Bolzaneto: assolti i carabinieri, condannati tutti gli altri. Ferrero: “In Italia tortura, il 26 giugno raccogliamo le firme per istituire il reato” da: controlacrisi.org

 

“L’Italia è un Paese in cui si pratica la tortura, ma si fa finta che non sia così”, sbotta Lorenzo Guadagnucci uscendo dal Palazzaccio. Da pochi istanti è stata pronuciata la sentenza di Cassazione per i massacri e gli abusi commessi a Bolzaneto nel 2001. La Quinta sezione penale del Palazzaccio mette un paletto definitivo alle violenze avenute nella caserma di Bolzaneto, durante il G8 di genova, confermando 7 condanne e concedendo 4 assoluzioni. Oronzo Doria, Franco, Trascio e Talu, sono i nomi degli agenti assolti. Mentre sono state confermate le condanne – inflitte dalla Corte d’appello di Genova il 5 marzo 2010 – per l’assistente capo della polizia Luigi Pigozzi (3 anni e 2 mesi), che divaricò le dita delle mano di un detenuto fino a strappare la carne, gli agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia (1 anno) e il medico Sonia Sciandra.

Pene confermate a un anno per gli ispettori della polizia Matilde Arecco, Mario Turco e Paolo Ubaldi che avevano rinunciato alla prescrizione. Anche nei confronti di Amenza i giudici della Suprema Corte hanno cancellato la condanna per il reato di minaccia. Ma la quinta sezione penale del Palazzaccio – presieduta da Gaetanino Zecca – ha fatto di più, riducendo i risarcimenti nei confronti delle vittime delle violenze. Il verdetto, infatti, stabilisce che i danni subiti dai manifestanti, dovranno essere rideterminati da un giudice civile “per assenza di prova”.

Ad attendere la sentenza, assieme ai loro legali, c’erano alcune vittime di Bolzaneto e della Diaz, alcuni reduci di quel luglio più qualche sparuto militante più giovane.

C’è Marco Poggi, l'”infame”, lui ci scherza su ma da quando ha deciso di testimoniare sugli orrori del carcere provvisorio per le retate del G8 non ha più lavorato come infermiere penitenziario. Solo 8 anni dopo avrebbe potuto fare il suo mestiere ma in un Opg. Da allora fa il sindacalista. Di Bolzaneto ricorda gli occhi strabuzzati del ragazzo coi rasta a cui il medico della prigione strappò via il piercing così, per sfregio. Vide dar calci e pugni sulle reni. Li sentiva cantare Facetta nera, gliela facevano sentire agli “ospiti” anche dai finestroni, con i telefonini. Lì dentro c’è era gente come Lorenzo di Roma, che aveva 21 anni, e lo pescarono il sabato 21, in corso Torino mentre era con alcuni amici, non stava facendo nulla se non prendere parte a un corteo contro il G8. Uscì da Bolzaneto con le costole incrinate e tantissima paura. Da allora non gli va mica di farsi vedere in giro. Evandro, torinese, era più anziano di diciotto anni. Fu preso quando spezzarono il corteo del sabato mentre fuggiva in una via laterale e poi nella rampa di un garage. E giù cazzotti sul muso e quella manganellata a freddo all’ingresso del carcere di Alessandria.

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, dichiara: “La sentenza della Cassazione sulle violenze a Bolzaneto, durante il G8 di Genova di 2001, dice che in Italia è stata praticata la tortura da parte di rappresentanti delle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti. Ma quel reato in Italia non esiste: per questo va istituito, subito, anche se è troppo tardi e su quella pagina buia, nerissima, indelebile della storia del nostro Paese non ci sono mai nemmeno state le scuse dello Stato. Il 26 giugno, in occasione della giornata mondiale contro la tortura, Rifondazione Comunista sarà in piazza a raccogliere le firme su una proposta di legge di iniziativa popolare per istituire il reato di tortura”.

