La corruzione costa circa 5 miliardi di euro l’anno su un bilancio di poco più di 100 miliardi. Come è possibile un tale scempio delle risorse pubbliche? ….
La corruzione costa circa 5 miliardi di euro l’anno su un bilancio di poco più di 100 miliardi. Come è possibile un tale scempio delle risorse pubbliche?
Per comprendere le cause dietro le cause è necessario considerare che circa un quarto del bilancio complessivo è assorbito da interventi diagnostico terapeutici inappropriati o inutili che comportano sempre danni, iatrogeni, senza alcun beneficio alternativo che li giustifichi. Danni iatrogeni che comportano costi aggiuntivi.
La sostenibilità del servizio sanitario pubblico viene messa in discussione da entrambi i fenomeni ma le soluzioni che si prospettano, come le privatizzazioni e le assicurazioni, faranno cadere dalla padella alla brace: maggiori costi e peggiori esiti di salute, come l’esperienza degli Stati Uniti dimostra (15% del Pil e i peggiori indicatori di salute del mondo industrializzato).
Il ricorso a interventi inutili e inappropriati potrebbe essere contrastato per buona parte da una sistematica valutazione degli esiti di salute, attraverso opportuni indicatori di qualità. Dovrebbe essere interesse dei professionisti che dichiarano di agire secondo scienza e coscienza pretendere la valutazione della qualità per avere strumenti per l’aggiornamento professionale e per il progresso delle conoscenze. La valutazione della qualità dovrebbe essere alla base della progettazione operativa dei sistemi e delle procedure: quali obiettivi raggiungere, con quali attività rivolte a chi e come, dove, quando, con quali risorse. Un tale approccio taglierebbe le gambe in modo sostanziale alla corruzione.
Cominciare dal percorso nascita è la carta vincente, ora che le donne riprendono la parola a denunciare i fenomeni di violenza ostetrica: servono, tanto per cominciare, le linee guida per l’intrapartum e il puerperio elaborate dal Piano Nazionale Linee Guida, norme per il ricettario ostetrico, norme per il rimborso del parto a domicilio, aperture di case di maternità e di reparti nei centri nascita ospedalieri a conduzione autonoma delle ostetriche. Sarebbe l’inizio del cambiamento.
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