CATANIA 30 ottobre 2015 consegna ai partigiani delle Medaglie della Liberazione.

Catania 30 ottobre 2015 nel salane della Prefettura alla presenza delle autorità civili e militari sono state consegnate le Medaglie della Liberazione ai partigiani Salvatore Militti, Santino Serranò, Cola Di Salvo e Antonino Mangano.

 

 

MEDAGLIA DELLA LIBERAZIONE

MEDAGLIA DELLA LIBERAZIONE

Militti Salvatore

Militti Salvatore

Santino Serranò

Santino Serranò

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Cola Di Salvo

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Prefetto Federico e le autorità intervenute

Prefetto Federico e le autorità intervenute

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Presidente ANPI Catania Santina Sconza

Presidente ANPI Catania Santina Sconza

Salvatore Militti

Salvatore Militti

Santino Serranò

Santino Serranò

Cola Di Salvo

Cola Di Salvo

Patrizia Mangano figlia del partigiano Antonino

Patrizia Mangano figlia del partigiano Antonino

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foto di gruppo con componenti della segreteria e comitato provinciale ANPI Catania, Longhitano, Ungheri, Giammusso, Parisi, Sconza, Scirè, Costanzo

foto di gruppo con componenti della segreteria e comitato provinciale ANPI Catania, Longhitano, Ungheri, Giammusso, Parisi, Sconza, Scirè, Costanzo

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Elicotteri militari usa atterrano fra i templi a Selinunte: “Scusate, per Sigonella?” da: larepubblica palermo.it

 

“Abbiamo sentito il rumore fortissimo dei velivoli che si abbassavano e siamo accorsi verso un’area normalmente adibita a pascolo, trovandoci di fronte a due grandi elicotteri militari”, spiega Giuseppe Scuderi, dirigente dell’area
di TULLIO FILIPPONE

Elicotteri militari usa atterrano fra i templi a Selinunte: “Scusate, per Sigonella?”
Cercavano la base di Sigonella ma sono aterrati fra i templi di Selinunte. Il rumore assordante delle pale, un grande spostamento di aria che piega l’erba alta e due grandi elicotteri da guerra battenti bandiera americana che atterrano all’improvviso su una radura adibita a pascolo. Non è un set di un film hollywoodiano, ma la scena imprevista che si è presentata agli occhi increduli del personale del parco archeologico di Selinunte. Martedì scorso, intorno alle 15.30, due elicotteri militari, molto probabilmente appartenenti alle esercitazioni della missione Nato “Trident Juncture 2015”, che proseguiranno fino al 6 novembre con l’appoggio strategico all’aeroporto militare di Trapani Birgi, hanno effettuato un atterraggio d’emergenza a causa di un’avaria al rotore della coda in uno dei due mezzi.

Elicotteri militari usa atterrano a Selinunte: “Scusate dov’è Sigonella?”

“Abbiamo sentito il rumore fortissimo dei velivoli che si abbassavano e siamo accorsi verso un’area normalmente adibita a pascolo, trovandoci di fronte a due grandi elicotteri militari”, spiega Giuseppe Scuderi, dirigente del parco. “I militari cercavano la base di Sigonella, probabilmente l’approdo più sicuro per rientrare, così
abbiamo contattato i carabinieri e abbiamo cercato di aiutarli”, prosegue. Un’operazione non semplicissima dato che nessuno di loro parlava italiano e che si è sbloccata grazie all’intervento di una persona che parlava un buon inglese. “Chiaramente non siamo stati avvertiti e non è normale che un elicottero militare atterri nel bel mezzo di un parco archeologico, ma data la situazione d’emergenza si comprendere una tale scelta”, conclude.

Il saccheggio come “diritto internazionale” da:www.resistenze.org – osservatorio – mondo – politica e società – 27-10-15 – n. 562

Alberto Rabilotta, Andrés Piqueras * | alainet.org
Traduzione da ciptagarelli.jimdo.com

18/10/2015

Lucide le parole di Karl Polanyi in “la Grande Trasformazione”: “La separazione dei poteri, inventata nel 1784 da Montesquieu, era utilizzata per separare il popolo dal potere su tutta la sua vita economica. La Costituzione statunitense, creata in un ambiente di agricoltori-artigiani da una classe dirigente cosciente di ciò che succedeva sulla scena industriale inglese, isola totalmente la sfera economica della Costituzione, ponendo così la proprietà privata sotto la più grande protezione concepibile e crea l’unica società di mercato del mondo che è stata concepita legalmente. Nonostante il suffragio universale, i votanti statunitensi saranno impotenti (di fronte) ai possessori“.

