La Fiom chiede al Governo un tavolo sulla Fiat: “Non si può aspettare aprile” Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

 

Un tavolo entro gennaio, e non ad aprile come dice l’azienda, per discutere cosi’, ufficialmente, delle scelte e delle ricadute in Italia dell’acquisto di Chrysler da parte del Lingotto. Domani è in programma un incontro tra Fiom e Fiat, il primo dopo la lunga fase delle turbolenze sul piano delle relazioni sindacali. Ma c’è da scommetterci che sarà la più classica delle passeggiate lungo un bel viale alberato.
E dalla richiesta del segretario generale della Fiom Maurizio Landini, formulata oggi nel corso di una conferenza stampa, il messaggio è che a questo punto “o c’e’ una prospettiva di riorganizzazione industriale chiara o si rischia di raccogliere solo macerie. Attendere aprile che Fiat scopra le carte e’ tardi”. L’esecutivo, quindi, se ha tanto a cuore la ripresa economica, deve intervenire.
D’altra parte, aggiunge Landini, tutti i settori strategici, da Fiat a Finmeccanica, da Elettrolux a Indesit “sono ormai ad uno snodo importante, ad un passaggio fondamentale”. Ma senza un ntervento del governo il rischio di desertificazione e’ a un passo.La Fiom chiede al governo di “giocare un ruolo” anche sulle “vicende non concluse” di Termini Imerese e Irisbus, nonche’ sulle procedure di mobilita’ aperte per l’Alfa Romeo di Arese. “Non c’e’ paese industriale al mondo – ha sottolineato il leader della Fiom – in cui non si veda anche un intervento pubblico” nelle crisi delle imprese e “non e’ vero che con la crisi gli investimenti non si fanno”, come dimostra la Volkswagen. Per questo l’esecutivo deve chiedere conto alla Fiat dei suoi piani in Italia: “Ho sentito il dottor Marchionne dichiarare che Fiat la propria politica industriale non la discuteva con nessuno. Secondo me un governo questa dichiarazione non la puo’ accettare”. “In questi tre anni la Fiat ha piu’ volte cambiato i piani per l’Italia e non c’e’ nessun testo in cui l’azienda ha messo nero su bianco il suo impegno per gli investimenti produttivi e per la realizzazione di nuovi modelli. Tanti stabilimenti – ha concluso – restano
senza missione produttiva”.

Rifiuti, arrestato a Roma Manlio Cerroni il “marchese di Malagrotta” | Autore: RedAzione da : conrtolacrisi.org

 

Arresti domiciliari per l’avvocato Manlio Cerroni, che da anni controlla la discarica di Malagrotta (la più grande d’Europa), per l’ex presidente della Regione Lazio, Bruno Landi e altre cinque persone. Li ha firmati il gip su richiesta della procura di Roma che ipotizza il reato di truffa. Oltre a Cerroni e Landi, le altre persone ai domiciliari sono: Francesco Rando, Luca Fegatelli, Raniero De Filippis, Piero Giovi. Le accuse contestate dalla Procura di Roma sono, a seconda delle singole posizioni, quelle di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti e truffa.

Nell’ordinanza del gip presso il tribunale di Roma Massimo Battistini Manlio Cerroni viene descritto come il “dominus incontrastato del sodalizio”. “Cerroni – si legge in un passo dell’ordinanza – e’ senza dubbio il capo, promotore, organizzatore e dominus incontrastato del sodalizio. Al riguardo e’ sufficiente richiamare l’appellativo di ‘supremo’ emerso in alcune intercettazioni che e’ sintomatico della percezione all’esterno della figura dell’indagato”. Si parla di ”fatti di inaudita gravita”’ anche per ”le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla collettivita”’ e sottolinea l’esistenza, a partire almeno dal 2008, di una stabile struttura organizzativa ”informale” sovrapposta a quella formale delle societa’ relative al gruppo imprenditoriale guidato da Cerroni.

