CATANIA: 9 ottobre 2014 ore 18.00 FESTA DEI LIBERI SAPERI ANPI-UDU presso CGIL via Crociferi 40

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11 OTTOBRE – CONVEGNO CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE Organizzato da: Giuristi Democratici/IADL, Fondazione Delle Donne Libere Internazionale, Movimento internazionale delle donne curde, Casa Internazionale delle Donne, Associazione donne, diritti, giustizia, Associazione Senza Confini, UIKI Onlus

Convegno: Praticare la libertà contro la guerra senza fine del sistema patriarcale: Donne curde in Iraq,Siria,Europa

Redazione 4 ottobre 2014

In tutto il mondo rimbalzano le notizie relative agli attacchi dell’ISIS nel Sud del Kurdistan e nei territori di Rojava.

Si tratta di una violenza sistematica di matrice terroristica che colpisce indiscriminatamente la popolazione, ed in particolare è rivolta nei confronti dei curdi yezidi, una popolazione che già nei secoli ha subito persecuzioni e lutti in grande quantità.

Quello in atto nei confronti degli yezidi, dopo l’eccidio di Şengal, non può che essere definito un genocidio, che ad oggi conta più di 20mila vittime tra i civili.

Anche in questa guerra, l’uomo ha ordinato di attaccare prima e soprattutto le donne, barbaramente massacrate, indotte al suicidio, vendute da quella che è stata definita da alcuni analisti “la forza distruttiva del capitalismo”. Un vero e proprio femminicidio di massa.

Come Fondazione Internazionale delle Donne Libere abbiamo organizzato conferenze in materia di femminicidio in numerose capitali europee: il 23 novembre 2011 a Parigi, il 3 dicembre 2011 a Stoccolma, il 14 gennaio 2012 a Londra e l’11 febbraio 2012 a Ultrecht. In collaborazione con le avvocate dei Giuristi Democratici, abbiamo organizzato anche varie iniziative sul femminicidio a Ginevra, alle Nazioni Unite.

La conferenza che si terrà a Roma l’11 ottobre 2014, in continuità con quelle organizzate dalla Fondazione Internazionale delle Donne Libere negli anni precedenti, vuole parlare di femminicidio, calandolo nella dimensione del conflitto in atto.

A supportare la Fondazione Internazionale delle Donne Libere nell’organizzazione del convegno sono intervenute anche la rappresentanza del movimento delle donne curde, che ha sede a Ginevra, l’ufficio informazioni del Kurdistan UIKI ONLUS, e le avvocate dei Giuristi Democratici.

Hanno fornito il loro sostegno all’iniziativa anche la -Casa Internazionale delle Donne di Roma, che ospita il convegno, l’associazione Senza Confine, il Centro Ararat, l’associazione Donna Diritti e Giustizia.

La conferenza vuole creare una rete internazionale di informazione e cooperazione per azioni concrete di sostegno alle donne vittime di femminicidio nel conflitto ed alle donne protagoniste della resistenza nel conflitto. In particolare si vuole attivare la comunità internazionale per la liberazione delle donne rapite dall’ISIS e per fermare il femminicidio ed il genocidio in atto.

Fermare il femminicidio è possibile solo se si affronta il problema unite, a livello internazionale. Per questo motivo, ci auspichiamo una grande partecipazione agli spazi di dibattito previsti in entrambe le sessioni del convegno da parte di tutte le associazioni e i gruppi che si occupano di violenza maschile sulle donne e di diritti umani.

L’iniziativa si terrà il giorno 11 ottobre 2014 presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma, in via della Lungara n. 19, Aula Lonzi, piano 1, dalle 9,30 alle 18.

 

11 OTTOBRE – CONVEGNO CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE

Organizzato da: Giuristi Democratici/IADL, Fondazione Delle Donne Libere Internazionale, Movimento internazionale delle donne curde, Casa Internazionale delle Donne, Associazione donne, diritti, giustizia, Associazione Senza Confini, UIKI Onlus

 

PRATICARE LA LIBERTA’-CONTRO LA GUERRA SENZA FINE DEL SISTEMA PATRIARCALE:
DONNE CURDE IN IRAK, SIRIA, EUROPA

Le donne che fanno sorridere il mondo, e le aggressioni nei loro confronti.