Un aspetto importante e poco analizzato di cosa significano trattati come il TPP e il TTIP (USA-UE) è che stanno creando un “diritto internazionale” che in realtà è basato sulle leggi e la giurisprudenza degli USA (perché nessun Trattato o Accordo con questo paese può contraddire le leggi o il Congresso USA). Ciò significa che tutti i Trattati firmati da questo paese istituzionalizzano de jure l’applicazione extraterritoriale delle leggi USA.

La liberalizzazione commerciale (OMC e Trattati di libero commercio) potenzia questa operazione su scala mondiale.

I “tribunali di arbitraggio”, da parte loro, finiscono per consolidare questa struttura istituzionale, perché alle loro decisioni non si può, nella pratica, fare appello attraverso meccanismi legali che siano al di fuori dei trattati. Nessuna decisione di questi tribunali può essere modificata perché essi sono al di fuori della portata dei parlamenti o del potere giudiziario di ogni paese.

Questo “diritto internazionale” ha permesso di estendere e approfondire il diritto di proprietà delle grandi multinazionali, e naturalmente anche i mezzi per fare e difendere questo diritto. Salvo un rifiuto del Trattato, con tutto ciò che implica in materia di rappresaglie commerciali, politiche, diplomatiche ed eventualmente dell’enorme ventaglio di forme di destabilizzazione messe in pratica, i paesi firmatari sono condannati ad applicare i suoi termini, il che implica che devono cambiare le leggi nazionali per renderle compatibili con le regole del Trattato e, di conseguenza, copiare le leggi statunitensi sul diritto di proprietà.

E’ attraverso questo “diritto internazionale” che è stata ampliata la “protezione al diritto di proprietà” dei potenti sull’area degli investimenti diretti (comprese le compensazioni se questi venissero impediti) e sulle operazioni finanziarie (obbligazioni di rimborso dei debiti sovrani non pagabili, ad esempio).

In particolare, ed essendo questo “diritto internazionale” diretto a rendere possibile un’estrazione delle rendite dai paesi sottomessi alla potenza dominante, si sottolinea l’importanza che acquista la protezione totale del diritto della proprietà intellettuale, esteso nel tempo e ampliato già all’area della conoscenza pura (es. un algoritmo) e fino al patrimonio genetico, tra molti altri ambiti.

In questi trattati non si esclude, ma lo si assume, il principio della protezione della proprietà privata sulle risorse naturali che, come l’acqua dolce, già stano diventando una merce.

Seguendo questa scia si occupa, si espropria e si sviluppa tutto un ventaglio di interventi contro le possibilità di sovranità dei paesi  e soprattutto delle popolazioni.

Così, ad esempio, in Grecia il primo prestito e il suo conseguente Memorandum presuppose la rinuncia firmata alla sovranità del paese elleno. Il Diritto secondo il quale furono redatti gli accordi relativi al debito fu quello della Gran Bretagna. Non si preoccuparono neanche di dissimularlo, visto che furono redatti in inglese. Il Parlamento greco dovette approvarli senza un dibattito preventivo, anche in inglese. La giurisdizione esclusiva per l’applicazione degli accordi ricade sui tribunali del Granducato di Lussemburgo. I rappresentanti della Troika hanno un ufficio nei nuovi ministeri, per assicurarsi che nessuna decisione politica nel paese venga presa senza l’autorizzazione preventiva dei creditori. Le aziende straniere, soprattutto tedesche, si appropriano dell’insieme del paese: porti, aeroporti, telecomunicazioni, elettricità, treni, poste … tutto è in vendita. Tutto viene comprato. Vi sono territori dello Stato che sono stati dichiarati Zone Economiche Speciali, suscettibili – chi lo sa – di essere smembrate dal resto.

Fino a non molto tempo fa, se una potenza straniera voleva la ricchezza di un altro paese, doveva invaderlo militarmente. Oggi non ce n’è più bisogno. Il capitalismo di rapina finanziario e la complicità delle élites locali (che, questo sì, si dicono “nazionaliste” e alcune persino “di sinistra”) sono sufficienti.

