Marzabotto: sconcertante attacco a Smuraglia da: segreteria nazionale Anpi

Marzabotto: sconcertante attacco a Smuraglia

“Il Presidente nazionale dell’ANPI, prof. Carlo Smuraglia, non avrebbe il “necessario profilo istituzionale” per tenere l’orazione ufficiale al 70° anniversario dell’eccidio di Marzabotto“. Questo lo sconcertante giudizio espresso in un articolo apparso sul giornale bolognese “Il resto del Carlino”.

In un comunicato la Segreteria nazionale ANPI spiega: “L’autore dell’articolo non cita la fonte di questa incredibile affermazione, che però nel contesto potrebbe apparire attribuibile al Governo. Sembra non sia così a seguito delle dichiarazioni del ministro Galletti. Resta la gravità del fatto che condanniamo con fermezza: un giornale che pubblica considerazioni offensive e assolutamente gratuite – al punto che non varrebbe neppure la pena di confutarle – sul Presidente nazionale dell’ANPI, e quindi sull’ intera Associazione, erede dei partigiani e di tutti i combattenti per la libertà, dunque di quei valori e principi su cui fonda la Costituzione della Repubblica”.

Analoga la presa di posizione dell’ANPI provinciale di Bologna e di quello di Marzabotto. “Abbiamo letto con viva sorpresa nelle pagine di cronaca del quotidiano “Il Resto del Carlino” di Bologna di oggi una descrizione della manifestazione di domenica prossima 5 ottobre a Marzabotto, in occasione del 70° Anniversario della strage, non corrispondente alla realtà contenuta nel programma ufficiale. Il prof. Carlo Smuraglia, già docente di Diritto del lavoro presso l’Università di Milano, già Senatore della nostra Repubblica, nonché attuale Presidente nazionale dell’ANPI è l’oratore ufficiale della manifestazione. Il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti porterà il saluto del Governo”.

Contro Renzi, Merkel, Draghi. Per il lavoro, i diritti, la dignità VOLANTINO Fonte: rifondazione.it | Autore: Roberta Fantozzi

Contro Renzi, Merkel, Draghi 

Per il lavoro, i diritti , la dignità.

Il primo atto del governo Renzi sul lavoro è stato il decreto che generalizza la precarietà: ogni impresa può assumere una persona a termine per tre anni, anche con più contratti brevissimi, senza dover giustificare perché assume a termine e non a tempo indeterminato. Alla fine dei 3 anni sarà sufficiente non rinnovare il contratto, assumere un altro lavoratore, e via con un nuovo giro di giostra! Tutti precari per sempre.

Il governo Renzi ora vuole cancellare definitivamente l’articolo 18, portando a compimento la controriforma di Fornero e Monti, per rendere tutti ricattabii. Vuole cancellare le norme dello Statuto dei Lavoratori che proibiscono il demansionamento, per abbassare i salari. Vuole cancellare le norme che proibiscono la videosorveglianza dei lavoratori. Vuole generalizzare i “voucher”, cioè la forma massima di lavoro “usa e getta”. Vuole il lavoro povero e senza diritti. Che cosa significa il TFR in busta paga se non che soldi che sono già dei lavoratori vengono dati oggi riducendo il reddito di domani, per “compensare” salari che si faranno sempre più miseri perchè il ricatto della precarietà ed il taglio dei diritti, continuerà ad erodere la capacità di contrattazione?

Accanto all’attacco al lavoro, Renzi sta manomettendo la Costituzione, aggredendo l’ambiente con lo Sblocca Italia, attaccando la scuola pubblica.. Mentre si prepara una legge di stabilità di nuovi tagli e privatizzazione di quel che resta del patrimonio e dei servizi pubblici.

Non ci stiamo!
Vogliamo ripristinare l’articolo 18 ed estenderlo a tutte e tutti, cancellare il decreto Poletti e il supermarket di contratti precari.
Vogliamo un vero salario orario minimo che estenda a tutte le lavoratrici e i lavoratori i minimi fissati dai contratti nazionali, ed il reddito minimo per le disoccupate e i disoccupati.
Vogliamo impedire nuove privatizzazioni, un piano pubblico per creare 1 milione e mezzo di posti di lavoro riportando la disoccupazione almeno alla situazione pre-crisi, politiche industriali per la riconversione ecologica dell’economia, l’abrogazione della controriforma Fornero delle pensioni che impedisce ai giovani di trovare un’occupazione perché obbliga gli adulti a lavorare fino a a oltre 67 anni.

