Sequestro antimafia di 17 milioni di euro a Mario Ciancio Sanfilippo da: sud press

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Appena giunto comunicato ufficiale della Procura di Catania che riportiamo integralmente

In data 16.06.2015 il Tribunale di Prevenzione di Catania, in accoglimento della richiesta presentata dalla Procura Distrettuale della Repubblica, ha disposto il sequestro di ingenti somme di denaro riconducibili all’editore catanese CIANCIO SANFILIPPO Mario.

Sono stati sottoposti a sequestro antimafia un rapporto bancario intrattenuto da Ciancio, per il tramite di una società fiduciaria del Lichtenstein, in un istituto di credito con sede in Svizzera in cui sono depositati titoli e azioni per un valore, stimato allo stato, di circa 12 milioni di euro  e, inoltre, è stata sequestrata la somma in contanti di circa 5 milioni di euro depositata presso una filiale di una banca etnea.

 

Il sequestro è stato eseguito in data 17.06.2015 dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) Sezione Anticrimine di Catania, a cui erano state delegate le indagini penali e patrimoniali.

 

Come è noto la Procura di Catania ha esercitato l’azione penale nei confronti di Ciancio Sanfilippo Mario per avere lo stesso, da numerosi anni, apportato un contributo causale a cosa nostra catanese e, per tale motivo, proprio in data 19.06.2015 si terrà la prima udienza preliminare al fine di stabilire se l’imputato dovrà o meno essere sottoposto ad un processo.

 

In tale contesto la Procura di Catania, oltre a raccogliere e riscontrare le dichiarazioni di collaboratori di giustizia ed a ricostruire complessi affari promossi dal Ciancio nei quali aveva interesse la mafia, ha delegato indagini patrimoniali che si sono spinte a ricercare anche dei fondi detenuti illegittimamente all’estero dal Ciancio. Si sono, così, individuati, tra gli altri, depositi bancari in Svizzera, alcuni dei quali schermati tramite delle fiduciarie di paesi appartenenti ai cosiddetti paradisi fiscali; gli accertamenti sono stati agevolati dalla cooperazione prestata, tramite rogatoria e in adesione ai trattati internazionali, della Procura Svizzera di Lugano, la quale ha acquisito dagli istituti bancari documentazione bancaria rilevante.

 

Altre approfondite indagini sono state delegate al Nucleo di Polizia Tributaria di Catania che ha acquisito le movimentazioni bancarie e altre informazioni sulle quali il consulente del Pubblico Ministero, la società multinazionale Price Water House Coopers S.p.A. (PWC), specializzata in revisioni in bilancio, sta ricostruendo il patrimonio del Ciancio negli anni.

 

La richiesta di sequestro urgente è stata presentata dalla Procura Distrettuale della Repubblica nel momento in cui è venuta a conoscenza del fatto che Ciancio Sanfilippo Mario aveva dato l’ordine di monetizzare i propri titoli detenuti in Svizzera e di trasferire il ricavato in istituti di credito italiani.

Nella richiesta di sequestro sono stati ricostruiti numerosi affari del Ciancio che risultano infiltrati da Cosa nostra catanese sin dall’epoca in cui l’economia catanese era sostanzialmente imperniata sulle attività delle imprese dei cosiddetti cavalieri del lavoro, tra i quali Graci e Costanzo.

Le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di una sperequazione non giustificata tra le somme di denaro detenute in Svizzera ed i redditi dichiarati ai fini delle imposte sui redditi in un arco temporale assai ampio.

Salvini hai la “memoria corta”. Anche un ex di Lega Nord partecipava ai traffici di materiali d’armamento con l’Eritrea Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

La sentenza a carico di Piergianni Prosperini, ex assessore nella Giunta Formigoni, condannato per esportazione illegale di armamento, risale a un paio di mesi fa. E tuttavia è una notizia che fa ancora un certo effetto. Considerato che oggi è proprio la Lega Nord, uno dei suoi tanti partiti “di passaggio” (dal ’90 al ’92 come consigliere comunale di Milano e poi in An come consigliere regionale e assessore), a negare che i migranti fuggono dalle guerre, sarebbe bene rammentare a Salvini che questo campione di “trasparenza” intratteneva quelli che possiamo definire con un eufemismo, “rapporti commerciali” proprio con l’Eritrea, il Paese da cui provengono la maggioranza dei migranti che in questo periodo sostano alla stazione di Milano.

Salvini lo sa benissimo, ovviamente. Ma in politica è più figo esibire scarsa memoria piuttosto che il suo sinonimo, la falsa coscienza. Comunque un fatto emblematico, che non possiamo catalogare nel dimenticatoio. Emblematico di questa Italia doppiogiochista e ipocrita che mentre da una parte sostiene gli interventi militari in Africa in tutte le forme possibili e immaginabili, dall’altra mette in mostra un razzismo violento e disumano, pronto a dimenticarsi con troppa sportività fatti come questo e altre responsabilità ben più importanti come la Bossi-Fini.

Prosperini, per la cronaca, è stato condannato a 4 anni di reclusione nel processo milanese che lo vedeva accusato di esportazione illegale di materiale d’armamento verso l’Eritrea e di evasione fiscale. Prosperini, che in passato ha già avuto diversi guai giudiziari, è stato condannato in particolare per aver preso parte al trasferimento verso il Paese africano di “10 cannocchiali notturni di terza generazione” per fucili di precisione,quelli che usano i cecchini. Il pm Luca Poniz aveva chiesto una condanna a 5 anni di carcere.
L’ex assessore era anche accusato di avere effettuato fino a febbraio 2010 donazioni, trasferimenti fraudolenti di proprietà e acceso ipoteche per spogliarsi degli immobili di sua proprietà ed evitare così di risarcire all’ex assessore milanese Carla De Albertis un milione e 549.371 euro, come stabilito dal Tribunale di Milano nel febbraio 2009.