Il “diritto internazionale” a immagine statunitense serve anche per frenare qualsiasi intervento sociale  a favore delle grandi maggioranze. In Spagna lo stiamo vedendo: il Governo sta utilizzando il tribunale Costituzionale per rendere illegali i processi sovrani. Oltretutto, recentemente, questo tribunale ha paralizzato delle misure del Parlamento catalano contro la povertà energetica e gli abusi ipotecari.

In Argentina, la camera del Contenzioso Amministrativo di Tucumàn ha cercato di invalidare alcune elezioni in cui i poveri “si erano sbagliati” votando chi non dovevano, il Fronte per la Vittoria. In Honduras i tribunali hanno completato la farsa per disfarsi del presidente eletto Zelaya. In Brasile la grande destra da tempo cerca di intraprendere un processo politico al fine di destituire la capa dello Stato.

Gli esempi sarebbero innumerevoli. L’attale capitalismo degenerativo ha bisogno un  potere giudiziario che sia al di fuori dell’influenza e della scelta diretta dei cittadini, per blindare quanto possibile la forma neoliberista di accumulazione attraverso il saccheggio.

Lungi dall’essere strumento contro la corruzione del potere esecutivo, questo potere si trasforma troppo spesso in ariete delle classi dominanti contro quello legislativo, quando questo tenta dei cambiamenti che possano danneggiare la struttura di questo saccheggio. E, naturalmente, è un muro imponente contro le lotte e le trasformazioni sociali.

In definitiva una via per rendere la politica qualcosa di non operante.
Qualsiasi Diritto nazionale, finché è subordinato a questo “diritto internazionale” di saccheggio, non potrà – col tempo – che essere altro che suo complice.
Sull’Europa è sul punto di cadere il TTIP per corroborarlo e dissolvere ancor più le possibilità di democrazia.

*) Alberto Rabilotta, saggista e giornalista argentino-canadese
Andrés Piqueras,  professore di Sociologia e Antropologia Sociale dell’Università Jaume I di Castellòn de la Plana, Spagna.

(traduzione di Daniela Trollio, Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli” via Magenta 88 Sesto San Giovanni

70 anni dell’Onu: Per un mondo più equo di pace, libero dall’imperialismo da: www.resistenze.org – osservatorio – lotta per la pace – 25-10-15 – n. 562

Socorro Gomes * | wpc-in.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

24/10/2015

Il 24 ottobre si celebra la Giornata delle Nazioni Unite, occasione per fare una riflessione su uno dei più importanti strumenti a disposizione dei popoli nella loro lotta per la pace e per le sfide future.

Celebrare il 70° anniversario delle Nazioni Unite esige una prima considerazione riguardo la resistenza dei popoli che dovettero confrontarsi con il nazifascismo e sulle terribili conseguenze che ne scaturirono. Settantanni fa, l’intero pianeta celebrava la Vittoria e la fine della Seconda guerra mondiale che aveva ucciso più del 3% della popolazione mondiale, con un costo inestimabile per l’umanità.

I movimenti di liberazione nazionale acquisirono profondità e le lotte per la decolonizzazione e l’indipendenza si rafforzarono. Concetti come sovranità, autodeterminazione dei popoli, diritti umani, giustizia e lo stesso Diritto internazionale sembravano dovessero definire quale sarebbe stato il mondo del dopoguerra e il modo in cui saremmo andati avanti, potendo contare su di una struttura basata su tali impegni. Tuttavia, di fronte a noi abbiamo ancora delle questioni che vergognosamente si trascinano irrisolte. Le nostre agende devono occuparsi ancora di una delle forme più arretrate di dominio come il colonialismo e l’occupazione. Sono questi i casi del Sahara Occidentale, della Palestina, di Porto Rico, della Guyana francese, delle Isole Malvine e molti altri ancora.

La Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti umani sono strumenti essenziali per i movimenti che instancabilmente lottano per la pace tra i popoli, i quali, così come il Consiglio Mondiale della Pace, considerano i principi enunciati in tali documenti degli obiettivi comuni dell’umanità. Pertanto, questo è anche un momento molto importante per richiamare alla mente il ruolo e le mancanze delle Nazioni Unite, per denunciarne la strumentalizzazione dell’impero volta a mantenere la sua posizione dominante sul mondo.

