Comunicato stampa: presidente Smuraglia auguri al Presidente della Repubblica

Signor Presidente, siamo lietissimi che sia stato eletto un Presidente così rappresentativo dei valori fondamentali in cui fermamente crediamo. Le auguriamo sinceramente buon lavoro, nell’interesse della collettività nazionale e della giustizia sociale. Le assicuriamo che nell’impegno per i diritti, per la Costituzione e per la democrazia, contro la corruzione, contro la criminalità organizzata e contro ogni forma di razzismo, di neofascismo e di violenza, Ella troverà sempre al Suo fianco la nostra Associazione, fedele ai valori della Resistenza e della Costituzione repubblicana.
Con sinceri rallegramenti e vivissima, rispettosa cordialità,
Prof. Carlo Smuraglia, Presidente Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
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CATANIA -GIORNATA DELLA MEMORIA ANPI -CGIL ORGANIZZANO LO SPETTACOLO TEATRALE “IL CANTO DEI DEPORTATI”

CANTO DEI DEPORTATI – spettacolo teatrale con Bufo Giulio –
organizzato dall’ANPI di Catania

“Canto dei deportati” è l’ ultimo lavoro teatrale di Giulio Bufo, nel quale condivide la scena con l’attrice Maria Filograsso, nonché regista di questa piéce teatrale, liberamente tratta dagli articoli e dalle testimonianze
raccolte nella rivista “Triangolo Rosso” dell’ ANED (“Associazione Nazionale Esuli e
deportati”).

Lo spettacolo è un omaggio attento e poetico alla resistenza umana partigiana ed alla memoria dei genocidi perpetrati dai nazifascisti nei confronti di dissidenti politici, zingari, ebrei, omosessuali, migranti, disabili, religiosi, ma con un occhio attento ai genocidi dei
giorni nostri; si propone l’obiettivo di non lasciare lo spettatore a fermarsi sui ricordi della “Memoria”, ma attraverso la sua attualizzazione a comprendere lo sterminio anche del pensiero indipendente soffocato e represso dal potere.

In scena un incontro casuale, conseguenza della fuga per la salvezza, tra un dissidente politico ed una donna, una zingara, un incontro che diventa uno scambio di confidenze, un scendere in animi spaventati, arrabbiati, indignati ed in fuga, un incontro di culture differenti, uno scambio di cartoline della memoria, un attesa di un destino che potrebbe toccargli di vivere come quello di tanti altri.
La “Memoria” con le parole dei due protagonisti scivola su una riflessione sull’oggi, su quanto le diversità, etniche, culturali, sessuali siano una ricchezza ed un immenso valore aggiunto all’umanità.
Se la “Memoria” è un dovere, fondamentale diventa la riflessione su quanto ci sia ancora da fare come comprendere e combattere ciò che soffoca la società toccando ogni corda dell’esistere.

Uno spettacolo in cui non si ride, uno spettacolo in cui ci si potrebbe commuovere e provare rabbia verso le vessazioni dell’oggi esattamente come quelle di ieri, uno spettacolo elegante e pacato che non rinuncia mai alla rabbia del proprio messaggio e per cui a tratti gridato.
In scena un Giulio Bufo trattenuto e composto, accompagnato dalla professionalità di Maria Filograsso, circondati da atmosfere soffuse e calde frutto della regia di Maria Filograsso. A cornice e completamento dello spettacolo, a formare un unicum con il testo, ci sono canzoni storiche antimilitariste ed antifasciste come “Gorizia tu sei maledetta” o, la stessa, “Canto dei Deportati” e canzoni della tradizione Yiddish e GitanaIMG_1114 IMG_1115 IMG_1123 IMG_1129 IMG_1139 IMG_1153 IMG_1164 IMG_1171 IMG_1177 IMG_1179 IMG_1182 IMG_1190 IMG_1194