Natuzzi, prosegue ad oltranza il presidio contro i 2.000 esuberi | Autore: fabio sebastiani da: controlacrisi.org

Prosegue il presidio dei lavoratori davanti ai cancelli della Natuzzi di Laterza, in provincia di Taranto, anche dopo la notizia di una convocazione urgente in sede regionale del tavolo di crisi previsto per il prossimo 19 giugno davanti a circa 2000 esuberi. Tre giorni fa sono stati i lavoratori dello stabilimento di Laterza ad avviare lo sciopero dopo un’infuocata assemblea all’esterno della fabbrica. Giovedì la protesta si e’ estesa alla sede di Ginosa con i primi presidi in risposta alla decisione dell’azienda di fermare la produzione della fabbrica per quattro settimane a luglio e una ad agosto. Lo stato di agitazione ieri ha lasciato il passo allo sciopero. E la protesta si potrebbe presto allargare anche alle altre sedi del gruppo.

Intanto, non e’ stato accolto in modo favorevole dal sindacato il calendario di lavoro di due settimane proposto dall’azienda. ”Avevamo detto che la crisi non poteva essere pagata solo da alcuni dipendenti – sottolinea Antonio Stasi, segretario della Fillea Cgil di Taranto – e il rischio che quella turnazione finisse per essere la croce di alcuni e la delizia di altri era troppo forte per non essere considerata una proposta da rigettare. Quel calendario, infatti, indicava tra i parametri anche quelli della valutazione di produttivita’. Un indice troppo sotto il controllo aziendale per essere considerato oggettivo”, commenta ancora Stasi. Nel frattempo la Fillea denuncia ”la continua pressione esercitata sugli operai che potrebbero tornare in fabbrica gia’ dal prossimo lunedi’. Si fa pressione su chi da tempo e’ in cassa integrazione e vuole tornare presto al lavoro – dice Stasi – determinando di fatto una guerra tra poveri. Un conflitto che rischia di far saltare ogni tipo di ragionamento sereno sulle prospettive del gruppo e del futuro occupazionale di tutti i dipendenti”

Pomigliano, la polizia scorta i lavoratori fin dentro la Fiat e carica Fiom e Slai Cobas | Autore: fabio sebastiani

Lavoratori scortati dalla polizia per entrare in fabbrica. E’ quanto è accaduto in queste ore davanti allo stabilimento di Pomigliano d’Arco dove Fiom e Slai Cobas hanno indetto un sit in di protesta contro il primo sabato di recupero. La polizia ha usato la mano dura nei confronti di sindacalisti e lavoratori. La tensione e’ salita quando un piccolo gruppo di manifestanti si e’ staccato dagli altri presenti nella zona e, preceduto da uno striscione con la scritta ”No al reparto confino di Nola” si e’ diretto verso la strada per tentare di convincere i lavoratori a non entrare al lavoro. Le forze dell’ordine li hanno dapprima bloccati e poi caricati. Un manifestante è stato colto da malore, e portato via in ambulanza.
Polizia in azione anche al “varco 1”, dove il responsabile per il settore auto della Fiom, Michele De Palma, e’ stato invitato a mostrare i propri documenti d’identita’. Il gruppo di manifestanti stava cercando anche in questo caso di convincere i colleghi in entrata (molti lavoratori hanno anticipato di alcune ore l’ingresso), ad unirsi alla protesta, mentre i poliziotti garantivano il flusso automobilistico. Secondo i manifestanti, le forze dell’ordine starebbero ”accompagnando i lavoratori in fabbrica”, senza dare loro la possibilita’ di parlare con i manifestanti per spiegare le ragioni della protest

Gay Pride 2013. Parte il corteo: “Roma città aperta”. 10.000 in strada. Marino ripara la sua assenza con un video messaggio da: controlacrisi.org

 

Dopo le polemiche di questa mattina sul rifiuto di partecipare da parte di Marino, neo sindaco di Roma, è partito da piazza della Repubblica il Roma Pride 2013.

Ad aprire il corteo lo striscione con su scritto lo slogan di quest’anno: “Roma Città Aperta”, tenuto in mano anche dal vicepresidente della Regione  Lazio, Massimiliano Smeriglio, dal consigliere capitolino Luigi Nieri in rappresentanza di Roma Capitale e dal portavoce del Pride Andrea Maccarrone.

