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24 aprile ore 18
Milano, piazza Mercanti
Giovanni e Nori
Una storia di amore e di Resistenza
Daniele Biacchessi (voce narrante, testo, regia)
Marino Severini Gang (voce, chitarra 12 corde)
Sandro Severini Gang (chitarra elettrica)
Gaetano Liguori (piano elettrico)
Introduce Roberto Cenati Anpi Milano
Interviene Adelmo Cervi
“Milano e la Memoria Teatro, musica, narrazioni” (27 gennaio – 11 luglio 2014), è un progetto ideato e curato da Daniele Biacchessi e dall’Associazione “Arci Ponti di memoria”
Con il contributo di Arci Milano, Fondazione Feltrinelli e Fondazione RCS.
Con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano
Due vite straordinarie fatte di impegno civile, passione politica, Resistenza e amore.
La grande storia incontra la storia privata di due partigiani.
Giovanni Pesce, comandante partigiano responsabile dei Gap di Torino e di Milano, è stato un protagonista della Resistenza e della Liberazione. Giovanissimo ha aderito al Partito comunista e combattuto nelle Brigate internazionali contro Franco. Tornato in Italia, è catturato e mandato al confino. Per lui, giovane proletario emigrato con poca cultura, l’incontro a Ventotene con il fior fiore dell’antifascismo diventa fondamentale. Liberato intorno all’estate del 1943, dopo l’arresto di Mussolini e l’armistizio dell’8 settembre, inizia la clandestinità, prima a Torino, poi a Milano.Per Giovanni, primula rossa dell’antifascismo italiano, saranno mesi di azioni militari avventurose, leggendarie, coraggiose, drammatiche.
Proprio nella Milano occupata dai nazisti, stremata, affamata, disseminata di luoghi dell’orrore, avviene l’incontro di una vita: i due partigiani Giovanni e Nori si conoscono, si innamorano e non si lasciano più. Le loro vite si intrecciano indissolubilmente con la lotta antifascista: i Gap colpiscono, attaccano e fanno azioni di guerriglia, i tedeschi arrestano, torturano, uccidono. Nella città crocevia di spie e delatori al servizio del nemico, Nori cade in un’imboscata e viene deportata. È l’ultima separazione perché insieme, Giovanni e Nori, rimarranno tutta la vita, condividendo e facendo sulla propria pelle la storia di quegli anni. Il fortunato libro Giovanni e Nori, una storia di amore e di resistenza, pubblicato da Laterza nella collana «i Robinson / Letture» e giunto alla seconda edizione, diventa un cd di Daniele Biacchessi, Gang e Gaetano Liguori, registrato dal vivo il 24 gennaio 2014 a Milano, teatro Edi Barrio’s da Alessandro Bettinzoli, mixato ed editato da Jono Manson, disegnato e impaginato da Luca Guerri.
Daniele Biacchessi
Giovanni e Nori. Una storia di amore e di Resistenza
collana: «i Robinson / Letture»
2014, pagine 184, €16,00
BIOGRAFIE
Daniele Biacchessi, giornalista e scrittore, è caporedattore di Radio24. Ha vinto il Premio Cronista 2004 e 2005 per il programma Giallo e nero, il Premio Raffaele Ciriello 2009 per il libro Passione reporter (Chiarelettere 2009) e il Premio Unesco 2011 per lo spettacolo Aquae Mundi con Gaetano Liguori. Tra le sue numerose pubblicazioni: La fabbrica dei profumi (Baldini & Castoldi 1995); Fausto e Iaio (Baldini & Castoldi 1996); Il caso Sofri (Editori Riuniti 1998); L’ultima bicicletta. Il delitto Biagi (Mursia 2003); Il Paese della vergogna (Chiarelettere 2007); Passione reporter (Chiarelettere 2009), Orazione civile per la Resistenza (Promo Music 2012); Enzo Tortora. Dalla luce del successo al buio del labirinto (Aliberti 2013). È anche autore, regista e interprete di teatro narrativo civile e presidente dell’associazione Arci Ponti di memoria.
