XVI Congresso UDI/ “Volevamo cambiare il mondo” e vogliamo continuare a farlo da: ndnoidonne

 

Femminicidio, schiavitù, immigrazione e cittadinanza europea, guerra e pace, integrazione, lavoro e autodeterminazione, tra i temi affrontati nella tre giorni di lavori congressuali dell’UDI (Roma 6/7/8 maggio 2016)

Barbara Leone

Sono passati settanta anni da quando si svolse a Firenze nel 1945 il Congresso che, dai Gruppi di Difesa della Donna, diede vita all’UDI e in quello stesso anno venne finalmente riconosciuto il voto alle donne, realizzando così compiuta democrazia. La memoria delle battaglie condotte richiama oggi il dovere di una costante partecipazione alle vicende del Paese per inverare quotidianamente i valori alla base della nostra convivenza civile. Nella certezza che dai lavori e dal confronto delle vostre idee potranno scaturire spunti di riflessione nell’interesse della nostra comunità formulo a tutte voi i più sinceri auguri di buon lavoro”. Con queste parole il Presidente della Repubblica Sergio Matterella ha salutato il XVI Congresso nazionale dell’UDI – Unione Donne in Italia – che si è concluso lo scorso 8 maggio a Roma. Messaggi importanti e affettuosi sono arrivati anche dalla Presidente della Camera Laura Boldrini e dalla Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, che nel suo messaggio ha ricordato come il loro Congresso rappresenti una straordinaria occasione di confronto e discussione sul presente e sul futuro dell’Unione Donne in Italia. Queste ricorrenze conferiscono al vostro appuntamento un significato ancora più profondo, che permette di guardare al futuro consapevoli del contributo che il movimento delle donne ha dato e ancora potrà dare alla qualità della nostra democrazia, al consolidamento delle nostre istituzioni, alla partecipazione nella costruzione dell’agenda politica dell’Italia”.

Sulla ricorrenza dei 70 anni dal voto si è soffermata anche la Presidente della Camera Laura Boldrini, che ha sottolineato come esso “costituisce un importante momento di riflessione sulla funzione del femminismo ai nostri giorni, da analizzarsi attraverso le tappe lungo le quali si è sviluppato il processo di emancipazione delle donne italiane – precisando che – c’è ancora molto da fare perché venga riconosciuto alle donne ciò che è delle donne; il loro valore, la loro storia e tutte le conquiste raggiunte verso l’eguaglianza”.

Una tre giorni di dibattito vivo e confronto acceso, che ha sviscerato tutte le questioni del mondo viste con sguardo di donne e del femminismo in cui UDI è da sempre parte attiva.

“Fare un congresso non è cosa semplice – ha ricordato la Responsabile nazionale UDI Vittoria Tola salutando la folta platea del Congresso nella sua relazione molto condivisa – e non lo è in particolare per un’associazione di donne che lavorano in modo volontario e senza mezzi se non quelli che noi investiamo in questa passione. Donne che già sostengono le loro molteplici attività locali e nazionali, pagano la loro partecipazione quando vengono a Roma o partecipano a iniziative nazionali. La nostra ambizione è e rimane, se la vogliamo dire con la battuta fulminate del personaggio di Meryl Streep in ‘Suffragette’, non protestare ma fare la legge. In tutti i sensi. Mentre siamo costrette tutti i giorni a protestare nonostante tutte le nostre conquiste. A partire da leggi che stanno dimostrando da tempo di essere sempre più svuotate. Lo vediamo con la legge 194 sempre più inapplicata da coloro che la dovrebbero rispettare, legge che abbiamo voluto come uscita dalla clandestinità, quella che faceva morire d’aborto le donne. La libertà delle donne – ha precisato Vittoria Tola – è in cammino, anche se faticosamente, in tutti i continenti e le forme di restaurazione che vediamo dimostrano che un ordine storico, politico, culturale è stato messo in discussione e cerca di reagire. Tutto questo ci interpella come femministe soprattutto in un momento storico come questo in cui, anche tra di noi, le differenze passano per molte strade e siamo divise da molte questioni come ci dice Colonia o la maternità surrogata. Sulla violenza contro le donne voglio solo ricordare l’enorme lavoro che abbiamo dovuto fare noi, in questi decenni, per farla emergere dalla cronaca nera o dai delitti passionali, per mostrarla nel nostro mondo come una fenomenologia strutturale dei rapporti di potere degli uomini nelle nostra società. Dobbiamo pertanto ricordare che il soggetto politico del cambiamento non sono solo le donne, ma è il femminismo come pensiero e pratica delle donne per leggere il mondo e trasformarlo. Decidere insieme dove resistere, contrastare contrattaccare un potere spesso invisibile o imprendibile. Non so se ce la faremo, ma penso che noi abbiamo il dovere, e mi rivolgo a tutte noi, il dovere storico di aprire il dibattito su questi temi che aiuti il passaggio di una eredità politica di grande valore a quante più donne possibile. Soprattutto alle giovani donne! Native e migranti. Cittadine del mondo!”.