Nonostante sia poco conosciuto all’infuori del Lazio, Cerroni possiede impianti per lo smaltimento dei rifiuti in Puglia, a Brescia, a Perugia, in Australia, in Romania, in Norvegia, in Francia e in Brasile. Ha creato un impero di 51 societa’ che, secondo l’Espresso, fatturano almeno 800 milioni l’anno di euro. Per ogni chilo di immondizia nella grande discarica di Roma il Comune ha versato a Cerroni 0,044 euro, ovvero circa 44 milioni di euro all’anno.
A Malagrotta, la cui chiusura era imposta dalle normative europee, Cerroni ha costruito anche un gassificatore, poi posto sotto sequestro in quanto non a norma. Anche ad Albano Laziale Cerroni ha ricevuto l’autorizzazione integrata ambientale per la costruzione di un gassificatore, rilevando anche l’impianto del locale Consorzio Gaia, l’inceneritore di Colleferro.

Europee, legge da cambiare Fonte: Il Manifesto | Autore: Domenico Cirillo

 

Cresce la richiesta di abbassare la soglia di sbarramento per il voto all’Europarlamento. Oggi è, inutilmente, al 4%

Via lo sbar­ra­mento dalla legge elet­to­rale per le Euro­pee. Lo ha chie­sto con una let­tera al pre­si­dente della Repub­blica Rifon­da­zione comu­ni­sta. Ieri con un arti­colo pub­bli­cato da Repub­blica Bar­bara Spi­nelli ha rilan­ciato l’esigenza di «cam­biare l’Europorcellum». L’Italia ha fis­sato al 4% la soglia sotto la quale i par­titi non hanno diritto a man­dare una loro rap­pre­sen­tanza al par­la­mento euro­peo. Non così altri 12 paesi euro­pei, tra i quali la Gran Bre­ta­gna, il Por­to­gallo, la Spa­gna e la Ger­ma­nia. In quest’ultimo paese è inter­ve­nuta già due anni fa la Corte Costi­tu­zio­nale a can­cel­lare la soglia di sbar­ra­mento, che a Ber­lino era fis­sata al 5%.Il tempo è poco, le ele­zioni sono infatti fis­sate per l’ultima dome­nica di mag­gio. La soglia di sbar­ra­mento intro­duce una distor­sione della rap­pre­sen­tanza e si con­ci­lia par­ti­co­lar­mente male con l’elezione di un par­la­mento all’interno del quale non si dovrà for­mare alcun governo. Il sacri­fi­cio delle for­ma­zioni minori è così del tutto ingiu­sti­fi­cato. La soglia al 4% fu intro­dotta nel nostro paese nel 2009, a seguito di un accordo tra Ber­lu­sconi e Vel­troni che ave­vano il comune obiet­tivo di pena­liz­zare i par­titi non coa­liz­zati con loro.

A favore di una ridu­zione della soglia, in modo da ren­derla «più acces­si­bile e più rap­pre­sen­ta­tiva» è inter­ve­nuto ieri Pippo Civati, l’ex can­di­dato alle pri­ma­rie del Pd. Secondo il quale l’argomento della gover­na­bi­lità nel par­la­mento euro­peo non esi­ste, e nem­meno quello di con­te­nere la fram­men­ta­zione che al limite «ci può essere solo in entrata ma non nel momento della for­ma­zione dei gruppi euro­pei, che sono com’è noto limi­tati nel numero». Men­tre Rifon­da­zione si aspetta dal pre­si­dente della repub­blica un mes­sag­gio alle camere per­ché rive­dano la legge delle euro­pee, anche il pre­si­dente del gruppo misto alla camera Pino Pisic­chio, del Cen­tro demo­cra­tico, con­di­vide l’esigenza di abbas­sare la soglia. E ricorda anche che «con le incre­di­bili cir­co­scri­zioni euro­pee la cam­pa­gna elet­to­rale può essere soste­nuta solo da un magnate o da una star della tele­vi­sione». Infine si uni­sce all’appello anche il sena­tore del Nuovo Cen­tro­de­stra Paolo Nac­ca­rato: «Lasciare senza rap­pre­sen­tanza nel par­la­mento euro­peo milioni di cit­ta­dini, con il vento di anti­eu­ro­pei­smo che spira, mi pare sem­pli­ce­mente insensato».