Si può fare?
Si può fare: dicendo no e disobbedendo al Fiscal Compact, smettendo di regalare risorse alla speculazione, facendo una patrimoniale sulle grandi ricchezze, tagliando tutti gli F35 e le spese militari, tagliando la TAV in Val Susa e le grandi opere inutili.

Contro Renzi che porta a compimento il lavoro sporco di Berlusconi e Monti, dell’Europa della Merkel e Draghi per tagliare ancora i diritti, ridurre il lavoro, l’ambiente, i beni comuni a merce, costruiamo le mobilitazioni.
Con chi si batte per la scuola pubblica, per il diritto alla casa, contro il TTIP. Con lo sciopero e le manifestazioni dell’USB il 24 ottobre. Con la manifestazione nazionale della CGIL il 25 ottobre.
Con la Lista Tsipras il 29 novembre, per l’Altra Europa e l’Altra Italia!

PDF VOLANTINO-NORENZI-MERKEL-DRAGHI

Il 17 ottobre gridiamo “STOP POVERTA’!” davanti Montecitorio Fonte: Libera.it

In occasione della Giornata Mondiale della lotta contro la Povertà che si celebra venerdì 17 ottobre il Gruppo Abele, Libera, BIN, Cilap Italia, Comitato 16 novembre, Forum Nazionale Agricoltura Sociale, Cipsi, ATD Quarto Mondo promuovono un sit-in davanti Montecitorio a partire dalle ore 10:00.Il nostro paese vive una condizione di impoverimento materiale e culturale insostenibile ed inaccettabile. I dati ISTAT ci dicono che sono ormai 8 milioni e 173 mila i cittadini e le cittadine che vivono una condizione di povertà relativa e 3 milioni e 415 mila quelli in povertà assoluta. Parliamo di quasi un italiano su cinque costretto a vivere in una condizione in cui la dignità umana viene calpestata. L’Italia è in Europa il paese meno sicuro per un minore. Il 32,3% di chi ha meno di 18 anni è a rischio povertà. 723 mila minorenni italiani vivono già in condizione di povertà assoluta. È questo un dato intollerabile che dovrebbe farci indignare tutti e tutte. La diseguaglianza continua a crescere, con differenze territoriali che ripropongono la questione meridionale come uno dei temi sui quali intervenire urgentemente. Il sud infatti risulta drammaticamente più colpito ed impoverito dalla crisi. La disoccupazione nazionale oltre il 12%, al sud è nettamente superiore. Tra i 15/24 anni che cercano lavoro nel mezzogiorno, la disoccupazione è superiore al 41%. Le famiglie italiane si sono enormemente impoverite. Oltre il 60% delle famiglie ha ridotto la quantità e la qualità della propria spesa alimentare, mentre aumentano i casi di disoccupati e anziani costretti a rubare per mangiare. Oltre due milioni sono i cosiddetti Neet, giovani così scoraggiati dalla situazione che non studiano, non cercano più lavoro e non sono nemmeno coinvolti in attività formative. Aumentano enormemente la precarietà e lo sfruttamento sul lavoro, sino a raggiungere pratiche di neoschiavismo nei confronti dei lavoratori migranti e non, sia al sud che al nord del paese. Si rafforza il controllo dei clan malavitosi su molte attività economiche in crisi, costrette a “rivolgersi” ai prestiti dei mafiosi. Così come sono in drammatica crescita i crimini contro l’ambiente. Sono oltre 93 al giorno quelli denunciati che certificano l’aumento dell’impatto e dell’influenza delle ecomafie e che distruggono la nostra vera ricchezza: territori, beni comuni e biodiversità.

La ricchezza si è spostata dal lavoro alla rendita finanziaria. La situazione risulta aggravata dalle attuali politiche in campo. Delocalizzazioni, dismissioni, privatizzazioni, austerità e vincoli di bilancio, riforme di welfare e pensioni, azzeramento dei fondi per il sociale e tagli nei settori dove maggiore è la domanda di servizi pubblici e sociali, hanno aggravato ulteriormente la crisi. Disuguaglianza e ingiustizia sociale ed ambientale stanno mettendo in crisi la nostra democrazia. Una società diseguale, che coniuga svantaggio economico con la mancanza di opportunità, che precarizza i diritti degli esclusi, che difende i privilegi e la concentrazioni della ricchezza nelle mani di pochi, attenta alla coesione sociale e incrementa la sfiducia istituzionale, affossa il principio di rappresentatività e scoraggia la partecipazione. I dati e la situazione di crisi politica fotografano una “guerra” dove la povertà materiale e culturale è la peggiore delle malattie, in senso sociale, economico, ambientale e sanitario.