Due luoghi contrapposti: Şengal sotto controllo dell’ISIS, scenario dove si consumano femminicidi di massa, e Rojava, i territori della rivoluzione femminile

ROMA, 11 Ottobre 2014  h. 9,30-18

Casa internazionale delle Donne, in Via della Lungara 19 – AULA Lonzi

Il convegno darà voce alle donne protagoniste della rivoluzione femminile curde, alle testimoni delle violenze, alle donne che dall’estero contribuiscono a informare e denunciare le violazioni dei diritti umani che si stanno consumando in danno delle minoranze nelle zone di conflitto.

Si parlerà delle vicende degli yezidi a Şengal, e die problemi sopraggiunti dopo l’esodo, con l’obiettivo di creare una piattaforma comune di informazione e di aggiornamento.

L’auspicio è quello di creare un coordinamento permanente, e l’obiettivo più vicino nel tempo è inviare una delegazione che possa cooperare con gli organismi internazionali nel rilevare le violazioni dei diritti umani ed i principali problemi che necessitano di attenzione urgente da parte della politica.

9,30

SALUTI ISTITUZIONALI E DELLA PRESIDENTE DELLA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE, FRANCESCA KOCH

10,00 -12 SESSIONE MATTUTINA

La resistenza del sorriso. Donne che resistono e femminicidio

Presentazione dei lavori

Modera: Simonetta Crisci (Donne Diritti Giustizia)

Havin Güneşer (Iniziativa per la libertà di Abdullah Öcalan)

Il femminicidio: la guerra senza fine del sistema patriarcale.

Nursel Kılıç (rappresentanza internazionale del movimento delle donne curde (KJK)
Il progressivo aumento del livello d’indipendenza delle donne kurde e gli attacchi del sistema maschilista

Floriana Bulfon (giornalista)

Perché l’ISIS vuole tingere di nero i colori del Medio Oriente?

Dimensioni degli attacchi messi in atto contro le minoranze etniche e religiose che vivono in Kurdistan meridionale

Dilar Dirik (Ricercatrice Università di Cambridge)

Lotta tra due sistemi contrapposti: l’ISIS, forza d’impatto della modernità capitalista, e le donne che costruiscono la modernità democratica

Spazio per il dibattito

13,30 -18

SESSIONE POMERIDIANA

Due luoghi contrapposti: Şengal sotto controllo dell’ISIS, scenario dove si consumano femminicidi di massa, e Rojava, i territori della rivoluzione femminile

Presentazione dei lavori e Modera: Alessia Montuori (Senza Confine, Rete Kurdistan İtalia)

Videoproiezione

Videoproiezione sugli Ezidi e sugli eventi successivi all’occupazione di Şengal

Selma Irmak (co-presidente del DTK, deputata del Parlamento turco per il partito HDP )

Gli interventi della delegazione inviata in Kurdistan meridionale per verificare la situazione degli Ezidi

Bianca Pomeranzi (Comitato CEDAW)

La situazione delle donne nel conflitto alla luce della CEDAW (Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione sulle donne)

Barbara Spinelli (Giuristi Democratici – IADL)

Violazioni dei diritti umani e femminicidi commessi da ISIS: come intervenire? Il ruolo dei movimenti femminili e le attività davanti agli organismi internazioni per i diritti umani

Meral Çiçek (L’Ufficio Informativo Donne Kurde – Erbil)

via SKYPE

Spazio per il dibattito e conclusioni

http://www.retekurdistan.it/2014/10/04/convegno-praticare-la-liberta-contro-la-guerra-senza-fine-del-sistema-patriarcale-donne-curde-in-iraqsiriaeuropa/#.VDESTBZn0is

http://www.linkiesta.it/jacques-beres-syria-isis

http://www.globalproject.info/it/mondi/lassedio-di-kobane-il-ruolo-della-turchia-e-le-reazioni-internazionali/17878

http://www.uikionlus.com/il-popolo-di-kobane-completamente-mobilitato-per-la-difesa-della-citta/

due grandi occasioni per iniziare a unificare il mondo del lavoro”. Intervista a Scarpa (Usb) Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

