La mia bandiera Trailer de “La mia bandiera”, di Giuliano Bugani e Salvo Lucchese

Poesia Partigiana da Me-Dea

Note biografiche – Bimbi Luigia è nata a Milano (08/05/1927) ed è residente a Pianoro (Bo).

IO, DONNA SOLDATO
Che ne è stato della nostra guerra,
della donna soldato
che ha combattuto lassù,
fra le montagne?
Nulla. Freddi sentieri muti
solcano il verde e fuggono,
laggiù,
verso la valle.
Ma io non vedo e non sento
battiti di cuori in lotta.

L’oblio ha bruciato
anche i ricordi.
Li ha buttati nel fango
dei sentieri muti,
come mondezza.
Li ha relegati nei libri,
dai quali vengono divelte
intere pagine di Storia.
Avevamo ragione o torto?
Ho creduto fosse ragione
la mia, di donna soldato,
allorché combattevo il fascista
il tedesco invasore,
armati d’odio e di superbia folle?
Ho sbagliato forse?
Meglio restare, statue di cera,
ad aspettar che il fuoco del nemico
ci bruciasse dentro
l’alma e l’orgoglio?
Non lo ha detto anche Dio?:
porgi l’altra guancia, o uomo!
Ma non è giusto.
Non quando, passi d’uomini
pesanti come clave,
si abbattono sul capo di un popolo
che invoca solo libertà e pace
per la sua terra.
Li ascolto, i tanti sapientoni,
detrattori di questo mio passato.
Io, donna soldato.
Li osservo, assisi sulle poltrone
del comando,
nuovi padroni, nuovi invasori
del mio presente.
Han le facce rugose, sono vecchi,
ma i loro sentimenti son gli stessi
di allora.
Costoro parlan di noi come di feccia,
così com’era un tempo
che io speravo, ormai finito.
Noi che abbiam mangiato fango
sui sentieri dei monti
mentre loro uccidevano innocenti
senza pietà.
Noi che abbiam patito torture e morte
nelle loro prigioni
che abbiamo imbracciato i fucili
solo per sete di libertà.
Io, donna non più soldato,
raccoglierò quelle pagine ingiallite,
lacerate e calpestate dagli stessi piedi,
pesanti come clave,
pagine che raccontano di giovani
obbligati alla guerra
per amore di pace.
Una pace che dobbiam difendere
coi denti,
strappar con forza dalle grinfie
di questi untori,
cui l’oblio degli uomini
senza memoria
ha consegnato le redini
del mondo.
Noi donne, portatrici di vita,
difendiamola, questa pace!
Proteggiamola dai profeti falsi,
dai conflitti inutili,
dalle vecchie ciabatte riciclate.
Solo così, il frutto
del nostro ventre generoso,
potrà crescere
nella piena coscienza
del valore umano,
un dono troppo grande
per affidarlo, in ogni caso,
al crudele feticcio della guerra.

2012 04 26 NON MI ARRENDO! Poesia di Maria Pia Urso “Donne Partigiane”

Lettera di Mario Lodi agli insegnanti da: comune info

 

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Foto: i bambini della seconda elementare “I. Nievo” di Soave (Ve) mentre scrivono alcuni pensieri a Mario Lodi, in occasione del suo novantaduesimo compleanno

 

 

 

di Mario Lodi

 

21 settembre 2010

 

“Care maestre e cari maestri,

 

mi è capitato spesso, in questo periodo, di ricevere lettere o telefonate da qualcuno di voi. La domanda che mi viene rivolta con maggiore insistenza è: “Come facciamo a insegnare, in tempi come questi?”. I sottintesi alla domanda sono molti: il ritorno del “maestro unico”; classi sempre più affollate; bambini e bambine che provengono da altre culture e lingue e non sanno l’italiano etc.

 

Anch’io, come voi, soprattutto nei primi anni della mia attività di maestro, mi ponevo interrogativi analoghi. Ho cominciato ad insegnare subito dopo la guerra. Le classi erano molto numerose. Capitava anche di avere bambini e bambine di età diverse.

 

Forse qualcuno di voi ha la brutta sensazione di lavorare come dopo un conflitto: in mezzo a macerie morali e culturali, a volte causate dal potente di turno – ce n’erano anche quando insegnavo io – che pensa di sistemare tutto con qualche provvedimento d’imperio. I vecchi contadini delle mie parti dicevano sempre che i potenti sono come la pioggia: se puoi, da essa, cerchi riparo; se no, te la prendi e cerchi di non ammalarti e, magari, di fare in modo che si trasformi in refrigerio e nutrimento per i tuoi fiori.

