientale ed amminisistrativo!

Numero due. Perché se le loro vasche fossero state destinate soltanto per abbancare la frazione residuale dei rifiuti, una volta effettuate le operazioni di selezione e di biostabilizzazione, la quantità di immondizia conferita sarebbe stata molto meno della metà, così come i loro guadagni.

Numero tre. I rifiuti da loro sotterrati, senza alcun pretrattamento, oltre a  creare un devastante inquinamento ambientale ed a costituire un gravissimo problema sotto il profilo igienico-sanitario (il percolato e le loro pestifere esalazioni sono infatti anche causa di tumori), per i Catanzaro sono un’ulteriore risorsa economica, un ulteriore notevole guadagno, non sappiamo se anche questo lecito o no. I gas che i rifiuti producono, a seguito della loro decomposizione, vengono da loro utilizzati per produrre energia, che vendono ai vari distributori.

Ricapitolando, loro avvelenandoci i suoli e le falde acquifere, ostacolando in maniera accurata e certosina, la raccolta differenziata dei rifiuti, si sono arricchiti, mentre mezza Sicilia è stata costretta a dari lu mussu nella loro mega bomba ecologica.

Ma per fare inceppare l’intero sistema, come detto, hanno avuto anche e principalmente bisogno del supporto di stuoli di funzionari e del determinante apporto dei vari Governi Regionali;  oltre che delle già citate coperture istituzionali presso alcune Prefetture e qualche Procura della Repubblica.

In più, hanno piazzato all’interno dei vari Governi Regionali dei loro assessori, quali Linda Vancheri, segretaria del presidente di Confindustria Sicilia, ossia  l’inquisito per mafia, Antonello Montante; nonché dirigenti quali il già citato loro amico, agrigentino, Domenico Armenio.

La funzione degli assessori, ma anche dei parlamentari regionali e nazionali di cui, in modo particolare i Catanzaro, sono ‘ghiotti’, era inoltre quella di non portare  mai a compimento alcuna riforma di questo perverso sistema di raccolta dei rifiuti che, necessariamente, come abbiamo spiegato, nel loro esclusivo interesse, doveva per forza essere garantito in forma indifferenziata.

Per ottenere questo mirabile risultato sono riusciti a far fallire, in modo particolare, due leggi di riordino, una approvata nel 2010 ed un’altra nel 2013.

E’ inutile dirlo che, né l’una, né l’altra sono mai entrate a regime, ma sono servite soltanto a paralizzare e fare inceppare ulteriormente il sistema ed a moltiplicare gli enti pubblici che gestiscono l’intero ciclo dei rifiuti; ci riferiamo ai famigerati 27 ATO rifiuti, nati e sviluppatisi come macchine mangiasoldi, che avrebbero dovuto essere liquidati, ma che invece sono ancora vivi e vegeti! Anzi, oltre agli ATO rifiuti, adesso ci ritroviamo altre decine di società d’ambito, le cosiddette SRR, che altro non sono, se non una loro duplicazione!

Società sempre foraggiate con denaro pubblico: ovviamente e sistematicamente sperperato!

Insomma, in questo sfascio gestionale, sapientemente organizzato, da più di un decennio a questa parte, si sono bruciati decine di miliardi di euro di risorse pubbliche, di soldi dei contribuenti siciliani, che sono, riguardo alla tassazione sui rifiuti, i più tartassati nel mondo!

Ad arricchirsi in Sicilia sono stati in modo particolare i 4 gestori delle 4 mega discariche private, e tutte quelle aziende che hanno assicurato la raccolta ed il trasporto dei rifiuti in queste discariche fuorilegge, tre delle quali già sequestrate.

Aziende queste che, se consideriamo la situazione agrigentina, proprio in virtù della situazione di stallo amministrativo e gestionale, provocato ad arte, nel 2007 si sono aggiudicate presso l’ATO AG 2, composto da 19 comuni, compresa la città di Agrigento, una gara per assicurare i servizi di smaltimento che non prevedevano, tra l’atro, contra legem, la raccolta differenziata.