Nei tanti interventi delle donne UDI, arrivate al Congresso dalle sedi di tutta Italia, si è sottolineata l’urgenza di un agire politico mirato ai problemi del mondo attuale partendo dalla cultura femminista. Quella cultura che è linfa vitale dell’UDI sin dalla sua nascita voluta dalle madri della Repubblica italiana. E che oggi è linfa vitale dell’agire sul campo di migliaia di donne, che nell’UDI continuano ad avere un insostituibile punto di riferimento politico. Tra i numerosi interventi ricordiamo quelli di Marisa Ombra e Marisa Rodano, di Luciana Romoli, Alessandra Bocchetti, Daniela Brancati, Stefania Cantatore, Daniela Dioguardi, Rosanna Marcodoppido, Valentina Muià, Rosangela Pesenti, Laura Piretti, Elisa Veronesi e tante altre.

Molte le rappresentanti istituzionali presenti al Congresso, unitamente alle donne di altre associazioni come Simona Lanzoni della Fondazione Pangea e rappresentante per l’Italia a Strasburgo del GREVIO per il monitoraggio della Convenzione di Istanbul. E ancora Rosa Mendes, presidente di NO.DI, Ozlem Tarikulu, presidente dell’Ufficio d’informazione del Kurdistan in Italia, Susan Diku a nome delle donne congolesi, Kadra Jama, donna somala che vive a Parigi, oltre alle rappresentanti della Casa Internazionale delle Donne, della CGIL, della UIL e artiste come Serena Dandini. Tutte hanno sottolineato l’importanza di interloquire con l’UDI: si vince solo con una unità di azione, si è detto, che dia forza all’agire delle donne in tutti i luoghi dove c’è bisogno di modificare la realtà delle cose. Un altro mondo è non solo possibile ma sta arrivando. Anche se la strada è ancora tutta in salita.

Nel 2016 sono sinora 37 le donne uccise, tra cui 3 bambine. E siamo solo a maggio. La “lista orribile” presentata al XVI Congresso UDI da Carla Cantatore mostra chiaramente come il fenomeno femminicidio non sia in remissione. Numeri che sono il tragico risultato di politiche parziali ed emergenziali. Numeri ai quali bisogna aggiungere quelle donne che non sono morte ma non hanno più una vita. Eppure il colpevole non verrà tecnicamente considerato assassino. Una strage che non si ferma perché mancano le risposte necessarie sul piano politico e culturale a partire dalla natura e consistenza reale del fenomeno.

Violenza sulle donne ma anche collaborazione e condivisione con la commuovente testimonianza di Ribka Sibhatu, del Coordinamento eritreo per l’intercultura, che ha denunciato la drammatica realtà in cui vivono le donne in Eritrea, dove tortura e schiavitù sono la norma. E dove moltissime donne non riescono a usare i canali umanitari..

E ancora difesa della 194, educazione di genere, precariato, maternità surrogata, nuove politiche del lavoro a partire dalla piattaforma “Corpo-Lavoro”, volta ad coordinare le politiche di conciliazione e di welfare da un punto di vista generale, locale e familiare. Due le mozioni votate all’unanimità nel corso del Congresso. Una sulla necessità di una legge sulle statistiche di genere e problematiche che stanno investendo l’Istat e che hanno allontanato dal suo incarico Linda Laura Sabbadini. E un’altra sulla questione della schiavitù.

Da ricordare anche le parentesi artistiche che hanno movimentato il Congresso. A cominciare dalla proiezione del documentario “Io vado… all’UDI”, realizzato da Ilaria Scalmani, e il docufilm “Non si può vivere senza una giacchetta lilla” diretto da Novella Benedetti, Chiara Orempuller e Valentina Lovato, E Margherite Volanti e la rassegna di manifesti dell’Udi.