 

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giacomo · 9 ore fa

Poiché c’ è un po’ di confusione, credo costruita in buona parte ad arte (interviste di gente che con gli interessi ed i bisogni dei popoli c’ entrano come i cavoli a merenda, ad esempio), riguardo alla candidatura di Tsipras, il manifesto, e Controlacrisi.org, non potrebbero pubblicizzare il documento conclusivo del congresso della Sinistra Europea tenutosi a Madrid ?
Chiedo anticipatamente scusa qualora il manifesto avesse pubblicato tale documento o una sua sintesi. Poiché non sono più, da diversi mesi, lettore di questo quotidiano.

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Il premier Samaras: «Syriza è terrorista» Fonte: il manifesto | Autore: Argiris Panagopoulos

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Sem­brava ieri che la pre­si­denza greca avesse blin­dato tutta Atene per far fronte ad un «ter­ro­ri­sta», «estre­mi­sta e mar­gi­nale»: Toni Negri. Pro­prio nel giorno in cui la Gre­cia è diven­tata pre­si­dente di turno del Con­si­glio euro­peo e ad Atene è arri­vato il Com­mis­sa­rio capo della troika, Bar­roso. Non si sa se il man­dato di cat­tura sia stato già emesso dal pre­mier Anto­nis Sama­ras e dal suo «scan­da­liz­zato» por­ta­voce Simos Kedi­ko­glou. Di sicuro però la Nuova Demo­cra­zia di Sama­ras ha usato l’editoriale di Toni Negri e San­dro Mez­za­dra apparso sul sito «Euro­No­made», con il titolo «Rom­pere l’incanto neo­li­be­rale: Europa, ter­reno di lotta», che è stato pub­bli­cato dal gior­nale di Syriza Avgi , per creare uno nuovo «teo­rema Calo­gero» alla greca, tanto da attac­care, final­mente insieme, Syriza, Negri e tutti i «ter­ro­ri­sti» possibili.

Com’è andata? «Sono note le rela­zioni di Syriza con il ter­ro­ri­smo», ha avver­tito subito con un comu­ni­cato stampa il par­tito di Sama­ras Nuova Demo­cra­zia, denun­ciando che il quo­ti­diano di Syriza Avgi aveva pub­bli­cato ieri l’editoriale di Toni Negri e San­dro Mez­za­dra apparso su «Euro­no­made», che aveva un com­mento posi­tivo per la can­di­da­tura di Tsi­pras alla pre­si­denza della Com­mis­sione Euro­pea. «La can­di­da­tura di Ale­xis Tsi­pras, lea­der di Syriza, a pre­si­dente della Com­mis­sione euro­pea rive­ste in que­sto qua­dro un indub­bio signi­fi­cato, e ha deter­mi­nato in molti Paesi una posi­tiva aper­tura di dibat­tito a sini­stra», ave­vano scritto Negri e Mez­za­dra ignari delle ten­denze per­se­cu­to­rie di Kedi­ko­glou. «Oggi è il giorno dell’inizio della pre­si­denza greca in Europa. L’organo uffi­ciale di Syriza — accusa Nuva Demo­cra­zia -, per l’occasione ha scelto di met­tere bene in evi­denza gli alleati del signor Tsi­pras in Europa. Senza ver­go­gna, ha così pre­sen­tato tra i soste­ni­tori di Tsi­pras Anto­nio Negri, che è stato con­dan­nato a 30 anni di pri­gione dalla magi­stra­tura ita­liana, che alla fine sono stati com­mu­tati in 13, per isti­ga­zione e par­te­ci­pa­zione a vio­lenza armata. Sospet­tiamo che Syriza sia orgo­glioso di otte­nere il soste­gno di un’altra per­so­na­lità noto­ria­mente estre­mi­sta e mar­gi­nale. Ma sono note le posi­zioni (e le rela­zioni) di Syriza con il ter­ro­ri­smo». Nuova Demo­cra­zia, non con­tenta, dichiara di stare ancora aspet­tando «una con­vinta con­danna sia di Anto­nio Negri sia dei mili­tanti del par­tito e di Avgi , che in ogni occa­sione difen­dono i ter­ro­ri­sti». E come se non bastasse più tardi sono addi­rit­tura arri­vate le richie­ste di dimis­sioni della dire­zione del gior­nale e niente di meno anche l’arresto del «terrorista».

