Krysztof Charamsa, ex Ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede, lo scorso 4 ottobre, alla vigilia del Sinodo, ha fatto coming out
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Grandi occhi chiari su un viso aperto e sorridente, voce che risuona forte e chiara nello spazio scenico essenziale, la piccola/grande interprete dello spettacolo ‘La Merda’, Silvia Gallerano, una giovane attrice-performer-interprete dal talento prorompente e camaleontico, lascia il pubblico affascinato, sgomento e spiazzato: non sono solo la bellezza ed attualità del testo (dell’autore e scrittore Cristian Ceresoli) o le poliedriche capacità recitative e d’immedesimazione nel personaggio femminile che domina la scena in totale nudità per circa un’ora, a turbare e rianimare anche i più spenti fra gli spettatori, ma la perfetta, disturbante e vitalissima simbiosi fra tutti gli elementi messi in campo. Una ragazza rannicchiata su un trespolo si racconta senza veli, tra passato e presente: disposta a tutto per entrare nello show-business, la protagonista, semplice e naïf come una ragazzina ma aggressiva e viscerale nella sua determinazione al ‘successo’, ci conduce in una catabasi senza ritorno, fatta di compromessi aberranti e bieche umiliazioni, psicologiche e sessuali, così come di modificazioni fisiche violente (ad esempio a causa delle sue ‘cosce imperfette’), che portano la ragazza a dimagrire, vomitare e financo a mangiare i suoi escrementi, come segno finale di appropriazione e totale aderenza con un sistema maschilista e becero che l’ha plasmata a sua immagine e somiglianza. Silvia Gallerano racconta a NOIDONNE il significato di questa esperienza.
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La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione, consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti determinati dalle élites politiche ed economiche, mediante la tecnica del diluvio o inondazione continua di distrazioni o informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è indispensabile per impedire al pubblico di interessarsi alle conoscenze essenziali, nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. «Mantenere l’attenzione del pubblico distante, lontana dai veri problemi sociali e rapita da questioni senza reale importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza tempo per pensare. (citazione dal testo ‘Armi silenziose per guerre tranquille’)».
Creare problemi e dopo offrire soluzioni
Questo metodo è anche chiamato ‘problema-reazione-soluzione’. Si crea un problema, una ‘situazione’ programmata per causare una reazione nel pubblico, in modo che corrisponda alla principale delle misure che si desidera far accettare. Per esempio: lasciare che la violenza urbana si intensifichi, oppure organizzare attentati sanguinosi, in modo che le persone richiedano leggi e politiche securitarie a scapito della libertà. Altro esempio: creare una crisi economica per fare accettare come un male necessario la cancellazione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
Strategia di attuazione graduale
Per rendere accettabile una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, poco a poco, per anni consecutivi. In questo modo sono state imposte, durante le decadi 80′ e 90′, misure socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo). Stato ridotto ai minimi termini, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantiscono un reddito dignitoso. Così tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati attuati tutti insieme.
La strategia di differire
Un altro modo di far accettare una decisione impopolare è presentarla come ‘dolorosa e necessaria’, ottenendo l’accettazione pubblica, in quel momento, in vista della futura applicazione. É più facile accettare un sacrificio futuro che uno immediato. In primo luogo perché lo sforzo non è fatto al momento. Poi, perché la massa, ha sempre la tendenza a sperare in forma ingenua che «tutto andrà meglio domani» e che il sacrificio potrà essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.
Rivolgersi al pubblico in forma infantile
La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico utilizza discorsi, argomenti, personaggi e intonazioni particolarmente infantili, come se lo spettatore fosse un bambino o un disabile mentale.
Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, più si tenderà ad adottare un tono infantile. Perché? «Se ci si rivolge a una persona come se avesse 12 anni o meno, in ragione della suggestionabilità, questa persona tenderà, con una certa probabilità, a una risposta o reazione priva di senso critico come se fosse una persona di 12 o meno». (vedi ‘Armi silenziose per guerre tranquille’).
Utilizzare l’aspetto emozionale piuttosto che la riflessione
Sfruttate l’aspetto emozionale è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale, ed infine al senso critico degli individui. Inoltre, l’uso del registro emozionale permette di aprire la porta d’accesso all’inconscio per l’impianto o l’innesto di idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti…
Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità
Rendere il pubblico incapace di comprendere le tecnologie e i metodi utilizzati per il suo controllo e riduzione in schiavitù. «La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e quelle superiori sia impossibile da colmare per le classi inferiori». (vedi ‘Armi silenziose per guerre tranquille’).
