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Hammerfest 2014, la rete del leader neonazi a Milano: narcos e ‘ndrangheta da: il fatto quotidiano
L’affluenza è iniziata poco dopo le 16 sotto a un cielo piovoso e pieno di nebbia. Davanti all’ingresso alcuni indossavano la pettorina della Skinhouse di Bollate, la struttura che ufficialmente ha organizzato l’evento. In via Toffetti così hanno fatto la loro comparsa i capi storici del movimento Hammer di Milano. C’erano Stefano Del Meglio e Giovanni Pedrazzoli, che nel 2004 furono coinvolti nell’aggressione armata al centro sociale Conchetta, luogo storico dell’antagonismo meneghino. Oltre a loro, poi, si è fatto vedere il siciliano Domenico Bosa nato a Gela nel 1967, meglio conosciuto come Mimmo Hammer. È lui l’ultimo leader del movimento che inneggia alla “fratellanza bianca”. Lui che sul piatto può mettere rapporti di un certo peso. Rapporti criminali soprattutto. Tanto che il suo nome compare in un’indagine della Guardia di finanza di Milano che nel dicembre 2013 ha fotografato i rapporti tra il narcos montenegrino Milutin Todorovic e uomini della ‘ndrangheta legati allo storico boss di Bruzzano Giuseppe Flachi, detto Pepè . Bosa non risulta indagato nell’inchiesta ma la sua voce finisce in una lunga intercettazione ambientale. Parlano Mimmo Hammer e Todorovic. Parlano di droga e di soldi che i calabresi devono al trafficante che progetta ritorsioni e a Bosa dice: “Mimì vuoi che ti dico una cosa l’unica persona in Italia della quale mi fido sei te”. A quel punto Mimmo Hammer lo avverte sull’opzione omicidi: “Devi avere un approccio giusto, nel senso che magari vieni venduto, hai capito stai attento, io capisco che loro (i Flachi, ndr) sono in debito ed è giusto che lo paghino però ragiona (…). Se ti posso dare un consiglio, non fare le guerre se le puoi risolvere, lascia che le facciano gli altri e così tu avanzi”.
Nell’agenda di Mimmo Hammer compare anche il nome di un altro pregiudicato legato a malavitosi di San Siro imparentati con il serbo Dragomir Petrovic detto Draga, nome storico della mala meneghina, già legato alla strage al ristorante La Strega di via Moncucco del 1979 e arrestato nel marzo scorso, mentre da ergastolano usufruiva di permessi dal carcere per lavorare in una società dove era l’unico dipendente.
Un contratto d’oro quello di Draga stipulato grazie ai buon uffici dell’avvocato Carlo Maffei, anche lui arrestato. E con Maffei lo stesso Bosa intrattiene diverse conversazioni. Naturalmente Bosa, che attualmente non risulta indagato, smentisce questi contatti. Dice di aver cambiato vita. Di voler pensare solamente agli Hammer. Politica e malavita. In attesa di capire se questi rapporti produrranno sviluppi, ieri in via Toffetti è andata in scena l’ennesima manifestazione neonazi nella città medaglia d’oro della Resistenza. Tanti decibel e un segnale: l’estrema destra rialza la testa e grida presente.
da Il Fatto Quotidiano del 30 novembre 2014
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Requiem per Messina Denaro sr, necrologio firmato: ”I tuoi cari” da: l’ora quotidiano
Anche quest’anno, il Giornale di Sicilia pubblica il ricordo di don Ciccio Messina Denaro, morto latitante il 30 novembre 1998. Suo figlio, Matteo, superlatitante, sarebbe il mandante del piano di morte ordinato per il pm Nino Di Matteo

Il nome di Francesco Messina Denaro scritto al centro in grassetto, la data di morte a sinistra e quella di oggi a destra. Anche quest’anno, in occasione dell’anniversario della morte del boss (scomparso il 30 novembre 1998 a Castelvetrano, in provincia di Trapani), il Giornale di Sicilia pubblica il necrologio per Francesco Messina Denaro, padre del latitante Matteo Messina Denaro. Il ricordo della scomparsa del boss, quest’anno, è firmato semplicemente: “I tuoi cari”. Negli anni passati, invece, i familiari avevano pubblicato messaggi più articolati: “Ti vogliamo bene, sei sempre nei nostri cuori”, oppure citazioni del Vangelo.
Il cadavere di don Ciccio Messina Denaro, che morì mentre era latitante, fu ritrovato nelle campagne di Castelvetrano, vestito di tutto punto e pronto per le esequie. Il figlio, Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993, è considerato l’erede di Riina e Provenzano. Secondo il pentito Vito Galatolo, sarebbe stato lui nel dicembre 2012 a disporre con una lettera la ripresa dello stragismo in Sicilia, ordinando l’eliminazione del pm Nino Di Matteo, titolare dell’indagine sulla trattativa Stato-mafia, con un attentato al tritolo.