Le politiche interventiste, che al dialogo sostituiscono la forza bruta, hanno imposto costi inimmaginabili ai popoli. Tra i problemi umanitari ed umani che viviamo oggi vi è la condizione di milioni di rifugiati e di altri migranti espropriati e senza protezione, vittime delle aggressioni imperialiste o di interventi contro i loro paesi, da cui sono costretti a fuggire. La storia delle loro vite e la storia dei loro popoli sono quindi riscritte dalla violenza.

La guerra può sembrare lontana per i paesi del cosiddetto mondo sviluppato, un luogo remoto nella Storia, ma le sue conseguenze stanno bussando sempre più forte alle loro porte. L’imperialismo statunitense ed europeo, che si riflette nella struttura e nei “concetti strategici” della loro macchina da guerra, la Nato, ha spesso travolto i più essenziali principi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite.

Facendo uso fazioso dei principi più cari al genere umano, come i diritti umani e la democrazia, le potenze imperialiste hanno nuovamente imposto la distruzione e la morte, devastando l’ex Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq, la Siria, lo Yemen e la Libia, così come una gran parte del continente africano, nella loro spinta neocolonialista. Questa è la prova inequivocabile del loro disprezzo per i principi delle Nazioni Unite, che sono indirizzati alla risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo, in totale spregio per l’autodeterminazione dei popoli. I crimini di guerra e i crimini contro l’umanità con cui viene sostenuta questa politica aggressiva contano sull’impunità.

Il tentativo di riforma delle Nazioni Unite è molto importante, dal momento che la sua attuale configurazione si è già dimostrata essere ingiusta. Necessitano di più democrazia, di una più equa rappresentatività e di un maggiore impegno verso la Carta delle Nazioni Unite. La tutela dei diritti umani, la sovranità e l’autodeterminazione non possono continuare a essere privilegi, o strumenti per la promozione di criminali interventi militari imperialisti.

L’anno 2015 ha portato con sé ancora più sfide ai popoli nella loro lotta per la pace e la giustizia, mentre assistiamo alle più brutali iniziative imperialiste e ad aggressioni disseminate su tutto il pianeta. Quest’anno è anche simbolicamente importante proprio per i fatti storici che hanno spinto la nostra azione congiunta in avanti, mantenendoci determinati a resistere contro la guerra e l’oppressione. Per questo, i popoli esigono anche un sistema internazionale costruito sulla cooperazione e non sulla minaccia o sulla “logica della deterrenza” attraverso le armi di distruzione di massa. Quindi, continuiamo a lottare per la completa eliminazione delle armi nucleari, al fine di evitare una catastrofe di proporzioni inimmaginabili.

Per costruire un mondo sicuro, di pace e di giustizia, di diritti uguali per tutti, i popoli esigono che le risoluzioni delle Nazioni Unite siano soddisfatte, come ad esempio il riconoscimento inequivocabile dello Stato di Palestina e la decolonizzazione del Sahara Occidentale, questioni emblematiche che mostrano il disprezzo per le decisioni dell’organizzazione da parte dei paesi che hanno il potere militare o che sono alleati con l’impero.

La democratizzazione delle Nazioni Unite è di vitale importanza. L’Onu richiede una profonda riforma affinché si realizzi come organizzazione per la cooperazione, la solidarietà e l’uguaglianza, in conformità alla sua Carta fondativa. I popoli domandano pace e giustizia costruite da tutti, la fine degli interventi e delle aggressioni imperialiste.

*) Socorro Gomes, Presidente del Consiglio Mondiale della Pace

Società militari private al servizio della classe capitalista transnazionale da: www.resistenze.org – pensiero resistente – imperialismo – 26-10-15 – n. 562

Peter Phillips * | projectcensored.org , resistir.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

La globalizzazione del commercio e delle banche centrali ha spinto le società private a posizioni di potere e di controllo del tutto inedite nella storia dell’umanità. Sotto il capitalismo avanzato, le esigenze strutturali di ritorno sugli investimenti richiedono un’espansione incessante di concentrazione di capitale nelle mani di sempre meno persone. La piazza finanziaria del capitalismo globale è così altamente concentrata che meno di alcune migliaia di persone dominano e controllano 100 bilioni (100 mila miliardi) di dollari di ricchezza.

