ANPInews n. 201

DAL 12 AL 15 MAGGIO A RIMINI il 16° CONGRESSO NAZIONALE ANPI

 

 

ARGOMENTI

 

Notazioni del Presidente Nazionale ANPI, Carlo Smuraglia:

 

 

Una bella manifestazione con tanti giovani, alla Camera dei deputati

 

Un caloroso saluto del Presidente “uscente”Anpinews n 201(1)Anpinews n 201

A Catania il medico “supereroe” Riccardo Giuseppe Spampinato cura i denti a pazienti con patologie gravissime. Ma il reparto chiude, nell’indifferenza generale. da:f.b

foto di Carlo Calabrese.

Carlo Calabrese con Angelo Litrico e altre 21 persone.

Il reparto si chiama “Odontoiatria Speciale riabilitativa nel paziente disabile”, e speciale lo è davvero: fosse solo per la serenità che Riccardo Giuseppe Spampinato regala a tutti i suoi, soprattutto piccoli, pazienti, provati da handicap gravissimi. Perché Spampinato (primario del reparto, ospitato all’interno dell’ospedale Ferrarotto Alessi di Catania) è un medico supereroe “come il disegno di Spiderman che c’è in sala operatoria” spiega Raffaele, 10 anni “perché cura i denti e non fa male”.

Il reparto

Il reparto nasce per le cure odontoiatriche di bambini, ragazzi e adulti affetti da gravi malattie ma soprattutto da disabilità fisiche e psichiche: qui, soggetti come autistici o psicotici, che mai e poi mai si lascerebbero toccare da un medico, accettano di entrare in sala operatoria; ragazzi con tetraparesi spastica che non possono essere adagiati sulle barelle vengono operati sulla loro carrozzina, e bambini down con problemi cardiaci, sui quali nessuno oserebbe intervenire chirurgicamente, tornano a sorridere “con tutti i denti a posto, come mia sorella” racconta Chiara, che ha 12 anni e un sorriso da invidia.

Il rischio di chiusura

Eppure, il reparto è a rischio chiusura: il fiore all’occhiello della città di Catania, “una struttura” spiega il professore Spampinato “che nel solo 2015 ha effettuato 2.000 interventi e che è l’unico reparto di questo tipo da Napoli in giù, nonché tra i centri in Europa che effettuano più operazioni” è in ginocchio.

Schiacciato tra il precariato della quasi totalità dei medici che vi lavorano (solo tre sono stabilizzati, gli altri sono tutti precari) e il problema della sede: l’ospedale Ferrarotto -struttura fatiscente- dovrà essere demolito a breve, e per il reparto di Spampinato non si trova un posto.

Al servizio dei disabili

Lui sorride amaro:“Questo reparto l’ho voluto con tutto me stesso “ racconta nel suo studio “da quando, mentre ero chirurgo d’urgenza in ospedale, nella mia vita è entrato un bambino down che nel 1986 mi è stato affidato dal tribunale dei minori, affinché fossi il suo “tutore”. Io l’ho fatto curare a Bologna, gli ho trovato una famiglia, e da quel momento non sono stato più lo stesso: ho deciso che dovevo mettere le mie conoscenze da dentista e da chirurgo al servizio dei disabili”.

Già, perché in Sicilia, fino al 2003 solo il 3% dei disabili gravi veniva sottoposto a cure odontoiatriche: spesso, per evitare problemi derivanti da carie e ascessi, si preferiva operarli un’unica volta e togliere tutti i denti, condannando i malati a un’esistenza ancora più invalidante.

Un dentista speciale

“Io ho detto basta” continua il professore “ Anche perché durante il periodo di affidamento del bimbo ero entrato in contatto con tanti genitori di disabili, che mi pregavano di curare i figli. Ma come si fa a curare in uno studio dentistico normale bambini e ragazzi non collaboranti, che non si fanno toccare? Era impossibile”.

La parola “impossibile” però non esiste, nel vocabolario di Spampinato. Così, nei primi anni Novanta, inizia a fare una cosa che non si può fare: si fa prestare le sale operatorie dalle case di cura, e portandosi dietro tutta l’attrezzatura (e senza mai farsi pagare dai pazienti), inizia a operare i disabili di sabato, quando nelle cliniche non si fanno interventi.

I primi tempi

“Non mi vergogno a dire che facevo vero e proprio accattonaggio” sorride il medico “Un sabato la sala e l’anestesista ce la prestava la clinica X, il sabato dopo la clinica Y. E così via. Una vita pazzesca, mentre io continuavo comunque a svolgere il mio lavoro di chirurgo d’urgenza, in ospedale”.