Stimolare il pubblico a essere indulgente con la mediocrità
Incoraggiare il pubblico a credere che sia di moda il fatto di essere stupidi, volgari e ignoranti…
Rafforzare il senso di colpa
Far credere all’individuo che è solamente lui il colpevole della propria disgrazia, causata da insufficiente intelligenza, capacità o sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si svaluta e si incolpa, circostanza che genera uno stato depressivo, di cui un effetto è quello di inibire la sua azione. E, senza azione, non c’è rivoluzione!
Conoscere gli individui alla perfezione
Negli ultimi 50 anni, i progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle competenze possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia e la psicologia applicata, il ‘sistema’ ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psicologicamente. Il è riuscito a conoscere gli individui meglio di essi stessi. Questo significa che, nella maggioranza dei casi, il sistema esercita un grande controllo e maggior potere sugli individui, maggiore di quello degli individui su essi stessi.
(Traduzione dallo spagnolo per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)
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Cronaca – «Ho risposto a tutte le domande dei magistrati, adesso risponderò alle vostre». Così il direttore di Telejato, indagato per estorsione dalla procura di Palermo, si rivolge ai cronisti durante la conferenza stampa dopo l’interrogatorio di garanzia. Dopo giorni di silenzio, ecco le sue verità sui punti più importanti del caso
«Ho risposto a tutte le domande dei magistrati, adesso risponderò alle vostre». Pino Maniaci in conferenza stampa non evita nessun argomento. Parla, apre lunghe parentesi, spiega concetti in modo talvolta farraginoso – com’è nel suo stile – e non si sottrae nemmeno alle provocazioni di chi, deluso, incede con domande che entrano nel personale. «Nessuna estorsione», dice. E contesta l’atteggiamento nei suoi confronti della procura di Palermo, rea, a suo dire, di averlo già condannato ancora prima della sentenza. Sull’interrogatorio di garanzia di stamattina, racconta: «Personalmente ho risposto a tutte le domande dei magistrati, fornendo chiarimenti che a mio parere hanno convinto il giudice, che ho visto piuttosto sereno. Hanno convinto meno i pubblici ministeri, incluso chi ha dichiarato di potere fare a meno dell’antimafia di Pino Maniaci». «Molti non ci credono più», gli fanno notare alcuni colleghi. «Questo lo vedremo», ribatte Maniaci. Ed ecco le altre risposte del giornalista sui punti più importanti del caso.
Il caso Saguto. Il procuratore capo Francesco Lo Voi aveva tenuto a sottolineare come le indagini sul caso che ha visto protagonista Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, non sono partite dalle denunce di Maniaci. Oggi il direttore di Telejato risponde: «Non ho visto una presa di distanza dal comportamento di Saguto e di altri colleghi indagati per reati gravissimi. La procura di Caltanissetta dice che Pino Maniaci non c’entra niente con l’indagine. Com’è possibile se nel 2014 sono stato chiamato come persona informata dei fatti e sono andato a Caltanissetta con due faldoni di documenti consegnati a Gozzo e Paci (due pubblici ministeri, ndr)? Come fa la giudice Saguto a sapere che c’è un’indagine su di me e a sollecitare i colleghi perché facciano presto? Per notificarmi un divieto di dimora hanno aspettato un’operazione di mafia dove sono state arrestate delle persone che con me non hanno avuto niente a che vedere. Sono venuti a prendermi due capitani alle tre di notte per portarmi in caserma come un delinquente. Nessuno si è posto la domanda di quale fosse il fine di questo bordello? Dal 2013 Pino Maniaci chiede anche a qualche deputato di essere ascoltato dalla commissione antimafia e sono rimasto inascoltato. Ancora oggi Gaetano Cappellano Seminara (amministratore giudiziario coinvolto nel caso Saguto, ndr) percepisce parcelle su premi precedentemente assegnati. Lui è libero e passeggia. Silvana Saguto è libera e passeggia. A Pino Maniaci viene imposto il divieto di dimora».
Le notizie. Maniaci dedica anche un passaggio al lavoro di Telejato che avrebbe dato fastidio ai magistrati palermitani. «Abbiamo parlato di Walter Virga, amministratore giudiziario figlio di Tommaso Virga (giudice di Palermo coinvolto nel caso Saguto, ndr), che inserisce all’interno di Trm il genero di Luciana Savagnone, presidente della Corte dei conti». E non solo. «Stiamo aprendo le indagini su quello che è un altro verminaio, a nostro dire: la sezione fallimentare del tribunale di Palermo. Dove ci sono gli stessi nomi di amministratori giudiziari e avvocati, e anche le decine di migliaia di euro che alcuni giudici prendono con gli incarichi dei consulenti tecnici d’ufficio».
