
“La Corte Costituzionale sostiene di non dover fare valutazioni economiche sulle conseguenze dei suoi provvedimenti e che non c’era una stima dell’impatto”, dice Padoan. “Non so chi avrebbe dovuto quantificare il costo – spiega -, ma rilevo che in un dialogo di cooperazione tra organi dello Stato indipendenti, come governo, Corte, ministri e Avvocatura sarebbe stata opportuna la massima condivisione dell’informazione”. “Se – aggiunge – ci sono sentenze che hanno un’implicazione di finanza pubblica, deve esserci una valutazione dell’impatto. Anche perché‚ serve a formare il giudizio sui principi dell’equità Questo è mancato e auspico che in futuro l’interazione sia più fruttuosa”. Il “futuro” è appunto il 23 giugno, quando la corte ha in programma il verdetto sul pubblico impiego.
Secondo il segretario del Prc Paolo Ferrero, la posizione di Padoan “è un caso evidente di cosa si intenda per fascismo finanziario”. “Per Padoan la democrazia non è il fondamento del vivere civile – aggiunge Ferrero – ma una variabile dipendente dalla politiche economiche neoliberiste. Posizione in piena continuità con l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione, votato qualche anno fa da tutti i neoliberisti, dalla Lega Nord al PD”. “Mussolini usava l’olio di ricino – conclude il segretario del Prc – Padoan e i suoi sodali i vincoli di un bilancio che finanzia la speculazione, ma il risultato è identico: una dittatura che toglie arbitrariamente i diritti ai popoli”.
Proprio sul rinnovo del contratto del pubblico impiego, fermo da più di settanta mesi, ieri è intervenuta la titolare della Funzione pubblica Marianna Madia. Il ministro, a margine di lavori della commissione Affari Costituzionali alla Camera, ha ricordato come ci sia già stata una sentenza della Corte Costituzionale sull’argomento, che giustificava il congelamento a partire da due criteri “la temporaneità” e la “redistribuzione solidaristica”. A riguardo, ha precisato, “il Governo Renzi ha bloccato solo per un anno” e quanto “all’aspetto redistributivo”, un esempio è rappresentato dagli “80 euro, che sono andati anche ai lavoratori pubblici”. Quindi, ha aggiunto Madia, con riferimento alla pronuncia della “Corte che già c’è stata, le iniziative prese dal Governo hanno
rispettato la sentenza”. Un modo alquanto sbrigativo e mistificatorio di “tirare la linea” che ha irritato, ovviamente, i sindacati, pronti allo scontro diretto. Per il mese di giungo sono in programma “tre grandi assemblee” che coinvolgeranno tutto il Paese, dal Nord al Sud. Insomma verrà data “continuità alla mobilitazione”. Soprattutto i sindacati stanno lavorando per mettere a punto una piattaforma unitaria, il 5 giugno è in calendario un incontro, così da presentarsi con rivendicazioni comuni davanti al datore di lavoro, lo Stato
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