Ma nel 2000 si libera un posto nel reparto di Odontoiatria all’ospedale Vittorio Emanuele, sempre a Catania, e Spampinato viene comandato lì, grazie alla sua esperienza in pronto soccorso.

“E lì capita” racconta ancora “l’incontro che ti cambia la vita, quello con il dottore Ambrogio Mazzeo, dirigente generale dell’azienda. Lui decide di darmi fiducia e iniziamo a sperimentare -sempre facendoci prestare le sale dagli altri reparti- la fattibilità di dedicarci a “odontoiatria speciale”. Cominciamo a chiamare le associazioni di disabili della Sicilia, affinché ci mandino i soggetti da curare. Nei primi 6 mesi del 2003 abbiamo fatto 60 interventi”.

I riconoscimenti

E oltre alla riconoscenza dei pazienti, cominciano ad arrivare i premi: tanti, e molto prestigiosi.

Il direttore generale, a quel punto, decide di aprire un vero reparto apposta per Spampinato: per realizzarlo, fa chiudere una terrazza dell’ospedale e ne ricava le sale.

“Pionierismo puro” continua Spampinato “Ma da lì in poi è stato un crescendo: nel 2005 diventiamo unità operativa complessa, nel 2009 centro di riferimento regionale: i pazienti arrivavano da tutta la Sicilia e da tutte le regioni del Sud. I premi ci piovevano addosso”.

Quello che non pioveva -e continua a non piovere- addosso a Spampinato è l’attenzione delle istituzioni: non si trovano i fondi per la stabilizzazione dei suoi collaboratori -tutti ultra specializzati nella cura dei disabili, tutti bravissimi a conquistarsi la fiducia dei pazienti con giochi, maschere, tecniche di psicologia- molti dei quali “festeggiano” quest’anno il 14° anno di precariato. E non si trovano i soldi per una struttura all’altezza: dopo tre cambi di sede adesso l’incertezza è totale.

Un sogno prima della pensione

“Ho 60 anni” chiosa Spampinato “e tra poco potrei andare in pensione: ma voglio sapere cosa accadrà dopo di me, perché non voglio pensare che il lavoro che ci ha portati a essere un’eccellenza per il Sud, venga vanificato. Dal Ferrarotto dobbiamo andarcene perché verrà abbattuto. Dovremmo andare nel nuovo Ospedale S. Marco, eterna incompiuta dove i lavori sono fermi per vicende giudiziarie. Forse potremmo trasferirci ad Acireale (a pochi chilometri da Catania, ndr) ma i locali dove dovremmo andare devono essere ristrutturati e i lavori non iniziano. I nostri interlocutori istituzionali, gli assessori regionali alla Salute cambiano ogni sei mesi (il governo Crocetta è alla quarta giunta in 3 anni di governo, ndr). E dal Comune di Catania, dal sindaco Enzo Bianco, mai un cenno: non è mai nemmeno passato a vedere come si lavora in un reparto che è un fiore all’occhiello nazionale. E adesso che la città rischia di perdere il reparto, tutto tace”.

Tutto tace sul fronte istituzioni: nel corridoio del piccolo avamposto d’eccellenza invece, si sentono solo bambini che ridono. Con tutti i denti a posto.

“Renzi, oltre al petrolio anche le lobby nucleare”. Intervento di Gianni Girotto (M5S)‏ Autore: gianni girotto da: controlacrisi.org

Non bastava il petrolio nell’agenda marchettara del presidente del Consiglio, ma anche sul nucleare si apre l’ombra degli affari del renzismo. Soprattutto adesso che circola notizia di Chicco Testa e Claudio De Vincenti come papabili per sostituire la dimissionaria Federica Guidi alla poltrona del ministero dello Sviluppo economico.Ma vediamo chi sono i due nuovi nomi. Chicco Testa è presidente di Assoelettrica ed è considerato un lobbista dei grandi gruppi energetici italiani. Negli anni si è dimostrato tutt’altro che schierato dalla parte dello sviluppo delle energie rinnovabili. Ma soprattutto Testa si è più volte dichiarato favorevole a riaccendere il dibattito sulla rinascita del nucleare italiano. Che cosa c’entra dunque con gli annunci di Renzi a favore delle energie pulite?

Ecco che cosa dichiarava nel 2010: “Molti interventi esprimono la loro contrarietà all’energia nucleare e il loro favore per le fonti rinnovabili; il fatto è che si tratta di due forme di energia che non sono alternative una rispetto all’altra. Anzi, possono e devono convivere, ciascuna svolgendo una funzione diversa”.

Insomma, tutt’altro che uno spirito libero dalle pressioni dei nuclearisti.