Marino e Sandro Severini fondano il loro primo gruppo Ranxerox sul finire degli anni Settanta; cambiano poi nome in Paper’s Gang e, definitivamente, in The Gang nel 1983. I Clash sono il loro primo punto di riferimento. Iniziano l’attività discografica cantando in inglese e autoproducendo l’extended play Tribe’s union (1984), e l’album Barricada Rumble Beat (1987).Il gruppo firma per la CGD e pubblica Reds (1989), che risente di una fresca passione per il folk (al disco collabora Ambrogio Sparagna, organettista). La svolta verso i testi in italiano si concretizza in una trilogia discografica aperta composta da Le Radici e Le Ali (1991), Storie D’italia (1993), e Una Volta Per Sempre (1995). Il forte impegno politico e sociale dei testi è costante, mentre nella band entra il tastierista e fisarmonicista Andrea Mei e iniziano collaborazioni con Antonello Salis, Mauro Pagani, Daniele Sepe, David Riondino. Fuori Dal Controllo (1997) segna il ritorno a un suono essenziale (basso-chitarra-batteria) e traccia ritratti di personaggi “eretici” della storia italiana come Giordano Bruno, Pier Paolo Pasolini, Maria Goretti. Controverso (2000) chiude il rapporto con la discografia “ufficiale”, e nella primavera 2001 i Gang danno vita al progetto live Gang City Ramblers, insieme ai Modena City Ramblers. Nel 2004 esce Nel Tempo e Oltre, Cantando, realizzato insieme alla Macina; nel 2006 viene pubblicato Il Seme E La Speranza, realizzato con il contributo della Regione Marche. Sempre nel 2006 il batterista Paolo Mozzicafreddo, nella band dal 1997, muore a soli 31 anni a causa di una malattia. Nel luglio 2008 esce il doppio dal vivo Dalla Polvere Al Cielo (Latlantide). Con Daniele Biacchessi, nel 2009 viene realizzato Il Paese Della Vergogna (Latlantide), progetto di teatro canzone. Ad aprile 2011 esce il nuovo disco La Rossa Primavera, che ha come filo conduttore i canti della Resistenza. A pochi mesi di distanza esce il live Gang e I Suoi Fratelli (Latlantide), in memoria di Paolo Mozzicafreddo. E nel gennaio 2012 con Daniele Biacchessi e Massimo Priviero, i Gang danno alle stampe Storie dell’altra Italia, progetto live che raccoglie storie della Resistenza, degli anni Settanta e dell’antimafia. Nel maggio 2012 esce Le radici e le ali, 1991-2011 un album live registrato in occasione del ventennale dell’uscita del loro primo album in lingua italiana. Oggi i Gang stanno registrando il loro cd di inediti Sangue e cenere, prodotto da Jono Manson.
Diplomato in Pianoforte e in Composizione Elettronica al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, Gaetano Liguori si è presto affermato come leader del gruppo Idea Trio, con cui ha tenuto più di tremila concerti, raggiungendo, con la sua musica, le più svariate realtà, suonando in piazze, festival, fabbriche, scuole, teatri e centri sociali. Vanta partecipazioni a seminari e laboratori jazz con musicisti come Steve Lacy, Roswell Rudd, Don Cherry, e Lester Bowie; ha tenuto tournée in Germania, Francia, Svizzera, Portogallo, Cuba (Festival Internazionale della Gioventù) ed è stato, inoltre, il primo musicista jazz italiano a suonare in India, Thailandia, Singapore e Malesia. Ha preso parte a numerosi viaggi di solidarietà in Eritrea, Senegal, Sahara, Amazzonia, Nicaragua, Gerusalemme e Sarajevo, dove ha suonato per Time for Peace, Beirut, per la commemorazione dell’anniversario di Sabra e Chatila e in ultimo Bagdad , Damasco,Aleppo. In teatro ha collaborato con Dario Fo, Moni Ovadia, Pamela Villoresi, Giulio cavalli ed è abituale collaboratori degli spettacoli di teatro civile di Daniele Biacchessi. Gaetano Liguori è stato insignito del prestigioso Ambrogino d’oro della città di Milano nel 2013.
BOOKING
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Ianes propone pertanto di rimandare nelle classi l’80% degli attuali 110.000 circa insegnanti per il sostegno. Mentre però nella ricerca della Fondazione Agnelli non si comprendeva se tali docenti dovessero tornare a fare i docenti curricolari, nel presente volume è chiaramente detto che essi dovrebbero tornare a farlo, in compresenza con i precedenti colleghi curricolari che aiuterebbero a coinvolgere nell’inclusione. Il restante 20%, invece (circa 20.000) formerebbero dei “gruppi di esperti”, superspecializzati, itineranti per una serie di scuole (circa dieci classi a testa visitate mediamente una volta alla settimana), come supervisori periodici.