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Altra Europa, a gennaio l’assemblea nazionale per la costituente Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

“Lottiamo insieme per produrre il massimo di alternativa al Pd e lavoriamo intanto per il successo dello sciopero generale del 12 dicembre”, dice l’ex sindacalista Giorgio Airaudo, ora deputato di Sel, che è intervenuto dal palco. Airaudo porta ai manifestanti che riempiono a metà piazza Farnese il saluto di Sel e la collaborazione per un lavoro insieme in futuro. “Non abbiamo tanto tempo – osserva Airaudo – perché‚ possono esserci le elezioni e dobbiamo essere preparati con iniziative sui territori e iniziative nei luoghi di lavoro”.
“Noi dobbiamo costruire un nuovo soggetto politico unendo le forze a sinistra del Pd”, dice ai giornalisti il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero. Si tratta, aggiunge il segretario di Rifondazione comunista, “di partire dal basso, in modo partecipato, rivolgendosi a quanti disertano le urne e non si riconoscono nel Pd di Renzi”. Riguardo ai rapporti con la minoranza dei democratici, ed in particolare ai civatiani, Ferrero assicura che “la porta è aperta, c’è spazio per tutti” ma avverte: “dobbiamo costruire una sinistra che non deve inseguire il Pd ma deve essere realmente alternativa alla deriva renziana”.
“La nostra ambizione è che ‘L’altra Europa con Tsipras’ diventi una forza di governo alternativa al Pd di Renzi come Syriza in Grecia e Podemos in Spagna”, dice Antonio Ingroia, ora rappresentante di Azione Civile. In piazza ci sono oltre a Ingroia, Gianni Rinaldini, la europarlamentare Eleonora Forenza, l’ex giornalista di Repubblica Curzio Maltese, anche lui deputato europeo. Presenti, inoltre, oltre a Norma Rangeri, direttrice del manifesto, tanti altri esponenti della sinistra radicale: Russo Spena, Alfonso Gianni e Paolo Cento. E dell’area dell’ex Pds come Antonello Falomi e Giulia Rodano. Sul palco diversi esponenti della sinistra europea: il greco Theano Fotiou di Syriza, gli spagnoli Tania
Gonzalez di Podemos e Catarina Martins di Bloco de Izquierda. Ed anche la vice-presidente della Sinistra europea, Maite Mola. In piazza, le bandiere dei No-Tav, e dei comitati “Biocidio” e “Acqua pubblica”.
Per i No Tav, dal palco è intervenuta Nicoletta Dosio, ed ha ricordato l’importanza di una lotta che non è solo contro la devastazione ambientale ma anche contro la devastazione dei servizi e dei diritti. Più o meno le parole che usa Roberta Fantozzi, della segreteria del Prc, quando parla di una “quartetto”, Berlusconi-Monti-Letta-Renzi, il cui obiettivo è quello di rendere al meglio la “fase barbara del capitalismo”. “Lo sciopero generale del 12 dicembre – aggiunge – deve servire innanzitutto a restituire fiducia alla gente che questo stato di cose, e questo orizzonte cupo e drammatico, si può cambiare”.
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Il bluff renziano della Buona scuola Fonte: Il Manifesto | Autore: Giuseppe Caliceti
Tale sanzione, è bene ricordarlo, potrebbe ripercuotersi sulle tasche degli italiani. Tutti. Perchè alla mancata assunzione con cui si incorre alla violazione di una direttiva europea del 2001 non è stato posto rimedio. Lo Stato italiano sarà multato per non aver applicato la sentenza e non aver proceduto all’immissione in ruolo dei precari abilitati con 3 anni di servizio svolto, se nel frattempo non correrà ai ripari. I precedenti governi hanno driblato la normativa europea togliendo molti posti di lavoro eliminando moduli, col decentramento e con la riduzione degli organici e tutt’oggi ancora nulla è stato deciso. Il parere a riguardo dell’avvocato della Corte di Giustizia europea è chiaro a favore dei precari. Maciej Szpunar ha ribadito che la reiterazione dei contratti a tempo determinato che non danno certezza e che mantiene precari a vita è una violazione di norme comunitarie europee, che tra l’altro sono state accolte nel nostro paese dal lontano 2001.