Vediamo il secondo nome fatto in queste ore: Claudio De Vincenti. È uomo di Renzi, tanto che l’ha nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma prima di ricoprire quest’incarico è stato viceministro di Federica Guidi. In quel ruolo, raccontano le cronache (e anche le carte della magistratura), si è “occupato” della questione della centrale a carbone di Vado Ligure, la Tirreno Power. De Vincenti non risulta indagato, ma secondo gli investigatori, si è “adoperato per suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare la prescrizione che impone la copertura del parco carbone”.

Insomma, non proprio un esempio di difesa delle nuove tecnologie per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Anzi, piuttosto a favore della vecchia industria energetica.

Questa sarà forse storia futura, della quale dovremmo preoccuparci se uno dei due sarà nominato ministro dello Sviluppo economico.

Però nel tempo il governo Renzi si è circondato di altri personaggi e tutti col pallino del nucleare.

Uno è Giuseppe Zollino. Insegna all’Università di Padova. Ed è presidente della Sogin, la società che si occupa di smantellare le centrali nucleari italiane. Oltre che dovrebbe costruire il nuovo Deposito nazionale per le scorie radioattive. Ma il professore Zollino nel 2010 la pensava diversamente. E al Corriere del Veneto dichiara: “In Veneto ci sono siti idonei per la costruzione di una nuova centrale nucleare”.

Un altro è Pietro Maria Putti, nominato recentemente presidente e amministratore delegato del Gestore dei Mercati Energetici (Gme). La sua è una funzione di primo piano, perché dal Gme passano tutti i contratti di acquisto e vendita di energia in Italia. Ma dal 2010 al 2014 è stato vicepresidente dell’Associazione Italiana Nucleare (Ain), che da quando è nata si occupa anche di diffondere una cultura nuclearista nel nostro Paese.

Poi c’è Federico Testa, commissario straordinario di Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile. Professore universitario ed dx deputato Pd. Nel 2010 è sostenitore di una campagna per il ritorno al nucleare in Italia. Peccato che sei anni dopo è a capo dell’Agenzia che dovrebbe occuparsi di sviluppo sostenibile e non di nucleare. E sapete chi l’ha piazzato a capo dell’Enea? Naturalmente Federica Guidi, la ministra dimissionaria per l’emendamento marchetta della Total in Basilicata.

La quarta protagonista della nostra storia è forse quella più importante. Ed è proprio Federica Guidi. Nominata nel 2014 ministro per lo Sviluppo economico da Matteo Renzi e dimissionaria pochi giorni fa perché beccata a passare la soffiata di un emendamento marchetta al suo fidanzato Gianluca Gemelli.
Nel 2008 Federica Guidi era a capo dei Giovani imprenditori di Confindustria. A quel periodo (al governo c’è Silvio Berlusconi) risale un cable di Wikileaks, in cui la futura ministra viene indicata come sostenitrice del programma nucleare del governo Berlusconi. “L’Italia può tornare al nucleare, ha le competenze per farlo, dispone della necessaria forza finanziaria”, sono le parole pronunciate dalla Guidi a quel tempo.

Questi sei personaggi sono tutti molto vicini a Renzi, tanto da ricoprire ruoli chiave. E sono anche tutti a sostegno del petrolio e del nucleare. Almeno lo sono stati. Hanno cambiato idea? Possiamo presumere di no.

Insomma, se da una parte Renzi si fa bello con le promesse di un glorioso sviluppo delle energie rinnovabili, dall’altra – sottotraccia – fa in modo che il suo governo si renda complice delle lobby della vecchia industria energetica. Minando di fatto un vero potenziamento dell’energia pulita. La vicenda Total in Basilicata – la cosiddetta Trivellopoli – è solo uno dei tanti casi di favori alle aziende inquinanti che sottraggono risorse al nostro territorio, restituendo inquinamento e impoverimento di quei territori.

Non possiamo quindi non dire che il governo Renzi sta guardando al passato, rivolgendosi ai poteri forti che governano l’economia italiana e che sono espressione di quella internazionale. I cittadini italiani hanno bocciato al referendum il nucleare. Oggi lo vogliono far rientrare dalla finestra?