In questo vuoto di iniziativa provocato da Cgil, Cisl e Uil, sembra proprio che la responsabilità del sindacalismo di base sia doppia…
E’ chiaro che essendo Usb oggi il sindacato più strutturato porta sulle sue spalle una reponsabilità enorme. Anche perché siamo in una fase in cui Cgil Cisl e Uil, che hanno accettato le politiche economiche e sociali degli utlimi governi, devono continuare a stare al gioco dell’austerity. Renzi sta solo facendo il lavoro finale di un lungo attacco ai diritti per destrutturare tutto il mondo del lavoro. Nessuno dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni ha cambiato i provvedimenti economico–sociali dei precedenti. E questo la dice lunga su cosa ci sia dietro alla facciata degli esecutivi di palazzo Chigi. E’ evidente che questo è un compito quasi storico per il sindacalismo di base. Le forze in campo sono impari, ma noi non abbiamo alternativa se non quella del conflitto. Intanto, anche soltanto per offrire ai lavoratori consapevolezza di quello che sta accadendo. C’è stata anche una battaglia culturale nel mondo del lavoro, non dimentichiamolo. Nel paese è in atto di fatto un golpe anticostituzionale che parte proprio dai diritti acquisiti. Dare un segnale ai lavoratori che c’è un’alternativa è un passaggio importante, perché la gente mediamente pensa che non ci siano alternative. Tutto è fondato su una sequela di falsità, a partire da quella madornale sulla riduzione del debito che dovrebbe far uscire il Paese dalla crisi. Se Cgil Cisl e Uil hanno scritto nel 2012 che volevano la parità di bilancio per passare dal 136% al 60%, ciò vuol dire trenta miliardi all’anno per venti anni. E’ evidente che è una cifra astronomica. E questo solo per stare nei parametri, senza pensare alla sussistenza ordinaria.Proprio perché il percorso è di “lunga durata” e viene da lontano, forse qualche precauzione in più da parte del sindacalismo di base andava presa da tempo…
In Italia non si è riusciti a mettere in campo una opposizione sociale consistente. E’ evidente che scontiamo una forza non sufficiente. Detto questo, però, per quello che riguarda il consenso di Usb, registriamo in giro una adesione sempre crescente che ci fa ben sperare. Il cammino per riuscire a mettere in campo una forza che sappia incidere è lungo; ma l’obiettivo è chiaro: riuscire a mettere in discussione il problema alla radice, ovvero la dittatura della Troika.

Il 24 ottobre Usb proverà ad aprire la stagione dell’opposizione sia per quanto riguarda i conti pubblici sia sull’articolo 18. L’imperativo, però, è quello di non fare una parata identitaria.
Gli economisti ci dicono che nel 2015 avremo davanti ancora lacrime e sangue. Quello autunalle è un tassello, che vede in primo piano il Jobsact, che Renzi vuole portare in Parlamento. Lo sciopero generale indetto da Usb è il primo gradino. Poi, non lo dimentichiamo, c’è il 14 novembre, con il tentativo di unificare le lotte. E’ importante capire che c’è un assoluto bisogno di far rientrare l’opposizione nei luoghi di lavoro. I lavoratori sono la parte più consistente del Paese. Il punto è che non sono culturalmente egemoni. Il compito nsotro deve essere quello della riunificazione del mondo del lavoro. Quello che sta accadendo sull’articolo 18 ci dice chiaramente che il disegno è la precarizzazione totale. Ecco perché non devono passare. Ed ecco perché la battaglia per i diritti basilari per il mondo del lavoro può essere un forte elemento di unificazione.

Ti riferisci al mondo del precariato naturalmente…
Nel quotidiano il conflitto è stato cancellato. E i giovani, però, si stanno riavvicinando al sindacato perché stanno subendo sulla loro pelle la madre di tutte le ingiustizie, quella sociale, e il ricatto del posto di lavoro come condizione perenne.

Tu vieni dalla Cgil e non possono non farti una domanda. Si è detto più volte che la Cgil si trova in una fase capitale, eppure all’interno nons i vede tutto questo dibattito su una possibile rinascenza. Sta vincendo il burocratismo più bieco?
Quando sono uscito dalla Cgil non a caso ho parlato di cambiamento genetico. Lo scontro interno avrebbe dovuto ravvivare la ricerca di una via d’uscita convincente, per rimettere in pista un sindacato utile alle lotte, ma da quando la scelta è caduta sulla centralità dell’impresa è chiaro che il modello che si va lentamente affermando è quello della Cisl. Non capisco più, e non lo capiscono nemmeno i lavoratori, una Cgil che nel 2012 è d’accordo con la parità di bilancio in Costituzione e poi nel 2014 raccoglie le firme per il referendum contrario. E’ chiaro che siamo in presenza di una organizzazione che non riesce a stare sulla palla, come si dice, del dibattito e dello scontro politico reale. E poi questa dipendenza dal Pd è addirittura scandalosa. Ma qualcuno si è accorto dell’astensione di Guglielmo Epifani sull’articolo 18 nel voto della direzione del Pd? Stendiamo un velo pietoso. Per quel che riguarda la rinascenza della Cgil, è chiaro che la sinistra interna è stata sconfitta due congressi fa e che chi si oppone dall’interno alla fine non ha il coraggio di elaborare il lutto. L’opposizione alla linea di Camusso si muove tra ininfluenza e irrigidimento nelle logiche interne.