I precari vanno assunti, rimane solo da aspettare la sentenza definitiva di autunno e poi si dovrà aspettare la decisione dei giudici italiani, che però non potranno scavalcare la sentenza europea. Lo Stato italiano deve ottemperare alle richieste europee altrimenti incorrerebbe in sanzioni fino a 4 miliardi di euro, più di quanto costerebbe assumerli. E i contribuenti dovrebbero pagare di loro tasca l’ammanco per coprire questo debito ulteriore delle casse statali.
La decisione europea, assai probabilmente, aprirà la strada ad altre richieste di giustizia provenienti da altri precari oltre a quelli del mono della scuola. Più trascorrono le settimane e più ci si rende conto che la riforma della scuola targata Renzi, la famosa Buona Scuola, è solo un grande bluff. Anche la grande operazione di consultazione via web degli italiani sulla scuola, di cui sono stati recentemente dichiarati i risultati dal governo, non ha la benchè minima affidabilità: chi ha lanciato la consultazione è esattamente chi, a suo piacimento, valuta e seleziona i risultati a suo piacimento, senza per altro permetterne l’accesso e l’onestà.
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Tortura, l’Onu visiterà l’Italia nel prossimo anno. La Cassazione ammonisce il Parlamento:”Ancora non c’è la legge!” Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

In tutto 76 Stati hanno ratificato il protocollo. L’l’Italia ha depositato lo strumento di ratifica nell’aprile del 2013. L’anno prossimo, oltre a visitare Italia, Guatemala, Nauru e Filippine, gli esperti indipendenti dell’SPT torneranno in Azerbaijan, per portare a termine una missione interrotta nel settembre 2014, ed effettueranno visite di consulenza nei Paesi Bassi e in Turchia per quanto riguarda i loro meccanismi nazionali di prevenzione. L’SPT prevede anche due visite di follow-up in Paesi visitati in precedenza.
In missione in un paese, la delegazione dell’SPT visita i luoghi in cui le persone sono private della libertà. Alla fine della visita, gli esperti comunicano le loro raccomandazioni e osservazioni allo Stato in un rapporto confidenziale. Lo Stato è incoraggiato a chiedere il documento sia reso pubblico. Secondo la prassi, il Sottocomitato Onu per la prevenzione della tortura (SPT) informerà ufficialmente l’Italia della visita prevista e delle date, solo successivamente le date saranno rese pubbliche, ha spiegato l’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra. L’SPT decide quali paesi visitare “sulla base di regioni geografiche e l’Italia era uno dei paesi europei che fino ad oggi non hanno ricevuto una visita”, ha aggiunto spiegando che non vi sono “ragioni particolari”. Una visita è prevista in tutti i Paesi che hanno ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura.
Tuttavia proprio sul reato di tortura, assente in Italia, nei giorni scorsi è arrivato il monito della Corte di Cassazione. Se la mancanza di questo reato nel codice penale era stata definita “una vergogna nazionale”, i supremi giudici hanno scritto che non si può fare a meno di “rilevare come l’inadempienza dell’Italia nell’adeguarsi agli obblighi della Convenzione Onu crei una situazione paradossale in cui un reato come la tortura che a determinate condizioni può configurare anche un crimine contro l’umanità, per l’ordinamento italiano non è un reato specifico”.
Data l’assenza della previsione di questo reato, i supremi giudici sono stati ‘costretti’ a respingere la richiesta del governo argentino di estradare a Buenos Aires don Franco Reverberi, il sacerdote di Parma accusato dalla magistratura argentina di aver partecipato come cappellano militare “agli interrogatori e tormenti” degli oppositori politici durante il regime del generale Jorge Videla nel 1976. Dato che in Italia non c’è il reato di tortura, la Cassazione ha confermato la prescrizione delle altre accuse ‘assimilabili’ (lesioni personali e sequestro di persona) contestate al sacerdote annotando che si tratta di reati prescritti “per l’ordinamento italiano, essendo trascorsi ben oltre 22 anni e sei mesi dall’epoca dei fatti attribuiti all’estradando, risalenti al 1976”. Quando i reati sono prescritti in base ai calcoli di pena previsti dalle leggi italiane, il nostro Paese non concede l’estradizione. “E’ quindi necessaria una legge che traduca il divieto internazionale di tortura in una fattispecie di reato, definendone i contenuti e stabilendo la pena, che potrà determinare anche il regime temporale della prescrizione.
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Ferguson, in marcia per 200 chilometri gli attivisti per i diritti civili dei neri Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

Intanto, l’agente Wilson si è dimesso dallla polizia. Una decisione che nei giorni scorsi era stata caldeggiata da più parti e che, nonostante la tesi contraria ribadita dal suo avvocato e dalle autorità, suona come una implicita ammissione di colpevolezza.
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