Sanità, ecco i numeri del disastro e delle fandonie di Renzi sull’incremento del fondo. “Vergogna!!!” Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

Il recente DEF non sembra prevedere risorse economiche aggiuntive per il rinnovo dei contratti rispetto a quanto già finanziato nella Legge di stabilità. Un incremento medio dello 0,2% della massa salariale di circa 3,3 milioni di pubblici dipendenti rischia di limitare la trattativa sul recupero di efficienza e produttività del settore. Si prevede un taglio di 3,5 miliardi nel 2017 e di 5 miliardi dal 2018. Per quanto riguarda la spesa sanitaria pubblica sul PIL scenderà al 6,5% nel 2019, un livello di allarme per l’OMS perché si associa ad un peggioramento della salute della popolazione e dell’aspettativa di vita. E quindi, sebbebe il fabbisogno Sanitario Nazionale sia stato rideterminato, sulla base delle quota d’accesso definita in sede di riparto per l’anno 2015, in 113.062 milioni di euro per l’anno 2017 e in 114.998 milioni di euro per l’anno 2018 e sebbene vi sia comunque un incremento del Fondo di 2 miliardi rispetto all’anno precedente, emerge chiaramente una progressione quasi geometrica degli tagli sui bilanci pluriennali regionali. Ai contributi alla finanza pubblica previsti dalla Legge di stabilità 2016, si sommano infatti anche i tagli derivanti dalle precedenti manovre pari a 4.202 milioni (di cui 2.000 milioni coperti con la riduzione del FSN). Insomma, i 116 miliardi di euro per il Fondo sanitario nazionale non sono stati stanziati, così come si era impegnato il Governo, e non è stato aggiornato l’elenco delle malattie croniche e rare esenti dal ticket e quello di protesi ed ausili; non è stato aggiornato l’elenco dei LEA; non è stato varato il Piano nazionale delle Cronicità; non si è provveduto alla revisione dei ticket; non è stata varata la normativa per le cure domiciliari. I dati, provenienti da più fonti mostrano che la qualità ed accessibilità dei servizi sanitari, sono drammatici: un cittadino su quattro in Italia non riesce ad accedere a servizi e prestazioni sanitarie, a causa di liste di attesa e ticket (Pit Salute-Cittadinanzattiva, 2015). Il 41% delle famiglie ha rinunciato ad almeno una prestazione sanitaria nel corso dell’anno (Censis, 2015) e sono quasi 4 i miliardi di euro sborsati privatamente dagli italiani per ticket e prestazioni in intramoenia (Corte dei Conti, 2016). Solo 8 regioni garantiscono al momento il rispetto dei livelli essenziali di assistenza (Ministero della salute, 2014).
Ecco alcune delle storie raccolte ieri durante le proteste nella giornata europea dei diritti del malato. Francesco, 30 anni, a causa di un incidente ha subito lesioni alla colonna vertebrale e sta su una sedia a rotelle. La Asl ha detto di scegliere tra letto articolato o carrozzina. Aspetta da 490 giorni che sia rispettato il Patto per la salute. Andrea, 60 anni, convive da anni con il Parkinson. Gli hanno ridotto le ore di fisioterapia gratuita da 90 a 30 ore l’anno e spende annualmente 12.960 euro per farla a casa. Aspetta da 479 giorni che sia rispettato il Patto per la salute. Giulia, mamma di Aurora di 8 anni: per gli esami di controllo per la bambina, ha speso 16,17 euro per l’esame delle urine, mentre nel privato le sarebbe costato 2,17 euro; e 20,89 euro per l’emocromo che nel privato le sarebbe costato 9,89 euro: è l’effetto superticket. Aspetta da 520 giorni che sia rispettato il Patto per la salute e vuole l’abolizione del superticket. “Oggi certifichiamo e denunciamo il mancato rispetto da parte di Governo e Regioni del Patto per la salute dei cittadini e come questo abbia effetti diretti sull’accesso alle cure, sui diritti dei malati, sull’aspettativa di vita e sulle diseguaglianze sempre più laceranti nel nostro Paese. E non capiamo proprio come il DEF 2016 possa riportare nero su bianco che il Patto per la salute non solo è stato già implementato, ma persino rafforzato”. Queste le dichiarazioni di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del malato. “È il momento di passare a fatti concreti: si cominci dall’abolizione del superticket di 10 euro, una risposta concreta per porre un freno alla rinuncia alle cure e per rilanciare il Servizio Sanitario pubblico, bene comune e conquista irrinunciabile per i cittadini. E trovare le risorse è fattibile: servono solo 834 milioni di euro. Ben poca cosa rispetto agli 8 miliardi e mezzo per il Fondo Sanitario ai quali Governo e Regioni hanno rinunciato per gli anni 2017-2018: insomma una cosa possibile, basta solo volerlo”.

