Dal 2008 in fumo un terzo delle aziende metalmeccaniche | Fonte: il manifesto | Autore: M. R.

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«La crisi ha prodotto una montagna di vertenze. Siamo ogni giorno davanti alle fabbriche» racconta Federico Bellono, segretario torinese della Fiom. Sono quattrocentosei le aziende metalmeccaniche in crisi nella provincia di Torino, 140 solo nel settore auto. In cinque anni i lavoratori sono diminuiti del 25 per cento, da oltre 56 mila unità sono passati a poco più di 42 mila (nell’automotive da quasi 30 mila a poco meno di 25 mila). Torino racconta l’Italia, qui, l’assenza di politiche industriali pesa come un macigno.
Martedì i lavoratori scenderanno in strada nella città della Mole, da piazza Albarello a piazza Castello, per dire «No ai licenziamenti» e per legare le diverse vertenze aperte sul territorio, dall’indotto Fiat, che soccombe quanto il gigante Mirafiori, alle acciaierie Beltrame, in Val di Susa, alla Romi (ex Sandretto), dalla De Tomaso alla Berco, dalla Viberti al polo industriale di Scarmagno. Non sarà una via Crucis, ma tenterà di costruire – spiegano le tute blu della Cgil – una proposta strutturale per uscire dalla crisi e per far ripartire lo sviluppo sul territorio torinese. Il 18 maggio saranno, invece, a Roma, per la manifestazione nazionale annunciata, ieri, dal leader nazionale della Fiom, Maurizio Landini. «Il nostro obiettivo – ha spiegato il segretario – è di aprire la manifestazione ai precari, studenti, disoccupati e ai lavoratori del comparto di scuola e conoscenza». Il corteo si concluderà a piazza San Giovanni, la piazza storica dei sindacati. Landini ha ribadito l’auspicio di poter incontrare i capigruppo di Camera e Sanato prima della manifestazione proprio per trovare una soluzione alla crisi e alla mancanza di lavoro. «Chiediamo il blocco dei licenziamenti, un cambiamento delle politiche industriali del Paese e la riconquista del contratto».
Anche a Torino i metalmeccanici chiederanno un incontro con le istituzioni. Al termine del corteo di martedì, una delegazione andrà sia in Regione sia in Prefettura. «Con questa manifestazione – ha precisato Bellono – vogliamo ribadire la nostra assoluta opposizione ai licenziamenti e chiedere alla politica e alle istituzioni di farsi carico dei problemi dei lavoratori e delle migliaia di persone che in questi anni il lavoro l’hanno perso. Serve agire là dove anche il governo Monti ha fallito e cioè sulla difesa e il rilancio del sistema industriale italiano, a partire dal futuro delle grandi imprese come la Fiat». Il segretario torinese ha aggiunto: «Come giustamente le imprese reclamano il pagamento dei crediti da parte della pubblica amministrazione, così occorre estendere gli strumenti di tutela del lavoro e del reddito iniziando con il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e dei contratti di solidarietà, che garantirebbero un sostegno al reddito alle persone in difficoltà per traghettarle oltre questo periodo di crisi».
La Fiom di Torino ha svolto un’indagine sulla crisi torinese. «A Torino e provincia – ha sottolineato Bellono – sono numerosissime le aziende, di tutte le dimensioni, in crisi, basti pensare che solo in Regione i tavoli aperti sono 128 e un terzo delle imprese che nel 2008 ha denunciato difficoltà oggi è fallita mentre una cinquantina sono quelle che stanno facendo ricorso ai contratti di solidarietà. C’è quindi la necessità che le istituzioni e la politica si facciano carico del problema, innanzitutto rafforzando gli strumenti di tutela sociale e, poi, mettendo a punto nuove prospettive industriali dato che quelle finora messe in campo hanno fallito».
«La politica – ha concluso Bellono – deve capire che la crisi in atto non ha gli stessi tempi della politica, nel torinese, per esempio, se non verranno rifinanziati ammortizzatori sociali, come la cassa in deroga e i contratti di solidarietà, a luglio saranno alcune migliaia i lavoratori che non sapranno come andare avanti con il rischio di tensioni sociali molto forti che il sindacato da solo non può contenere».