Matteo Renzi e il Vaticano da: antimafiaduemila

vaticano-webdi Nicola Tranfaglia – 14 settembre 2014

Che il governo attuale guidato dall’ex sindaco di Firenze Matteo Renzi non abbia nessuna intenzione di modificare l’ambiguo meccanismo che regola da sempre i rapporti tra la Conferenza Episcopale Italiana e quello che gli italiani destinano a lei direttamente (la cosiddetta divisione proporzionale dell’inoptato) e, di fatto, la CEI incassa tre volte di più di quanto dovrebbe ma ora vuole, addirittura dedicare all’inoptato, anche un poco del denaro che i contribuenti danno allo Stato. La legge finanziaria del governo Letta stabiliva che tra gli enti beneficiari dell’otto per mille ci fosse anche l’edilizia destinata alla scuola; il primo settembre quando il decreto attuativo, scritto dalla presidenza del Consiglio, è arrivato alla Camera dei deputati, conteneva una piccola modifica: i soldi andranno alle scuole di “proprietà pubblica dello Stato, degli enti locali territoriali e del Fondo destinato agli edifici di culto.”

Questo ultimo, oltre a negozi, appartamenti e persino foreste, è il proprietario formale di 750 tra i più grandi complessi ecclesiastici, con scuole annesse, dati in gestione alle varie congregazioni che fanno parte della Chiesa cattolica. Si tratta, ben inteso, di scuole private ma saranno quelle che si spartiranno i 150 milioni all’anno di euro che fanno parte dell’8 per mille pagati dai contribuenti allo Stato italiano. Finora in parlamento hanno protestato soltanto i parlamentari del movimento Cinque Stelle ma i malumori, ad esempio, per il proposito di abrogare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ha generato in una parte del partito di maggioranza reazioni e malumori che forse non è il caso di sottovalutare. La verità è che gli edifici anche “commerciali” che appartengono ad enti religiosi continuano a non pagare le imposte sugli immobili che tutti gli altri pagano. Nel 2012, dopo anni di esenzione semitotale, il governo Monti-anche per evitare una multa ormai in arrivo da parte dell’Unione Europea decise di far pagare il settore “no profit” almeno per le parti degli edifici adibiti “ad uso commerciale”. Ma poi gli uffici burocratici elaborarono un regolamento incomprensibile sicché di fatto il pagamento non ebbe luogo. Ora ci sono finalmente le nuove istruzioni pubblicate il 26 giugnodall’Agenzia delle Entrate ma anche gli alberghi non pagano. Le cliniche convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale non pagano e neppure le scuole private giacché la legge salva quello che chiedono alle famiglie degli studenti “importi simbolici” cioè circa 700 euro al mese.

Alle scuole private, del resto, sarà confermato l’intero pacchetto dei finanziamenti diretti da mezzo miliardo l’anno ma sta per varare anche una defiscalizzazione netta delle donazioni.

Nella guida ufficiale della riforma che si intitola “la buona scuola”(ma io consiglierei al presidente Renzi e al titolare del MIUR Giannini di leggere l’articolo che Le Monde ha dedicato al successo ottenuto a Parigi da un progetto scolastico di aiutare ragazzi e ragazze in difficoltà a trovare lavoro e a riprendere gli studi che sta ottenendo un grande successo e influenza le scuole di tutto il Paese vicino).

Insomma, analizzando quello che sta succedendo in Lombardia sulla fecondazione eterologa con la giunta Maroni e i problemi ancora irrisolti da parte del governo e del parlamento sui diritti civili italiani non c’è da stare allegri e questo non autorizza pronostici facili per i prossimi mesi al governo delle larghe intese che è ancora al potere.

Guerra, Lettera aperta a papa Bergoglio Autore: Giuliana Sgrena da: controlacrisi.org

Lettera aperta a papa Bergoglio

Caro papa Francesco,ho apprez­zato ancora una volta le sue parole con­tro la guerra: «La guerra è una fol­lia», ma pur­troppo al mondo ci sono ancora molti folli che la ali­men­tano. Sono una mili­tante paci­fi­sta fru­strata dal senso d’impotenza e dall’indifferenza per tutti i mas­sa­cri e le vio­lenze che si per­pe­trano nel mondo, con­tro le quali solo la sua voce sa farsi sentire.

Pro­prio per que­sto ho tro­vato para­dos­sale che la mini­stra della difesa ita­liana Roberta Pinotti, in occa­sione della sua cele­bra­zione a Redi­pu­glia, non abbia tro­vato di meglio che rega­larle un altare da campo della prima guerra mon­diale. Un modo per ricor­darle che la chiesa bene­dice le armi e chi le usa? Pro­prio per que­sto, in nome della sua estrema fran­chezza e con­cre­tezza nel con­tra­stare la guerra, le chiedo se non sia giunto il momento di rom­pere que­sta ambi­guità riti­rando i cap­pel­lani mili­tari. Una bene­di­zione non si nega a nes­suno, nem­meno a chi è caduto com­bat­tendo, ma una bene­di­zione pre­ven­tiva a chi va a com­bat­tere non è forse un ade­guarsi alla logica della guerra?