 

Il mio augurio per il nuovo anno scolastico è questo: non sentitevi mai da sole e da soli! Prima di tutto ci sono i bambini e le bambine, che devono essere nonostante tutto al centro del vostro lavoro e che, vedrete, non finiranno mai di sorprendervi. Poi ci sono altre e altri che, come voi, si stanno chiedendo in giro per l’Italia quale sia ancora il senso di questo bellissimo mestiere. Capitò così anche a me, anche a noi. Cercammo colleghe e colleghi che si ponessero le nostre stesse domande e fu così che incontrammo Giuseppe Tamagnini, Giovanna Legatti, Bruno Ciari e altre e altri con i quali costruimmo il Movimento di Cooperazione Educativa. Poi ci sono anche i genitori e le zie e i nonni dei vostri alunni e delle vostre alunne, che possono darvi una mano, se saprete, anche insieme a loro, rendere la scuola un luogo accogliente e bello, in cui ciascuno abbia il piacere e la felicità di entrare e restare assieme ad altri.

 

Non dimenticate che davanti al maestro e alla maestra passa sempre il futuro. Non solo quello della scuola, ma quello di un intero Paese: che ha alla sua base un testo fondamentale e ricchissimo, la Costituzione, che può essere il vostro primo strumento di lavoro.

 

Siate orgogliosi dell’importanza del vostro mestiere e pretendete che esso venga riconosciuto per quel moltissimo che vale.

 

Un abbraccio grande”.

Intervista a a Mario Lodi (2003) vers.completa- ARVITER Doc. Nel 2003 Pierluigi Bonfatti Sabbioni chiede a Mario Lodi di parlare della sua esperienza di maestro e ne ricava questo documentario. M. Lodi percorre con la memoria un arco storico che va dal dopoguerra fino agli anni sessanta dove tutto si muove intorno all’idea di una società nuova fondata sulla democrazia. Piadena diventa un laboratorio popolare: si parla di iniziative completamente nuove per i tempi, come la Biblioteca Popolare che darà vita ai Quaderni di Piadena, in questo contesto emerge la figura di Giuseppe Morandi che inizia a fotografare stimolato da Mario Lodi a vedere la realtà da nuovi punti di vista, e nasce il Gruppo Padano fondato per recuperare la cultura popolare che stava per essere abbandonata dall’arrivo della televisione. Il documentario è stato realizzato da Pierluigi Bonfatti Sabbioni per ARVITER (Archivio Video Territoriale Oglio Po), ARVITER teca è una selezione di materiali editati.

Ucraina-Crimea, Russia espulsa dal G8. La Linke chiama Schroeder alla mediazione | Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

Mentre le truppe russe continuano ad entrare in Crimea, il G7 sanziona Putin annullando il vertice del G8 a Sochi. Non solo, in apertura di contrattazioni il rublo ha perso il 2,5% toccando un nuovo minimo storico a 36,5 rubli per un dollaro mentre l’indice MICEX della borsa di Mosca ha perso oltre il 6% a quota 1.369 punti.
Sull’Ucraina è intervenuta anche la Linke. Katja Kipping e Bernd Riexinger, i due segretari della Linke, e Gregor Gysi capogruppo parlamentare del partito hanno diffuso la seguente dichiarazione in cui chiamano Schroeder, l’ex Cancelliere tedesco a un ruolo di mediazione, insieme all’Onu. Linke chiede alla Germania di “giocare un ruolo positivo” e di non assecondare la Nato.

“Siamo profondamente preoccupati sugli sviluppi in Ucraina. Si deve assolutamente trovare una soluzione diplomatica anche nel conflitto sulla Crimea. La divisione che minaccia il paese va evitata. L’uso della forza non può essere lo strumento della politica in questo conflitto.
Gli interessi in gioco sulla Crimea sono noti e garantiti da un Trattato. Ma non possono essere mantenuti per via militare. Facciamo appello al presidente Putin perché rinunci all’impiego di soldati e di armi. Allo stesso tempo ci appelliamo però al governo transitorio di Kiev affinché operi per evitare l’escalation. La chiamata alla mobilitazione di Vitalij Klitschko non aiuta in questa situazione, al contrario. Il principio da affermare ora è piuttosto: parlare anziché usare le armi. Diplomazia, diplomazia, diplomazia.
Nella soluzione del conflitto la Germania può e deve giocare un ruolo positivo. Il governo federale e le istituzioni dell’Ue si attardano in falsi schemi da guerra fredda. Dobbiamo guadagnare nella Russia un partner affidabile che giochi in Europa un ruolo importante. L’Ue e il governo tedesco devono andare perciò da Putin e cercare il dialogo. L’ex Cancelliere Gerhard Schroeder potrebbe assumersi un compito di mediazione in ragione dei suoi buoni rapporti con il presidente russo. La Russia e Vladimir Putin hanno diritto a essere presi sul serio.
Se la Nato dovesse invece tentare di immischiarsi nel conflitto, il governo federale dovrebbe porre il proprio veto. Deve essere fatta chiarezza tra l’Europa e gli Usa. Nella situazione attuale deve esserci una istituzione con la quale entrambe le parti in Ucraina e in Russia possano e anche vogliano parlare. L’Onu potrebbe assumere questo ruolo, anche l’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan dovrebbe giocare un ruolo importante nella soluzione del conflitto grazie alla sua integrità. Il 1914 è stato l’anno dello scoppio della Prima guerra mondiale e dell’inizio della catastrofe originaria del XX secolo. Nel 1939 la Germania dava inizio alla Seconda guerra mondiale. Una nuova guerra in Europa deve essere evitata con ogni mezzo”.