L’uccisione dei cani. A colpire maggiormente l’opinione pubblica è stato il passaggio delle intercettazioni sul ritrovamento di due cani di Maniaci impiccati. Un fatto che risale al dicembre 2014 e che, a giudicare dalle registrazioni, sarebbe stato frutto di una questione privata e non di un’intimidazione, come spiegato nei giorni successivi. «La vicenda dei cani ancora mi brucia. Li adoravo e per me, a distanza di anni, sono una ferita aperta. La mia denuncia è stata contro ignoti, perché in quel momento noi avevamo sotto mano delle inchieste particolari: una sul traffico di droga a Partinico e l’altra sulle misure di prevenzione. L’arma dei carabinieri di Partinico non mi ama particolarmente. Io credo ancora nei tribunali, nella giustizia, nel giudice terzo e nella lealtà di un magistrato, così come credo nell’istituzione Arma dei carabinieri, ma anche lì può esserci qualche mela marcia. Ho cercato di fare sentire in colpa una persona per avere un ritorno personale. Se avessi voluto fare il deputato l’avrei fatto ai tempi, quando mi è stato proposto. Se poi voglio farmi bello anche sulla potenza sessuale, nel privato, posso dire tutto quello che voglio, ma sono minchiate. Solo ed esclusivamente minchiate. Io non so se i cani li ha uccisi la persona che ho nominato, volevo farmi bello». «È un reato mentire a una donna? – interviene Antonio Ingroia, uno dei due legali del giornalista – La procura ha forse aperto un’indagine sulla morte dei cani?».
Telejato. «Non abbiamo mai preso una lira. In Sicilia non mi sono mai neanche fatto pagare le spese della benzina. Non mi sono mai definito paladino o eroe. Ho le mie idee, ma mi sono sempre definito un giornalista normale. L’antimafia dev’essere nel cuore di ogni cittadino onesto». E sugli assegni e le richieste di denaro spiega: «Sono frutto delle difficoltà della televisione». «Telejato domani chiude – dice sventolando una bolletta dell’Enel da 815 euro scaduta ieri – Ha fatto il telegiornale e ha messo in onda tutta la spazzatura che hanno fornito i carabinieri su di me. Pino Maniaci è stato massacrato dalla sua emittente».
L’estorsione. «Non c’è stata. Abbiamo invitato noi stessi i giudici ad andare a Telejato e a visionare tutti i telegiornali degli ultimi tre anni per verificare se ci sono stati leccamenti nei confronti dei sindaci in questione». «La Procura formula un capo d’accusa per estorsione e non va a fare gli estratti conto per vedere se c’è un giro di assegni, non va a prendere le cassette dei telegiornali per vedere se c’è stato un ammorbidimento della linea e l’interrogatorio di garanzia si stava trasformando in una sorta di interrogatorio accusatorio», interviene l’altro legale, Bartolomeo Parrino. «Noi non abbiamo mai abbassato la guardia nei confronti del sindaco di Borgetto né di quello di Partinico – riprende Maniaci – Il denaro chiesto al sindaco di Borgetto (si riferisce allo scambio ripreso nel video diffuso dai Carabinieri, ndr) è dovuta a una pubblicità che la moglie del sindaco mette in onda anche su Telejato e abbiamo la fattura». «Fattura non ricercata dai carabinieri», precisa l’avvocato.
L’amica. Maniaci risponde anche alle domande sulla donna coinvolta nel caso. Una trentenne di Borgetto indicata come la sua amante. «La signora già lavorava in Comune con un contratto di servizio civico. Mi ha chiesto se potevo cortesemente parlare con il sindaco perché ha delle gravi difficoltà economiche. Ha una bambina portatrice di handicap che deve portare a Palermo a fare fisioterapia e un marito tossico, alcolizzato, violento. La possibilità di avere questi dieci euro al giorno per portare la figlia a Palermo a curarsi non è stata imposta con un’intimidazione. Anche qualcuno dei presenti dovrebbe sapere che io, quando rispondo al telefono, a volte sono anche scoffato, violento. È il mio modo di essere. “Ti vegnu a futtu 50 euro” significa “Ti sto venendo a chiedere 50 euro”, perché alla signora non erano state date e sono andate a chiederle io. Chi mi conosce sa che parlo così. Nessuna estorsione, ho semplicemente voluto aiutare una persona in difficoltà».