Alle accuse di Nuova Demo­cra­zia ha rispo­sto il por­ta­voce di Syriza Panos Skour­le­tis dagli schermi di Sky, soste­nendo che il par­tito di cen­tro­de­stra «ha detto la prima bar­zel­letta dell’anno»: «Prima denun­ciano tutto il per­so­nale poli­tico e i mili­tanti di Syriza come amici e pro­tet­tori di ter­ro­ri­sti, ora pro­pon­gono di arre­stare anche Toni Negri in Ita­lia. Imma­gino che ora l’Italia sia attra­ver­sata da una grave crisi poli­tica dopo que­sto chias­soso comu­ni­cato stampa di Nuova Demo­cra­zia. L’ auto­ri­di­co­liz­za­zione di que­sto governo non ha limiti. Il primo giorno della assun­zione della pre­si­denza euro­pea, denun­ciano Syriza come orga­niz­za­zione ter­ro­ri­sta e nello stesso momento proi­bi­scono le mani­fe­sta­zioni in tutta la Grecia».

Intanto nel sito di Avgi è apparsa un’intervista di Toni Negri al gior­nale filo­go­ver­na­tivo Vima del lon­tano 2003, quando il «ter­ro­ri­sta» Negri aveva par­te­ci­pato ad una con­fe­renza di movi­menti a Salo­nicco. Ben prima dei memo­ran­dum, di Sama­ras, di Kedi­ko­glou e del sov­ver­sivo Syriza.

Scuole vecchie e poco sicure Fonte: Il Manifesto | Autore: Luca Fazio

Presentato il 15esimo rapporto “Ecosistema Scuola 2013”. Secondo l’associazione ambientalista che ha monitorato 5.301 istituti, crescono le pratiche sostenibili e l’uso di fonti rinnovabili ma oltre il 60% degli edifici scolastici ha più di quaranta anni e il 37,6% necessita di interventi di manutenzione urgente

Visto che la mate­ria è sem­pre la stessa, il pes­simo stato dell’edilizia sco­la­stica in Ita­lia, ecco qual­che spunto per faci­li­tare il ripasso ai mini­stri del governo Letta che si stanno scia­gu­ra­ta­mente occu­pando di scuola e di chi ci lavora. C’è anche la sin­tesi per i più svo­gliati (il rap­porto com­pleto su http://www.legambiente.it): il 62% degli edi­fici sco­la­stici sono stati costruiti prima del 1974 (anno in cui è entrata in vigore la nor­ma­tiva anti­si­smica), il 37,6% ha biso­gno di inter­venti di manu­ten­zione urgente, il 40% non ha otte­nuto il cer­ti­fi­cato di agi­lità, il 38,4% è stato costruito in aree a rischio sismico e il 60% non ha il cer­ti­fi­cato di pre­ven­zione degli incendi.

 

Que­sto e altro ancora dice il rap­porto di Legam­biente “Eco­si­stema Scuola 2013” che ha moni­to­rato 5.301 edi­fici sco­la­stici di com­pe­tenza di 94 capo­luo­ghi di pro­vin­cia. “Ancora oggi — sostiene Vanessa Pal­luc­chi di Legam­biente — non esi­ste un moni­to­rag­gio com­ples­sivo e siste­ma­tico dello stato di sicu­rezza delle scuole ita­liane. Per que­sto chie­diamo che venga al più pre­sto rea­liz­zata l’anagrafe dell’edilizia sco­la­stica che atten­diamo dal 1996, anno dell’entrata in vigore della legge 23 che la isti­tuiva e che venga data la pos­si­bi­lità agli enti locali di ope­rare in deroga al patto di sta­bi­lità per inve­stire sulla messa in sicu­rezza delle scuola stesse”. Ecco una “grande opera” che non affa­scina i visio­nari della “ripresa dell’economia”.

