
La giornata di lotta proseguirà questo pomeriggio a Roma, con un corteo insolito in partenza alle ore 17. In questa occasione il corteo sarà serale e arriverà in piazza del Popolo dove dalle sette di sera sul palco si alterneranno interventi di lavoratori, personalità, la stessa Susanna Camusso e numerosi musicisti provenienti da tutta Italia.
La situazione dal punto di vista occupazionale è drammatica: 262 lavoratori che occupano la sede di Accenture a Palermo che voleva procedere alla chiusura vista la disdetta dell’appalto formalizzata di British Telecom; il Consiglio Comunale di Cesano Boscone che si riunisce nella sede del call center di E-Care che ha avviato la procedura per 489 lavoratori; Almaviva che scrive alla regione Sicilia dichiarando oltre 3000 esuberi; Gepin a Casavatore, Napoli, che persa la commessa di Poste licenzierà oltre 200 persone. Questi sono solo alcuni numeri della tragedia che stanno vivendo i lavoratori dei call center.
Le richieste di sindacati e lavoratori sono precise: “Lo Stato italiano ha recepito male – spiega ancora Azzola – una direttiva europea che tutela i lavoratori nei casi di cambi d’appalto. Negli altri paesi europei, se il committente cambia il fornitore di un servizio, i lavoratori del precedente fornitore devono essere tutelati”.
Intanto, nei giorni scorsi proprio sulla clausola sociale è partita la raccolta di firme per una denuncia alla Commissione Europea. La raccolta di firme è relativa all’errata trasposizione dei contenuti della Direttiva Europea 2001/23 in materia di tutele dei diritti dei lavoratori. A promuoverla sono stati i tre sindacati di categoria confederali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil,
“Le crisi occupazionali che colpiscono migliaia di lavoratori – si legge in una nota – non sono figlie della crisi economica ma di un vuoto normativo che permette, nella successione dei medesimi appalti, di cambiare fornitore e lasciare disoccupate migliaia di persone. In tutti gli altri Paesi europei la successione e il cambio di appalto è gestito attraverso tutele occupazionali, che nascono dalla direttiva, che tutelano i lavoratori, il loro salario e i loro diritti nel cambio di fornitore”.
In Italia, invece, sottolineano i sindacati “nel cambio di appalto si agisce unicamente attraverso la compressione di salari e diritti in modo tale da garantire al committente il prezzo più vantaggioso escaricando i costi sulle tasse dei cittadini (gli ammortizzatorisociali e gli incentivi) e sui lavoratori”.
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