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APPUNTAMENTI
LEZIONI DI RESISTENZA – Dalla Liberazione alla democrazia: il valore della cittadinanza attiva
Venerdì 6 maggio 2016 ore 11.00 alla Sala della Regina della Camera dei Deputati nell’ambito delle iniziative svolte a seguito del protocollo ANPI – MIUR
ARGOMENTI
Notazioni del Presidente Nazionale ANPI, Carlo Smuraglia:
► Un bel 25 aprile, di memoria e di impegno
► Come festeggiare il numero 200 della Newsletter dell’ANPI? impegnandoci ancora di più per i referendum e per la difesa della Costituzione
► Emanuele Filiberto di Savoia e le sue esternazioni sulle associazioni partigiane: che vergogna!Anpinews n.200
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Premiazione II Edizione Premio STEREOTIPA UDI Catania
l’UDI di Catania – a conclusione delle attività connesse alla II Edizione del Concorso “Oltre gli stereotipi: un altro genere di amore” – premia le scuole che hanno realizzato con merito le attività finalizzate a promuovere il superamento degli stereotipi e la lotta alla violenza sulle donne.
La Premiazione si terra a Catania – giovedì 5 maggio alle ore 11 – presso il Palazzo della Cultura.
Premieranno le scuole:
Adriana Laudani, UDI Catania – Pina Arena, docente e coordinatrice didattica del progetto – Orazio Licandro, Assessore ai Saperi e Bellezza Condivisa – Comune di Catania – Cristina Grasso, Direttora Archivio di Stato di Catania – Allegra Puglisi Cosentino, Presidente della Fondazione Puglisi Cosentino – Fabio Gaudioso, Soc. CINESTUDIO (Multisala King e Arena Argentina)
Scuole premiate:
IISS “G.B. Vaccarini” – Catania
IC XX Settembre – Catania
IISS Benedetto Radice – Bronte
ITE “ Gioacchino Russo” – Paternò
ITI “S.Cannizzaro” – Catania
IPSSAT Rocco Chinnici – Nicolosi
Scuola Secondaria di I grado “G. Carducci” – Catania
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Come si legge nella relazione, “i settori più rappresentativi dell’attività d’esportazione sono stati l’aeronautica, l’elicotteristica, l’elettronica per la difesa (avionica, radar, comunicazioni, apparati di guerra elettronica), la cantieristica navale ed i sistemi d’arma (missili, artiglierie), che hanno visto, nell’ordine: Alenia Aermacchi, Agusta Westland, GE AVIO, Selex ES, Elettronica, Oto Melara, Intermarine, Piaggio Aero Industries, MBDA Italia e Industrie Bitossi ai primi dieci posti per valore contrattuale delle operazioni autorizzate. La maggior parte di queste aziende sono di proprietà o in varia misura partecipate dal Gruppo Finmeccanica”.
Ma il dato politicamente più importante è il boom di vendite verso Paesi in guerra, in violazione, attraverso escamotage, della legge 185/1990 che vieta l’esportazione e il transito di armamenti verso Paesi in stato di conflitto e responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Un sotterfugio che un ex ministro della Difesa di nome Sergio Mattarella denunciò anni fa come “un grave svuotamento delle disposizioni contenute nella legge 185”: il governo può aggirare il divieto di forniture militari a un paese in guerra se con esso ha stipulato un accordo intergovernativo nel campo della difesa e dell’import-export dei sistemi d’arma. Il caso più grave riguarda le forniture belliche alle forze aeree del regime Saudita, che da oltre un anno conducono bombardamenti indiscriminati su città, scuole e ospedali in Yemen che finora hanno provocato almeno 2mila morti civili, per un quarto bambini. Crimini di guerra ripetutamente condannati dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, che a febbraio hanno spinto il Parlamento europeo ha chiedere un embargo sulla vendita di armi a Riyad.
Il valore dell’export di armi ‘made in Italy’ verso l’Arabia Saudita autorizzato nel 2015 è salito a 257 milioni dai 163 milioni del 2014. Un aumento del 58% attribuibile in gran parte alle tonnellate di bombe aeree prodotte nello stabilimento sardo di Domusnovas della Rwm Italia S.p.a. e spedite via aerea e navale da Cagliari tra le proteste e le denunce – anche alla magistratura – di parlamentari e pacifisti. Consegne confermate dalla relazione: 600 bombe Paveway da 500 libbre (per 8,1 milioni di euro), 564 bombe Mk82 da 500 e 2000 libre (3,6 milioni), 50 bombe Blu109 da 2000 libre (3,6 milioni) e cento chili di esplosivo da carica Pbxn-109 (50mila euro).