Anche su questi gruppi il volume di Ianes è più chiaro rispetto alla proposta contenuta nella ricerca della Fondazione Agnelli, laddove si prevede addirittura che essi dovrebbero assumere personalità giuridica, con un’indipendenza piena o quasi dall’Amministrazione Scolastica Regionale.
Segue poi un capitolo con riflessioni conclusive circa la formazione dei docenti curricolari, per la quale l’Autore rinvia a uno scritto pubblicato anch’esso in appendice, relativo a uno studio dell’Agenzia Europea per l’Inclusione Scolastica.
Il libro è assai stimolante perché invita quanti credono nell’inclusione scolastica – compreso chi scrive – a un’autocritica serrata, mettendoli (mettendoci) di fronte alle effettive degenerazioni oggi abbondantemente comprovate.
La soluzione è vista nella piena realizzazione del principio di personalizzazione che dovrebbe riguardare non solo gli alunni con disabilità, e nemmeno solo i “nuovi aggiunti”, cioè quelli certificati o individuati con altri BES (Bisogni Educativi Speciali), ma tutti gli alunni. A ciò dovrebbero contribuire i due contingenti di ex insegnanti per il sostegno, la maggior parte dei quali distribuendosi nelle classi come organico funzionale, non più, quindi, legato alle certificazioni sanitarie, ma secondo i criteri dell’ICF [Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, N.d.R.], mentre il contingente più piccolo farebbe da sostegno superspecializzato permanente a quest’opera di disseminazione personalizzata.
La prima delle due ipotesi è certamente affascinante, specie per chi, come me, ha duramente criticato negli ultimi anni la delega totale ai soli docenti per il sostegno, con conseguente serie “alluvionale” di decisioni dei Tribunali Amministrativi Regionali (TAR), che assegnano ore di sostegno, quando i docenti curricolari abbandonano in fondo alla classe (o peggio nella cosiddetta “aula di sostegno” o in corridoio) gli alunni con disabilità, privi in quelle ore di docenti per il sostegno. E le decisioni dei TAR, con un’impeccabile logica giuridica, ritenendo solo il sostegno come unica risorsa all’inclusione, assegnano tante ore quante sono quelle di scolarizzazione, ricreando così un rapporto duale che esclude gli alunni con disabilità dalle didattiche cooperative con i compagni e quindi sostanzialmente dalla stessa inclusione.
Ciò che però mi lascia perplesso in questa prima condizione è che – sia pur se accennata – non è sviluppata la modalità organizzativa della formazione degli attuali docenti curricolari che dovrebbero prendersi in carico del progetto inclusivo, anche se avvalendosi della collaborazione degli “ex docenti per il sostegno”. Senza infatti una preventiva e contemporanea permanente formazione di tali docenti curricolari, si rischierebbe che la delega ai soli “ex docenti per il sostegno” permanesse, rafforzandosi addirittura. Infatti, come potrebbe di colpo un docente curricolare di lettere o di matematica di scuola secondaria, attualmente digiuno di formazione sulle didattiche inclusive e di esperienza di didattiche cooperative, prendersi in carico gli alunni con disabilità? Non ci sarebbe il rischio che cambiasse tutto solo apparentemente, mentre in sostanza si rimarrebbe come ora con la criticata delega?
In attesa di una seria formazione iniziale – e specie per i docenti di scuola secondaria – la Proposta di Legge sull’inclusione presentata dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) prevede dei brevi corsi di aggiornamento sulla programmazione collegiale del PEI (Piano Educativo Individualizzato), preceduta da una serie di indicazioni su come si legge una Diagnosi Funzionale, per saper poi gestire e valutare il PEI stesso.
Per tali corsi – che dovrebbero svolgersi dal 1° al 15 settembre di ogni anno, con un successivo “richiamo” verso novembre – ci si potrebbe avvalere delle competenze degli “ex docenti per il sostegno”, oltreché di esperti provenienti dalle associazioni di persone con disabilità e dalle università. Essi, inoltre, potrebbero essere organizzati anche tramite filmati di conferenze e buone prassi on line, senza nemmeno dimenticare le modalità descritte nel libro La classe capovolta di Maurizio Maglioni e Fabio Biscaro (Erickson, 2014), ovvero con la somministrazione ai docenti curricolari di indicazioni bibliografiche e sitografiche e una successiva discussione suscitata dalle domande dei corsisti, anche suddivisi per piccoli gruppi.
E tuttavia, quando gli ex docenti per il sostegno saranno andati in pensione, chi svolgerà il lavoro formativo in compresenza?
