anpinews 96/2013

Su questo numero di ANPInews (in allegato):

 

Smuraglia sulle riforme costituzionali: “il 10-11 dicembre scadranno i tre mesi dalla precedente votazione e la Camera dovrà procedere all’ultimo atto, il voto sulle modifiche all’art. 138, di cui più volte ho cercato di spiegare il contenuto. Facciamoci sentire e difendiamola, questa Costituzione, dal nuovo attacco. Sappiamo che è una battaglia difficile, perché il Governo ha legato la sua stessa sopravvivenza alla questione delle riforme costituzionali; anche se non abbiamo mancato di notare alcune crepe che si vanno formando anche nella maggioranza. Ma non esiste battaglia impossibile; e l’ANPI è erede e successore a titolo universale, come ha scritto in una bella sentenza il Tribunale militare di Verona, di coloro che combatterono per la libertà, sapendo che si trattava di una impresa al limite dell’impossibile, se non altro per la sproporzione tra le forze in campo”

 

 

(Il testo integrale è pubblicato nelle “Notazioni ” a pag. 4)

 

 


 

APPUNTAMENTI

 

Hanno raggiunto quota 140 le piazze di tutta Italia dove l’ANPI sarà presente domenica 24 novembre per incontrare le cittadine e i cittadini e per dire insieme no agli attuali tentativi di riforma costituzionale

 

Dal 20 al 22 novembre, a Padova, convegno internazionale sul 1943, promosso, tra gli altri, dall’INSMLI e dall’ANPI Nazionale


   ARGOMENTI

Notazioni del Presidente Nazionale ANPI, Carlo Smuraglia:

Ho detto, in TV, che bisogna ripristinare la legalità: un normale rispetto delle regole è il fondamento della stessa convivenza civile. E dovrebbe essere la base dell’educazione dei giovani, perché si abituino non solo alla cultura, ma addirittura al “culto” della legalità

Un periodo denso di avvenimenti: il caso Cancellieri, sul quale non torno perché me ne sono già occupato nella news precedente; le scissioni in corso PDL – Forza Italia, le primarie del PD per la scelta del Segretario. Tutti fatti politici ricchi di implicazioni e di interrogativi (…)

Il 10-11 dicembre scadranno i tre mesi dalla precedente votazione e la Camera dovrà procedere all’ultimo atto, il voto sulle modifiche all’art. 138, di cui più volte ho cercato di spiegare il contenuto. Per quanto ci riguarda direttamente, abbiamo tante iniziative già in campo in tutto il Paese: il 24 novembre,  “giornata del tesseramento” che abbiamo deciso di dedicare alla Costituzione e poi abbiamo manifestato l’intento di tenere un presidio, in quei giorni, davanti alla Camera; e lo faremo, spero, con una larga partecipazione e con l’adesione di tutte le Associazioni impegnate nella difesa della Costituzione. Insomma, facciamoci sentire e difendiamola, questa Costituzione, da questo nuovo attacco

Si avvicina la scadenza del “periodo di riflessione” previsto dalla Costituzione per la sequenza delle votazioni in materia costituzionale. Il 10-11 dicembre scadranno i tre mesi dalla precedente votazione e la Camera dovrà procedere all’ultimo atto, il voto sulle modifiche all’art. 138, di cui più volte ho cercato di spiegare il contenuto. Bisogna impiegare questo lasso di tempo per cercare di far capire a tutti che l’art. 138 non è una norma qualsiasi, ma è quella che detta le regole del gioco ed è, per questo, inserita tra le “garanzie costituzionali” (…) 

 

Al Senato conferenza stampa sui diritti degli omosessuali in Russia da: diritti distorti

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Scritto da Valentina Valentini
Martedì 19 Novembre 2013 13:46

Mercoledì 20 novembre alle ore 13.15 si terrà presso la Sala Caduti di Nassiriya del Senato, una conferenza stampa sulla situazione dei diritti umani delle persone gay, lesbiche e transessuali in Russia, a pochi giorni dall’atteso incontro bilaterale fra Letta e Putin, per lanciare un appello al Governo italiano.

 

Durante la conferenza stampa verrá inoltre presentata una contro iniziativa in occasione del bilaterale Italia-Russia del 26 novembre a Trieste: un convegno nazionale sulla situazione dei diritti umani in Russia che si terrà il 22 novembre sempre nel capoluogo giuliano con ospiti internazionali.