Pompei, dove non è arrivato il Vesuvio lo sterminio è dell’inerzia Autore: piera lombardi da: controlacrisi.org

Che il protagonista, lo schiavo gladiatore Milo abbia il nome del salone di parrucchiere sotto casa è il male minore, ma resta una coincidenza significativa perché sembra più personaggio da rotocalco femminile di cui chiacchierare tra una tinta e una piega che da accorta rivisitazione storica. Pompeii, film da poco uscito nelle sale italiane diretto dal regista americano Paul Andersen, coproduzione Usa-Germania, è un fumettone catastrofico sull’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. O meglio sfrutta la celebre eruzione narrata da Plinio per far piovere sugli spettatori non le polpette dell’omonimo cartone ma lapilli posticci e ruffiani oltre alla sovrabbondanza di effetti speciali, rintracciabili persino in modalità non tridimensionale, nel reale disinteresse o ignoranza, o tutte e due insieme, della storia di Pompei sotto il regno di Vespasiano. Il movie potrebbe ricevere un riconoscimento speciale in quanto a bruttezza, cattivo gusto, furberia, schematismo e dozzinale rappresentazione degli antichi romani (o lottano o corrompono o sono corrotti o tentano di accaparrarsi donne quali trofeo o si danno a ozi) per non dire assenza di qualsivoglia parametro scientifico nella ricostruzione storica. Il Vesuvio, dal canto suo, potrebbe chiedere (e ottenere) un risarcimento danni per sfruttamento intensivo della propria immagine a favore di suddetta americanata. Qui siamo infatti in un sequel kitsch, niente a che vedere con i Kolossal americani di altre epoche, altro calibro, quali Quo Vadis (1951), Ben Hur (1959) Cleopatra (1963) che avevano dalla loro ossatura, profilo estetico e tematico. Nonostante l’irritazione che contraddistingue la visione del drammone sciatto che emula Il Gladiatore e altri film ambientati nell’antica Roma tra reminiscenze di Rocky Rambo e persino qualcosa de il Titanic per via della storia d’amore impossibile tra lo schiavo Milo e l’aristocratica Cassia, il film suo malgrado ha il pregio involontario di indurre a riflettere, quindi di dare risalto e fare pubblicità a Pompei, il sito archeologico più grande del mondo. Induce a riflettere perché pare dare piena ragione alla faccenda del pane e dei denti che non è materia odontoiatrica.

“Chi ha pane non ha denti”
L’adagio dice che chi ha pane non ha denti e viceversa. Gli americani, o perché sono sempre stati attratti sia pure per attualizzarlo dal mondo romano antico, o perché amano le catastrofi che poi amano esasperare per renderle ancor più catastrofiche, o perché il binomio mondo antico catastrofe naturale è una bomba che fa tracimare gli incassi, ci obbligano a fare mea culpa sul patrimonio vesuviano e non. Loro hanno sfornato un calco ridondante e fittizio di un’antica tragedia italica, noi i calchi di chi imprigionato sotto la cenere non riuscì a salvarsi li lasciamo all’incuria come gli edifici di Pompei: oltre all’ultimo crollo di pochi giorni fa, a dicembre è franato il muro di una bottega di via Stabiana e si sono sgretolati gli stucchi di una domus. D’accordo: la vicenda è complessa e articolata e non la si risolve con approssimativi predicozzi da articolo eticheggiante. Si può osservare però che a vario titolo e con intenti differenti altrove, non solo gli americani, utilizzano i tesori di casa nostra realizzando il binomio non solo possibile ma riuscitissimo affari/cultura.