Le poche migliaia di persone che controllano il capitale mondiale rappresentano meno dello 0,0001 per cento della popolazione del pianeta. Sono la classe capitalista transnazionale (TCC), che, in quanto élite capitalista del mondo, domina gli stati-nazione attraverso accordi commerciali internazionali e organizzazioni transnazionali come la Banca Mondiale, la Banca dei Regolamenti Internazionali e il Fondo Monetario Internazionale.

La TCC comunica le proprie esigenze politiche attraverso le reti globali, quali il G-7 e il G-20 e varie organizzazioni politiche non governative come il World Economic Forum, la Commissione Trilaterale, il Gruppo Bilderberg. La TCC rappresenta gli interessi di centinaia di migliaia di milionari e miliardari che comprendono le persone più ricche appartenenti all’1 per cento della gerarchia mondiale della ricchezza.

La TCC è ben consapevole sia del proprio status di élite che della loro crescente vulnerabilità rispetto ai movimenti democratici e alle tensioni dal basso. L’impero militare dominato dagli Stati Uniti e dall’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (Nato) serve a proteggere gli investimenti della TCC in tutto il mondo. Le guerre, i cambiamenti di regime e le occupazioni realizzate al servizio dell’impero, sostengono l’accesso degli investitori alle risorse naturali e i loro vantaggi speculativi sul mercato.

Laddove l’impero è lento ad agire o tarda nel fronteggiare le resistenze politiche, le imprese private di sicurezza e le società militari private (PMC) soddisfano in modo crescente le richieste della TCC di tutela dei suoi patrimoni. Questi servizi di protezione comprendono la sicurezza personale per i dirigenti della TCC e delle loro famiglie, la protezione di zone residenziali e aree di lavoro, la consulenza tattica militare, la formazione delle forze di polizia nazionali e delle forze armate, la raccolta di informazioni sui movimenti democratici e dei gruppi di opposizione, l’acquisizioni di armi e gestione dei sistemi di armamenti, forze di attacco per azioni militari e assassinii.

La crisi crescente di masse disperate e di rifugiati, l’alienazione delle forze di lavoro e l’esaurimento ambientale costituiscono un’opportunità illimitata per le PMC di impegnarsi in servizi di protezioni per l’elite globale.

Si stima che oltre 200 miliardi di dollari l’anno venga speso per la sicurezza privata che impiega una quindicina di milioni di persone in tutto il mondo. La G4S è la più grande PMC del mondo, con 625.000 dipendenti attraverso i cinque continenti in oltre 120 paesi. Nove delle maggiori società di gestione del denaro in tutto il mondo hanno partecipazioni in G4S. Alcuni dei suoi più importanti contraenti sono i governi del Regno Unito, Stati Uniti, Israele e Australia. Nel settore privato G4S ha lavorato con aziende come Chrysler, Apple e Bank of America. In Nigeria, Chevron ha pattuito con G4S operazioni anti-insurrezionali, ivi compresi mercenari a risposta rapida. G4S si impegna in operazioni simili in Sud Sudan e ha fornito apparecchiature di sorveglianza per posti di blocco e carceri in Israele e la sicurezza degli insediamenti ebraici in Palestina.

Un altro fornitore militare privato, Constellis Holdings – precedentemente Blackwater e Triple Canopy – è un leader della sicurezza, del supporto e dei servizi di consulenza militare al governo statunitense, ai governi stranieri, alle multinazionali e alle organizzazioni internazionali. Constellis è gestito da un consiglio di amministrazione tutto al maschile tra cui si annoverano: il miliardario Red McCombs; l’ex procuratore generale, John Ashcroft; l’ammiraglio in pensione Bobby Inman; e Jack Quinn, un consulente del Partito democratico di primo piano che ha servito come capo dello staff del vice presidente Al Gore e come consulente del Presidente Clinton.

Centinaia di fornitori militari privati ora svolgono un ruolo importante nella sicurezza della TCC nell’evoluzione corporativa neofascista del mondo del 21° secolo. Il capitale sarà libero di viaggiare istantaneamente e internazionalmente ovunque sia possibile il profitto, mentre gli stati-nazione diventeranno poco più che zone di contenimento della popolazione con un controllo sulla manodopera sempre più repressivo. Per queste ragioni, le PCM devono essere intese come una componente dell’imperialismo neoliberista che ora integra il potere poliziesco degli Stati nazionali al quale potrebbe eventualmente sostituirsi.