 

Il rap­porto di Legam­biente segnala anche un aspetto posi­tivo (l’unico), e cioè la capa­cità di alcune ammi­ni­stra­zioni di rin­no­varsi nell’ottica dell’efficienza ener­ge­tica: dal 2008 al 2013 sono aumen­tate dal 6,3% al 13,5% le scuole che uti­liz­zano fonti di ener­gia rin­no­va­bile. L’80% ha instal­lato impianti solari foto­vol­taici e il 24,9% dispone di impianti solari ter­mici. La per­cen­tuale media di coper­tura dei con­sumi da fonti rin­no­va­bili è del 35,6%, con isole felici come Prato dove si arriva al 100%. Tra le regioni più vir­tuose ci sono Puglia (59,1%), Veneto (32,7%), Abruzzo (28,9%), Sar­de­gna (23,8%) ed Emi­lia Roma­gna (23,6%).

 

Altre sta­ti­sti­che, come sem­pre, con­fer­mano la dispa­rità tra nord e sud. Trento, Prato, Pia­cenza, Por­de­none e Reg­gio Emi­lia, per esem­pio, sono i primi cin­que capo­luo­ghi per qua­lità dell’edilizia sco­la­stica, ed è solo alla 23esima posi­zione che si trova una città del cen­tro, L’Aquila (il capo­luogo abruz­zese torna in gra­dua­to­ria per la prima volta dopo il ter­re­moto del 2009). Tra le grandi città si piaz­zano per prime Torino (13esima), Firenze (25esima) e Milano (33esima). Roma non è stata inse­rita per­ché ormai da diversi anni pre­senta dati incom­pleti, e non è un buon biglietto da visita.

 

La stessa dispa­rità tra nord e sud si riscon­tra nel capi­tolo “inve­sti­menti” per la manu­ten­zione ordi­na­ria e straor­di­na­ria (in calo ovun­que): nel 2012 l’investimento medio per edi­fi­cio sco­la­stico è stato di 30.345 euro con­tro i 43.382 del 2011. Una dimi­nu­zione netta che dimo­stra quali ser­vizi essen­ziali subi­scono per primi i colpi della crisi, ma in ogni caso nel nord la media di inve­sti­menti per la manu­ten­zione straor­di­na­ria è quasi tre volte quella del sud, e que­sto nono­stante la neces­sità di inter­venti più urgenti pro­prio nel meri­dione per la par­ti­co­lare fra­gi­lità del ter­ri­to­rio (rischio idro­geo­lo­gico, sismico e vulcanico).

Inte­res­santi, infine, alcuni dati sull’ecosostenibilità della vita sco­la­stica. Il 56,9% delle scuole serve pro­dotti bio­lo­gici nei pasti, ma una mensa su tre uti­lizza piatti di pla­stica. Meno bril­lanti invece le pre­sta­zioni sul fronte acqua: solo nella metà delle scuole si beve acqua del rubi­netto. Quanto alla mobi­lità urbana, è in aumento l’utilizzo dello scuo­la­bus (lo uti­lizza il 30% delle scuole con­tro il 25,9% del 2011). Ma que­sto è pro­prio uno di quei ser­vizi che rischia di sal­tare per i tagli agli enti locali

Il Job Act e il congresso della Cgil: Camusso, Landini e Cremaschi con tre diverse posizioni Autore: fabio sebastiani da : controlacrisi:org

Reazioni di segno diverso sul Job Act di Renzi da parte di Camusso, Landini e Cremaschi. Quel che è certo è che il tema entrerà prepotentemente nei lavori del congresso della Cgil, nella prima decade di maggio. Le reazioni del segretario della Cgil e di quello della Fiom alludono, infatti, ad un certo “fiato corto” da parte del sindacato rispetto alle proposte del vertice del Pd. Anche se Susanna Camusso assicura che i contatti tra i singoli membri delle segreterie (Pd e Cgil) sono frequenti (sic!), il Job Act sembra per il momento aver spiazzato il sindacato.