Prima che dal Vesuvio lo sterminio arriva dall’inerzia
Ha fatto scalpore la mostra da record allestita al British Museum di Londra per sei mesi, sponsorizzata da Goldman Sachs dedicata a raccontare ‘Vita e morte a Pompei ed Ercolano’: retrospettiva spettacolare e senza precedenti, che ha fatto incassare al museo 11 milioni di euro. Anche questa una forma di pubblicità, si dirà ai siti archeologici vesuviani. Già ma fa una certa impressione constatare che tutto ciò che era esposto in quella riuscitissima mostra, 450 manufatti, è stato prestato dalla Sovrintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli, Pompei, Ercolano e Stabia: celebri affreschi, utensili, mobili, oggetti d’uso quotidiano, insomma il meglio del museo archeologico di Napoli ma anche pezzi accatastati nei depositi nostrani. Magari gli stessi italiani si sono decisi a scoprire tali magnificenze solo perché erano a Londra! In contemporanea a questa, c’è stata un’altra mostra organizzata a Bologna ‘Davvero! La Pompei di fine ’800 nella pittura di Luigi Bazzani’ che ha messo a confronto quadri del vedutista che ritraggono le rovine pompeiane con foto contemporanee delle stesse. Emerge certo un’antica storia di danni subiti da Pompei già visibili nell’800 ma il declino attuale è senza precedenti. Ciò che non ha fatto lo ‘sterminator’ Vesuvio lo fa l’inerzia istituzionale e la follia burocratica. Invece Londra non ha mollato la presa della ‘gallina’ pompeiana: dopo la mostra il British Museum ha prodotto e realizzato anche un documentario tridimensionale (Life and Death in Pompeii and Herculaneum) per la regia dello stesso direttore del museo, Neil MacGregor. Vi immaginate un direttore di un nostro museo o soprintendente che si mette alla regia?

Un libero paese in libera svendita
La ricostruzione multimediale di Pompei ed Ercolano di duemila anni fa, costata poco più di centomila euro, porta i visitatori lungo le strade romane, nelle case con ingresso atrio, camera da letto, cucina , sala da pranzo, salotto e giardino, consente di interagire con i famosi calchi di chi rimase imprigionato dal calore vulcanico e con gli oggetti della loro vita quotidiana. La città sepolta è valorizzata all’estero perché considerata un affare che si vende bene oltre che una meraviglia. È in chiusura una mostra a Monaco di Baviera su ‘Pompeii, Life on the Vulcano’ che ricostruisce gli aspetti della vita quotidiana Pompei ed Ercolano dall’età del bronzo all’eruzione del 79 d. C. con 260 reperti tra sculture, statue, gioielli, mosaici. Ma la Soprintendenza ai beni archeologici di Napoli e Pompei ha collaborato anche a organizzare analoghe mostre ospitate a Madrid e a Filadelfia (quest’ultima visitabile fino al 27 aprile 2014 si intitola ‘One day in Pompeii’). Si dirà che con tutta questa attività la nostra Soprintendenza ha incassato royalties e altre ne incasserà in vista di una mostra a settembre ad Amburgo. Ma sarebbe così oltraggioso trarre noi il principale profitto dai tesori di casa anziché esportarli a supporto delle fortune altrui? Non sarebbe ora di realizzare una rete attrattiva di qualità che inglobi oltre a Pompei ed Ercolano il museo archeologico di Napoli, il museo di Baia, le ville di Stabia, i siti ‘minori’ dei Campi Flegrei? È così remota l’idea di attuare marketing territoriale culturale di livello? Come di puntare sulla cultura per rilanciare l’economia nazionale? I musei americani contribuiscono direttamente ogni anno all’economia nazionale con 21 miliardi di dollari, generando ulteriori introiti indiretti e oltre 400 mila posti di lavoro. È un dato recente che emerge da uno studio dell’American Alliance of Museums. Fantascienza per l’Italia che a dispetto del suo patrimonio non sta al pari complessivamente con i risultati registrati singolarmente da grandi musei come il Louvre o il Metropolitan di New York. Basti pensare che nel 2012 i nostri 424 istituti statali hanno prodotto un introito complessivo lordo di poco più di €113 milioni, grazie soprattutto a Lazio, Campania e Toscana. Intanto nell’ambito del grande progetto Pompei che dovrebbe essere completato entro dicembre 2015 che prevede la messa in sicurezza del sito archeologico sono stati impiegati appenai 40 dei 105 milioni messi a bilancio con l’apertura di 5 cantieri. Pare che la salvezza però arriverà: non dal cielo ma dal Kuwait. Lo Sceicco Ali Khaled Al-Sabah, da quattro mesi ambasciatore dello stato arabo ha annunciato che è pronto a finanziare la valorizzazione e tutela del parco archeologico campano come Diego Della Valle farà per il Colosseo. E pazienza se magari ciò avverrà in cambio di qualche trivellazione. Siamo un libero paese in svendita, altro che Milo e gli schiavi traci!