La tendenza verso la privatizzazione della guerra è una seria minaccia per i diritti umani, il giusto processo e la trasparenza e la responsabilità democratica. L’impero militare degli Stati Uniti/Nato definisce gli standard morali per la negazione dei diritti umani utilizzando droni senza pilota per uccidere civili, senza riguardo per il diritto internazionale in varie regioni di resistenza all’impero. Etichettare i civili morti come ribelli e terroristi, la completa mancanza di un giusto processo e dei diritti umani smentiscono qualsiasi standard di legittimità morale di governo. Questa mancanza di legittimità morale a sua volta definisce gli standard per le società militari private di operare con la stessa cattiveria all’ombra dell’impero.

La globalizzazione delle operazioni delle PMC accanto agli investimenti transnazionale di capitale, agli accordi commerciali internazionali e alla crescente concentrazione della ricchezza in mano alla TCC significa che le pratiche repressive di sicurezza privata e di guerra verranno inevitabilmente al pettine negli Stati Uniti, nell’Unione Europea e nelle altre potenze mondiali.

Il 99 per cento di noi senza ricchezza e senza potere di polizia privata deve affrontare l’incombente minaccia di una scoperta repressione e di una completa perdita dei diritti umani e di tutela legale. Ne vediamo i segni nel quotidiano con uccisioni poliziesche (prossime a un centinaio al mese negli Stati Uniti), spionaggio elettronico, carcerazione di massa, posti di blocco, sicurezza aeroportuale con liste di persone a cui non è consentito di volare, schedatura della Sicurezza Interna di database dei sospetti.

Ogni volta che guardiamo oltre i crimini dell’impero perdiamo una parte della nostra integrità. Ignorare la repressione è parte del continuo compromesso nella nostra vita quotidiana che conduce a un malessere morale e al maggior senso di impotenza. Dobbiamo alzarci in piedi e chiedere trasparenza democratica e il rispetto internazionale dei diritti umani. A meno che non sfidiamo collettivamente l’impero, ci troveremo di fronte un mondo che evolve verso una nuova epoca buia di totalitarismo neo-feudale più nera che mai.

* Peter Phillips è professore di Sociologia presso Sonoma State University e presidente di Media Freedom Foundation/Project Censored. Per una versione più dettagliata del presente articolo, si veda: Censored 2016: Media Freedom on the Line

L’antidepressivo induce al suicidio ma l’azienda nasconde per anni i dati delle ricerca. Il caso della paroxetina Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

La recente revisione sistematica promossa dalla piu’ autorevole rivista medica del mondo non lascia spazio a dubbi: i dati che finora hanno giustificato la prescrizione a bambini e adolescenti del potente antidepressivo a base di paroxetina – usato anche in Italia – erano stati falsati dal produttore, la multinazionale farmaceutica GSK – GlaxoSmithKline, e quella molecola è “inefficace e pericolosa”. Il “blockbuster” può indurre al suicidio.

Lo studio cosiddetto “329” era stato pubblicato nel 2001, a firma di 22 ricercatori, e originariamente pareva confermare l’appropriatezza d’uso per questa molecola nei casi di depressione. In realta’ la ricerca (lo studio “329”) fu redatta da Sally K. Laden, una ghostwriter pagata dalla casa farmaceutica che aveva finanziato la ricerca allo scopo di dimostrare l’efficacia della molecola. Ci sono voluti poi 14 anni – e la tenacia di validi ricercatori – per ribaltare i risultati dello studio, e dimostrare che la paroxetina aumenta il rischio di suicidio per i minori che la assumono.