“La costruzione dell’uguaglianza e della giustizia sociale è compito della politica nel senso più vasto del termine: quella formale di chi amministra e quella informale chi ci chiama in causa tutti come cittadini responsabili. La povertà dovrebbe essere illegale nel nostro paese. La crisi per molti è una condanna, per altri è un’occasione. Le mafie hanno trovato inedite sponde nella società dell’io, nel suo diffuso analfabetismo etico. Oggi sempre più evidenti i favori indiretti alle mafie che sono forti in una società diseguale e culturalmente depressa e con una politica debole.” sostiene don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera.
La Costituzione ci impegna in tal senso a fare ognuno la sua parte. La lotta alla povertà va ripensata in termini di interdipendenza tra le persone, le specie e all’interno degli equilibri naturali dei nostri ecosistemi. Possiamo da subito portare avanti azioni di contrasto dal basso alla povertà. Il Gruppo Abele e Libera promuovono la campagna “Miseria Ladra” con tutte quelle realtà sociali, sindacali, studentesche, comitati, associazioni, movimenti, giornali e singoli cittadini/e, intenzionati a portare avanti le proposte contenute nel documento. Proposte concrete che da subito possono rispondere alla crisi materiale e culturale, rafforzare la partecipazione e rivitalizzare la nostra democrazia.

Lampedusa, strage del 3 ottobre, contestazioni contro Boldrini, Mogherini e Schulz Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

“Verità sul 3 ottobre”, “Lampedusa caserma a cielo aperto”, “falsa accoglienza vero affare di Stato”, “vergogna, vergogna”. Sono questi alcuni dei cartelli che hanno accolto questa mattina politici e rappresentanti delle istituzioni giunti nell’isola per la commemorazione della strage del 3 ottobre 2013 quando morirono 368 immigrati. Davanti l’aeroporto e fin dentro la sala dove si è tenuto il convegno con il presidente della Camera, Laura Boldrini, il ministro degli Esteri Federica Mogherini e Martin Schulz si è assistito a una contestazione continua, sia da parte della popolazione, sia da parte dei rappresentanti delle associazioni, sia,infine, da parte di chi quel giorno l’ha scampata per un soffio.
Non solo, chiari segnali di protesta sono arrivati anche dai soccorritori, che hanno definito “farsa” le cerimonie organizzate per l’anniversario della strage e annunciato che diserteranno le commemorazioni previste per oggi. Tra loro c’è Vito Fiorino, il proprietario del peschereccio che si trovava a poche decine di metri di distanza dal luogo della strage. Ha affisso una lettera nel suo bar indirizzata al sindaco Giusi Nicolini. “In occasione dell’anniversario io sottoscritto Vito Fiorino, personalmente e in nome delle sette persone che si sono prodigate al salvataggio di 47 vite umane rifiuto espressamente di partecipare a qualsiasi cerimonia organizzata dal Comune di Lampedusa”. Per Fiorino, che non parteciperà neppure al Festival Sabir “non ha senso fare un festiva sui morti con le solite passerelle”.
“Ricordiamo tutte queste persone che sono morte in un modo atroce – scrive il segretario del Prc Paolo Ferrero – scappando da fame guerre e povertà. Anche in nome loro diciamo che il governo e l’Europa devono cambiare radicalmente le politiche che riguardano i migranti: basta all’Europa-fortezza, dobbiamo garantire pienamente l’accoglienza e il rispetto dei diritti umani, aprendo corridoi umanitari per chi – ricordiamolo – non ha scelta e fugge dal proprio Paese semplicemente per sopravvivere. No alle lacrime di coccodrillo che oggi verseranno tutti i politici delle destre razziste e xenofobe che alimentano quotidianamente una cultura che discrimina e che vede nelle persone che arrivano sulle nostre coste dei nemici e non delle persone, appunto”.