Breda-Menarini Bus, “situazione di allarme sugli esuberi”. La Fiom pronta ad assediare la Regione Emilia Romagna Autore: redazione da: controlacrisi.org

Doccia fredda, anzi gelata, per i lavoratori dell’ex Bredamenarinibus di Bologna, inglobata nel progetto Industria italiana autobus: l’azienda ha comunicato l’avvio della procedura di mobilita’, dunque di licenziamento collettivo, per un numero compreso tra 42 e 46 addetti sui 184.
Ne da’ notizia una nota della Rsu, in cui si definisce “inaccettabile cio’ che sta accadendo nell’attuazione del piano di reindustrializzazione e rilancio dello stabilimento”. L’annuncio da parte dell’azienda (risalente a venerdì scorso) arriva a sorpresa, visto che nell’ultimo incontro al ministero dello Sviluppo economico era “stata descritta una situazione di tranquillita’ lavorativa- ricorda la Rsu- che garantiva la saturazione degli organici attraverso la costruzione di 220 veicoli certi di contratti e a portafoglio ordini 2016”. Oggi, pero’, “le cose non sembrano funzionare come promesso”, scrivono i delegati, visto che un quarto dei dipendenti rischia di andare a casa e questo avverrebbe “coinvolgendo professionalità strategiche per il futuro aziendale”. Per questo lo stesso venerdì pomeriggio la Rsu ha “convocato immediatamente i lavoratori in assemblea con sciopero, informandoli dell’accaduto- si riferisce nella nota- e condividendo un percorso di iniziative di lotta da attuare nell’immediato per cercare di contrastare le azioni messe in campo dall’azienda”. La situazione a questo punto ha “raggiunto il massimo livello di allarme sotto il profilo produttivo ed occupazionale, pertanto- scrivono i delegati- chiediamo con estrema urgenza un incontro alle istituzioni locali per il ritiro della procedura di mobilita’ e il rispetto dell’accordo sottoscritto in sede ministeriale”. Se questo non accadra’ “in tempi rapidi”, la Rsu “non esclude azioni di mobilitazione sotto la sede della Regione Emilia-Romagna”.

“Ovunque proteggi”, il film sulla Strage di Viareggio sarà premiato a Cannes il 21 maggio Fonte: www.articolo21.orgAutore: redazione

Il cortometraggio “Ovunque proteggi” con la regia di Massimo Bondielli, scritto insieme a Luigi Martella, prodotto dalla Caravanserraglio Film Factory e fortemente voluto e condiviso dall’associazione dei familiari delle vittime della strage di Viareggio del 29/06/2009 “Il Mondo che Vorrei – ONLUS”, vince il premio di Miglior Documentario al Global Short Film Awards di New York.Gli autori e i familiari ritireranno il premio sul Red Carpet di Cannes il 21 maggio 2016, durante l’Awards Gala che si terrà presso ’InterContinental Carlton Cannes.

Nella motivazione si legge: un film italiano dal messaggio universale. Ed è proprio quello che gli autori di Ovunque proteggi in 12′ hanno cercato di raccontare: la dimensione umana, materiale, sconvolgente e inaccettabile di quanto accaduto la notte del 29 giugno 2009 nella stazione ferroviaria di Viareggio. La strage che ha ucciso 32 persone bruciate vive nelle loro case.

La realizzazione del film ha visto la partecipazione diretta dei familiari delle vittime della strage ferroviaria, Marco Piagentini e Daniela Rombi e dell’associazione dei familiari “Il Mondo che Vorrei”, che ha messo a disposizione il suo archivio. Chiara Rapaccini, scrittrice-disegnatrice e compagna di Mario Monicelli, ha realizzato la locandina del cortometraggio. Vinicio Capossela ha concesso l’utilizzo dell’omonimo brano musicale: Ovunque proteggi. Matteo Castelli, Gian Luca Cavallini, Egildo Simeone, Livio Bernardini, Walter Ubaldi, Giacomo Martella e Saura Argenziano ed altri amici artisti e professionisti hanno collaborato alla produzione.

Ovunque proteggi ha riscosso interesse ed è stato selezionato da 18 festival nazionali ed internazionali, vincendo oltre al GSF di New York, anche il Visioni Corte Film Festival 2015 e il Clorofilla Film Festival 2015 quale Migliore Corto Doc e ricevendo una Menzione Speciale al Pistoia Corto Film Festival.
Il “viaggio” del cortometraggio è l’occasione per portare la testimonianza diretta dei familiari delle vittime nelle sale, sui palchi, nelle piazze, nelle aule delle scuole e il 21 maggio prossimo sul Red Carpet di Cannes.
Un racconto civile itinerante, quello di “Ovunque proteggi”, embrione narrativo del lungometraggio “Il sole sulla pelle”, docu-film sulla stessa vicenda, le cui riprese sono già cominciate sempre con la regia di Massimo Bondielli.