Sergio Mattarella Presidente della Repubblica

index31 Gennaio 2015 Sergio Mattarella  eletto Presidente della Repubblica

Auguri Presidente e Buon Lavoro

A un passo dalla guerra Fonte: il manifesto | Autore: Michele Giorgio

29est2libano

Il 18 gen­naio, quando gli eli­cot­teri israe­liani sgan­cia­rono mis­sili con­tro un con­vo­glio di auto­mezzi nella Siria meri­dio­nale, non lon­tano da Qunei­tra, ucci­dendo 12 per­sone tra le quali sei alti uffi­ciali del movi­men­tio sciita liba­nese Hez­bol­lah e un impor­tante gene­rale ira­niano dei Pasda­ran, un gior­na­li­sta israe­liano molto noto, Yossi Mel­man, spe­cia­liz­zato in intel­li­gence, sol­levò forti dubbi sull’opportunità di quell’attacco. «Hez­bol­lah si ven­di­cherà», avvertì Mel­man. Ieri è giunta quella ven­detta, pro­prio lungo il con­fine tra Libano e Israele, smen­tendo i tanti, incluso chi scrive, che ten­de­vano ad esclu­dere una rap­pre­sa­glia in tempi stretti e sulla fron­tiera. Intorno alle 11.30 ora locale, ieri i guer­ri­glieri sciiti, all’altezza delle Fat­to­rie di Sheba, vicino al vil­lag­gio di Gha­jar, hanno spa­rato razzi anti­carro cen­trando un vei­colo pieno di mili­tari israe­liani: due i morti e sette i feriti. La riven­di­ca­zione è giunta poco dopo dalla “Bri­gata Mar­tiri di Qunei­tra”, nata pro­prio per met­tere in atto la ven­detta di Hez­bol­lah. Qual­che ora prima l’aviazione israe­liana aveva di nuovo col­pito in Siria una posta­zione di arti­glie­ria dell’esercito gover­na­tivo, in ritor­sione per i due razzi che mar­tedì erano caduti nel Golan siriano sotto occu­pa­zione israeliana.

Imme­diata la rea­zione di Israele che ha mar­tel­lato con l’artiglieria il Libano del sud, col­pendo però anche le truppe di inter­po­si­zione dell’Onu e ucci­dendo un mili­tare spa­gnolo del con­tin­gente Uni­fil (attual­mente a guida ita­liana). Il mini­stro degli esteri Lie­ber­man ha fatto le con­do­glianze alla Spa­gna ma Madrid esige un’inchiesta «imme­diata, esau­stiva e com­pleta» affi­data all’Onu sulla morte del casco blu, Soria Toledo, 34 anni. «Non ci tre­merà la voce nell’esigere che ogni respon­sa­bi­lità venga inda­gata», ha avver­tito il mini­stro José Manuel Garcia.

La ven­detta di Hez­bo­lah scat­terà altrove, si diceva e scri­veva fino a qual­che giorno fa, per non dare a Israele un motivo per inne­scare una nuova offen­siva deva­stante con­tro il Libano, come quella dell’estate del 2006. Pesava anche la con­si­de­ra­zione dell’impegno di migliaia di uomini del movi­mento sciita in Siria, dove com­bat­tono dalla parte dell’esercito gover­na­tivo con­tro i jiha­di­sti dello Stato Isla­mico e del Fronte al Nusra (al Qaeda). E invece i lea­der del movi­mento sciita, dopo i aerei israe­liani subiti negli ultimi anni senza rea­gire, ha voluto sfi­dare aper­ta­mente Israele, inviando un mes­sag­gio molto chiaro: la guerra non ci spa­venta e farà molto male anche a Israele. Ieri, men­tre a Bei­rut migliaia di soste­ni­tori della resi­stenza sciita festeg­gia­vano con fuo­chi d’artificio, scan­dendo slo­gan a soste­gno del lea­der di Hez­bol­lah, Has­san Nasral­lah, il pre­mier israe­liano Neta­nyahu era riu­nito con il mini­stro della difesa Moshe Yaa­lon, il capo di stato mag­giore Benny Gantz e il capo del ser­vi­zio di sicu­rezza Yoram Cohen allo scopo di deci­dere se inne­scare o evi­tare un con­flitto che potrebbe coin­vol­gere anche la Siria e l’Iran. Le dichia­ra­zioni di Neta­nyahu non lascia­vano ieri molto spa­zio alle inter­pre­ta­zioni. «I respon­sa­bili dell’attacco paghe­ranno un prezzo ele­vato. Da tempo l’Iran cerca, con l’aiuto degli Hez­bol­lah, di creare sul Golan un fronte ter­ro­ri­stico con­tro di noi. Il governo liba­nese e il regime di Bashar Assad hanno pure respon­sa­bi­lità per le con­se­guenze degli attac­chi che par­tono dal loro ter­ri­to­rio con­tro di noi», ha ammo­nito Neta­nyahu che in pre­ce­denza aveva detto «a quanti cer­cano di sfi­darci al con­fine nord sug­ge­ri­sco di guar­dare a Gaza». Un rife­ri­mento evi­dente alle immense distru­zioni e agli oltre 2 mila pale­sti­nesi uccisi dall’offensiva “Mar­gine Pro­tet­tivo” della scorsa estate. Da parte loro i liba­nesi ricor­dano ancora i bom­bar­da­menti isrea­liani che quasi nove anni fa tra­sfor­ma­rono in un ammasso di mace­rie large por­zioni di Hart Harek e Bir al Abed, i quar­tieri meri­dio­nali di Bei­rut popo­lati da sciiti e roc­ca­forte di Hez­bol­lah, e non pochi vil­laggi del sud del Paese. Ora però gli arse­nali del movi­mento sciita inclu­dono, a nove anni di distanza, mis­sili e razzi più potenti e con una git­tata che può coprire l’intero ter­ri­to­rio israe­liano. Sce­gliere la guerra per Neta­nyahu vor­rebbe dire met­tere in peri­colo non cen­ti­naia di migliaia di abi­tanti della Gali­lea come nel 2006 ma milioni di israe­liani, tutta la popo­la­zione. E il primo mini­stro, impe­gnato nella cam­pa­gna elet­to­rale, sa che que­sto potrebbe travolgerlo.