Landini, Civati e Vendola stringono il patto degli apostoli per una “coalizione dei diritti e del lavoro”Fonte: Il Manifesto | Autore: Daniela Preziosi

Un patto, quello «degli Apo­stoli» (il copy­right è di Pippo Civati) con­tro quello del Naza­reno, e pazienza se nei van­geli la sto­ria andava in un altro verso; un tour in giro per il paese a rac­con­tare che gli ita­liani non sono solo i fol­lo­wer di Renzi; un pro­gramma (per Civati è quello del cen­tro­si­ni­stra abban­do­nato dal Pd per allearsi con le destre, ma su que­sto ci sono opi­nioni diverse). E innan­zi­tutto un impe­gno: quello di «andare fino in fondo». Almeno sta­volta: lo chiede chiaro alla poli­tica, ma anche alla ’sua’ Cgil, Mau­ri­zio Lan­dini dal palco di piazza Santi Apo­stoli a Roma. Dove ieri pome­rig­gio Nichi Ven­dola lan­cia la pro­po­sta di una «coa­li­zione dei diritti e del lavoro». «È il momento della coe­renza, di quando si fa quello che si dice», dice il lea­der Fiom e a qual­cuno della sini­stra Pd fischiano le orec­chie, «mi sono stan­cato di chi che ci dà la soli­da­rietà poi allarga le brac­cia», «noi fac­ciamo sul serio. E dopo il 25 otto­bre non ci fermiamo».

Lan­dini parla dell’art.18 e della mani­fe­sta­zione della Cgil del 25 otto­bre, per­ché «il dot­tor Renzi sta impe­dendo di essere cit­ta­dini liberi nel luogo del lavoro». Ma non solo di que­sto: chiede al pre­mier di non rispet­tare il vin­colo euro­peo del 3 per cento, «se si fanno i com­pli­menti alla Fran­cia poi biso­gna essere con­se­guenti». Il lea­der sin­da­cale — applau­di­tis­simo, per­so­nag­gio cult osti­na­ta­mente cor­teg­giato da que­sta sini­stra — ce l’ha con la poli­tica, ma anche con il suo sin­da­cato, per­ché «con­ti­nuare a dire che le cose non vanno bene e poi accom­pa­gnare que­sti prov­ve­di­menti è come quando Cgil, Cisl e Uil dis­sero che la riforma For­nero sulle pen­sioni non andava bene e poi abbiamo fatto tre ore di scio­pero. Una cavo­lata». Prima del 25 però c’è il 10 otto­bre, la mobi­li­ta­zione degli stu­denti, avver­tono Danilo Lam­pis dell’Uds e Mapi Piz­zo­lante di Tilt, rete di asso­cia­zioni gio­va­nili, che si sca­tena con­tro la «pre­ca­rietà, una scelta poli­tica: que­sto governo vuole ren­dere tutti ricattabili».

La piazza romana, che fu già quella dell’Ulivo di Prodi e del cen­tro­si­ni­stra, non è tutta piena: per con­vin­cere lo sbal­lot­tato e sfi­du­ciato popolo delle sini­stre che è la volta buona, in senso non ren­ziano, ce ne vorrà. Per strap­par­gli un sor­riso, dal palco, c’è la satira di Fran­ce­sca For­na­rio. Civati si prende un impe­gno: «Vi pro­pongo un patto degli Apo­stoli, laico tra­spa­rente e demo­cra­tico che ci fac­cia ripren­dere valori e prin­cipi. Un patto che si con­so­lidi subito nelle bat­ta­glie par­la­men­tari». E nel paese: «Ci vuole una mobi­li­ta­zione sociale: giriamo insieme l’Italia, spie­ghiamo le nostre posi­zioni, e fac­cia­molo insieme». Anche lui batte il tasto della coe­renza: «Per­ché qui siamo i soli che rispet­tano il patto con gli elet­tori che, nel 2013, ci hanno por­tato in par­la­mento». Ancora a pro­po­sito di coe­renza, Ven­dola attac­cherà il pre­mier e le sue «parole ad Assisi. Ma come si fa a citare San Fran­ce­sco», ieri era il santo del giorno, « e con­tem­po­ra­nea­mente a non met­tere al bando gli F35, un pes­simo con­tri­buto a tutte le guerre?».