E poi due momenti musicali, con “Sebben che siamo donne”, e “Il Giardino della Pietra Fiorita”. L’ultima giornata congressuale è stata dedicata allo Statuto, modificato per permettere a tutte le sedi UDI di costituirsi parte civile nei processi al fianco delle vittime di violenza, e all’organizzazione interna dell’UDI. Quindici le donne elette dal Congresso nel Coordinamento nazionale, dopo la riconferma di Vittoria Tola quale Responsabile nazionale UDI affiancata da Laura Piretti, anche lei eletta Responsabile nazionale. (articolo sugli happening musicali e artistici in http://www.noidonne.org)

Sindacato, ci sarà anche Usb all’assemblea di sabato prossimo indetta da Bellavita ed altri ex-Cgil Autore: redazione da. controlacrisi.org

Parteciperà anche ’Unione Sindacale di Base all’Assemblea indetta a Roma l’11 giugno prossimo da Sergio Bellavita e numerosi altri ex Cgil, che si terrà dalle ore 10.00 presso il Centro Congressi Cavour.”L’involuzione politica e la trasformazione genetica della Cgil – si legge nel comunicato di adesione – è ormai arrivata al punto di non ritorno e la necessità di uniformarsi alle politiche di Confindustria, Governo, Cisl e Uil sta portando la Camusso e la Fiom ad una ‘pulizia etnica’ senza precedenti”.

Secondo Usb, ridotte le “differenze” tra Confederazione e Fiom, “attraverso un accordo di potere le cui conseguenze e condizioni stiamo scoprendo giorno dopo giorno”; e azzerata di fatto l’opposizione interna al Congresso; messo alla porta Sergio Bellavita, storico leader dell’area di opposizione “Il sindacato è un’altra cosa”; condotta una durissima battaglia interna contro le RSA Fiom della FCA (Fiat) attraverso una delegittimazione politica senza precedenti, “Camusso e Landini hanno ormai cambiando del tutto la pelle della Cgil”.

Dopo l’uscita dalla Cgil di Giorgio Cremaschi solo un anno fa e l’entrata progressiva in USB di un numero sempre maggiore di iscritti, delegati e sindacalisti precedentemente militanti in quella organizzazione – primi fra tutti Maurizio Scarpa, già vicepresidente del Direttivo nazionale Cgil e Franca Peroni, già componente la segreteria nazionale della Funzione Pubblica – la scelta di Sergio Bellavita e di tanti altri rappresentanti e delegati dell’Area di opposizione “Il sindacato è un’altra cosa” di lasciare la Cgil, sempre per Usb, rappresenta “un fatto politico e sindacale importante, che prelude una ancor più accentuata crisi di rappresentanza della Cgil”.

Usb,quindi, punta al rafforzamento di una alternativa sindacale “credibile, coerente e democratica, che rivaluti complessivamente il rapporto tra sindacato e lavoratori ed avvii un processo di ricostruzione del sindacato e del conflitto sociale in questo Paese”.

Rifugiati, i trafficanti fanno affari d’oro con il lavoro dei bambini presi dai campi. Soprattutto in Turchia. La denuncia viene da Terre des Hommes Fonte: agenzia dire/agensirAutore: fabrizio salvatori

Il lavoro minorile tra i rifugiati siriani ha raggiunto dimensioni allarmanti. La denuncia viene da Terre des Hommes, organizzazione presente in Siria e nei paesi limitrofi, che ha verificato sul campo l’aumento vertiginoso dei casi di bambini costretti a lavorare.
Nel suo nuovo rapporto ‘We struggle to survive’ (‘Ci sacrifichiamo per vivere’, ndr) presentato in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile  2016, l’organizzazione denuncia “le disperate condizioni di vita dei siriani dopo cinque anni di conflitto stanno spingendo sempre piu’ minori ad accettare qualsiasi lavoro, anche quelli piu’ pesanti o pericolosi”, ha dichiarato Raffaele Salinari,
presidente di Terre des Hommes.
Qui le storie raccontate da altre fonti“Sebbene non siano disponibili dati ufficiali sul numero dei bambini lavoratori, abbiamo riscontrato che tra le famiglie rifugiate il ricorso al lavoro dei bambini sta diventando la risposta piu’ comune alla drammatica mancanza di risorse economiche e di accesso gratuito ai servizi di base”.
L’organizzazione quindi chiede “ai governi che ospitano i rifugiati e alle agenzie umanitarie di adottare immediatamente meccanismi di protezione dei bambini e di prevenzione del loro sfruttamento che tengano conto della complessita’ del fenomeno”. All’indagine hanno partecipato direttamente 97 bambini e ragazzi lavoratori, dagli 8 ai 18 anni (86 siriani e 11 iracheni), che hanno portato la loro testimonianza in 10 focus group svolti tra marzo e aprile 2016. Piu’ del 50% di loro ha dichiarato di lavorare piu’ di 7 ore al giorno, il 33% lavora 7 giorni su 7. Alcuni di loro avevano solo 5-6 anni quando hanno iniziato a lavorare. I luoghi di lavoro sono campi, cantieri, ristoranti, negozi, fabbriche, allevamenti, o la strada dove vendono fiori, altre mercanzie o mendicano.