“Il 2015 sarà l’anno della verità: recessione e disoccupazione tra il 15 e il 16%”. Intervista a Roberto Romano | Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

ll combinato disposto della presa di posizione della Francia su debito e austerità, unita alla mitezza della Bce nel fronteggiare della recessione, che è ormai più lunga e profonda di quella del ’29, fanno intravvedere un conflitto che travalica la contrapposizione tra Francia e Germania e, in tono molto minore, tra Italia e Germania?
Tutte le istituzioni internazionali cominciano a declinare un 2015 che potrebbe passare alla storia e, probabilmente, passerà alla storia. Se il dibattito “politico” italiano, ma non solo, annaspa tra euro si e euro no, oppure sulla ipotesi di una doppia moneta, la crisi muta il segno delle risposte che devono essere date per affrontare una recessione che di anno in anno diventa sempre più incontrollabile. La Germania non si senta al riparo. Quando arriva la tempesta spazza via tutti, e le politiche adottate rischiano di creare le condizioni della tempesta perfetta. Siamo davanti a uno scenario drammatico perché la crisi del ’29 era meno strutturale di quella attuale. Oggi dobbiamo realmente cambiare il motore della macchine senza fermarla (Lombardi). Forse la Germania ha taroccato il motore, ma un motore senza una macchina non serve a nulla, se non nei banchi di prova delle case automobilistica. Comunque gira a vuoto.Come spieghi la reazione delle borse ieri?
Il tonfo delle borse, ieri, è arrivato dopo l’irrigidimento della Germania nei confronti dell’annuncio della Francia di voler sforare i limiti del bilancio. Tutti si aspettavano un quantitative easing, o qualcosa che andasse in quella direzione. Risultato, la Bce sta mettendo a disposizione soldi, ma nessuno si fa avanti perché non ci sono possibilità di impieghi proficui. Non bisogna mai dimenticare che le imprese investono quando da questi investimenti si aspettano dei profitti. In questa situazione aspettarsi dei profitti è un vero e proprio atto di coraggio, quasi eroico. Una società che ha bisogno di eroi è, per definizione, una società malata.

Francia e Italia sono più vicine ora?
Non credo. La Francia sta dicendo di andare al 4,4%. E questo vuol dire che la Francia spenderà in deficit soldi del bilancio pubblico, mentre l’Italia ,pur appellandosi allo stesso articolo, cioè lo stato di grave crisi economica, immagina solo delle politiche che dilazionano i tempi del fiscal compact. Francia e Italia non stanno facendo la stessa cosa. Si tratta di due strategie diverse. Renzi tenta di riscrivere con la Germania l’accordo sui bilanci quando la gran parte dei paesi europei, a cominciare da quelli del Sud, si troveranno in panne. E il 2015 sarà l’anno della verità.

Cosa accadrà nel 2015?
Che le economie continueranno a non crescere, anzi; e la disoccupazione, per quello che posso vedere dallo stato dell’economia reale, non quello dipinto dal DEF di Padoan, sarà tra il 15 e il 16%. Di fronte a questo scenario Renzi pensa di cavarsela con il Tfr invece di fare investimenti. Siamo alla follia. Inadeguatezza totale. La realtà delle cifre, quella che non hanno il coraggio di scrivere, parla di una crescita del meno 2/ meno 2,3%, con una crescita potenziale della disoccupazione al 15-16%, frutto avvelenato di una ulteriore chiusura di unità produttive. Se non si è fatto niente per crescere, perché il PIL dovrebbe avere un segno più? I mercati finanziari hanno capito bene cosa sta accadendo. Chiedono un intervento pubblico di un trilione di euro finanziato dalla BCE. L’UE si ostina a non farlo? La vittima sacrificale sarà la Grecia con un ulteriore attacco speculativo. Non potendo fare molto, forse l’Europa cambierà linea. La Grecia potrebbe essere di nuovo la culla di una nuova Europa, questa volta però sarà un parto veramente doloroso.

Appunto, un’Europa spaccata…
La mela non si spacca in due. Il problema politico sarà come uscire da una crisi “unica”. Il problema politico è che la Bce non sarà più in grado di gestire niente e quindi la sede delle decisioni tornerà ad essere la Commissione europea. Qualcuno deve prendersi delle responsabilità….. se penso al nostro governo mi tremano le vene ai polsi.