Imprenditore senza lavoro si impicca da: controlacrisi.org

Dramma della disperazione a Travagliato, in provincia di Brescia: un impresario edile di 42 anni, da mesi senza lavoro, si è ucciso impiccandosi in casa.

Era padre di tre figlie adolescenti. Nelle scorse settimana, disperato, aveva tentato di rapinare un distributore di benzina dove tutti lo conoscevano. Arrestato dai carabinieri, era ai domiciliari.

Elezioni Europee: Spinelli, Camilleri, Ovadia e Prosperi candidati nella lista Tsipras | Fonte: www.repubblica.it

Quattro nomi di altissimo profilo intellettuale sposano L’altra Europa e spiegano il perché. “Lista della società civile, autonoma dai partiti”. E una posizione inequivoca: “No all’Europa delle oligarchie finanziarie e delle grandi intese, sì a un Parlamento costituente e all’Europa dei cittadini e della lotta contro i privilegi”. Se eletti, lasceranno il posto ad altri candidati con maggiori “energie e competenze”

La giornalista Barbara Spinelli, lo scrittore Andrea Camilleri, il poeta, musicista, attore e scrittore Moni Ovadia, lo storico e giornalista Adriano Prosperi. Quattro nomi italiani di altissimo profilo intellettuale sposano L’altra Europa, la proposta per l’Europa di Alexis Tsipras, leader di Syriza e della giovane sinistra greca, candidato alla presidenza della Commissione Ue alle ormai prossime elezioni europee, come riporta l’Huffington Post. Spinelli, Camilleri, Ovadia e Prosperi, quattro candidature di certo non qualunque per la lista Tsipras. Che però, se eletti, annunciano già che lasceranno il posto ad altri “candidati che più di noi hanno le energie e le competenze” per compiere un “lavoro quotidiano che sarebbe al di sopra delle nostre forze”.Consapevoli del “rumore” che il loro passo avanti avrebbe generato, hanno voluto spiegarsi attraverso un documento firmato in calce da tutti e quattro. Spiegando con chiarezza di non essere specchietti per le allodole chiamati per affascinare l’elettorato e poi lasciare il campo ad altri, ma convinti della bontà politica di una proposta davvero alternativa, capace di soddisfare in chiave europea tante aspettative andate deluse nel panorama politico nazionale.

“Siamo convinti – scrivono – che L’altra Europa con Tsipras costituisca alle prossime elezioni europee uno straordinario elemento di novità: una lista della società civile, autonoma dai partiti, capace di dar vita, raccogliere, rilanciare le lotte civili e sociali, di opinione e di piazza, che nel corso del ventennio berlusconiano, e di compromessi di potere tutt’altro che estinti, hanno tenuto alta la bandiera dei principi di giustizia e libertà della nostra Costituzione repubblicana, indicandola come la ‘via maestra’ da realizzare, anziché una carta obsoleta da calpestare”.

“Proprio perché la lista dei candidati è la ‘carta d’identità’ di questa iniziativa politica – spiegano Spinelli, Camilleri, Ovadia e Prosperi -, siamo felici di essere candidati di L’altra Europa con Tsipras, per sottolineare il nostro impegno pieno e convinto. Ci rivolgiamo in primo luogo ai cittadini delusi dalla politica e tentati dall’astensione. Ma siamo persuasi che tanti militanti ed elettori del Pd e del M5S troveranno uno strumento più coerente con le aspirazioni che li hanno fin qui spinti ad appoggiare, magari criticamente, i rispettivi partiti e movimenti, tanto più che la nostra lista è la sola ad avere sul tema europeo una posizione inequivoca: no all’Europa delle oligarchie finanziarie e delle Grandi Intese fra Socialisti e Popolari, sì a un Parlamento costituente e all’Europa dei cittadini e della lotta contro i privilegi. Dunque più Europa, non meno. E un’Altra Europa, radicalmente”.

“Se eletti – concludono -, lasceremo il nostro posto al Parlamento a candidati che più di noi hanno le energie e le competenze per portare a Bruxelles e Strasburgo la nostra voce e i nostri valori in un lavoro quotidiano che sarebbe al di sopra delle nostre forze. Non ci consideriamo però ‘candidati di bandiera’, come spesso riduttivamente si dice, ma protagonisti, insieme a tutti voi elettori che lo condividerete, di un progetto in cui crediamo fermamente”.