Comizio della Presidente ANPI Provinciale Catania
25 aprile 2016
E’ questa la società che sognavano i combattenti per la Libertà?
E’ questo il futuro che loro immaginavano, un futuro di guerre di sofferenze, senza solidarietà, senso di responsabilità e coscienza politica?
Quello che sta accadendo oggi in tutta l’Europa riporta l’orologio della storia in un tempo dove la civiltà e le pratiche democratiche erano state cancellate.
In Europa, colpita pesantemente dalla crisi economica, prolificano movimenti neonazisti e neofascisti che arrivano fin dentro i governi europei. In Italia numerosi sono i movimenti neofascisti ( Casa Pound, Forza Nuova ……….) che scorrazzano per le piazze con il bene placido delle Prefetture e delle Questure, mille volte l’ANPI ha protestato affinché le loro manifestazioni fossero proibite in ottemperanza alla Costituzione, la legge Scelba e Mancino.
Ancor più pericolosi sono la Lega e i nuovi fascisti di “Fratelli d’Italia” , ammantati di una veste costituzionale di fatto istigano la popolazione all’odio razziale e ricordano l’Italia del 1939 sotto il peso delle leggi razziali.
La risposta, alle decine di migliaia di immigrati in fuga da guerre e disperazione, dei governi europei, che hanno combattuto il nazismo in tutta Europa, è quella di costruire muri, recinti e repressione.
Volevano questa Europa milioni e milioni di persone sacrificate dal nazismo? NO !
Loro avevano giurato di combattere per sempre il nazifascismo e credevano in un mondo di pace, di libertà e di solidarietà.
Il ricordo della lotta di liberazione rischia di restare relegato a un passato se non insegna niente a un’Italia e a un’Europa che oggi rischiano di andare in pezzi per l’incapacità di accogliere migranti e profughi. La lotta contro il nazifascismo dovrebbe servire anche a farci ricordare che l’Europa la quale oggi respinge i migranti è la stessa Europa che ha inventato e messo in pratica il genocidio organizzato. Non è stata la nostra barbarie, è stata la nostra cultura che ha prodotto e produce tutto questo.
Bisogna sempre restare in trincea, i partigiani lo sono stati nel 1943 e l’ANPI nel 53 contro la legge truffa e nel 60 quando i democristiani decisero di fare un governo con i fascisti.
Oggi come ieri bisogna vigilare contro chi attenta alla nostra democrazia che ancor giovane ha bisogno della protezione e la difesa di tutti i cittadini.
Le modifiche approvate, da questo governo, della costituzione e della legge elettorale Italicum minano fortemente la democrazia.
L’equilibrio tra i poteri dello stato, l’indipendenza della magistratura, la distinzione tra esecutivo e parlamento, il sistema proporzionale pur con tutti i difetti, hanno garantito la vita democratica, anche se attraversata da tensioni e pericoli di ogni genere. Pensiamo a cosa è stata la commissione d’inchiesta sulla P2 guidata da Tina Anselmi, la sua capacità di sventare un grande complotto contro la democrazia, pensiamo a come la magistratura nonostante i tentativi di limitarne l’azione, sia riuscita a scoperchiare tangentopoli e a mandare a casa un’intera classe dirigente.
Cosa accadrebbe se entrasse veramente in funzione la nuova legge elettorale che fissa un abnorme premio di maggioranza, consentendo al partito vincitore di nominare di fatto due terzi del Parlamento, con una maggioranza schiacciante sotto il suo completo controllo, conquistata col ballottaggio, pur rappresentando meno di un terzo degli elettori? Sarà la dittatura di una minoranza resa con l’inganno maggioranza. Ci avviamo a un regime monocratico illiberale e alla fine della repubblica parlamentare.
Chi garantisce a Renzi che alle prossime elezioni governerà lui?
Se fosse Salvini o la Meloni il nuovo presidente del consiglio faremo un ritorno al passato, al ventennio fascista, di cui oggi 25 aprile ricordiamo la caduta.
Tutto questo mentre il mondo del lavoro è zittito, dopo l’abolizione della protezione fondamentale dello statuto dei lavoratori ed in particolare dell’articolo 18. I padroni hanno già alzato la voce, si potrà licenziare liberamente anche senza giusta causa, la paura di perdere il lavoro rende il ricatto assoluto e il lavoratore sottomettibile a qualunque sopruso. Ecco l’idea di giustizia sociale che alberga nel governo a guida Renzi.
Non è un caso che siano stati attaccati i due istituti principali del nostro ordinamento democratico, la Costituzione e lo statuto dei lavoratori, essi rappresentano l’essenza stessa della Repubblica democratica e antifascista, su cui si è costruita l’identità che si vuole cancellare. È questo il vero scopo politico di Renzi e di chi lo manovra.
È ora indispensabile dare una risposta chiara e netta al tentativo di eliminare ogni forma di opposizione, con la difesa della nostra Costituzione vilipesa, un impegno pieno e forte nella campagna referendaria per cancellare l’odioso Italicum. Tutte le forze progressiste e costituzionaliste, indipendentemente dalla loro precedente collocazione politica, devono unirsi, in questa battaglia di civiltà per salvare il nostro sistema democratico da una svolta autoritaria.
C’è un giorno dimenticato dalla storia. Un giorno di 70 anni fa in cui le donne italiane per la prima volta si misero in fila davanti ai seggi in una nazione ancora semidistrutta dalla guerra. Quel giorno non fu, come in tanti credono, il 2 giugno 1946, quando si votò per scegliere tra monarchia e repubblica ed eleggere l’Assemblea costituente. Quasi tre mesi prima, il 10 marzo, si tenne infatti la prima tornata di elezioni amministrative che avrebbero portato ai primi sindaci eletti dopo il Ventennio.
In quelle prime domeniche di democrazia dopo anni di dittatura e guerra, oltre l’89% delle donne aventi diritto si recò alle urne, mentre nei diversi consigli comunali furono elette 2000 candidate donne.
In quei giorni 89% delle donne andarono a votare, oggi le percentuali di voto difficilmente superano il 50%, questa differenza di percentuale è un indice del logoramento della democrazia, un logoramento voluto e caldeggiato dalla politica, i manovratori non vanno disturbati, in un paese di gente distratta ormai lontana dalla speranza di cambiare il futuro bisogna dare certezze, come avevano quelle donne che nel lontano 1946 si precipitarono alle urne per dare a tutti un mondo migliore.
Oggi in questa piazza, come tutte quelle italiane, siamo presenti partiti, associazioni, sindacati uniti nei valori della Resistenza, iniziamo un cammino collettivo per difendere la democrazia e chiedere l’attuazione della Costituzione.
Ora e sempre Resistenza.
Santina Sconza
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