Il significato di un cammino da: antimafia duemila

borsellino-s-c-barbagallo0di Salvatore Borsellino – 3 ottobre 2014

Avevo intrapreso questo cammino di 1000 e più Km lungo la Via Francigena, in solitudine, per riprendere fiato, come quando, dopo una corsa, ci si ferma, si respira profondamente svuotando e poi riempiendo più volte i polmoni per riossigenare il sangue e poi potere riprendere la corsa con maggiore impeto.
Sono tornato, cerco di aspirare l’aria ma mi sembra che piuttosto che di ossigeno sia satura di anidride carbonica se non addirittura di vapori di zolfo.
Per quasi due mesi non ho letto i giornali, non ho guardato la televisione, non ho cercato neanche di informarmi attraverso la rete, occupato come ero a fare un passo dopo l’altro, a guardare il cielo, a ripararmi dal sole o a proteggermi dalla pioggia, a godere della bellezza del paesaggio che, a poco a poco, mi veniva incontro, a procurarmi un alloggio dove dormire la notte.
Ho dimenticato la realtà del nostro paese, così bello e così disgraziato, come diceva Paolo di Palermo, che però lui diceva di avere imparato ad amare per poterlo cambiare fino a sacrificare, per la sua città e per il suo paese, anche la sua stessa vita.