 

All’inizio di agosto, Associazione Radicale Certi Diritti, AGEDO, Arcigay, Famiglie Arcobaleno, Equality Italia, Arcilesbica e Rete Genitori Rainbow hanno lanciato la campagna SOS Russia a sostegno delle associazioni che combattono per i diritti umani delle persone LGBTI, ma non solo, in Russia. La situazione è infatti particolarmente drammatica: il combinato disposto della legge sugli agenti stranieri e di quella sulla “propaganda di rapporti sessuali non tradizionali” tra i minori hanno prodotto da un lato la crescita esponenziale delle aggressioni omofobe, dall’altro si è fortemente ristretta la libertà d’espressione di tutti i cittadini.

 

Obiettivo della corsa di solidarietà italiana è quindi quello di sostenere la copertura delle spese legali per le vittime di violenza o discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere e di aiutare le associazioni russe multate a pagare le spese legali.

Alla conferenza stampa parteciperanno Yulia Matsiy, film-maker e attivista per i diritti umani russa, Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, Flavio Romani, presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, e Natascia Esposito, del direttivo di Famiglie Arcobaleno. Porteranno inoltre un saluto i senatori Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, e Sergio Lo Giudice, membro della Commissione Diritti Umani.

 

19-11-2013

Crocetta contestato, il governatore perde la pazienza

La favola industriale del “triangolo della morte” siciliano da: i siciliani giovani di Rosaria Forcisi

Trenta chilometri di raffinerie e fabbriche altamente inquinanti: la più alta concentra­zione d’inquinamento di tutta Europa

«Viviamo come se ci trovassimo in una stanza chiusa insieme con novanta fumatori. Questa parte della Sicilia è conosciuta come il “Triangolo della morte” perché alla diffusione notevole delle industrie di quegli anni è seguìto un notevole aumento di nascite con malformazioni, leucemie e tumori alle vie intestinali e polmonari. Qui sono presenti tutte le forme d’inquinamen­to: quello della falda acquifera, quello atmosferico e quello dell’ambiente ma­rino»

Fino alle porte di Siracusa

L’area di cui parla il Dott. Solarino, presidente di Decontaminazione Sicilia e docente di Scienze chimiche all’Universi­tà di Catania, è quella del polo petrolchi­mico siracusano.

Trenta chilometri di costa, da Au­gusta alle porte di Siracusa, interamente occupata dagli stabilimenti e dalle raffi­nerie di petrolio. La più alta concentra­zione d’Europa.

«Fino al 1982 le industrie sono state prive di controlli: sali di mercurio, cro­mo, piombo, idrocarburi, pesticidi, oli minerali, ammoniaca venivano scaricati in mare. Non esisteva un interesse a con­trollare, era il periodo delle tangenti, del­lo scandalo Isab, delle autorizzazioni fa­cili; per il problema del “mare rosso” fu­rono arrestate 17 persone, funzionari del­la Enichem, oggi Syndial, per lo scarico in mare di mercurio e sali di ferro, tanto da cambiare il colore del mare appunto in rosso. E’ evidente che il mercurio at­traverso i pesci finiva nella catena ali­mentare, trasformandosi nella prima cau­sa di tumori intestinali e malformazioni congenite».

L’indagine del 1980

L’indagine iniziò nel 1980, quando il medico Giacinto Franco, ex primario dell’ospedale civile di Augusta, e mem­bro di ISDE, Medici per l’ambiente, si ri­volse al Pretore. Il medico vide crescere in misura esponenziale gli aborti sponta­nei e l’imporsi di malformazioni cardia­che, all’apparato digerente e a quello urogenitale e un notevole incremento di malattie tumorali. «Era conseguenza cer­ta dell’inquinamento da diossina e furani. Sapevo e decisi subito di non stare zitto, se uno sa e tace per me è complice».

«Tutto cominciò con le ripetute morie di pesce» continua il dott. Franco «dava­no la colpa alle microalghe e invece sco­primmo che fino a quel momento aveva­no scaricato in mare di tutto.

Decisi di sottoporre tutte le mie ricer­che al procu­ratore Condorelli che denun­ziò l’intera giunta regionale e i sindaci dell’area a ri­schio per tutte quelle auto­rizzazioni fa­cilmente concesse.

“La favola industriale” di Alessio di Modica.

“Poi il giudice fu trasferito”

Per qualche anno le indagini andarono avanti fino a quando il pretore nel 1984 fu pro­mosso e trasferito a Verona e si ri­cominciò a far come volevano.»