Da quel momento in poi, è stato consentito, impunemente, a questi soggetti, di assicurare tali servizi fuori legge in proroga, di anno in anno, per altri 5 anni consecutivi, per una spesa di oltre 150 milioni di euro, senza effettuare alcuna gara d’appalto!

Il tutto  è servito anche  per assicurare che i servizi di igiene ambientale continuassero a non prevedere la raccolta differenziata, in maniera tale che i rifiuti, tal quali, venissero conferiti, con tanto di ‘farlocche’ autorizzazioni regionali, presso la discarica dei fratelli Catanzaro; che si sono arricchiti più di tutti, proprio grazie a questo incredibile e sconvolgente sistema, basato su un vero e proprio disastro politico-istituzionale!

A quale pro allora, a partire dal 2000, furono chiuse tutte quante le discariche comunali, proprio perché erano inadeguate e sprovviste di impianti di pretrattamento dei rifiuti?

Solo per fare arricchire a dismisura qualche  privato che fa le stesse cose che facevano i comuni 20 anni fa: si limita cioè a sotterrare i rifiuti indifferenziati!

In provincia di Agrigento fu concessa, soprattutto a partire dal 2006, una corsia preferenziale a questa famiglia di Siculiana che, nel corso di un decennio, con dei presunti raggiri ed artifici, attualmente al vaglio di due Procure della Repubblica e di due Tribunali, quelli di Agrigento, ed in questi giorni anche quelli di Palermo, sono da sempre riusciti, in un modo o nell’altro, a far fuori ed a sbaragliare tutta quanta la concorrenza.

In particolar modo si sono sbarazzati degli imprenditori che si occupavano di raccolta differenziata, anche perché i rifiuti dovevano necessariamente essere sotterrati, in maniera indifferenziata, nelle loro discariche che, sempre loro ingrandivano a dismisura, attraverso delle autorizzazioni illegittime.

Discariche che hanno fin qui difeso con le unghie e con i denti, anche a costo di presentare denunce calunniose,  per mafia,  contro politici ed imprenditori concorrenti che hanno ostacolato il loro disegno, per così dire, imprenditoriale.

Inoltre, a causa delle loro coperture istituzionali ad altissimo livello, in molti sull’affaire Catanzaro, sulla loro mega discarica cioé, ma anche, per la verità, su altre questioni gravissime, quali la scandalosa gestione dei servizi idrici agrigentini, hanno preferito sorvolare.

Mi riferisco a qualche prefetto, a qualche questore, a qualche magistrato etc., etc., etc.

Anche perché i Catanzaro erano e sono ancora  legati mani e piedi all’indagato per mafia, il già citato presidente di Union Camere Sicilia, Antonello Montante che, a sua volta è stato lo sponsor numero uno dell’attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta che a sua volta è legato a…

E così, i fratelli Catanzaro, hanno potuto ripulire, in tutti i sensi, mezza Sicilia, in quel di Siculiana-Montallegro!

Adesso il dott. Pirillo, obtorto collo, da qualche mese  a capo della struttura organizzativa della Regione che si occupa anche della munnizza  dei Catanzaro, ha dovuto relazionare alle autorità giudiziarie competenti tutte queste cosine, non proprio pulite, visto che parliamo di rifiuti, e che fin qui vi abbiamo raccontato.

Siamo sicuri che il nostro Pirillo è stato pure costretto a prendere le distanze da coloro i quali queste assurdità burocratiche ed ambientali, hanno posto in essere, onorando il suo cognome;  e non ce ne voglia se prendiamo spunto dal versione siciliana proprio del suo cognome, che si pronuncia: piriddru.

Dalle nostre parti, guarda caso, amiamo dire infatti : piru piriddru, ognunu pensa pi iddru.

Della serie: si salvi chi può!

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