Sono tornato e forse mi ero disabituato a sentire, a leggere, quelle notizie, che giorno dopo giorno, ci descrivono quello che sta succedendo nel nostro paese.
Una goccia di veleno al giorno causa quel fenomeno chiamato mitridagtizzazione, per cui si diventa immuni ai veleni.
Una notizia al giorno sul progressivo sovvertimento dell’ordine democratico, sul progressivo stravolgimento della Costituzione, sull’instauramento nel nostro paese del progetto di “Rinascita Democratica” prevista nel Manifesto della P2, causa l’assuefazione, l’accettazione da parte dell’opinione pubblica di quelle stesse cose contro cui, fino a qualche tempo addietro ci si indignava, si manifestava, si cercava di resistere.
Renzi sta realizzando, nel silenzio dell’opinione pubblica ed anche dei movimenti, quelle stesse riforme che gli stessi centri di potere non erano riusciti a realizzare quando Il capo del governo aveva il volto impresentabile di Berlusconi e quando il PD doveva fingere di stare all’opposizione.
Oggi l’opinione pubblica discute tranquillamente del Patto del Nazareno che altro non è che la prosecuzione di una mai interrotta “trattativa”.
Oggi la gente accetta in silenzio che ci venga negata ancora una volta il diritto al voto anche dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale che aveva sancito l’incostituzionalità di una legge elettorale dove gli elettori non possono esprimere la preferenza ma soltanto vidimare con una croce, come degli analfabeti, delle liste imposte dai segretari dei patititi.
Oggi si accetta che uno dei maggiori responsabili della congiura del silenzio sulla trattativa, sull’altare della quale fu sacrificata la vita di Paolo Borsellino, anche dopo decine di votazioni andate a vuoto, si rifiuti pervicacemente di fare un passo indietro tenendo così in ostaggio un Parlamento che si rifiuta di dare a Luciano Vilante il via libera per l’elezione a Giudice Costituzionale.
Oggi, dopo avere supinamente accettato la distruzione delle intercettazioni tra l’imputato Mancino e il Presidente della Repubblica, che hanno intaccato il prestigio della stessa Istituzione, l’opinione pubblica accetta che lo stesso Napolitano esiga di essere ascoltato a porte chiuse, forse per occultare il suo imbarazzante e già preannunciato silenzio sulla frase della lettera del suo consigliere D’Ambrosio che scrisse, prima di sparire dalla scena per un infarto, “preso anche dal vivo timore di essere stato allora considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi” e su quella “trattativa” della quale per venti anni è stato, se non altro, se non il garante, almeno un testimone privilegiato.
A volte mi sembra di essere preso dentro una tela di ragno, dovrei scoraggiarmi a vedere come, anche se in pochi di fronte alla massa dell’opinione pubblica inerte, indifesa quando non connivente, si continua a lottare, a manifestare, a scrivere, ad organizzare incontri , ma tutto questo porti ad trovarsi sempre più avviluppati in questa tela che sta diventando sempre più fitta e inestricabile.
A volte succede di pensare che tutto sia inutile che non si potrà mai riuscire a scalfire questa rete di potere che continua a tessere le sue trame, che continua a muovere le sue pedine, ad occupare, uno dopo l’altro tutti i gangli vitali di uno Stato che non è più degno di essere chiamato di diritto, ad occultare i suoi delitti e a proteggere i suoi complici ,
Succede soprattutto quando sei investito anche dal fuoco “amico”, quando i sostenitori di quelli che sono stati i tuoi compagni di lotta, di quelli che insieme a te hanno urlato “RESISTENZA”, credono sia necessario delegittimare te per sostenere loro, quando non ti ritrovi al fianco quelli che ti eri illuso avrebbero per sempre percorso la tua stessa strada.
A volte succede.
Ma poi ritorni dal tuo cammino, dai tuoi giorni di meditazione e una dietro l’altra ti colpiscono, ti arrivano addosso, delle notizie che non riesci ad accettare, che ti provocano un moto di ribellione, che ti fanno capire come sia necessario, indispensabile, per non entrare nella schiera degli indifferenti e dei conniventi, lottare, RESISTERE, fino all’intimo giorno della tua vita.
Prima quello che ritenevi, che ti auguravi non sarebbe mai stato possibile, la “trattativa”, la causa scatenante dell’assassinio di tuo fratello e della strage di Via D’Amelio, non più considerata “presunta”, ma giustificabile e necessaria. Giustificabile trattare con la mafia per fermare l’attacco al cuore dello Stato, necessario sacrificare la vita di fedeli servitori dello Stato per salvare la vita di alcuni politici minacciati di morte perché avevano tradito i patti con la mafia che li avevano portati al potere.
Poi, come ultimo atto degli attacchi coordinati e concentrici al processo di Palermo, l’annullamento in Cassazione della sentenza Tagliavia, l’unica nella quale di questo ignobile patto tra mafia e stato veniva sancita l’esistenza.
Infine il colpo di grazia sferrato dal sistema massonico di potere ad un uomo che avevano già ucciso una volta costringendolo a lasciare quella toga che per generazioni avevano indossato con onore gli uomini della sua famiglia. Con l’inchiesta “Why not” si era avvicinato toppo, come già Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ai centri occulti del potere, ma a lui era stata riservata un’altra sorte, non la morte, quella riservata a tanti altri magistrati che fino all’ultimo avevano mantenuto fede al proprio giuramento, non la strage che provoca l’orrore e la reazione dell’opinione pubblica, ma la delegittimazione e l’avocazione delle inchieste.
Per lui, perché non uccidessero un altro giudice ed in maniera quasi peggiore, per un vero magistrato, di quella riservata a mio fratello, ero salito per la prima volta sulle barricate ideali di difesa della Giustizia.
Ma Luigi de Magistris non si era rassegnato ed aveva trovato un altro campo di battaglia, quella dell’impegno politico, aveva realizzato il miracolo di diventare, senza alcun appoggio se non quello della gente, sindaco della città di cui mi onoro di essere cittadino onorario.
E allora era necessario ucciderlo un’altra volta, ma la protervia del potere che lo vuole distruggere, seppellire definitivamente, è tale da avere scelto come arma la stessa usata la prima volta, quella stessa inchiesta “Why not” , che dopo l’avocazione è stata regolarmente smembrata e insabbiata, e presunti abusi di potere compiuti nell’intercettare alcuni ministri coinvolti nell’inchiesta.
E l’opinione pubblica tace, la gente che non ricorda, che non vuole ricordare o è così frastornata da decenni di menzogne da non essere più in grado di discernere il vero dal falso, accetta supinamente i giudizi di una informazione ufficiale compattamente schierata dalla parte del potere.
Stamattina, puntuale e rapida come non mai, è arrivata la sospensione di Luigi de Magistris dalla sua carica di Sindaco di Napoli.
Una altra voce indipendente è stata messa a tacere, un altra spina nel fianco eliminata.
E’ anche per questo che ho deciso di mantenere la mia promessa di combattere fino all’ultimo giorno della mia vita, dovrò forse trovare nuovi metodi di lotta, contro una tela di ragno non si può combattere con le stesse armi che si adoperano per abbattere un muro, ma alla lotta, alla mia stessa ragione di vita, non potrò mai rinunciare.

P.S. Mentre scrivevo queste righe mi è arrivata la notizia che sono stato condannato a risarcire il giudice Di Pisa perché lo avrei diffamato affermando, in un incontro tenuto anni fa a Marsala, che era indegno che la Procura che era stata di mio fratello fosse stata affidata ad un magistrato che era stato sospettato di essere l’autore della lettera anonima denominata “del corvo”