Giuliana Sgrena 

Scuola, 30 milioni i bambini che non possono studiare a causa della guerra. La denuncia dell’Unicef Autore: fabrizio salvatori da: controlacrisi.org

In tutto il mondo milioni di studenti stanno riprendendo la scuola, ma un numero record di conflitti e crisi sta privando altri milioni di bambini e ragazzi del loro diritto a ricevere un’istruzione. E’ quanto denuncia l’Unicef, che stima in circa 30 milioni il numero di bambini che non vanno a scuola perche’ vivono in situazioni di emergenza o in paesi colpiti da conflitti. In Liberia e in Sierra Leone, le scuole resteranno chiuse fino alla fine dell’anno a causa dell’epidemia di Ebola, che colpisce oltre 3,5 milioni di bambini.

Ecco le principali emergenze segnalate dall’organizzazione: in Ucraina, a causa dei recenti combattimenti, circa 290 scuole sono state distrutte o danneggiate; nella Repubblica Centrafricana, secondo una recente indagine un terzo delle scuole sono state colpite da arma da fuoco, o date alle fiamme, o saccheggiate o occupate da gruppi armati; nel nord-est della Nigeria, studenti e insegnanti sono stati uccisi o rapiti e piu’ di 200 ragazze non sono state ancora liberate; in Siria, circa 3 milioni di bambini, meta’ degli studenti siriani, non stanno frequentano le scuole in modo regolare.
“Per i bambini che vivono in situazioni di emergenza, l’istruzione e’ un’ancora di salvezza – ha detto Josephine Bourne, responsabile del programma istruzione dell’Unicef – continuare a garantire un’istruzione da’ un senso di normalita’ ai bambini, puo’ aiutarli a superare i traumi ed e’ un investimento, non solo per loro ma anche per il futuro delle loro societa’”.

Per continuare a dare ai bambini la possibilita’ di ricevere un’istruzione anche durante le crisi, l’Unicef supporta gli impegni per un’istruzione d’ emergenza, fornendo classi temporanee e spazi alternativi per l’istruzione per bambini sfollati interni e rifugiati, forniture di milioni di quaderni, zaini e altri materiali didattici; sta anche sostenendo studi da autodidatti per i bambini che non possono lasciare la propria casa e sostiene programmi di istruzione via radio per i bambini nei paesi colpiti dall’Ebola. Ma avverte che i programmi di istruzione di emergenza sono molto sotto finanziati e lancia un appello per reperire risorse.
In Iraq almeno 1,8 milioni di iracheni hanno abbandonato le loro case: piu’ di mezzo milione sono gli sfollati in eta’ scolare. Nel solo Kurdistan, sono circa 190 mila i bambini che non potranno andare a scuola. Il governo regionale ha fissato l’apertura dell’anno scolastico per il prossimo mercoledi’. Le lezioni non inizieranno nella provincia di Dohuk, la piu’ colpita nella regione, dove si stima che circa 640 scuole siano state trasformate in abitazioni per le famiglie in fuga. Nell’intero Iraq, almeno 2000 scuole ospitano famiglie di sfollati.

In Siria dall’inizio del conflitto almeno 3 milioni di bambini hanno dovuto abbandonare il percorso scolastico. Una scuola su 5 e’ inutilizzabile, mancano libri, banchi, servizi igienici e in molte aree del paese non ci sono insegnanti, perche’ sono fuggiti. Nelle aree piu’ colpite dal conflitto, i bambini sono costretti a viaggiare per proseguire il percorso scolastico e i tassi di scolarita’ sono spesso inferiori al 50%.
Agire e Cri hanno lanciato un appello; i fondi raccolti serviranno a sostenere i programmi di emergenza della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa e delle ong di Agire che stanno gia’ garantendo ripari sicuri, acqua, cibo, medicine, kit igienici e supporto scolastico nelle aree piu’ martoriate.
A Gaza,infine, oltre mezzo milione di allievi sono tornati oggi alle loro scuole, dopo un’estate traumatica segnata dal conflitto con Israele in cui 500 minori sono stati uccisi e altri 3.000 feriti.

I responsabili alla istruzione nella Striscia hanno compiuto grossi sforzi per allestire tempestivamente le scuole in modo da poter avviare il nuovo anno scolastico con un ritardo relativamente contenuto rispetto al previsto, ossia di sole due settimane. La prima settimana di lezioni, e’ stato annunciato, sara’ dedicata al sostegno psicologico per gli allievi e ad attivita’ ricreative per facilitare il loro ritorno graduale alle lezioni.
Secondo dati raccolti dall’Unicef, nel corso del conflitto sono stati danneggiati 258 istituti educativi (scuole ed asili nido). A tutt’oggi gli sfollati a Gaza assommano a 63 mila persone, fra cui molti minorenni per i quali il ritorno nelle scuole appare particolarmente complesso