Al pros­simo giro «mi voglio pre­sen­tare con Ven­dola, non con Ver­dini», chiosa alla fine Pippo Civati. L’interpretazione auten­tica della frase sarà il gos­sip poli­tico dei pros­simi giorni. Del resto è un fatto che Civati è l’unico del Pd a sca­lare il palco degli Apo­stoli (in piazza ci sono anche Cor­ra­dino Mineo e Vin­cenzo Vita). Ste­fano Fas­sina era stato invi­tato: ma ha pre­fe­rito essere a Bolo­gna all’appuntamento della cor­rente di Gianni Cuperlo (dove in mat­ti­nata è andato anche Lan­dini), «per evi­tare stru­men­ta­liz­za­zioni». Quella sini­stra Pd — si con­si­glia di pren­derne atto — la bat­ta­glia sulla legge delega la farà rigo­ro­sa­mente den­tro il par­tito. Quanto invece ai mili­tanti dem, è cro­naca di que­sti giorni la fuga dai cir­coli e il crollo delle tes­sere. Il premier-segretario non se ne pre­oc­cupa, riven­di­cando il suo sma­gliante 40,8 delle europee.

Dun­que sulla carta la «svolta a destra di Renzi», così la defi­ni­sce Ven­dola, («una sini­stra che dima­gri­sce i diritti si chiama destra» e con­tro l’accusa di essere vec­chi arnesi rossi risponde che «la moder­nità è ini­ziata quando la povera gente ha capito che poteva pro­nun­ciare la parola libertà»), insomma la «svolta a destra di Renzi» in teo­ria dovrebbe spa­lan­care pra­te­rie a sini­stra. Que­sta è la scom­messa, almeno. E però Ven­dola sem­bra aver fatto tesoro delle tante scon­fitte, e anche delle poche vit­to­rie della sua parte. Dal palco la Lista Tsi­pras, di cui Sel con­ti­nua a essere azio­ni­sta, non viene nomi­nata. Sul mani­fe­sto l’ha defi­nita «una semina». Cur­zio Mal­tese, unico dei tre eletti a Bru­xel­les pre­sente in piazza, alla fine non inter­viene (è arri­vato in ritardo, viene spiegato).

La novità di gior­nata, quindi, è che Sel pro­pone un nuovo «per­corso». In fondo è lo stesso ten­ta­tivo lan­ciato nel 2009 con la nascita del «par­tito che ria­pre la par­tita a sini­stra», dopo i disa­stri dell’arcobaleno e quelli seguenti; e mai andato in porto fin qui. Ven­dola però giura che «non siamo venuti a met­tere un cap­pello, non ci met­tiamo alla testa di nes­sun can­tiere». «Non vogliamo morire di gover­ni­smo ma nean­che di estre­mi­smo». Oggi per esem­pio in Cala­bria Sel par­te­cipa le pri­ma­rie di coa­li­zione con Gianni Spe­ranza. E infatti il pas­sag­gio, all’orecchio alle­nato, spiega che la pro­po­sta è aperta a chi «non vuole guar­dare indie­tro e non vuole gio­care la par­tita che Renzi ha pen­sato per noi», quella della sini­stra incoa­liz­za­bile e d’antan (que­sto lo sot­to­li­nea Simone Oggionni, capo dei gio­vani comu­ni­sti del Prc, pre­senza signi­fi­ca­tiva sul palco: nella sini­stra radi­cale qual­cosa si muove, e infatti nella piazza c’è anche Clau­dio Grassi, capo­fila di una mino­ranza rifon­da­rola). La pro­po­sta di Ven­dola «una rete orga­niz­zata di quelli che non accet­tano le poli­ti­che eco­no­mi­che con­ser­va­trici di Renzi, per rimet­tere in piedi la sini­stra del futuro». E se Renzi non è — come sosten­gono i suoi spin — l’ultima occa­sione per l’Italia, que­sta invece ha tutta l’aria di essere l’ultima chia­mata per que­sta sinistra.