Se a ciò si aggiunge poi il fatto delle classi numerose – cui il libro di Ianes accenna in una sola pagina, senza però poi sviluppare le controproposte di superamento -, è assai probabile il rischio che l’auspicata “rigenerazione” sortisca effetti scarsissimi o nulli.
E ancora, c’è da chiedersi anche come sia possibile aggiungere agli attuali docenti curricolari, inserendoli nei ruoli a tempo indeterminato, circa 60.000 ex docenti per il sostegno (circa 30.000 sono o rimarranno precari, molti dei quali privi di specializzazione), in un’epoca in cui il Ministero da almeno cinque anni sta tagliando fortemente il numero di ore di insegnamento e di posti comuni.
Il volume di Ianes critica poi alcune proposte, come quella della creazione di appositi ruoli per il sostegno, tesi sostenuta dalla citata Proposta di Legge presentata dalla FISH, di cui sono stato propugnatore, pur essendo inizialmente contrario. Egli però, come accennato, non approfondisce l’aspetto pure assai importante del sovraffollamento delle classi, che a mio avviso può essere risolto solo imponendo il rispetto degli articoli 4 e 5 (comma 2) del Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) 81/09, secondo il quale una classe frequentata da alunni con disabilità non può avere più di 20, massimo 22 alunni.
Quanto poi alla formazione ricorrente in servizio dei docenti curricolari, oggi essa è possibile a seguito dell’approvazione della Legge 128/13 (articolo 16, comma 1, lettera b), che prevede appunto l’obbligo di formazione in servizio dei docenti sulle didattiche inclusive.
In mancanza però di una formazione iniziale e di un programma obbligatorio di formazione in servizio pluriennale, non ritengo possibile che tale formazione possa avvenire in due anni, come espressamente detto alla fine del capitolo quarto del libro. E dove si troveranno, poi, i 35 milioni di euro previsti nel volume, quando stiamo litigando per dividerci i 10 milioni di euro stanziati dalla citata Legge 128/13, tra i sette àmbiti di intervento formativo, tra cui le didattiche inclusive? Senza dimenticare che, nel mentre, il Ministero ha azzerato i fondi specifici per il sostegno alle attività di integrazione previsti dalle Leggi 104/92, 440/97 e 69/00, per il cui taglio è stata presentata recentemente un’apposita Interrogazione alla Camera.
Tornando alla questione della cosiddetta “rigenerazione evolutiva” dell’insegnamento di sostegno, la costituzione di nuclei di “supervisori iperspecializzati itineranti”, mi lascia assai perplesso per almeno tre precisi motivi:
1. I nostri docenti difficilmente potrebbero accettare di riconoscere l’autorità di colleghi supervisori.
2. Come potrà un docente, sia pure superspecializzato, formare i colleghi curricolari – totalmente digiuni di formazione didattica, specie nelle scuole secondarie – a gestire il Piano Educativo Individualizzato degli alunni con disabilità con un solo incontro settimanale di un paio d’ore?
3. Diffido di esperti che si limitino a prestare consulenze senza contemporaneamente lavorare in classe; pertanto tale condizione potrebbe almeno essere ipotizzata con un esonero parziale dal servizio per attività di supervisione. E qui mi rendo perfettamente conto dei problemi organizzativi che ciò comporterebbe, motivo per cui non sostengo l’ipotesi – pur passata in rassegna nel volume – di docenti per il sostegno cosiddetti “bis-abili”, cioè con la suddivisione della cattedra in docenza curricolare e di sostegno, anche se è chiaro che i problemi organizzativi sarebbero inferiori riguardando 20.000 insegnanti piuttosto che 90.000.
In ogni caso, tramite una serie di radicali correttivi,culturali e organizzativi, le ipotesi di Ianes potrebbero pure essere prese in considerazione, per ulteriori urgenti approfondimenti, specie in prospettiva di organici funzionali di reti di scuole, che però, a mio avviso, almeno per ora, non possono prescindere dalla presenza di docenti specializzati per il sostegno.
Allo stesso modo dovrà essere approfondita l’ipotesi di appositi ruoli di sostegno presente nella Proposta di Legge FISH, avanzata per superare la crescente discontinuità di docenza, assai dannosa specie per gli alunni con disabilità intellettive e relazionali. In tal senso, se la formazione iniziale dei futuri docenti per il sostegno – specie di scuola secondaria – fosse simile a quella già prevista per quella della scuola dell’infanzia e primaria, con formazione disciplinare di base a livello elementare e non specializzazione disciplinare, il rischio paventato di creare una figura professionale sentita come “estranea” dai docenti curricolari potrebbe essere fugato.