A questo si aggiunge il forte incremento del valore delle esportazioni italiane verso l’Arabia Saudita che rientrano tra i programmi intergovernativi di cooperazione militare, saliti nel 2015 a 212 milioni dai 172 milioni del 2014. Il principale programma riguarda i cacciabombardieri Eurofighter usati ogni giorno dalla Royal Saudi Air Force nei suoi raid in Yemen. La fornitura, iniziata anni fa, riguarda l’Italia non solo per la sua partnership industriale nel consorzio europeo (con Finmeccanica), ma anche perché questi aerei, assemblati negli stabilimenti inglesi della Bae System, vengono consegnati facendo scalo all’aeroporto bolognese di Caselle. Nonostante la legge 185/90 vieti anche il transito di armi destinate a Paesi in guerra.
Anche le forniture belliche italiane verso gli altri paesi che partecipano alla guerra in Yemen a fianco dei sauditi sono proseguite o aumentate: gli Emirati si confermano il principale cliente mediorientale (con 304 milioni come l’anno prima), mentre c’è stato un forte incremento di vendite al Bahrein (da 24 a 54 milioni) e soprattutto al Qatar (da 1,6 a 35 milioni). Il Kuwait, nel 2015 ancora tra i clienti minori, è destinato a scalare la classifica dopo la firma, poche settimane fa, di un contratto multimiliardario per la fornitura di 28 cacciabombardieri prodotti da Finmeccanica.
Ma è boom di export verso tutti i Paesi in guerra, a cominciare da un clamorosa new-entry: l’Iraq, finora mai comparso tra i clienti italiani, esordisce nel 2015 con vendite per 14 milioni (armi leggere e munizioni, quindi Beretta). Impennata di vendite verso la Turchia (da 53 a 129 milioni) che bombarda i curdi fuori e dentro i suoi confini con gli elicotteri T129 costruiti su licenza Finmeccanica; verso la Russia (da 4 a 25 milioni) che continua a ricevere blindati Lince della Fiat-Iveco nonostante l’embargo post-Ucraina, verso il Pakistan (da 16 a 120 milioni) in perenne conflitto con talebani, indipendentisti baluci e con l’India (anch’essa con forniture belliche italiane in aumento da 57 a 85 nonostante la crisi dei marò e la guerra contro la ribellione contadina naxalita). Nota a margine: nel 2015 sono incrementate le vendite all’Egitto pre-caso Regeni (da 32 a 37 milioni), comprese le armi leggere e i lacrimogeni usati dalla polizia del Cairo nelle repressioni di piazza.
Ultimo dato importante che emerge dalla relazione è l’aumento del ruolo d’intermediazione finanziaria delle banche italiane nel business delle forniture belliche. Se la parte del leone rimane alle banche straniere (Deutsche Bank e Crédit Agricole sopra tutte) si fanno strada sia Unicredit (passata dal 9 al 12% delle operazioni) che Intesa Sanpaolo (dal 2 al 7,4%) che Unicredit (dal 9 al 12%). Seguono con percentuali minori Bnl, Ubi (Banco di Brescia, Popolare Commercio e Industria, Regionale Europea) e una sfilza di “popolari” in ordine discendente (Emilia Romagna, Carispezia, Banco Popolare, Valsabbina, Sondrio, Carige, Etruria, Parma e Piacenza, Credito Cooperativo Cernusco S.N. e Versilia e Lunigiana, Spoleto, Friuladria, Bpm) e perfino Poste Italiane.
Nonostante pochi milioni di euro di operazioni, comunque in aumento rispetto all’anno precedente, merita una menzione particolare Banca Ubae: istituto controllato dalla Libyan Foreign Bank (banca offshore specializzata in esportazioni di petrolio dalla Libia) e nel cui azionariato figurano Unicredit, Intesa Sanpaolo, Montepaschi ed Eni.
(Foto – Aeroporto di Cagliari 29 ottobre 2015, carico di bombe prodotte dalla Rwm Italia S.p.a. destinate all’Arabia Saudita – di Massimo Manca)
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La Città Felice e Le Città Vicine
Martedì 10 maggio 2016 CGIL Via Crociferi 40 Catania
ore 17.00
Inaugurazione
della mostra itinerante di mail-art ispirata al Kintsugi
l’arte di riparare con l’oro
a cura di Katia Ricci
allestimento di Rosy Daniello
organizzata da
La Merlettaia, Associazione
Arteria di Matera e da Le
Città Vicine
ore 18.00
Presentazione del libro
Séraphine de Senlis
Artista senza rivali
di
Katia Ricci
Luciana Tufani Ed.
Ne discutono con l’Autrice
Franca Fortunato Anna Di Salvo Giusi Milazzo Anna Potito
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