“Dopo lo studio n° 329 del 2001, le vendite della paroxetina e di altri SSRI subirono una fortissima impennata, grazie anche a prescrizioni di medici generici e pediatri, con il risultato che molti adolescenti subirono effetti negativi e alcuni morirono. La paroxetina divenne l’antidepressivo piu’ venduto, con guadagni per centinaia di milioni di dollari e piu’ di due milioni di ricette emesse ogni anno per i soli bambini e adolescenti”, ha commentato Paolo Migone, medico specializzato in Psichiatria in Italia e in USA. “Mentre la Glaxo continuava a utilizzare lo studio 329 come dimostrazione dell’efficacia e sicurezza della paroxetina – prosegue Migone – gia’ nel 2004 la Procura Generale di New York denuncio’ la multinazionale per frode contro i consumatori per aver contraffatto i dati e diffuso informazioni false. La causa si concluse con un accordo: la GSK doveva pagava 2,5 milioni di dollari di sanzione e si impegnava a pubblicizzare sul suo sito internet i dati effettivi dello Studio 329. Successivamente, anche il Dipartimento di Giustizia americano denuncio’ la GSK per truffa nei confronti di Medicare e Medicaid – le principali agenzie assicuratrici pubbliche che finanziano la Sanita’ in America – in quanto aveva diffuso affermazioni false o fraudolente. La GSK si dichiaro’ colpevole e accetto’ di pagare 3 miliardi di dollari – conclude Migone – ovvero la multa piu’ alta comminata a una azienda farmaceutica nella storia americana”.

La Glaxo fu allora definitivamente obbligata a rendere noti i dati relativi alla paroxetina, “ma lo fece a modo suo- commenta Luca Poma, giornalista membro dell’Unione Nazionale Medico-Scientifica d’Informazione e portavoce nazionale di “Giu’ le Mani dai Bambini”, il piu’ rappresentativo comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica: “La multinazionale pubblico’ infatti oltre 77.000 pagine di resoconti clinici visibili solo in remoto a video, senza che i file potessero essere scaricati o stampati. Una scelta ridicola e aggiungo anche dannosa sia dal punto di vista reputazionale che sostanziale: di fatto questi manager intralciarono deliberatamente le verifiche scientifiche, danneggiando la salute di bambini e adolescenti pur di continuare a fare soldi”. Il team guidato dal professor Jon Jureidini presso l’Universita’ di Adelaide ha successivamente identificato lo studio finanziato da Glaxo come un esempio di un processo autorizzativo da rivedere, e utilizzando documenti in precedenza riservati ha rianalizzato i dati originali e ha scoperto che i dati all’epoca forniti dalla casa farmaceutica erano fortemente fuorvianti, e che il pericolo per i minori che utilizzano questo psicofarmaco e’ “clinicamente significativo”.

L’articolo pubblicato ora sul BMJ – reso accessibile a tutti senza restrizioni, in virtu’ dell’assoluta importanza del tema trattato – e’ accompagnato da un editoriale di Fiona Godlee, editor-in-chief del BMJ, da un duro intervento di Peter Doshi, editor del giornale, e da altri contributi tra i quali un editoriale di David Henry e Tiffany Fitzpatrick e una ricerca di Ingrid Torjesen sull’aumento di crimini violenti nei giovani che assumono farmaci antidepressivi SSRI, cioe’ gli “inibitori selettivi del re-uptake della serotonina”, categoria farmacologica cui appartiene sia la paroxetina – commercializzata come “Paxil” o “Serotax” – che l’altrettanto tristemente famoso “Prozac”, a base di fluoxetina.

“Cio’ che sconcerta di piu’ – prosegue Poma – e’ l’assordante silenzio di una parte significativa della neuropsichiatria infantile, anche italiana: risultati cosi’ sconcertanti – e per certi versi sconvolgenti – non hanno meritato neanche una dichiarazione da parte del SINPIA, la societa’ scientifica che raggruppa gli specialisti in disturbi mentali dei minori; anche l’Istituto Mario Negri tace, sul loro sito neanche un comunicato; stesso dicasi dello Stella Maris, come della maggior parte dei centri piu’ attivi nella somministrazione di psicofarmaci ai bambini nel nostro paese. D’altra parte non stupisce: all’associazione gemella del SIMPIA in USA, l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, e’ stato chiesto per anni di ritrattare lo studio 329, ma inutilmente. Tutte queste realta’ dovrebbero vigilare sulla salute mentale dei piu’ piccoli. Dovrebbero, appunto – conclude Poma – mai condizionale fu piu’ appropriato”.

‘Giù le Mani dai Bambini’ ha lanciato un appello al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, da sempre molto sensibile al tema del diritto alla salute dell’infanzia, affinche’ valuti l’istituzione di un registro per il controllo e monitoraggio delle somministrazioni di antidepressivi ai minori, molto diffusi anche in Italia, come gia’ in vigore per gli psicofarmaci per i bimbi iperattivi.