“Non possiamo che salutare con favore il dibattito politico che finalmente parla di lavoro e il fatto che il piu’ grande partito del centrosinistra sta impegnandosi a fare proposte”, dichiara il leader della Cgil,Camusso, intervenendo all’assemblea regionale toscana dei quadri e dei dirigenti del sindacato. “Il dibattito che si e’ aperto sul lavoro – ha aggiunto – e’ lo straordinario risultato della nostra resistenza, della nostra richiesta di ripartire dal lavoro”. A chi chiedeva al segretario della Cgil Susanna Camusso se il sindacato fara’ proposte per il Job act, lei ha ricordato che la Cgil ha il suo piano del lavoro e i suoi documenti congressuali: noi “ripartiamo da qui affermando e ribadendo che oggi il lavoro che c’e’ e’ troppo poco. Non siamo in grado di dare risposte se non si decide di creare lavoro” se non si mettono nuove risorse. Per questo, secondo Camusso, “non basta dire che sara’ la libera iniziativa del mercato delle imprese, magari con qualche incentivo, a favorire la ripresa. Sono cose utili, tutte, ma servono risorse per creare nuovi posti di lavoro”. L’osservazione di Camusso mette a nudo il nodo vero di tutto l’impianto di Renzi, la mancanza di risorse per far ripartire l’economia e quindi l’occupazione.

 

Di parere nettamente opposto è il leader della corrente di opposizione in Cgil, raccolta nel documento “Il sindacato è un’altra cosa”, Giorgio Cremaschi, che invita tutti a lasciare da parte le cautele. Il job Act di Renzi “va contrastato”. “Dalle anticipazioni che ci sono sulle proposte di Renzi si puo’ e si deve dare un giudizio negativo per almeno tre ragioni. Per questo non siamo d’accordo con la cautela di Susanna Camusso o con le aperture di Maurizio Landini”, spiega riassumendo i motivi, almeno 3, per i quali opporsi al nuovo piano lavoro del Pd.

 

Il primo “perche’ tutta l’ideologia del progetto e’ quella liberista di sempre secondo cui per creare lavoro bisogna togliere vincoli alle imprese ed esaltare la globalizzazione. Il secondo ”e’ che si allude ambiguamente alla estensione della indennita’ di disoccupazione, senza chiarire se questa si aggiunge a quello che gia’ c’e’ oggi, e allora bisogna finanziarla, o lo sostituisce e allora sono i lavoratori che la pagano finendo in mezzo ad una strada”.
Il terzo motivo, conclude, ”e’ il contratto di inserimento con piena liberta’ di licenziamento per i nuovi assunti che estendera’ ancora la precarieta’ del lavoro e che aprira’ la via a licenziamenti di massa”. “Sara’ sempre piu’ conveniente licenziare lavoratori con articolo 18 per sostituirli con nuovi assunto senza diritti”, conclude.

 

Landini, intanto, che non esclude altri incontri con Renzi “cosi’ come abbiamo fatto con i precedenti segretari del Pd e di tutti i partiti”, condivide l’idea di fondo “che oggi bisogna rimettere al centro il lavoro e che ci sono tante cose da cambiare in questo Paese” ma preferisce tenersi sul generico. “Se le proposte vanno in questa direzione, – ha osservato ancora Landini che ha sottolineato di voler approfondire la proposta – io penso che sia utile che si ridiscuta di questo”. “Mi permetto di aggiungere – ha proseguito – il tema dei contratti di solidarieta’ e di riduzione dell’orario di lavoro. Penso che, in questa fase, bisogna riaprire una discussione, incentivare l’uso dei contratti di solidarieta’ e se si vuole difendere l’occupazione, si deve ridistribuire anche il lavoro che c’e'”. Detta così sembrerebbe un dissenso. Staremo a vedere. Rimane il nodo della rappresentanza, che Renzi vuol ridurre alla presenza dei lavoratori nei Cda delle aziende. Di questo Landini non ha parlato, per il momento.