In conclusione, il libro di Ianes spinge a riflettere sul futuro prossimo dell’inclusione, stimolando, come pure fa, la ricerca anche sull’autovalutazione e sulla valutazione della sua qualità, tramite indicatori che si inseriscano nell’insieme degli indicatori di qualità del sistema di istruzione, in cui il crescente ruolo della formazione dei docenti curricolari e dell’abbandono della delega ai docenti per il sostegno dovrebbero diventare aspetti essenziali.
A ciò, tra l’altro, induce a riflettere anche un’altra recente pubblicazione, L’autovalutazione di istituto di Giorgio Allulli, Fiorella Farinelli e Antonino Petrolino (Milano, Guerini e Associati, 2013), che però, pur soffermandosi sugli indicatori di qualità del sistema, non approfondisce l’aspetto concernente gli indicatori sulla qualità inclusiva, che comunque il Ministero dovrà individuare in attuazione del DPR 80/13.
* Già vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap)
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Vladimir Putin nella telefonata avuta ieri sera con Angela Merkel “ha rimarcato che la brutale escalation del conflitto” imputata al blitz militare di Kiev nell’est russofono “ha portato il Paese sull’orlo della guerra civile”. Kiev parla di “operazione antiterrorismo”. I soldati hanno attaccato un campo aereo militare a Kramatorsk e secondo fonti dei filorussi negli scontri ci sono stati quattro morti e due feriti. Anche il ministero della Difesa ucraino ha dato notizie di vittime, senza pero’ fornire cifre. La presidenza a interim ucraina ha poi annunciato che le truppe governative controllano lo scalo. A Slaviansk le locali milizie russofone di auto-difesa hanno denunciato che la citta’ sarebbe circondata e in procinto di subire un assalto. A loro dire a lanciarlo potrebbero essere non gli uomini delle forze speciali regolari, bensi’ attivisti di ‘Pravy Sektor’, la formazione dell’estrema destra ultra-nazionalistica chiamata anche Settore Destro. A questo punto e’ forte il timore di un sanguinoso scontro tra gli attivisti e i soldati di Kiev.
Per giovedi’,se l’escalation si ferma, e’ in programma il vertice a quattro di Ginevra che dovrebbe vedere riuniti intorno a un tavolo i capi delle diplomazie della stessa Kiev, di Mosca, degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.
Vladimir Putin ha avuto un colloquio telefonico anche con Ban Ki-moon, durante il quale ha chiesto al segretario generale dell’Onu di esprimere una ferma condanna, a nome delle Nazioni Unite e della comunica’ internazionale, di quelle che il presidente russi ha definito azioni “incostituzionali” di Kiev. Ma gli Usa hanno gia’ pubblicamente espresso sostegno all’operazione. Secondo il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, “il governo di Kiev ha la responsabilita’ di far rispettare la legge e l’ordine nel Paese. Le provocazioni nell’est hanno creato una situazione a cui il governo deve rispondere”, ha affermato il portavoce, ribadendo che gli Usa non stanno valutando l’ipotesi di fornire armi all’Ucraina.
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Il congresso dei pensionati Cgil. Carla Cantone al governo: “Ingiustizia non dare anche a noi gli 80 euro. Manderemo un milione di cartoline a Palazzo Chigi”. Sullo scontro Landini-Camusso: “Il Testo unico è importante, superare i limiti nella contrattazione”
“Una ingiustizia annunciata, una vera genialità di uguaglianza”. Carla Cantone è durissima con Matteo Renzi: ai pensionati della Cgil, riuniti in congresso a Rimini, non va giù il fatto che i lavoratori potranno avere gli 80 euro, mentre tanti anziani – spesso poverissimi – non vedranno un solo euro. “E perché – chiede la segretaria Spi – 600 euro di un pensionato sono forse diversi da 600 euro di chi lavora?”. Sta tutto qui, in questa domanda elementare, il nucleo del disagio. Snobbati da Berlusconi, Monti, e infine Letta, gli over 65 non hanno certo miglior fortuna con il premier “rottamatore”: quello che ritiene conservatore e frenante tutto ciò che supera i 40 anni.