Allo stesso tempo, pro­prio per­chè è in cam­pa­gna elet­to­rale, Neta­nyahu forse deci­derà di sca­te­nare la nuova guerra con­tro il Libano per sot­trarsi a un’accusa di debo­lezza che potreb­bero lan­ciar­gli con­tro i suoi rivali dall’estrema destra e dal cen­tro. Il super­falco Lie­ber­man, che spinse con forza lo scorso luglio per attac­care Gaza, ha esor­tato ieri Israele a rispon­dere all’agguato sulla fron­tiera «con forza e in maniera spro­por­zio­nata, pro­prio come fareb­bero — a suo avviso — la Cina o gli Usa in cir­co­stanze simili». Da parte sua il lea­der labu­ri­sta Isaac Her­zog, sfi­dante prin­ci­pale di Neta­nyahu nel voto del pros­simo marzo, ha affer­mato che «Nella lotta al ter­ro­ri­smo non ci sono com­pro­messi, non c’è coa­li­zione ne’ oppo­si­zione». Ieri sera si atten­deva la rea­zione anche di Barack Obama, tran­si­tato per il Golfo qual­che ora prima per ren­dere omag­gio a re Abdal­lah dell’Arabia sau­dita morto la scorsa set­ti­mana. Il pre­si­dente Usa darà il via libera alla cam­pa­gna mili­tare israe­liana con­tro il Libano come fece lo scorso luglio per quella con­tro Gaza?

Le mani violente del Pd sulla banche popolari. Quegli inquietanti precedenti nel periodo fascista Autore: gianni tasselli da: controlacrisi.org

Tanti anni di tentativi infruttuosi di assalto alle banche popolari e alle banche cooperative oggi coloro che dovrebbero difenderle le
distruggono. Il Partito Democratico smentisce ancora una volta se stesso abolendo per decreto il principio “una testa un voto”. Neanche il governo Berlusconi osò tanto quando si trattò di discutere la legge voluta da D’Alema per trasformare le cooperative in Società per Azioni.
La leggerezza con cui Matteo Renzi tratta il tema dietro sollecitazione dei neoliberisti della UE produce l’ennesimo mostro giuridico. Infatti un decreto che va a cambiare ( sulla base del principio delle leggi fatte ad personam per papà B. ), parti sostanziali del Testo Unico Bancario, imponendo a realtà cooperative di mettersi sul mercato borsistico previa trasformazione in SpA di fatto impone la dittatura del neoliberismo a qualunque operatore economico che voglia mantenere caratteri di democrazia economica.
Per converso sarebbe come se un altro governo decidesse di trasformare per legge Banca Intesa o Unicredit in cooperative, a prescindere dalla volontà dei soci. Si tratta di una operazione arbitraria e indebita. C’è un secondo fine in questa manovra, oltre a quello di favorire qualcuno: il fine di appropriarsi di patrimoni a carattere sociale per renderli disponibili ai finanzieri amici, che, una volta ridotti i soci all’impotenza, comprerebbero tutto a prezzi stracciati. In pratica il solito furto agevolato da leggi ad hoc, o meglio, da decreti governativi di dubbia legittimità.
La legge elettorale è in stretta connessione con questo attacco alla cooperazione cattolica. L’attacco al principio “una testa un voto” ha un preciso precedente storico nel RDL n.64 del 24 gennaio 1924. All’indomani dell’approvazione della Legge Acerbo (la legge elettorale voluta dal fascismo) le violenze fasciste ai danni delle cooperative cattoliche in Lombardia e in Sicilia, con la collusione dei Prefetti che scioglievano le cooperative, miravano a fascistizzare le banche cattoliche e le casse rurali. Ieri la legge Acerbo, oggi l’Italicum, ieri le violenze e le sopraffazioni prefettizie, oggi il decreto Renzi. Occorre una battaglia parlamentare, necessariamente trasversale, che cancelli il provvedimento. Occorre che si prepari immediatamente un ricorso alla Corte Costituzionale da parte dei soci delle Banche Popolari e Cooperative, dato che qualunque ricorso al Presidente della Repubblica oggi non troverebbe udienza (e anche questo non è casuale). Il significativo posizionamento antidemocratico del PD su qualunque legge, compresa quella elettorale, o provvedimento disallineato rispetto al “verbo” neoliberista, se non fermato, lascia intravvedere un prossimo attacco alla possibilità, per le grandi imprese, di avere natura cooperativa riuscendo, di fatto, a marginalizzare questa forma di impresa nelle nicchie meno appetibili del sistema economico e ciò solo a causa della loro natura democratica.

*responsabile movimento coop per il Prc