Dietro di loro sguono i tradizionali carri colorati che diffondono musica ad alto volume. Il pullmann a due piani dell’organizzazione è seguito dai carri del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, del Mucca Assassina, dell’Agedo (Associazione genitori, parenti e amici di omosessuiali), del Queer Lab (Associazione Glbti), di Splash Roma e non mancano le “Famiglie arcobaleno”.

Il proprio sostegno alla manifestazione è dato anche da Vladimir Luxuria, Dario Vergassola, Stefania Orlando, ospite del carro del Mucca Assassina.

A Roma è partito il Gay Pride, la parata dell’orgoglio gay organizzata per chiedere “piena cittadinanza, parità, dignità, laicità e libertà” per la comunità lgbtqi (lesbica, gay, bisessuale, trans, queer e intersessuale). Secondo il portavoce del Gay Center Fabrizio Marrazzo, presente al corteo, “in strada ci sono 10mila persone”.Da piazza della Repubblica la parata passerà per Piazza dei Cinquecento, Via Cavour, Piazza dell’Esquilino, Via Liberiana, Piazza Santa Maria Maggiore, Via Merulana, Largo Brancaccio, Via Labicana, Piazza del Colosseo, Via dei Fori Imperiali, Piazza
Madonna di Loreto, dove è previsto l’arrivo per le 19.30.

L’Agenzia per la mobilità del Comune informa che sono scattate tutte le deviazioni del trasporto pubblico previste per consentire il passaggio del corteo in zona Termini: le inee bus provenienti da Via Nazionale e dirette alla stazione limitano la corsa a via Nazionale-via Torino; le linee tram 5-14 e bus 105 non sono attive tra Porta Maggiore e Termini.

“Noi oggi presentiamo al sindaco la nostra proposta per una Roma Capitale dei diritti. Speriamo in un registro per le unioni civili come promesso da Marino in campagna elettorale”. Cosi’ il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo, nel giorno del Roma Pride, il cui corteo sta per partire da piazza della Repubblica. “Vogliamo promuovere la lotta al bullismo – ha aggiunto Marrazzo – e una nuova cultura cittadina inclusiva delle differenze: vogliamo una Capitale accogliente”.

Queste le dichiarazioni di Marrazzo dopo un primo malcontento generato dal rifiuto del sindaco di parteciapre al corteo, rifiuto “riparato” da una dichiarazione lasciata in un video messaggio: “”Con il mio cuore e il mio pensiero sono lì con voi, al Gay Pride della capitale d’Italia: dobbiamo tutti insieme sottolineare che i diritti delle persone non possono essere negoziati, non diritti speciali per qualcuno ma gli stessi diritti assolutamente per tutti. Su questo – conclude Marino – c’è il mio impegno, da oggi anche come sindaco della capitale d’Italia. Buona festa, buona giornata, buon week-end a Roma”.

Una polemica che al momento ha visto un abbassamento di toni. “Abbiamo fiducia in Marino perche’ la sua storia parla chiaro e perche’ ha firmato con noi una piattaforma il 23 maggio”. Ad affermarlo è il Fabrizio Marrazzo.

Anche il Prc di Roma ieri aveva criticato con forza questa bizzarra scelta del Sindaco di preferire qualche giorno in famiglia.

“E’ un segnale sbagliato proprio perché il Sindaco è il Sindaco di tutti – si legge in un comunicato del Prc Roma -. In campagna elettorale Marino aveva promesso al movimento che a Roma si sarebbero garantiti i diritti di tutti e non ci sarebbe stata alcuna intolleranza: ebbene, è il momento di dimostrarlo. Attendiamo intanto il registro delle unioni civili, dei testamenti biologici e le iniziative del comune contro l’omofobia”.

La segreteria dell’ANPI è aperta tutti i mercoledì dalle ore 18.30 presso la sede di Via Vittorio Emanuele 245 Catania di fronte al Teatro Greco.

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vi aspettiamo per tesserarvi e fare le vostre proposte.