In Iraq, tra i minori che hanno partecipato allo studio di Terre des Hommes dal titolo ‘We struggle to survive’, un bambino su tre ha dichiarato di essere stato avvicinato da qualcuno che gli aveva proposto di arruolarsi in una delle parti in conflitto. “Particolarmente preoccupante la presenza del lavoro minorile in Turchia- si legge ancora- un paese che aspira ad entrare nell’Unione Europea e l’affacciarsi di questo fenomeno sulla rotta balcanica a seguito della chiusura del confine tra Grecia e Macedonia, con alcuni casi di bambini lavoratori rilevati nella zona di Idomeni, a causa della mancanza di un’adeguata assistenza umanitaria ai migranti”. Terre des Hommes Italia dal 2012 ad oggi ha dato assistenza a quasi 1.140.000 persone, in maggioranza bambini.

Autore: stefano fassina Ballottaggio a Roma, cinque domande a Raggi e Giachetti. Intervento di Stefano Fassina da: controlacrisi.org

La rilevanza del pronunciamento di un candidato sindaco escluso dal ballottaggio al fine di orientare i “suoi” elettori è decisamente sovrastimata. Tuttavia, è doveroso per l’escluso esplicitare il suo orientamento.
Mercoledì, alla Città dell’Altra Economia, abbiamo discusso la nostra posizione insieme ai candidati di Sinistra per Roma e della Lista Civica per il Comune e per i Municipi. Il sottoscritto ha ripetuto quanto dichiarato nella campagna elettorale: le priorità sociali del nostro programma sono marginali nei programmi degli altri candidati. Di fronte a tale valutazione, per il ballottaggio, si può scegliere chi è distante. Oppure, si può fare un’altra scelta. Si può provare a segnalare un dato di primaria rilevanza democratica: nel migliore dei casi, il sindaco di Roma, in una fase straordinaria della città, rappresenterà meno di un quarto dei romani aventi diritto al voto. Si può votare scheda bianca per rimarcare il deficit di rappresentatività del sindaco e puntare a dare maggiore funzione politica al consiglio comunale.
Nella nostra bella discussione, affianco alla opzione “scheda bianca”, o meglio “scheda nulla”, come in tanti hanno raccomandato dati i paventati rischi di brogli, si è definita una seconda opzione da offrire ai candidati sindaco come opportunità per coinvolgere i circa 58.000 romani che hanno scelto il nostro programma: il voto sulla base delle risposte di Virginia Raggi e Roberto Giachetti a 5 domande chiave, temi a nostro avviso prioritari e indicativi della visione di città da portare avanti:1. Eletto sindaco, come primo atto della sua amministrazione, rinegozierà il mutuo di 5 miliardi di euro sottoscritto dalla gestione commissariale al debito storico con Cassa Depositi e Prestiti a un tasso di interesse superiore al 5%? Con gli oltre 200 milioni di euro all’anno recuperabili per il bilancio capitolino, finanzierà investimenti per migliorare le strutture e aumentare il numero di asili nido e scuole d’infanzia comunali e stabilizzare educatrici e insegnanti precarie?

2. Le Olimpiadi non sono un problema o un’opportunità nel 2024, ma subito: il comitato promotore ha chiesto al governo 140 milioni all’anno a partire dal 2017. Sono risorse preziose, quasi l’intero ammontare della spesa per investimenti del 2015. Potrebbero andare alla Roma-Lido o alle linee ferroviarie regionali. Eletto sindaco, promuoverà per l’autunno prossimo, in coincidenza con il referendum costituzionale, un referendum cittadino sulla candidatura di Roma per i giochi Olimpici del 2024?

3. Eletto sindaco, punterà sul l’edilizia di riqualificazione e risparmio energetico a partire dalle periferie e assumerà per le politiche urbanistiche il principio guida “zero consumo di suolo”?

4. Eletto sindaco, confermerà l’attuale assetto proprietario di Ama, Atac, Acea, FARMACAP e Assicurazioni di Roma e darà piena attuazione al referendum del 2011 sull’acqua mediante la costituzione di una società al 100% comunale dove collocare le attività idriche di Acea?

5. Eletto sindaco, porterà in uno dei primi consigli comunali una profonda riscrittura della Delibera 140, al fine di dedicare il patrimonio immobiliare del Comune di Roma a fini sociali?
Per le loro scelte al ballottaggio, i nostri elettori sono sicuro sarebbero molto interessati alle vostre risposte.