Per i migranti aumentano i casi di mancato rinnovo del permesso per chi ha perso il lavoro sono infatti numerosi, nonostante la legge 92/2012 abbia gia’ previsto l’aumento della durata del “permesso per attesa occupazione” da sei mesi ad un anno e che lo stesso permesso possa essere ulteriormente rinnovato Questo accade in caso di utilizzo di un ammortizzatore sociale e nel caso in cui il lavoratore dimostri di avere un reddito minimo annuo non inferiore all’assegno sociale (poco piu’ di 5mila euro).
“Questa grave situazione- si legge in una nota della Filcams- ha causato per almeno 200 mila lavoratori un drammatico scivolamento nella illegalita’ del lavoro nero, con conseguenze facilmente immaginabili anche per i nuclei famigliari coinvolti (a partire dai minori). Si tratta di un problema particolarmente vivo nei nostri settori- afferma Cristian Sesena segretario nazionale della Filcams Cgil- dove la presenza di lavoratori migranti e’ assai significativa, e dove la piaga del lavoro irregolare o fintamente regolare continua ad essere presente anche per il progressivo venir meno di seri controlli da parte dei servizi ispettivi”.
In alcune provincie, come a Reggio Emilia, l’ufficio migranti della Cgil segnala che in provincia, nel 2015, sono stati richiesti 463 permessi “in attesa di occupazione”. Martedì prossimo ci sarà una iniziativa a livello regionale a Bologna e in molte atre città italiane davanti alle prefetture. .
Nel 2016 (dati fino al 15 giugno) le pratiche aperte sono state 182. Col fatto che la pratica e’ inoltrata direttamente dalla persona, pero’, “non abbiamo certezza su quante pratiche siano andate a buon fine e quante siano state respinte a Reggio Emilia”, spiega il sindacato. “Conosciamo solo i casi non numerosi di respingimento, in cui il cittadino immigrato ha chiesto la nostra assistenza”, aggiunge Ramona Campari della segreteria della Cgil. A causa della crisi, poi, anche a Reggio “dopo anni di trend in crescita, si registra una contrazione della popolazione straniera, nel 2015 sul 2014, pari al meno 2,9%”. Un calo soprattutto maschile di cittadini marocchini, tunisini e indiani, controbilanciato dall’aumento della migrazione femminile. Fra le rivendicazioni oggetto di una iniziativa nei prossimi giorni a livello regionale di Cgil, Cisl, Uil, anche quella di sanare le posizioni dei lavoratori e lavoratrici immigrati che hanno perso lavoro e permesso di soggiorno, e anche la richiesta di combattere il lavoro nero e lo sfruttamento dei migranti. E ancora, i sindacati sottolineano la necessita’ di monitorare il comportamento delle Questure, visto che il numero dei mancati rinnovi pare eccessivo. Infine si chiede al Governo di fornire indicazioni chiare alle Questure perche’ il permesso venga rinnovato correttamente e in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale e di mettere in campo politiche attive del lavoro per una maggiore inclusione sociale. Quest’ultima misura “e’ essenziale – evidenzia Campari- perche’ gli stranieri vivono con maggiore fragilita’ una situazione di difficolta’ generale pagandola ad un prezzo ancora di piu’ alto anche dal punto di vista sociale, a causa di emarginazione, pregiudizi e attraverso l’associazione impropria stranieri uguale problema sicurezza”. Tesi “purtroppo suffragata anche dalle rilevazioni sulle assunzioni a tempo indeterminato che si sono avute con il Jobs Act, dove si evidenzia che la trasformazione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro e’ stata per la maggiore a carico di italiani”, conclude la sindacalista.
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