«Alcuni anni fa presentammo una pro­posta di legge in cui chiedevamo che nei terreni intorno alle industrie venissero vietate coltivazioni di verdure preferendo la semina di piante oleaginose, come gi­rasoli e colze, che producono oli che non finiscono sulla tavola ma che possono es­sere riutilizzati in impianti di biodiesel, facendo cosi salva la catena alimentare» ci spiega il prof. Solarino, e in effetti nel 2009 con decreto autorizzativo dell’Assessorato regionale all’Industria, si autorizzava il primo impianto per la produzione di biodiesel in Sicilia, che avrebbe dovuto sorgere nell’area bonifi­cata della Syndial.

Stabilimenti obsoleti

Ma la strada si è presentata subito im­pervia e due anni fa, l’Ecoil, l’azienda romana incaricata alla costruzione dell’impianto, si è vista negare dalla Re­gione siciliana i finanziamenti prove­nienti dai fondi europei.

Gli impianti dell’Ecoil non furono rite­nuti rientranti tra quelli ad energie rinno­vabili e cosi il progetto “Biodiesel Sici­lia”, tra mancan­ze di fondi e ricorsi lega­li, è rimasto bloccato nei meandri della burocrazia.

Ma l’inquinamento non è il solo pro­blema che affligge quest’area. Il prof. Solarino è fortemente preoccupato per lo stato di sicurezza degli stabilimenti, con­siderati ormai obsoleti e non a norma ri­spetto ai moderni standard antisismici.

Alto rischio sismico

«Questa è una zona ad alto rischio si­smico. Già nel 1990, a causa di una scos­sa, un grosso serbatoio spanciò, per fortu­na senza aprirsi.

Se ciò dovesse accadere nuovamente, ma­gari con scosse più po­tenti, questi ser­batoi potrebbero collassa­re, riversando nel suolo prodotti petroli­feri facilmente infiammabili che vaporiz­zerebbero im­mediatamente formando una nuvola di fuoco e incendiando anche quegli oli combustibili finiti in mare. Le conse­guenze sulle persone e sul territorio sa­rebbero catastrofiche» conclude il pro­fessore.

Le industrie chimi­che e petrolchimiche RIR – cioè “ad alto rischio di incidente rilevante” – sono ben undici in questo breve tratto di costa.

«Gli impianti non sono mai stati am­modernati. In alcuni casi non si può nem­meno parlare di strutture obsolete, ma semplicemente di strutture che in nes­sun’altra parte del mondo vengono più utilizzate.

Controlli solo tre volte l’anno

A Siracusa l’attività di monito­raggio viene svolta dall’ARPA, l’Agen­zia regio­nale, dal CIPA, il consorzio fon­dato dalle industrie, e dall’Enel. Ho fidu­cia nei con­trolli dell’ARPA ma questi controlli ven­goo effettuati tre volte l’anno per otto ore giornaliere, contro le ol­tre ottomila ore di produzione. Come può definirsi controllo questo? »

In Italia non esiste una normativa anti­sismica specifica e la tipologia d’impian­ti del Polo industriale fu progettata con un carico sismico uguale a quello dei normali edifici civili: ciò significa che, in caso di un forte terremoto o maremoto, questi stabilimenti potrebbero cedere col rischio di causare il più grave disastro ambientale nella storia del Mediterraneo.

comunicato stampa 19/11/2013 ripristinare la lapide che ricorda gli omossessuali deportati

Cattura

Comunicato Stampa

L’ANED Sicilia, sezione catanese dell’Associazione Nazionale ex Deportati nei campi di sterminio nazisti e L’ANPI Catania, sezione provinciale dell’Associazioni Nazionale Partigiani d’Italia auspicano che possa tornare ad essere visibile la lapide posta dall’associazione Open mind per ricordare la deportazione di omosessuali nei campi di sterminio nazifascisti e l’invio al confino dei 45 omosessuali catanesi alla fine degli anni trenta. Un simile gesto di intolleranza fu tipico del regime fascista, con le sue logiche liberticide a lungo coltivate e praticate. Sia questo il monito da affidare alla lapide, per scongiurare il pericolo che le costanti dimostrazioni di violenza omofoba e contro i soggetti deboli della nostra società possano tradursi in leggi dello stato come avvenne nelle dittature fascista e nazista aggiungendosi all’intolleranza politica e razziale.