Seminario alla Scuola della Magistratura, è polemica fra Di Matteo e Fiandaca
Seminario alla Scuola della Magistratura, è polemica fra Di Matteo e Fiandaca
Il pm: “Criticare l’impianto accusatorio dei processi è motivo di merito?”. Il docente: “Ideologia da Stato autoritario”
Nuova polemica sul fronte antimafia. Il pubblico ministero Antonino Di Matteo risponde in modo risentito all’invito degli organizzatori della Scuola superiore della magistratura a partecipare a un seminario di studi, un corso di formazione per pm e giudici ma la sua risposta viene letta in copia da tutti colleghi della Procura della Repubblica di Palermo e dell’intero distretto giudiziario.
“Questo è troppo”, ritiene il magistrato dopo avere letto che le conclusioni di un seminario sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa, in programma il 28 e 29 aprile prossimi al Palazzo di giustizia di Palermo, sono state affidate a Giovanni Fiandaca, ordinario di Diritto penale della facoltà palermitana di Giurisprudenza. A febbraio era toccato a un altro docente universitario, Salvatore Lupo, intervenire ad un evento della stessa Scuola. Ora è stato scelto Fiandaca.
Sono lo storico e il giurista che hanno firmato il saggio “La mafia non ha vinto – Il labirinto della trattativa” nel quale, in soldoni, dicono che il processo sul patto scellerato tra i boss e pezzi delle istituzioni non sta in piedi. Una critica tranciante sul piano giuridico e per il contesto storico-politica in cui viene inquadrato. Di Matteo non ci sta. Il cognome Fiandaca non viene citato espressamente, ma il riferimento è chiarissimo: “Una domanda che mi pongo con sempre maggiore insistenza. L’avere espresso giudizi fortemente critici nei
confronti dell’impianto accusatorio di processi attualmente in corso nel distretto è forse diventato motivo di ulteriore merito per la scelta di relatori negli eventi di studio organizzati dalla formazione decentrata?”.
“La Costituzione tutela la libertà di pensiero e di ricerca – replica Fiandaca – L’atteggiamento del pm è tipico di un’ideologia da Stato autoritario, ma la cosa grave è che forse lui non se ne rende conto”.
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