Tutto questo, “nonostante gli sms – racconta la stessa Cantone – che ogni tanto ci scambiamo con il presidente del consiglio”: “Io glielo scrivo: tu devi andare avanti, è vero che il Paese vuole cambiare e che si attende tanto, ma noi abbiamo il dovere di dire quello che non ci sta bene”. Perché “se non vogliamo parlare più di concertazione, chiamiamola come vogliamo: potremmo definirla ‘modello Giuditta’, tanto per riferirci a Benigni, un altro toscano”, dice ancora la leader dello Spi. “Noi non dobbiamo pietire nessun tavolo, ma questo non vuol dire che rinunciamo a farci sentire”.
E allora, questa piazza? Lo Spi – 2.998.000 tesserati, pari a metà Cgil — non solo invita i propri iscritti a non rimanere fermi, ma lancia anche un sasso che certamente rimbalzerà nelle acque del congresso Cgil di maggio: si deve pensare a una mobilitazione generale con Cisl e Uil.
Per quanto riguarda gli over 65, Cantone annuncia il “card bombing” verso Palazzo Chigi: “Manderemo 1 milione di cartoline a Renzi, con Fnp e Uilp, chiedendo almeno un confronto con i ministri del Welfare e della Salute”. E se questa pioggia di biglietti verrà ignorata e rottamata dal premier, allora sarà piazza: “Vedremo come ci risponderanno e quale mobilitazione unitaria programmare”.
Ma non basta, perché i limiti della politica economica renziana spingono alla necessità di una protesta più larga: “Dovremo guardare con attenzione il Def e valutarne ogni effetto”, dice Cantone davanti a una platea stracolma di ospiti. A sentirla sono venuti infatti l’intera segreteria Cgil (inclusa ovviamente Susanna Camusso), tutti i segretari di categoria (in prima fila Maurizio Landini), ma anche politici come Stefano Fassina e Gianni Cuperlo. Quindi l’affondo: “Dobbiamo valorizzare quanto è positivo, ma anche respingere ciò che peggiora l’equità e l’uguaglianza: per questo sarebbe il caso di cominciare a prevedere con Cisl e Uil una mobilitazione generale”. “Non sto chiedendo uno sciopero in anticipo – precisa subito dopo — ma non facciamoci trovare impreparati. Altrimenti ci impacchettano, come è già avvenuto con Monti e Fornero”.
Sindacati impacchettati come le auto di Marchionne? Come le tute blu condannate alla precarietà e alla cassa integrazione eterna? Forse, il rischio c’è. E Cantone è piuttosto severa non solo, prevedibilmente, con la riforma Fornero delle pensioni — che lo Spi vorrebbe cambiare per introdurre una flessibilità di uscita – ma anche con lo stesso sindacato, che l’ha contrastata male e troppo poco: “Siamo stati deboli, soltanto 3 ore di sciopero: quella è stata una sconfitta annunciata”.
Una bella autocritica, rarissima nel sindacato. Che non riesce a cambiare ai ritmi della politica, resta spesso elefantiaco e per questo offre il fianco ai nuovi leader che sconfinano nel populismo, da Grillo a Renzi. Non a caso Cantone ha invitato tutta l’organizzazione “a cambiare”, a “stare di più sul territorio e tra le persone”, a dare attenzione “alla povertà”: i poveri, sia anziani che giovani, un po’ il filo rosso di tutta la sua relazione. Ma si deve, in particolare, saper parlare ai precari. La segretaria dello Spi era una dei pochi dirigenti Cgil presenti al congresso del Nidil: “E avrebbero dovuto esserci tanti altri di noi ad ascoltare”, rimprovera la platea.
Da qui il passaggio alle polemiche interne, agli scontri sul Testo unico, è naturale. Dopo il congresso Fiom della settimana scorsa, in cui Susanna Camusso e Maurizio Landini – forse costretti dal contesto – hanno ricominciato in qualche modo a dialogare, il richiamo all’unità pare obbligato: “Nella storia della Cgil abbiamo avuto tanti conflitti, e le critiche sono le nostre vitamine. Ma poi si è arrivati sempre a una sintesi: e più alte responsabilità hai, più devi sforzarti”. Chiaro il messaggio: se Landini deve accettare di mediare, tocca però fare un passo avanti anche a Camusso.
D’altronde, le posizioni di Cantone sono per appoggiare la segretaria generale, ma dando attenzione anche alle critiche dei metalmeccanici: “Il Testo unico è importante – dice – E sarà utile per quando finalmente si vorrà fare una legge. Ma in quell’accordo ci sono dei limiti, come ad esempio il ricorso alle sanzioni: toccherà alle categorie, nel lavoro di contrattazione, tentare di recuperarli”.
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