SALVIAMO LA COSTITUZIONE

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Casapound tenta l’assalto al Cinema America Occupato e scappa da: infoaut

altDurante la notte di mercoledi, a seguito dell’iniziativa dei forum dell’Acqua Bene Comune in piazza San Cosimato, convocata per festeggiare i due anni dalla vittoria referendaria, un manipolo di militanti di Casapound ha assaltato il Cinema America Occupato, un’occupazione limitrofa alla piazza che partecipava attivamente alla costruzione della giornata.

Ma, per i “legionari combattenti” questa volta è andata male: gli occupanti del cinema presenti all’interno dell’edificio, quando si sono resi conto di essere sotto attacco, hanno messo in fuga la squadraccia, scendendo in strada a difesa di tutte le attività del cinema: centinaia di proiezioni cinematografiche ad offerta libera, un corso di teatro gratuito, laboratori di pittura, concerti di tutti i generi, giochi in piazza con i bambini, iniziative a difesa del territorio, incontri e dibattiti, eventi a sostegno dei collettivi delle scuole circostanti e la costruzione della prima aula studio di Trastevere.

In seguito al fallito assalto, la squadraccia ha pensato bene di aggredire un gruppo di ragazzi di ritorno da una serata a Trastevere: ma anche questa volta i fascisti del terzo millennio, rifiutati dalle persone che si trovavano a passare in quella via, sono stati costretti alla fuga.

Trastevere, quartiere di storica tradizione antifascista, rifiuta il fascismo in tutte le sue forme. Queste vili aggressioni sono messe in atto in un periodo difficile per il Cinema America, in quanto tentano di farne una questione di ordine pubblico per facilitarne lo sgombero. Ma chi frequenta l’occupazione di Trastevere sa bene che il Cinema America consiste in ben altro: non si fermeranno le iniziative in piazza, non si fermerà la programmazione, tanto meno i lavori di riqualifica e i progetti avviati in questi mesi.
Ci scusiamo con il vicinato per il chiasso in strada, che ovviamente non è dipeso da noi. Ringraziamo anche chi, svegliatosi nel cuore della notte e affacciatosi alla finestra, ha capito subito la situazione e ci ha aiutato nell’allontanare la squadraccia di Casapound.

Trastevere è antifascista!
HIC SUNT LEONES!
Cinema America Occupato

Il ministro Kyenge risponde alla frase choc: “Questi episodi devono dare spinta a insistere sulla linea della non violenza e dell’accoglienza da: controlacrisi.org

 

Razzismo puro quello che è emerso dalle parole del consigliere leghista riportate su facebook: “Ma mai nessuno che se la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato? Vergogna”.

Si tratta di un livello di “violenza inimmaginabile” che offende tutti.

E il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge risponde cosi’ alla frase  della leghista Dolores Valandro postata ieri su Fb. E in un’intervista risponde: “Potevo aspettarmi certo delle critiche, ma una tale violenza non la potevo neppure immaginare”. Violenza maturata in una “Italia impreparata al cambiamento” e con “una scarsa conoscenza del fenomeno migratorio”, per tanti anni “raccontato male agli italiani”.

“Tutti questi episodi  dichiara – devono dare la spinta non solo a me, ma a ciascuno di noi a insistere sulla linea della non violenza e dell’accoglienza”.

Insiste il ministro per l’Integrazione: “Questi insulti rivolti a un essere umano, non importa se e’ un ministro della Repubblica, devono rafforzare le persone di buona volontà. Qualunque attacco mi arrivi, non permetto a nessuno di togliermi il sorriso, ne’ di impormi un linguaggio violento. Negli anni ho sempre lottato per un linguaggio non violento e questo impegno lo mantengo”. E sull’espulsione della Valandro dalla Lega osserva: “E’ un segnale. Ma quello a cui tengo e’ un altro aspetto: il segnale dobbiamo darlo tutti noi, tutti dobbiamo fare un passo avanti, tutti dobbiamo reagire quando si offende una persona”.

