Il reparto si chiama “Odontoiatria Speciale riabilitativa nel paziente disabile”, e speciale lo è davvero: fosse solo per la serenità che Riccardo Giuseppe Spampinato regala a tutti i suoi, soprattutto piccoli, pazienti, provati da handicap gravissimi. Perché Spampinato (primario del reparto, ospitato all’interno dell’ospedale Ferrarotto Alessi di Catania) è un medico supereroe “come il disegno di Spiderman che c’è in sala operatoria” spiega Raffaele, 10 anni “perché cura i denti e non fa male”.
Il reparto
Il reparto nasce per le cure odontoiatriche di bambini, ragazzi e adulti affetti da gravi malattie ma soprattutto da disabilità fisiche e psichiche: qui, soggetti come autistici o psicotici, che mai e poi mai si lascerebbero toccare da un medico, accettano di entrare in sala operatoria; ragazzi con tetraparesi spastica che non possono essere adagiati sulle barelle vengono operati sulla loro carrozzina, e bambini down con problemi cardiaci, sui quali nessuno oserebbe intervenire chirurgicamente, tornano a sorridere “con tutti i denti a posto, come mia sorella” racconta Chiara, che ha 12 anni e un sorriso da invidia.
Il rischio di chiusura
Eppure, il reparto è a rischio chiusura: il fiore all’occhiello della città di Catania, “una struttura” spiega il professore Spampinato “che nel solo 2015 ha effettuato 2.000 interventi e che è l’unico reparto di questo tipo da Napoli in giù, nonché tra i centri in Europa che effettuano più operazioni” è in ginocchio.
Schiacciato tra il precariato della quasi totalità dei medici che vi lavorano (solo tre sono stabilizzati, gli altri sono tutti precari) e il problema della sede: l’ospedale Ferrarotto -struttura fatiscente- dovrà essere demolito a breve, e per il reparto di Spampinato non si trova un posto.
Al servizio dei disabili
Lui sorride amaro:“Questo reparto l’ho voluto con tutto me stesso “ racconta nel suo studio “da quando, mentre ero chirurgo d’urgenza in ospedale, nella mia vita è entrato un bambino down che nel 1986 mi è stato affidato dal tribunale dei minori, affinché fossi il suo “tutore”. Io l’ho fatto curare a Bologna, gli ho trovato una famiglia, e da quel momento non sono stato più lo stesso: ho deciso che dovevo mettere le mie conoscenze da dentista e da chirurgo al servizio dei disabili”.
Già, perché in Sicilia, fino al 2003 solo il 3% dei disabili gravi veniva sottoposto a cure odontoiatriche: spesso, per evitare problemi derivanti da carie e ascessi, si preferiva operarli un’unica volta e togliere tutti i denti, condannando i malati a un’esistenza ancora più invalidante.
Un dentista speciale
“Io ho detto basta” continua il professore “ Anche perché durante il periodo di affidamento del bimbo ero entrato in contatto con tanti genitori di disabili, che mi pregavano di curare i figli. Ma come si fa a curare in uno studio dentistico normale bambini e ragazzi non collaboranti, che non si fanno toccare? Era impossibile”.
La parola “impossibile” però non esiste, nel vocabolario di Spampinato. Così, nei primi anni Novanta, inizia a fare una cosa che non si può fare: si fa prestare le sale operatorie dalle case di cura, e portandosi dietro tutta l’attrezzatura (e senza mai farsi pagare dai pazienti), inizia a operare i disabili di sabato, quando nelle cliniche non si fanno interventi.
I primi tempi
“Non mi vergogno a dire che facevo vero e proprio accattonaggio” sorride il medico “Un sabato la sala e l’anestesista ce la prestava la clinica X, il sabato dopo la clinica Y. E così via. Una vita pazzesca, mentre io continuavo comunque a svolgere il mio lavoro di chirurgo d’urgenza, in ospedale”.
Ma nel 2000 si libera un posto nel reparto di Odontoiatria all’ospedale Vittorio Emanuele, sempre a Catania, e Spampinato viene comandato lì, grazie alla sua esperienza in pronto soccorso.
“E lì capita” racconta ancora “l’incontro che ti cambia la vita, quello con il dottore Ambrogio Mazzeo, dirigente generale dell’azienda. Lui decide di darmi fiducia e iniziamo a sperimentare -sempre facendoci prestare le sale dagli altri reparti- la fattibilità di dedicarci a “odontoiatria speciale”. Cominciamo a chiamare le associazioni di disabili della Sicilia, affinché ci mandino i soggetti da curare. Nei primi 6 mesi del 2003 abbiamo fatto 60 interventi”.
I riconoscimenti
E oltre alla riconoscenza dei pazienti, cominciano ad arrivare i premi: tanti, e molto prestigiosi.
Il direttore generale, a quel punto, decide di aprire un vero reparto apposta per Spampinato: per realizzarlo, fa chiudere una terrazza dell’ospedale e ne ricava le sale.
“Pionierismo puro” continua Spampinato “Ma da lì in poi è stato un crescendo: nel 2005 diventiamo unità operativa complessa, nel 2009 centro di riferimento regionale: i pazienti arrivavano da tutta la Sicilia e da tutte le regioni del Sud. I premi ci piovevano addosso”.
Quello che non pioveva -e continua a non piovere- addosso a Spampinato è l’attenzione delle istituzioni: non si trovano i fondi per la stabilizzazione dei suoi collaboratori -tutti ultra specializzati nella cura dei disabili, tutti bravissimi a conquistarsi la fiducia dei pazienti con giochi, maschere, tecniche di psicologia- molti dei quali “festeggiano” quest’anno il 14° anno di precariato. E non si trovano i soldi per una struttura all’altezza: dopo tre cambi di sede adesso l’incertezza è totale.
Un sogno prima della pensione
“Ho 60 anni” chiosa Spampinato “e tra poco potrei andare in pensione: ma voglio sapere cosa accadrà dopo di me, perché non voglio pensare che il lavoro che ci ha portati a essere un’eccellenza per il Sud, venga vanificato. Dal Ferrarotto dobbiamo andarcene perché verrà abbattuto. Dovremmo andare nel nuovo Ospedale S. Marco, eterna incompiuta dove i lavori sono fermi per vicende giudiziarie. Forse potremmo trasferirci ad Acireale (a pochi chilometri da Catania, ndr) ma i locali dove dovremmo andare devono essere ristrutturati e i lavori non iniziano. I nostri interlocutori istituzionali, gli assessori regionali alla Salute cambiano ogni sei mesi (il governo Crocetta è alla quarta giunta in 3 anni di governo, ndr). E dal Comune di Catania, dal sindaco Enzo Bianco, mai un cenno: non è mai nemmeno passato a vedere come si lavora in un reparto che è un fiore all’occhiello nazionale. E adesso che la città rischia di perdere il reparto, tutto tace”.
Tutto tace sul fronte istituzioni: nel corridoio del piccolo avamposto d’eccellenza invece, si sentono solo bambini che ridono. Con tutti i denti a posto.