Enzo Bianco, sindaco di Catania, e la sua festa in stile Leopolda da. huffingtonpost.it

Il Centro Direzionale San Leone è una struttura pubblica che appare subito un po’ estranea al quartiere che lo ospita a Catania. E questa sua caratteristica ha sottolineato il tono della manifestazione Tempo del Raccolto. 34 mesi di governo a Catania tenutasi sabato scorso e voluta dal sindaco della città per fare il punto sui risultati ottenuti dalla sua amministrazione a quasi tre anni dall’insediamento.

San Leone è in Sicilia, ma per questa occasione al suo interno sembra d’essere a Firenze. Nessun palco, nessuna scrivania, solo un leggio trasparente posto alla stessa altezza della platea, per parlare a braccio, in piedi, senza creare diaframmi tra pubblico e oratore. È un format che Bianco ha ripreso al completo dalle incursioni del “rottamatore” poi Primo Ministro alla Leopolda.

Siamo a Catania, d’accordo, ma il personale politico ha imparato la lezione che è arrivata dal Nord. Gli assessori rigorosamente in completo (possibilmente blu), camicia e cravatta. Unica possibile deroga il primo bottone slacciato del colletto. La scarpa è in cuoio e lucida, il capello mai troppo lungo è sempre fresco di taglio, nessuna barba ammessa. Per le signore tailleur due prezzi, ballerina, bijoux di grosse dimensioni: gradite le meches bionde. L’adesione al look del duo Renzi-Boschi è senza riserve.

Bianco prende la parola per primo. Nella sua prolusione fa intendere subito quale sarà la tesi di fondo del convegno: nonostante la terribile situazione di dissesto lasciata in eredità dalla precedente amministrazione Stancanelli, l’eroico lavoro in atto proietta la città verso un futuro decisamente migliore. È dal suo insediamento, avvenuto nel 2013, che la giunta pone rimedio ai guai ereditati e programma interventi capaci di rendere smart la seconda città siciliana, tanto nel sociale che nelle infrastrutture. Sul maxischermo appoggiato al muro di fondo gli interventi degli oratori sono accompagnati da Power Point che snocciolano cifre a una velocità insostenibile, almeno per chi dovrebbe seguirle. Cifre e grafiche intervallati da filmati dove compaiono interviste a testimonial di diversa natura: rappresentanti di Associazioni di volontariato (non tutte), leader confindustriali della città (quasi tutti), sigle sindacali (non tutte), portavoce della Confcommercio (quasi tutti), rappresentanti dei consigli di quartiere (non tutti), parroci (pochini) e responsabili di associazioni culturali (una).

Ringraziano tutti e sempre i testimonial. Prima il sindaco e poi la giunta nel suo complesso: per “l’impegno indefesso”, “l’esempio di buona politica”, “l’ottimo lavoro di squadra”, “l’esperienza entusiasmante”… In sala ad ogni cambio di oratore si applaude, sempre e convinti: il format del resto non prevede altra possibilità di intervento.

Tra gli altri però spicca un intervento, applaudito anche questo, che stride rispetto al quadro generale che viene accreditato. La festa a inviti che il sindaco ha voluto per la sua giunta e per gli stakeholder (per i cittadini pare ci sarà un altro momento dedicato, ma non è dato sapere dove e quando) non prevede incagli. Ma quando il questore di Catania Marcello Cardona prende la parola appare chiaro che è poco propenso a magnificare i risultati ottenuti dalle forze dell’ordine, risultati che pure ci sono stati. Affianca invece Catania a Napoli, ponendo le due città ai vertici della triste classifica di chi deve fare i conti con la criminalità organizzata. E così facendo, nelle menti di chi è davvero interessato alle sorti della città apre un varco alla riflessione.

Già perché Enzo Bianco ha appena definito se stesso come un “inguaribile ottimista”. Ma forse ha peccato per difetto: è anche un “grande sognatore”. Parlano infatti di altro, rispetto alla sua analisi, i dati sullo stato di Catania tratti dall’indagine sulle “città intelligenti” condotta, in collaborazione, da ForumPA e Openpolis. Il rapporto Icity Rate 2015 che è stato reso pubblico lo scorso ottobre colloca tra le 106 città italiane studiate, Catania alla 97 posizione. In questo rapporto le città sono classificate sulla base di sette indicatori analitici. Gli indicatori elementari riguardano le performance economico-produttive; la vivibilità primaria; la qualità ambientale; i livelli di istruzione e di socialità; la mobilità; la performance amministrativa; e la legalità. Confrontando le classifiche del 2015 con quelle incluse nel rapporto 2013 si nota che di Catania sono migliorati la vivibilità primaria, i livelli di istruzione e di socialità. Non si nota alcun cambiamento significativo delle performance economico-produttive. Ma sono peggiorate invece la mobilità, la qualità ambientale e le performance amministrative. Nel complesso, dal 2013 al 2015, la città ha perso 10 posizioni. Nella classifica generale nel 2013 occupava infatti la 87° posizione.

Ma a che serve fare “i corvi”? Agli oratori del San Leone non interessa affrontare temi come lo scandalo delle partecipate, l’agonia del Teatro Stabile, il conclamato rischio dissesto della città, i guai con la Corte dei Conti acuiti dal caso della consulenza sul Piano di riequilibrio per il risanamento della casse comunali affidata ad una società legata al presidente del Collegio dei Revisori del Comune. Meglio passare al “video emozionale” conclusivo, come lo ha definito lo speaker del San Leone. Prima immagini di Catania in bianco e nero accompagnate da voce narrante teatrale. Poi l’arrivo del colore: questa volta Catania è ripresa dall’alto, da dove tutto appare bello; unico dettaglio coi piedi per terra sono i ritratti head-to-toes del sindaco. Enzo Bianco sorridente, Enzo Bianco col caschetto da ciclista, Enzo Bianco sul lungomare, nella prima giornata del mese, quando è precluso al traffico veicolare. Dal bianco e nero al cosiddetto Lungomare Liberato. Secondo Enzo Bianco e la sua Giunta è questo il ritratto della straordinaria evoluzione di Catania.

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