Tribunale di Ravenna dà ragione alla Fiom- Cgil: giudice reintegra lavoratore licenziato per un paio di scarpe da: controlacrisi.org

 

Il Tribunale di Ravenna ha dato ragione ancora una volta alla Fiom Cgil per la vicenda del licenziamento del lavoratore nello stabilimento Marcegaglia di Ravenna.

“Il Collegio dei Giudici del Tribunale di Ravenna – informa la Fiom – ha respinto il reclamo del Gruppo Marcegaglia contro l’ordinanza emessa dal Giudice del Lavoro Roberto Riverso. Il Collegio ha confermato così integralmente la decisione del giudice di prime cure di reintegrare il lavoratore illegittimamente licenziato”.Il giudice del Lavoro del Tribunale di Ravenna lo scorso marzo aveva già dichiarato illegittimo e anche sproporzionato il licenziamento del lavoratore nello stabilimento Marcegaglia di Ravenna.

“Secondo l’accusa del Gruppo Marcegaglia – ricorda la Fiom – il lavoratore avrebbe rubato un paio di scarpe antinfortunistiche usate, bagnate e nemmeno del proprio numero per poi darle a una lavoratrice dell’impresa esterna di pulizie. Il lavoratore, che aveva esplicitato la volontà di candidarsi nelle liste Fiom Cgil per il rinnovo della Rsu dello stabilimento di Ravenna, ha una situazione familiare difficile: invalido al 65%, separato con tre figli a carico affidati dal tribunale, di cui uno con problemi. La sua unica fonte di reddito è proprio lo stipendio che guadagna alla Marcegaglia di Ravenna. Una storia – precisa la Fiom – di cui l’azienda era a conoscenza, che però ha preferito non tenere in considerazione”.

Dopo la prima sentenza tuttavia l’azienda ha presentato un reclamo che oggi ieri però è stato respinto. “La decisione presa dal Collegio rafforza quanto sostenuto fin dall’inizio dal lavoratore, difeso dall’avvocato Federica Moschini, il quale ha ritenuto di aver subito un licenziamento discriminatorio adottato con arroganza dall’azienda – dice Mirco Rota, responsabile sindacale per la Fiom Cgil dei rapporti con il gruppo Marcegaglia. – Da parte della Fiom, a tutti i suoi livelli, c’è la massima soddisfazione per essere riusciti a tutelare concretamente il lavoratore fino al punto di reintegrarlo in azienda. Questa sentenza, dopo quella riguardante l’attività anti-sindacale del salario di ingresso, rende evidente, al di là delle apparenze, quali siano le reali relazioni sindacali all’interno degli stabilimenti Marcegaglia”.

Inps, aprile 2013 126.399 unità domande disoccupazione e mobilità. +26,4% rispetto aprile 2012 da: controlacrisi.org

 

Nel complesso le domande di Aspi-mini Aspi, ovverosia disoccupazione e mobilita’ nel mese di aprile hanno raggiunto le 126.399 unita’, +26,4% rispetto ad aprile 2012.

A rilevarlo è l’Inps mentre spiega che nei primi quattro mesi dell’anno le richieste di sussidio sono state 558.340 con un aumento del 15,7% rispetto alle 482.494 domande presentate nei primi quattro mesi del 2012.

“Ad aprile – sottolinea l’Inps – sono state presentate 93.631 domande di ASpI (l’assicurazione per l’impiego che ha debuttato a inizio 2013) e 18.261 domande di mini ASpI. Nel mese sono state inoltrate 978 domande di disoccupazione (tra ordinaria e speciale edile), 13.690 domande di mobilita’ e 239 di disoccupazione ordinaria ai lavoratori sospesi, per un totale di 126.799 domande, il 26,4% in piu’ rispetto al mese di aprile 2012 (100.332 domande)”.

L’Inps ricorda l’Aspi e’ entrato in vigore nel mese di gennaio e ”le domande arrivate che si riferiscono ai licenziamenti avvenuti entro il 31 dicembre 2012 continuano ad essere classificate nell’ambito della disoccupazione ordinaria, mentre per i licenziamenti avvenuti dal 1 gennaio 2013 le domande pervenute sono classificate nell’ambito ASpI e miniASpI”.